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Autore: Shainareth    04/02/2006    1 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Piece Main' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo LXXXIV – Rivoglio il mio cappello

 

Capitolo LXXXIV – Rivoglio il mio cappello!

 

            Alla fine ci era riuscito. Non aveva la minima idea di quali e quanti santi avesse quell’uomo in Paradiso, ma una cosa era sicura: aveva una fortuna come pochi altri al mondo. “La fortuna aiuta gli audaci”… Mai massima gli era parsa così veritiera. L’aveva visto scomparire tra i flutti, e pur gettandosi nella disperata speranza di salvarlo, non era riuscito a trovarlo a causa del buio della notte che la bella luce lunare non riusciva a vincere. Non aveva ancora voluto abbandonarsi alla rassegnazione, quando d’improvviso una grande ombra ancora più scura delle acque, risalì dagli abissi fino ad emergere sulla superficie del mare. Lì per lì, Shu aveva strabuzzato gli occhi, spaventato non poco alla vista di quell’enorme coguaro notturno marino, dal manto zebrato giallo e verde, che si era appena mostrato a lui. Ma il suo stupore si era tramutato ben presto in un sorriso: sulla scapola sinistra di quella bestiaccia, c’era qualcuno. Era Rufy, ne era sicuro! Con un incosciente coraggio, vista la risaputa ferocia del mostro, il giovane si era dunque precipitato ad aggrapparsi al suo dorso, per poi risalirne il più velocemente possibile la schiena, fino a raggiungere l’amico ed issarselo in spalla. Ma, ovviamente, il fatto di esser così calpestato, al coguaro non era piaciuto affatto, tant’è che con uno scatto improvviso si era rigirato all’indietro per scollarseli entrambi di dosso. E quando effettivamente i due erano scivolati nel vuoto, prima ancora che potessero impattare nuovamente sull’acqua, furono investiti in pieno dalla lunga coda pinnata della bestia, che aveva frustato l’aria, e li aveva catapultati con rabbia lontano, mentre il grosso animale andava nuovamente a scomparire tra i flutti.

E proprio fortuna fu quella che li aveva sbalzati su un’isola, forse la stessa dalla quale erano partiti, anziché in mare: erano salvi. Ripresosi dalla botta ricevuta, nonostante il dolore alla testa e alla schiena per aver battuto contro il tronco di un albero, e senza avvedersi del taglio alla fronte dalla quale colava qualche stilla di sangue, Shu si era alfine rimesso in piedi, accorrendo così verso il proprio compagno che, poco distante, steso a pancia sotto tra alcune fratte ormai devastate, e ricoperto di foglie e rametti spezzati, non era ancora tornato in sé. Non erano il colpo ricevuto e l’urto violento con la terra ferma che avevano impensierito il giovane, tutt’altro, visto che il pirata era fatto di gomma. Quello che l’aveva preoccupato per davvero, e del quale non si era ancora appurato, era se l’uomo fosse ancora vivo o meno, dopo tutto quel tempo passato senza ossigeno. Quel che era certo, comunque, era che Rufy aveva bevuto parecchia acqua. Lo aveva sollevato issandoselo nuovamente in spalla, e fatto qualche passo indietro, lo aveva rimesso giù supino: vivo o meno, gli doveva farli comunque sputare tutta l’acqua che aveva nei polmoni. Gli si era quindi seduto su a cavalcioni, gli aveva messo le mani sotto lo sterno, incrociandole l’una sull’altra, e aveva infine cominciato a spingere con tutta la forza che aveva, senza curarsi di fargli male, il viso tirato in una smorfia per lo sforzo fatto. La vita del suo capitano era nelle sue mani sul vero senso della parola. Alla mente gli balenò il lontano ricordo di quattro anni prima, ma adesso si ritrovavano a parti invertite. Gli aveva salvato la vita, Rufy: non poteva lasciarlo morire nella maniera più assoluta.

“Riprenditi, maledizione!” aveva pensato rabbiosamente.

Fu solo dopo parecchi tentativi che l’uomo aveva cominciato a sputare l’acqua bevuta, e in Shu si era riaccesa la speranza, sul suo volto era tornato a splendere il sorriso.

“Bravo, cervello di gomma! Lo so che hai la scorza dura, tu!”.

E quando il pirata si era finalmente degnato di riaprire gli occhi, il suo compagno si era lasciato scivolare sul lato fino a cadere anche lui sull’erbetta fresca, nella sua stessa posizione.

 - …g… g-grazie… - aveva rantolato l’uomo, tra un colpo di tosse e l’altro, mentre cercava di riprender fiato.

Il ragazzo, in risposta, biascicò: - Di nulla… mio capitano… Ti ho solo restituito il favore…

Rufy aveva sorriso, e stava anche per richiudere gli occhi, quando si era ricordato di una cosa importantissima: - IL MIO CAPPELLO!!!

 

            Keep e Naya, invece, si erano spinti fino al capo opposto dell’isola su cui erano sbarcati, Sorashima, e si erano quasi convinti a tornare indietro per cercare altrove, quando il più giovane, grazie alla luce dell’aurora, aveva scorto qualcosa galleggiare a pelo d’acqua: un cappello di paglia. Subito, allora, si era tuffato per riprenderlo, senza pensare a nulla, e vane erano state le urla della donna per farlo tornare indietro nel momento in cui si era resa conto che poco lontano stava sopraggiungendo una nave. Alla vista del Jolly Roger, infatti, la ragazza era sbiancata e si era nascosta dietro una delle palme che costeggiavano la sponda: i Black Demon! E quando Keep era stato tirato su dall’equipaggio pirata, Naya era scattata per tornare sui suoi passi, ma alla fine non ce l’aveva fatta: avrebbe mandato tutto a monte, se si fosse fatta scoprire…

            Kidd sospirò portandosi una mano alla fronte, quando vide quel che i suoi uomini avevano fatto a quel ragazzino trovato a mollo: lo avevano schernito per un bel pezzo, spintonandolo a destra e a manca, e solo quando Keep aveva cominciato a reagire a quel trattamento, atteggiandosi quasi a vecchio lupo di mare e proclamando a gran voce di essere nientemeno che il braccio destro di Monkey D. Rufy (Usop docet), quelli, per tutta risposta, lo avevano preso per le caviglie e lo avevano immerso a testa in giù in un barile di catrame, ridendosela spassosamente di gusto…

“Ma perché tutte a me, oggi…?!” sbuffò il giovane capitano. Prese un respiro profondo, e avanzando tra la sua ciurmaglia, intervenne in difesa del poveretto: - Calmi! Calmi! State buoni, basta così!

Si levarono cori di protesta che affermavano che il divertimento era appena iniziato, così Kidd annuì, e lasciò loro almeno la soddisfazione di continuare fino a che il mozzo non fu ricoperto anche di piume. Quando finalmente quei bestioni ne ebbero abbastanza, lasciarono il loro balocco nelle mani del capitano.

 - Allora… - cominciò questi, poggiando la schiena ad una paratia e incrociando le braccia al petto, mentre lo squadrava da capo a piedi con un sopracciglio alzato, dubitando fortemente facesse davvero parte della ciurma di Rufy. – E così tu saresti uno della ciurma del presunto Re dei Pirati…

Il ragazzo, impedito in ogni suo movimento per il modo in cui lo avevano ridotto, barcollò un attimo prima di rispondere: - Sì, e se non mi lasciate andare subito, il mio capitano ve la farà pagare cara!

Il biondo non riuscì a contenere un sorriso: gliel’avevano detto che Rufy era un tipo strano, e dopo aver conosciuto due dei membri del suo equipaggio, non poteva non dar credito a quelle voci. – E che ci facevi in acqua? – domandò quindi, incuriosito.

 - Stavo cercando di riprendere… - e Keep dovette interrompersi per tossire: aveva inalato una delle piume che gli penzolavano sul naso. Quando si riprese, dopo esser quasi collassato a terra, continuò come se nulla fosse: - …il cappello del mio capitano!

Kidd, che gli era andato vicino per battergli premurosamente la schiena, e gli aveva persino fatto portare un bicchiere d’acqua, corrucciò la fronte e si rivolse ad uno dei suoi. - Ehi! Non avete trovato anche un cappello, con lui? – gridò per farsi udire da tutti.

 - Sì, - gli fu risposto da più d’uno. – ma pensavamo di usarlo come sputacchiera!

A quelle parole, il mozzo scattò indemoniato. – NO!! FERMI!! QUEL CAPPELLO E’ TROPPO IMPORTANTE!!! RIDATEMELO, PER FAVORE!!!

Il giovane capitano lo fissò con sorpresa: era anche un ragazzino, però…

 - Datemi quel cappello, SUBITO! – tuonò zittendo tutti. Quando il copricapo gli fu portato, non era solo bagnato fradicio, ma la tesa si era sfaldata in un angolo, e la cupola bucata. Kidd arricciò il naso, storse le labbra; si rigirò il cappello sulle dita, si grattò la nuca, e sospirò: - Spero si possa aggiustare… - poi si rivolse al ragazzo. – Perché è così importante questo cappello?

 - Perché è il pegno di una promessa! – esclamò quello, con fervore.

Di nuovo il biondo si stupì di tanta devozione. Si era, quindi, già convinto a ridarglielo, quando il tonto riprese: - Apparteneva al grande Shanks il Rosso!

Aveva già teso il braccio, Kidd, ma lo ritirò di colpo, rimanendo quasi sospeso fra i suoi pensieri. Stese le labbra in un sorriso non troppo raccomandabile, e portando un braccio attorno alle spalle di Keep, infischiandosene di sporcarsi, cominciò con voce suadente: - Senti, amico… ti propongo un accordo, ci stai?

Il mozzo lo guardò inebetito. – Che tipo di accordo? Io non scendo a patti con gentaglia come voi! - aggiunse subito, facendo la voce grossa.

L’uomo lo lasciò andare e gli sventolò il cappello sotto al naso. – Lo riavrai ad una sola condizione… e non ti conviene fare tanto lo spaccone, sai? Non con me… - lo avvertì facendo cenno col capo verso alcuni dei suoi uomini, quelli dall’aria più truce.

Il ragazzino deglutì preoccupato, gocce di sudore scendevano sul suo viso, e con voce tremante, balbettò: - T-ti ascolto…

 

            Frattanto le cose non andavano certo migliorando sulla Going Merry II: la crisi isterica di Silk, l’ira funesta di Zoro, e le minacce di morte per Sota e lo spilungone, si erano placate in seguito alle urla disperate di Sanji che invocava il nome di Nami. La cartografa, alzatasi finalmente per andare a riposare, era invece crollata al suolo dopo pochi passi. Lo stress a cui era stata sottoposta dopo la scomparsa della figlia, e quello causato dalle parole dell’ammiraglio Trouble, avevano avuto la meglio sul suo organismo già indebolito dalla gravidanza.

L’adagiarono su uno dei due lettini dell’infermeria, e dopo averle rinfrescato la fronte e i polsi, la donna si riebbe. Kaya le mise un altro cuscino dietro le spalle, e non fece in tempo a raccomandarle assoluto riposo, che Sanji e Silk quasi sfondarono la porta, il primo precipitandosi al capezzale della rossa, la seconda direttamente fra le sue braccia, entrambi piangendo come fontanelle da giardino.

 - Naaaami-saaaaan!!! Amore della mia vita, come stai??? – cominciò il cuoco.

A quelle parole, la giovane Roronoa gli infilò una scarpa in bocca, spaccandogli tre incisivi, già che c’era, e lo buttò fuori dalla stanza a calci nel sedere. Quando si accorse che, ancora ansimante e inferocita, era fissata anche dalle due donne e da altre tre persone che avevano fatto capolino sull’uscio dopo il volo del bel biondo contro la paratia dirimpetto all’infermeria, la ragazza si ricompose, e cose se nulla fosse tornò dalla madre, inginocchiandosi accanto al letto e prendendole una mano.

 - Mammina… - cominciò quindi con voce dolce e preoccupata.

Lei le sorrise. – Sta’ tranquilla, tesoro… - la rassicurò. - …è solo un malessere passeggero. Un po’ di riposo, e mi riprenderò.

Il medico, allora, si accovacciò accanto alla spadaccina e le passò un braccio attorno alle spalle, l’altra mano sul braccio. – Tua madre ha ragione, non serve agitarsi.

Quella annuì col visetto scuro, non del tutto convinta. Nami sfilò la mano da quelle della figlia, e accoccolandosi meglio fra guanciali e coperte, riprese: - Piuttosto va’ a raccogliere i cocci di Sanji, e di’ a tuo padre che sono moribonda… - aggiunse sbuffando e buttando nervosamente le braccia ai lati del corpo. – Magari si commuove e si fa vivo…

 - Tranquilla, malfidata, sono già qui… - mugugnò seccato lo spadaccino, facendo il suo ingresso e portando per il collo anche Sanji per gettarlo di peso sull’altro lettino. – Ricucilo, per favore… - disse a Kaya che rimase alquanto impensierita per la quantità di complicate fratture riportate dal cuoco, ancora esanime. Poi si rivolse alla ragazza: - Tieni… - cominciò apparentemente serio, porgendole una scarpa. – L’ho trovata incastrata fra i suoi denti… - la informò facendo cenno con la testa al compagno alle sue spalle, e notando divertito che Silk aveva un piede scalzo.

Quest’ultima riprese la scarpa e dondolandosi sulle ginocchia all’indietro, si accovacciò in terra e se la infilò. – Grazie, non mi ero nemmeno accorta di averla smarrita… - mentì candidamente, mentre il genitore prendeva finalmente a prestare attenzione alla moglie che ancora lo guardava con aria di sufficienza.

Rimasero lì immobili a fissarsi in silenzio per un bel pezzo, tant’è che la giovane spadaccina si stancò ed uscì dalla stanza rasserenala: se sua madre aveva ancora la forza di stuzzicare suo padre… beh, allora stava più che bene!

 - E così saresti moribonda, eh? – esordì quindi il samurai, incrociando le braccia al petto e guardandola torvo.

Nami assunse un’espressione afflitta, e fingendosi debole, biasciò: - Oh, sto tanto male…! Ma con te al mio fianco, mi sento rinascere…

 - Piantala, idiota… - bofonchiò Zoro, leggermente impacciato per la presenza di altre persone nella stanza, mentre prendeva posto sul letto, accanto a lei. – Piuttosto… conviene che stai al riposo il più possibile…

 - Se mi fai compagnia, più che volentieri! – esclamò lei, godendoci come una matta a metterlo in imbarazzo.

E difatti, l’uomo scattò inferocito, balzando in piedi col viso in fiamme. – RAZZA DI CRETINA, STO PARLANDO SERIAMENTE!!!

E mentre la cartografa stentava a trattenere le lacrime per le troppe risate, Kaya, finito di mummificare il povero cuoco, si avvicinò nuovamente al suo capezzale. – Scherzi a parte, - cominciò con viso che tradiva una certa ansia. – Zoro ha ragione, Nami… Nelle tue condizioni, e dopo tutti i traumi subiti da Nempee in poi… - spiegò alludendo anche alla preoccupazione avuta per Sanji, ferito gravemente in combattimento. - …sarebbe il caso che ti prenda un periodo di assoluto riposo… La gravidanza, altrimenti, potrebbe realmente risentirne…

La rossa sospirò con rassegnazione. – Sì, credo anch’io di averne davvero bisogno… Ma chi mi proteggerà da quelle teste calde di Rufy e Silk? – piagnucolò portandosi una mano davanti agli occhi. – Per quanto si sforzino, finiscono sempre e comunque per combinare qualche casino…

 - Ma ci penso io, e chi se no?! – si sentì affermare con trasporto dall’enorme bozzolo di garze e cerotti che si era nuovamente gettato ai suoi piedi.

 - Sanji

 - Se ti affidi a questo buono a nulla di tuo marito, allora stai fresca! – ringhiò fra i denti rimastigli, lanciando un’occhiataccia allo spadaccino, che ricambiò con sguardo truce. – Penso io a rimettere in riga quell’imbecille di gomma e quella mocciosetta impertinente e combinaguai che per sua sfortuna ha preso tutto da suo padre!

 - Brutto…!!! – stava per ribattere Roronoa, ma il tempestivo arrivo di una sassaiola di scarpe e oggetti vari, piombò alle spalle del cuoco che, di nuovo, si ritrovò col cranio spaccato in due metà precise.

Fu solo dopo pochi secondi che la dolce Silk, falsissimo sorriso angelico, fece nuovamente il suo ingresso nella stanza, a piedi nudi, recando in mano un piccolo vassoio contenente una tazza di tè al mandarino e alcuni biscotti appena sfornati. – Mammina, guarda cosa ti ha preparato Mary! – esclamò con vocina melliflua, poggiando il tutto in grembo alla donna e, raddrizzandosi, portò le mani dietro la schiena, intrecciando le dita fra loro e dondolandosi sui talloni.

Tutti la fissarono con un’enorme gocciolona sul capo, eccetto Sanji, ancora in terra; già che c’era, anzi, sentendolo lamentarsi per il dolore cane che gli aveva fatto, la ragazzina gli sferrò un calcio in pieno stomaco, senza però perdere la sua aria innocente.

 - G-grazie… - balbettò la navigatrice, gettando un occhio pietoso alla mummia che ormai giaceva in uno stato di larva vivente.

 

            - NON SE NE PARLA!!! – tuonò Rufy, infuriato come un diavolo, inveendo, minacciando e sputando sentenze contro il povero Shu che fu costretto ad alzare la voce a sua volta.

 - RAZZA DI IMBECILLE, LO VUOI CAPIRE O NO CHE RISCHIAMO DI PERDERCI PIU’ DI QUANTO GIA’ NON ABBIAMO FATTO?!!!

 - NON ME NE FREGA NIENTE!!! – protestò ancora il capitano, battendo i piedi come un moccioso. – SENZA IL MIO CAPPELLO, IO NON VADO DA NESSUNA PARTE!!!

Il giovane soffocò a stento una bestemmia, sospirò, e ribatté con più calma: - Rufy… lo so che quel cappello ha un gran significato per te… e ammiro molto il valore che dai ai tuoi ideali e alle tue promesse… Però adesso Silk ha la priorità! – spiegò, ignaro che lei si trovava già in salvo. – Facciamo così: ora torniamo alle navi e sentiamo che novità ci sono, poi torniamo a perlustrare ogni angolo in cerca del tuo tesoro e, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, anche di Silk… Va bene?

Rufy sospirò a sua volta, volgendo lo sguardo altrove e grattandosi il collo, ben sapendo che le parole del compagno erano sacrosante. – Sì, va bene… - assentì quindi. – Ma io non ricordo più la strada…

 - Tranquillo! – gli sorrise l’altro. – La ricordo io! E in più ho la soluzione per far prima!

 

 

 

 

Heso! ^O^/

Come avrete notato, ieri sono riuscita ad aggiornare lo stesso! ^_____^ Ringrazio _Elentari_ per l’ultima recensione: in effetti Zoro non ha ancora perdonato Sota per quello che ha fatto a Silk dieci anni prima… anche se… diciamocelo… è un po’ esagerato… erano solo dei bimbi, all’epoca… =_=;

Piuttosto, sono stupita di non aver ancora letto un “Sota ti odio, molto meglio Shu!” o un “Ma Silk e Sanji ci ripenseranno e si metteranno insieme?”: sull’altro sito su cui posto la ff mi hanno intasato il fermo-posta di questo tipo di messaggi, specie quelli riguardanti Shukumaru... pare abbia riscosso gran successo come personaggio, anche perché è stato sempre quello che mi ha creato più casini nel gestirlo… faceva sempre quel che voleva lui… ^^;

 Oddio, a rileggere la storia dopo tanto tempo (ora che l’ho finita, intendo), riesco a vedere le cose in maniera un po’ più distaccata, e quasi quasi mi mordo le mani per la piega TROPPO romantica che ha preso il finale… ho perso l’ispirazione avventurosa… ç_ç

MA!!! Come credo di aver già detto, ci sarà un seguito (Ritorno a Raftel Island) dove spero di riuscire nuovamente a far convivere pacificamente i due generi senza lasciarvi troppe carie… anche perché fino a qualche tempo fa ODIAVO scrivere roba melensa, almeno su One Piece… ^^;

Ok, bimbi… vado! Da domani comincio una settimana di studio no-stop in compagnia di Leopardi e della Dickinson… uccidetemi… ç_ç

Bacini a tutti! ^3^

Shainareth J

 

 

  
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