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Autore: Bellatrix Riddle    22/04/2011    3 recensioni
Lei, solo lei gli era veramente fedele, solo lei lo venerava, solo lei riconosceva in lui il Suo Signore, solo lei l' avrebbe seguito anche all' Inferno, solo lei lo stimava davvero, solo lei lo a...! No! Bellatrix fermò quel pensiero prima che potesse concludersi. Lei non provava sentimenti per nessuno, provava solo fedeltà per il Signore Oscuro! Niente, niente di più. Il Padrone le aveva detto di non provare sentimenti, e lei gli ubbidiva sempre, anche se era doloroso. Lei gli ubbidiva sempre, sempre!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Bellatrix Lestrange, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 6 "NOTIZIA E ATTACCO A SORPRESA"
La stanza era ancora buia, a fare luce c'era solo il marchio nero, divenuto verde, che creava un riverbero sul soffitto che illuminava poco e in modo inquietante la camera.
Ballatrix si era svegliata stanca, ma non riusciva a riaddormentarsi e così i pensieri, i pensieri che avrebbe voluto tenere lontano, la invasero, occuparono la sua mente, la resero infelice, esausta.
Ormai era luglio.
Nonostante fosse passato più di un anno da quando si era procurata la ferita al Ministero, questa non si era rimarginata. Non aveva mai realmente pensato potesse succedere, l'aveva forse sperato, ma la speranza era stata vana visto che aveva continuato a partecipare alle missioni.
Le missioni: portate tutte a termine con successo fatta eccezione per la sconfitta ad Hogwarts. Il vecchio preside era ancora vivo, e ora aveva persino deciso di tenere la scuola aperta anche l'estate.
Ora però le missioni per lei erano sempre più pericolose, visto che anche sua sorella Narcissa aveva finito le pozioni del San Mugo.
La ferita col tempo era solo peggiorata, e ormai era più il sangue che aveva lasciato nelle battaglie di quello che effettivamente la scorreva nelle vene.
Meglio morire che deludere il Suo Padrone, e di questo passo avrebbe presto messo in pratica le sue parole.
Una lacrima, solo una, le solco la guancia al pensiero che avrebbe potuto non riveder più i suoi occhi rossi, che ogni tanto con lei diventavano neri, non sentire più la sua voce.
Così, esausta, di quei pensieri, di quella tristezza, si addormentò.
Si svegliò dopo alcune ore, quando il sole era già alto nel celo.
Scese nell'atrio, era più pallida del solito, e anche un troll cieco si sarebbe reso conto della sua pessima cera, in parte dovuta all'assenza di sonno, in parte alla malinconia e in parte (una grandissima parte) alla perdita di litri e litri di sangue.
Ad attenderla, davanti al camino su un divano nero, c'era Voldemort.
Nel vederlo la strega cercò il più possibile di non farsi vedere smorta, ma con scarsi risultati.
"Mio Signore" disse inchinandosi.
"Bella, alzati." Il mago l'ordinò, ma senza durezza o asprezza nella voce, in un tono pacato quasi gentile, che riservava solo alla sua prediletta.
"Devo partire. Starò via allungo, andrò in Albania. Là mi sono fatto costruire una casa, nella quale andrò ad abitare. Ci sono importanti compiti che li mi attendono, capisci?"
"Quali Mio Signore?" A questa domanda il Signore Oscuro avrebbe manifestato collera con chiunque, ma non con lei, con lei non l'aveva mai fatto.
"Non posso dirtelo Bella, ma ti devo invece affidare un compito: in mia assenza tu dovrai gestire le missioni e controllare quegli inetti dei miei seguaci affinché non rovinino tutti i miei piani. Quindi per ora tutte le tue missioni sono sospese."
La notizia per Bellatrix non era tra le più felici, non avrebbe rivisto Lui, il Suo Padrone. Ma ciò li dava la possibilità di rimettersi in sesto. Così senza sapere cosa dire annuì semplicemente.
In quel momento Voldemort si rese conto che la strega era fin troppo pallida.
"Bella ti senti bene? Da un po' non mi sembri in forma."
"Mio Signore io stò benissimo." La voce di Bellatrix era visibilmente agitata, ma Colui Che Non Deve Essere Nominato non ci prestò attenzione.
La guardò con sospetto e poi si smaterializzò.
La strega tirò un sospiro di sollievo appena rimase sola.
Finalmente sarebbe potuta guarire.
Felice e senza nessuna preoccupazione le strega prese il suo mantello, si rese invisibile e si materializzò a Diagon Alley.
Non voleva essere vista, non voleva nessun tipo di scontro con nessuno.
L'intenzione era solo quella di rubare le ultime pozioni che sperava fossero rimaste nella farmacia ormai chiusa da un anno e poi tornare a casa.
Purtroppo non ebbe fortuna nella farmacia, ormai completamente vuota, così si incamminò verso Notturn Alley, senza una ragione, semplicemente per assaporare l'aria estiva.
Era davanti a una vetrina nella quale erano esposti strani teschi che le ricordavano quelli che un tempo erano stati messi nell'aula di difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts.
Si stava perdendo nei ricordi quando si accorse di non essere più invisibile.
"Dannazione."
Come era potuto accadere? Era forse diventata troppo debole anche per mantenere un così semplice incantesimo?
No, probabilmente, sicuramente era stato un caso. Ma spiazzata da quel avvenimento Bellatrix cercò rifugio da eventuali sguardi in una stretta strada li vicino.
La stradina era strettissima, e non portava a nessuna parte, finiva con una piccola piazzetta grande quanto una camera nella quale erano radunate una decina di persone.
La strega indietreggio nel vedere quelle persone, che aveva riconosciuto come Auror, ma non se ne andò, poiché nella discussione che stavano tenendo quei maghi aveva sentito chiaramente il nome del Padrone.
"Vi dico che sò dove si trova" A dirlo era stato un mago bruno, alto e sulla cinquantina.
"Tu proponi un attacco a sorpresa, perché se è così ci stò." A parlare ora era stato, invece, un rosso che, non troppo alto, portava un paio di spessi occhiali di osso.
Il primo riprese la parola.
"Si trova solo in Albania, non avremo più un occasione del genere. Dobbiamo smaterializzarci e attaccare ora, in questo istante."
Tutto il gruppo annui.
Bellatrix si rese conto subito che entro pochi secondi gli Auror avrebbero attaccato.
Lei, lei doveva avvertire il Suo signore, doveva.
Dimenticandosi di tutto, della ferita, della possibilità che sarebbe potuta morire, di ciò che l'aspettava, si smatrerializò.
Apparve in una foresta, Lord Voldemort era a pochi centimetri da lei e la guardava stupito.
"Mio Signore, un attacco a sorpresa. Stanno arrivando dieci Auror."
Il Mago non fece in tempo a ribattere che dieci maghi accerchiarono lui e la strega. Bellatrix e il Suo Padrone si misero spalla contro spalla e ne presero cinque a testa.
La battaglia stava iniziando.
 
  
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