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Autore: _blackapple    22/04/2011    3 recensioni
«Pensa se avessi perso veramente la memoria!» disse ad un tratto Sirius con un ghignetto, poco prima di infilarsi a letto «Avresti finalmente dato pace alla Evans. »
«Evans? » domando James con un sopracciglio alzato «E chi è la Evans?»
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo X - parte 1



«E quindi voi due mi state dicendo che la signorina Lily Evans è stata rapita da alcuni mangiamorte, che la tengono segregata in un punto imprecisato ad Hogsmeade e che tra poco più di un’ora andranno ad ucciderla. E tutto ciò soltanto perché non l’avete vista per mezza giornata, è esatto? »
Sirius e James si scambiarono un’occhiata esasperata.
«Ah, e non potete nemmeno dirmi come fate a saperlo perché è un segreto. » Le sue narici fremettero a quella parola.

«Professoressa, deve crederci! Non ci inventeremmo mai una bugia così grossa. E soprattutto su un argomento così serio.» insistette James gesticolando.
Erano in quell’ufficio da oltre un quarto d’ora e il tempo passava inesorabilmente, facendo ticchettare le rumorose lancette dell’orologio. La donna sembrava non voler assolutamente credere alla loro versione dei fatti e pareva anche decisamente infastidita.
«La uccideranno se non interveniamo. E’ una cosa seria!» tentò di nuovo il ragazzo.
«Ne ho abbastanza di queste sciocchezze. Troveremo la signorina Evans e porremo fine a questa storia una volta per tutte. » Si alzò, tra le proteste dei due diciassettenni, e tenne ostinatamente aperta la porta dell’ufficio.
I due uscirono a testa bassa in corridoio, ma prima che potessero allontanarsi video arrivare il preside a passo sostenuto.
Era la loro ultima possibilità e, contemporaneamente, si lanciarono verso di lui e cominciarono a raccontare la loro storia per l’ennesima volta.
 


«Preside, intende davvero credere a questo racconto?» erano tutti riuniti di nuovo nell’ufficio della professoressa McGrannitt, di fianco ad un camino scoppiettante  e con una tazza di tè caldo in mano. James, per la verità, sembrava più sul punto di lanciare via la sua, e batteva il piede sul pavimento a ritmo frenetico.
«Temo di avere dei buoni motivi per sospettare che sia fondata, si. » rispose l’uomo gravemente.
«Alcuni nostri amici» e lanciò un’eloquente occhiata alla professoressa «Mi hanno informato che sono arrivate al posto che stanno sorvegliando certe lettere da Hogwarts, dal contenuto abbastanza inquietante. E soprattutto, sembrano far pensare che la storia dei nostri signor Black e Potter sia piuttosto realistica. »
Santo, dovevano farlo santo quell’uomo ! pensò James
«Signore, abbiamo poco più di tre quarti d’ora di tempo. » gli ricordò con ansia. L’uomo si raddrizzò sulla sedia e assunse un’aria severa.
«Avremo bisogno di aiuto. »
Si alzò e si diresse verso il camino, dove prese istantaneamente a scoppiettare un ampio fuoco verde.
Mise un piede tra le fiamme, ma poi si voltò per aggiungere qualcosa: «Ho bisogno che mi promettiate che non vi muoverete da qui, non andrete ad Hogsmeade e non compirete azioni affrettate e pericolose.»
James e Sirius si scambiarono un’occhiata, deglutendo. Era più di quanto fossero disposti a concedere.
«E’ molto importante.»
Siccome l’uomo sembrava non essere intenzionato ad andarsene senza una loro promessa, annuirono, seppur controvoglia.
«Abbiamo poco tempo, farò il più in fretta possibile. E’ probabile che non tornerò qui, ma andrò direttamente ad Hogsmeade» disse rivolto alla McGrannit, che lo stava ancora fissando incerta.
Lei annuì e l’anziano preside svanì in un turbinio di fiamme verdi.
Il silenzio e il freddo caddero istantaneamente e James e Sirius balzarono in piedi, con un’aria estremamente indaffarata.
«Professoressa noi andrem-»
«Beh allora possiamo and-»
«Voi due non vi muoverete di qui finché il preside non sarà tornato. Seduti. »
La serata si prospettava una tortura.
 
 
 
 
 
 
 

~

 
Era una tortura.
Lily cadde in ginocchio sulle assi polverose di legno del pavimento.
Si lasciò sfuggire un gemito stridulo, come un animale ferito. Aveva le mani coperte di sangue: si era strappata via le unghie tentando di liberarsi. Aveva cercato di spezzare il legno, di sfuggire dalle manette, persino di trascinare il mobile verso la porta, ma era stato tutto inutile.
Il polso le faceva malissimo, bruciava e pulsava come fosse piagato, ma lei non riusciva a vedere le sue condizioni, a causa del buio, e forse era meglio così.
Non sapeva che ore fossero, ma i mangiamorte sarebbero potuti arrivare da un momento all’altro e per lei non ci sarebbe stata più possibilità di fuggire.
Le forze l’abbandonarono di colpo e lei dovette risedersi sul letto. Non avrebbe mai creduto di poter arrivare a pensarlo, ma a quel punto avrebbe preferito che l’incantesimo di imperio avesse retto. Almeno non sarebbe stata consapevole della sorte che le toccava, dei minuti che scorrevano verso la morte, dell’angoscia che la attanagliava. Eppure –avrebbe dovuto aspettarselo – una maledizione senza perdono fatta da una ragazzina di quindici anni non poteva reggere la carica emotiva di una persona rapita e condannata a morte.
Attese per quello che le parve un tempo indefinito, forse dieci minuti, forse un’ora, e poi si rialzò, per tentare ancora.
Frugò di nuovo nel comodino, a tentoni, e di nuovo trovò quell’oggetto appuntito che non riusciva a riconoscere al tatto. Riprovò ancora ad infilarlo nella serratura delle manette, ma quella era stata sicuramente stregata –oppure era lei che era incapace – e non ne voleva sapere di cedere.
Le manette erano talmente piccole da stringerla ben prima della metà del pollice – riflettè la ragazza – ma a quel punto sarebbe bastato un centimetro e la mano avrebbe potuto sfilarsi. L’osso alla base del pollice rimaneva un problema insormontabile però, così sporgente e rigido.
Lily chiuse gli occhi e, tremando, si prese in mano il polso della mano legata.
Avrebbe dovuto farlo, se voleva sopravvivere. Non aveva altra scelta.
Lily in altra situazione non avrebbe mai pensato di poter fare una cosa del genere, ma il coraggio di una grifondoro si vedeva proprio nel momento del bisogno.
Spinse con tutto il suo peso contro la mano.
Dopo pochi secondi si tirò indietro, ansimando e singhiozzando.
Non ce la faceva, tremava come una bambina
Rimase per un paio di minuti accucciata al buio, e poi si decise. Prese quasi la rincorsa e si lanciò contro la sua mano, schiacciandola con forza contro il legno.
Crack , il rumore dell’osso che si spezzava la fece trasalire, ma fu il dolore ad annebbiarle i sensi per qualche secondo.
Dimenò la mano, stringendo i denti, e tirando all’indietro.

Ricadde sul letto di schiena, respirando la nuvola di polvere sollevata dalle coperte. Libera.
Quasi libera.
Non attese nemmeno un istante per riprendere fiato e si lanciò verso la porta. Questa era chiusa a chiave, ma ormai Lily sentiva che non si sarebbe fatta fermare più da niente.
La studiò al tatto, intuì che fosse leggera. Non era una sprovveduta, sapeva che forse ce l’avrebbe fatta a sfilarla dai cardini. Facendo leva con il suo corpo, la spinse verso l’alto e poi in fuori, per un paio di volte. La porta si sollevò e si inclinò cigolando, rimanendo attaccata ai cardini in alto.
Era abbastanza, Lily si inginocchiò e spinse, sollevando un angolo di legno e riuscendo ad infilarcisi sotto.
Si rialzò in piedi, respirando forte, nel pianerottolo di quello che sembrava un corridoio di una casa privata, o di un albergo.
Aveva appena appoggiato la mano al corrimano, quando cominciarono le esplosioni. 
















_________________

Sono imperdonabile! Non solo sono lenta, ma metto anche soltanto mezzo capitolo D:
Domani però parto per una settimana, quindi ho deciso di mettere quello che ho scritto fin'ora, per non lasciarvi proprio a secco fino a data da destinarsi.

Grazie per la pazienza <3

   
 
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