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Autore: Fiamma Drakon    22/04/2011    1 recensioni
Erika cercò di districarsi dalle lamiere contorte del mezzo, senza riuscirci.
Della piramide che aveva gelosamente custodito, nessuna traccia.
Le lacrime le pungevano gli occhi e il fumo le impediva di respirare. Gli occhiali erano volati chissà dove a seguito dell’impatto e tutto il mondo circostante le appariva come una sfocata chiazza di colori.
Tossì, lacrimando.
«Papà! Papà!» chiamò, piangendo e imprecando tra sé.
Ma io, come diavolo ci sono finita in questo inferno...?!

[Linguaggio colorito; possibile cambio di rating]
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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12_Piume nere e vuoto tetro «Cosa stai facendo?!» esclamò Marcus, spiazzato visibilmente dal veder comparire l’arma in mano alla donna.
Adesso negli occhi di quest’ultima si era accesa una viva scintilla di pazzia.
Erika, però, pareva l’unica ad aver capito almeno remotamente la situazione.
Avanti, reagisci!
«Stai dalla loro parte, non è così?!» sbottò la ragazza a gran voce, attirando su di sé la sconcertata attenzione dei due uomini.
Zaira sorrise scoprendo i denti, puntando con decisione la pistola contro di lei.
«Come hai fatto ad indovinare?»
«Chiamalo “intuito”»
«Oh, allora il Contatto è davvero così in gamba come dicono... peccato che da qui non uscirai viva!»
«Zaira, di che cosa sta parlando?! Tu non...!»
«La Piramide ce l’ha lei! La tiene su uno scaffale, dall’altro capo della stanza!».
Erika interruppe Marcus, il quale sgranò gli occhi, allibito, mentre Alan si voltava verso la mora, in viso un’espressione carica di rabbia.
«Che cosa?!».
Il sorriso di Zaira si spense un po’, tramutandosi in un’espressione minacciosa.
«Ragazzina... parli troppo» disse, quindi premette il grilletto.
Erika chiuse gli occhi, pronta ad un dolore atroce, insopportabile... che non arrivò. Eppure, l’esplosione dell’arma da fuoco l’aveva sentita eccome.
Si azzardò a riaprire gli occhi e non poté trattenersi dal far sbocciare sul suo viso l’orrore per quel che era accaduto.
«Eri... ka?».
Il sussurro strozzato precedette un gemito di dolore con cui il suo scudo si accasciò a terra.
«MARCUS!» gridò lei, correndo in avanti, cingendo il petto del moro, accostandolo al proprio.
In mezzo allo sterno c’era un foro di proiettile che sanguinava copiosamente, insozzando la maglietta. Marcus strizzava gli occhi, che pian piano si socchiusero. Dalla sua schiena spuntavano due grandi ali nere, che adesso stavano afflosciate sulle ginocchia della ragazza, appena frementi.
«Eri... ka, ti sei... fatta male?» domandò lui, ma lei scosse la testa.
«Non ti sforzare, non parlare, per piacere».
Sentiva le lacrime pungerle ai lati degli occhi: non poteva finire così, non così presto e non in quella maniera! Per lei non doveva sacrificare la sua vita!
«Il piccolo corvo si è sacrificato per proteggere il Contatto. Che tenero... ma è un sacrificio sprecato, visto che presto anche lei morirà!» lo derise Zaira.
«MALEDETTA!!» ringhiò Alan, avventandosi contro di lei con tutte le sue nuove capacità da redivivo.
Zaira indietreggiò di un passo per la sorpresa di quell’attacco, ma fu solo un istante: quello successivo già puntava la pistola contro l’uomo.
Uno, due, tre colpi riecheggiarono e Alan si arrestò, tremando e cadendo in ginocchio, tuttavia...
«Non credermi ancora vivo, puttana. Puoi fermarmi, ma non ammazzarmi!» replicò, pulendosi col dorso della mano le labbra e sputando del sangue di lato, per poi rialzarsi e sorridere in modo vagamente superiore e strafottente, avanzando inesorabilmente.
Zaira continuava a sparare a raffica.
Alan continuava a cadere e rialzarsi, riprendendo a camminare verso di lei, come in un film horror. Poi, dopo un indefinito lasso di tempo, lui le fu addosso, e con un colpo decisamente cruento sul braccio glielo spezzò di netto, quasi fosse un fuscello.
La pistola le cadde di mano e un’imprecazione mista ad un gemito di dolore le sfuggì dalle labbra, mentre Alan l’afferrava per i capelli e la sbatteva a terra, inchiodandocela con un piede.
Erika era inginocchiata più in là e carezzava dolcemente i capelli di Marcus, sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene.
Il sangue continuava a scendere copioso e lui respirava a fatica.
«Erika... lasciami. Vai a prende... re la piramide...» esalò, esausto, quindi chiuse gli occhi.
Il cuore batteva lento e se non avessero fermato in qualche modo l’emorragia, probabilmente sarebbe morto sul serio.
Che fare? Come fare?! Non so niente di pronto soccorso, accidenti!!
Resisterà. Tu devi prendere quella piramide. Glielo devi, in fondo.
Era ancora quella voce sconosciuta, che in quel momento le sembrava più la voce della sua coscienza - oppure della ragione?
«Aaargh!».
Alzò gli occhi in tempo per vedere suo padre cadere in ginocchio a terra tenendosi un braccio e Zaira rialzarsi e correre verso la piramide, il braccio destro inerte lungo il fianco.
«Sciocchi!! Non l’avrete mai! MAI!!!» esclamò.
Fu allora che la “marea nera” si risvegliò.
Come un mare in tempesta, ricolmò tutto, rivestì l’interno del suo corpo e della sua mente, assoggettandola al suo potere, che si fuse irreversibilmente con la sua coscienza e il suo essere. Divenne parte integrante di lei, come un organo supplementare, una peculiarità che possedeva solo lei.
Depose delicatamente ma con rapidità Marcus a terra, ancora agonizzante, quindi si alzò e si mosse veloce verso la donna. Poi si fermò e il suo sguardo si spense, lasciando posto a vuote pupille bianche che si riempirono di pece. Attorno a lei prese a turbinare debolmente un vento mistico, che divenne sempre più forte e impetuoso.
Alan rimase sbigottito nell’osservare i piccoli fulmini che scaturivano attorno a lei, senza mai infrangersi sul suo corpo, ma su una sorta di barriera invisibile che la circondava.
«Zaira!!!» esclamò, perentoria.
A quel richiamo, tutto degenerò: i suoi capelli presero a dimenarsi come serpenti attorno a lei, ancora immobile come una statua, i piccoli fulmini iniziarono a produrre un rumore sfrigolante, talmente forte da rimbombare nel locale e...
Il redivivo trattenne il fiato, mentre la figlia levitava e sotto i suoi piedi si apriva una specie di buco nero da cui si innalzavano pennacchi di fulmini viola assai inquietanti.
Gli occhi vuoti di Erika si dilatarono impercettibilmente e dal “buco nero” emersero lunghe propaggini che presero la forma di mani e schizzarono verso Zaira, immobilizzandola a pochi passi dallo scaffale.
Attorno alla preda apparvero piccole fiammelle azzurre, che cominciarono a levitarle intorno ondeggiando, in una sorta di circolo protettivo.
I muscoli di Zaira s’irrigidirono e tentarono d’opporre resistenza, ma alla fine fu schiacciata al suolo in modo violento.
Tutto rimase immobile per pochi istanti, poi un’altra mano prese forma dalla chiazza di materiale vischioso e semi-liquido su cui “poggiava” la piccola alchimista. L’arto strisciò letteralmente fino allo scaffale, quindi lo scalò fino a soffermarsi sulla mensola centrale.
Quando tornò indietro, reggeva un oggetto che Alan riconobbe immediatamente.
«La piramide!!» esclamò.
La mano nera ritornò dalla ragazza e, quando posò l’oggetto tra le mani aperte della fanciulla, tutto cessò: la “macchia nera” svanì, il vento che le turbinava attorno pure, e i suoi occhi tornarono normali.
In piedi, con la piramide in mano, Erika sbatté le palpebre, confusa e anche un po’ spaventata.
Suo padre la raggiunse rapidamente.
«Come stai? Tutto okay?»
«Sì... non sono ferita» disse, stravolta.
Era scioccata da quello che aveva appena fatto: possibile che, assieme all’abilitazione - se così poteva essere chiamata - di Circe ad usare l’Alchimia, la maga avesse anche “risvegliato” quel potere?
Sperava che l’essere diventata all’improvviso un’alchimista non comportasse altre scoperte di quella portata, perché temeva di non riuscire a sopravvivere una seconda volta ad uno shock simile.
Marcus, più in là, si era rimesso a fatica in piedi. All’insaputa del piccolo nucleo familiare, aveva assistito alla scena, e non credeva ai suoi occhi. Non credeva Erika capace di manifestare un simile potere.
«Piccola stronza!» urlò Zaira, rialzandosi barcollante e sudata.
Alan quasi le ringhiò mentre le si catapultava contro, scaraventandola contro la libreria alle sue spalle, che tremò paurosamente, facendo cadere qualche volume.
Erika le si avvicinò, stringendo a sé la piramide.
«Come si chiama l’organizzazione per cui lavori?»
«Mi credi così idiota da rivelartelo?»
«No, immagino di no... - sorrise - ... ma se papà ti spezzasse l’altro braccio... o magari le gambe?».
Erika aveva sempre sperato che le si presentasse l’occasione propizia per una di quelle semplici minacce dette col sorriso sulle labbra: erano quelle che, a suo parere, sortivano gli effetti migliori.
Alan si dimostrò più che disposto a collaborare.
«Non riuscirete a strapparmi niente!»
«Ah, tu dici...? Papà...».
Suo padre si preparò ad abbattere un colpo sulla sua gamba, quando...
«No, fermo!» lo supplicò Zaira: aveva ostentato coraggio, ma ci teneva almeno a reggersi sulle sue gambe.
«E allora? Avanti, parla! Per chi lavori?» la esortò Erika in tono duro.
«L’organizzazione si chiama “Organizzazione XXX”... ed è in cerca di un potere... per rovesciare i governi... e acquisire sempre più fama, gloria... e denaro. Ma vi prenderanno! Potete starne certi! Prima che abbiate sistemato le cose, vi prenderanno!»
«Dobbiamo andarcene! Sta arrivando gente!».
La voce di Marcus interruppe i vaneggiamenti da pazzoide della donna.
Alan ed Erika si scambiarono un’occhiata d’intesa, quindi l’uomo lasciò andare Zaira, che si accasciò a terra, e la ragazza si piegò su di lei.
«Puoi dire ai tuoi superiori che venderemo cara sia la pelle... che la piramide» le sibilò, poi si alzò e raggiunse suo padre e Marcus - che sembrava aver acquistato un certo equilibrio, anche se un po’ traballante - e si avviò con loro verso l’uscita.
La mora si alzò debolmente da terra e digrignò i denti, quindi prese da una tasca della giacca il cellulare, digitò malamente un numero con la sinistra e si portò all’orecchio l’apparecchio.
«Zaira, che cosa vuoi?»
«Felix... cattive notizie: quella puttanella e suo padre... l’hanno presa».

«Marcus non azzardarti a guidare!».
L’avvertimento di Erika, che si stava infilando alla velocità della luce nell’abitacolo dalla parte del passeggero, lo fece sobbalzare.
«Perché, scusa?!»
«Sei ferito e quasi non ti reggi in piedi! Mi spieghi come fai a guidare?!» lo rimbrottò lei.
«Da’ qua. Erika, forse è il caso che tutti e due stiate sui sedili posteriori: così puoi tamponargli un po’ la ferita» disse Alan, strappando di mano le chiavi al ragazzo, che andò a sedersi dietro con fare contrariato.
«Sì, buona idea».
L’alchimista scese e prese posto dietro mentre suo padre metteva in moto e partiva sgommando.
«Marcus, fa’ vedere, avanti» disse, avvicinandosi.
Lui rimase con le braccia conserte sul petto, immobile. Sembrava contrario al farsi controllare la ferita, o forse era semplicemente stizzito perché non poteva neppure guidare la sua auto.
Irritata dal suo atteggiamento indisposto, Erika gli pestò un piede.
«Ahio!»
«Smettila di fare il ragazzino e fa’ vedere!» lo riprese, avvicinandosi a lui e strappandogli le braccia dal petto.
Lui rimase a contemplare il suo viso mentre, con espressione seria e scrupolosa, esaminava la ferita.
Non... me ne ero accorto prima... ma ha davvero un forte spirito d’iniziativa... e degli occhi bellissimi... pensò, arrossendo un po’, involontariamente.
Erika frugò nella sua immancabile tracolla, quindi ne estrasse un fazzoletto, con il quale tamponò alla meno peggio la ferita, dalla quale fuoriusciva ancora sangue.
«Dove andiamo?» domandò Alan.
«Al cimitero» rispose Erika, poi aggiunse: «Dobbiamo medicargli decentemente la ferita, ho paura che si infetti».
«Okay» disse semplicemente il redivivo.
«Perché... l’hai fatto?» sussurrò poi la ragazza, rivolta al moro, che orientò altrove il suo sguardo.
Già, perché l’aveva fatto? Avrebbe potuto attaccare direttamente Zaira, disarmarla, costringerla a parlare senza doversi curare di nessun ferito... e invece no. Si era preoccupato di salvare Erika. Aveva messo a repentaglio la propria vita per la sua senza pensarci un solo istante e adesso che si sentiva consumare le energie, goccia dopo goccia di sangue che se ne andava, non si pentiva del suo gesto avventato.
Lui ci teneva a lei, pur conoscendola da nemmeno due giorni. Ci teneva a preservare la sua incolumità fisica, anche a costo di farsi male. Era una sensazione strana, ma pressante. La domanda iniziale, però, non si risolveva: perché?
«Non... lo so» rispose dopo un po’, senza riuscire a trovare nient’altro da aggiungere.
Lei gli prese una mano e gliela poggiò sul petto.
«Tieni il fazzoletto, altrimenti cade. Adesso cerca di riposarti un po’» disse, quindi si scostò, rivolgendo gli occhi alla strada davanti a sé.
In grembo teneva ancora la piramide, che pareva essere fatta di granati e che riluceva debolmente di una luce mistica sotto il candore lunare che penetrava dal finestrino.
Il ragazzo rilassò i muscoli e attuò di nuovo il processo di trasformazione, ritornando normale, privo d’ali, quindi appoggiò il capo sul bordo del sedile e lo girò di lato, in modo da poter osservare Erika indisturbato: i capelli erano ancora un po’ scompigliati, il viso pallido e un po’ tirato, gli occhi seminascosti a lui dalla montatura dei suoi occhiali.
Eppure non riusciva a non scorgere nella sua figura un che di magnifico, bellissimo, pur sapendo che era distrutta e scioccata da quel che era appena accaduto.
La ferita gli pulsava dolorosamente e la fitta al centro del petto bruciava, ma non si pentiva d’essersi esposto per lei. Non si lamentava per quel dolore causato dalla sua stessa, stupida voglia di fare l’eroe.
No, era... felice, in un modo strano e particolare - oltre che nuovissimo per lui.
Infine, senza toglierle neppure un grammo della sua attenzione, le palpebre gli si fecero di colpo pesanti e la stanchezza causatagli dall’ingente perdita di sangue prese il sopravvento, facendolo sprofondare in un quieto sonno senza sogni.





Angolino autrice
Finalmente trovo il tempo per aggiornare anche questa +___+ *maledice la scuola*
Ringrazio Sachi Mitsuki per la recensione allo scorso capitolo e tutti coloro che hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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