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Autore: queenseptienna    22/04/2011    3 recensioni
Lord Michael Pritch fa un acquisto piuttosto azzardato. Un robot non è facile da mantenere, soprattutto quando manca totalmente di voglia di lavorare. Billie dovrebbe obbedire agli ordini del suo padrone, eppure, pur essendo un robot, è un ribelle della peggior specie. Nonostante il carattere "umano" di Billie e i suoi scontri con la governante di casa, Milord si affeziona ogni giorno di più a quel robottino dagli occhi verdi. Lo ama fino allo spasimo, ma gli esseri umani non sono stati creati per amare degli automatismi meccanici. Una favola romantica in salsa steampunk che va contro il razzismo sessuale, dove non importa essere maschio o femmina, uomo o robot. Infine una piccola visione del Creatore di tutte le cose, che non è poi così terribile come la gente crede che sia. Anzi, ha parecchio senso dell'umorismo.
Genere: Comico, Erotico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 - Giornata pesante


Imbarazzante.
Quella era l’unica parola con cui Pritch poté definire la faccenda: tornato a casa, Billie lo aveva accolto con quel sorrisino malizioso che sembrava avere perennemente stampato in faccia. Lo aveva fatto accomodare, lo aveva aiutato a togliersi la giacca, premurandosi di toccarlo il più possibile e già a quel punto il conte rimpiangeva la cassetta degli arnesi.
In seguito il robot lo aveva persino aiutato a sedersi in salotto, lo aveva messo ben comodo con i piedi posati su un pouf e gli aveva infilato il Times fra le mani, promettendogli con tono suggestivo che presto gli avrebbe portato un the caldo per rinfrancarlo della giornata pesante.
Michael avrebbe desiderato arrotolare il giornale e picchiarlo su quella testa di ferro. Giornata pesante? Sfotteva pure! Diavolo, era un nobile, il massimo dello sforzo che poteva fare era andare al club ed annoiarsi con Coole.
Billie gli aveva rifilato un sorriso allusivo ed era sparito nelle cucine, tornando più tardi con il vassoio con il the. Gliene aveva versato una tazza, ci aveva soffiato sopra sempre guardandolo negli occhi e gliel’aveva posata in grembo.
-Fate attenzione, Milord. Scotta.- lo aveva persino avvertito.
Bene, avances a parte, Michael trovava lo stesso la situazione imbarazzante, poiché Billie si era seduto sul tappeto ai suoi piedi ed aveva appoggiato la testa sulle sue gambe, come un cucciolo obbediente.
Il conte si chiese perché era così tanto idiota e non lo scacciava. No, lui era molto più stupido della media, così in quel momento si ritrovò a bere the, leggere il giornale e alternativamente accarezzare i capelli neri dell’automa. Avrebbe giurato che ogni volta mugolasse contento.
Si disse che se mai Edward lo avesse visto in quel frangente, avrebbe riso in maniera sguaiata fino alla fine dei suoi giorni.
-Il padrone ha bisogno di qualcosa?- mormorò l’automa, quando ebbe finito di bere e fu passato un po’ di tempo.
-Sì, che la smetti di fare il cane da salotto e ti decidi a fare il maggiordomo.- lo rimbeccò l’interpellato, mettendo un po’ troppa acidità nella voce. In seguito poté giurare di aver visto il robot prodursi in una smorfia ferita.
-Porto subito via il vassoio.- rispose l’automa alzandosi in piedi e rassettandosi i calzoni. –Se Milord mi desidera sono nello sgabuzzino.-
Pritch lo fissò interrogativo, ovviamente sentendosi già in colpa di averlo preso a male parole. Oh santo cielo, cosa aveva da recriminarsi? Era solo un robot!
-Nello sgabuzzino? E perché, se è lecito sapere?- domandò, posando il quotidiano su un tavolino adiacente alla poltrona.
Billie si inchinò leggermente, perfettamente efficiente. –Miss Tender, la governante, ha tentato nuovamente di smontarmi, signore. Devo provvedere alla mia auto-riparazione, se non desiderate perdere il denaro speso per acquistarmi.-
Ecco, poche parole e quell’affare era già riuscito a farlo sentire in colpa. –Sarà mia cura comunicare a Miss Tender di non farti a pezzi.-
-Ve ne sono grato, signore.- rispose Billie, inchinandosi per l’ennesima volta e sparendo miracolosamente ad eseguire il resto dei suoi doveri.
Michael sospirò stancamente e si infossò dentro la poltrona, allungando un braccio solo per servirsi di un sigaro già pronto. Lo accese con un cerino e ne aspirò una boccata, godendo nel farsi rotolare il fumo sul palato.
Considerò che si era dimenticato che mutanti e robot non andavano molto d’accordo fra di loro. Si rammentò che Coole, da quando era per metà fatto di ferraglia, aveva avuto necessità di allontanare la sua governante per evitare di farsi smontare le viti durante la notte. E dire che lui sperava che la donna-seppia tentasse di entrare nelle sue stanze per un romantico incontro.
Michael emise una risatina nell’immaginare Edward rincorrere per i corridoi della propria casa una governante munita di otto tentacoli al posto delle gambe.
Le sue elucubrazioni furono interrotte da un forte frastuono proveniente dal piano inferiore, che lo fece schizzare in piedi alla velocità della luce e correre alla porta. Con ancora il sigaro stretto fra le dita, si affacciò alla balaustra di marmo del pianerottolo e spalancò gli occhi per lo spavento: Billie era riverso a terra, mentre Miss Tender era in piedi vicino a lui, brandendo soddisfatta una padella in ferro di dimensioni ragguardevoli.
Ma la cosa che più di tutto spaventò Michael e gli fece saltare i gradini due a due era la chiazza di liquido pericolosamente somigliante a sangue proveniente da sotto la testa di Billie.



continua...
   
 
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