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Autore: Katia R    22/04/2011    0 recensioni
DATA PUBBLICAZIONE: 20 ottobre 2009.
Aspettavo. Continuavo ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Have a little faith in me. TITOLO: "Have a little faith in me".
AUTORE: 
Katia R.
DATA FINE:
20 ottobre 2009
Premessa: In questa one-shot c’è molto di me. Mi sono impersonificata nel protagonista di questa one-shot.
Ho deciso di dare un volto maschile, senza un motivo ma mi ispirava di più. Per una volta volevo far vedere che quando esiste il dolore, non c’è nessuna differenza tra uomo e donna.
Ho fatto un “happy end” perché mi sembrava giusto concluderla bene.
Parla del Natale... L'avevo scritta un pò in anticipo xD ma quel giorno mi era venuta un pò di malinconia : ) L'avevo dedicata a tutte quelle persone che mi sono vicine, e alla "mia Elena"...

Have a little faith in me.
Your love gives me strength enough.

http://www.youtube.com/watch?v=8UkKTlzyLhQ

Aspettavo. Continuavo ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato.

È Natale.

Per un bambino significa festa, tanti regali. Per un adulto significa cene, comprare le cose all’ultimo minuto.
Ma per un bambino che non crede più nei sogni!? Che cos’è il Natale per lui!?
Io sono uno di quei bambini. Sono uno di quelli a cui hanno strappato qualcosa troppo presto e hanno lasciato solo un vuoto incolmabile.
Sono uno di quei bambini che adesso però ha 28 anni.
Sono appoggiato alla finestra a guardare la neve sparsa per tutto il paesino illuminato dalla luci natalizie, mentre il mio respiro forma degli aloni sul vetro. È così da quando avevo 9 anni. Da quando per me non è stato più Natale.
Alla tenera età di 9 anni mi tolsero un pezzo di vita.
Mio padre.
Ero troppo giovane per capire.
Avevo ancora una visione colorata del mondo. E all’improvviso è stato come quando un arcobaleno lascia di nuovo posto ai nuvoloni.
Solo che quel giorno i nuvoloni hanno portato un temporale che mi ha distrutto tutto.
Non riuscivo più a credere in niente e in nessuno. Non mi sentivo più in grado di vivere. Io non esistevo più.
Ogni anno, il giorno di Natale, un giorno dove di solito le famiglie sono unite, mi ritrovavo la casa piena di parenti e amici. Ma io continuavo a guardare la sua foto. Lui non c’era.
Continuavo a guardare fuori dalla finestra aspettando che lui ritornasse.
Come in quel film. “Senti chi parla adesso”. Dove lui, John Travolta, non potrà passare il Natale con la sua famiglia perché bloccato in alta montagna, in mezzo alla neve. La moglie e i due bambini decidono di raggiungerlo, ma a causa di qualche imprevisto sono costretti a rifugiarsi in una piccola baita in montagna. E Mikey e Julie sono tristi. Lui, Mikey, si affaccia dalla finestra. E pensa. E aspetta.
E poi improvvisamente, una sagoma si avvicina sempre di più alla baita. La voce del padre fa tornare il sorriso a tutti.
Ecco. Io vorrei essere fortunato come Mikey.
Vorrei stare lì a guardare fuori da una finestra fino a quando lui non torna.
Aspettare che apra quella porta e che mi accolga tra le sua braccia, sempre pronte ad afferrarmi.
Ma so che è impossibile. So che lui non verrà. Neanche questo Natale.
L’ennesimo passato senza di lui.
Mi manca. Mi manca ogni singolo giorno, quando parto per lavorare e all’entrata vedo la nostra foto.
Vedo noi due sorridenti. Io quel sorriso non ce l’ho più. Per quanto sia felice. Di nuovo, grazie alla mia famiglia.
Si, adesso anche io ho una famiglia e prego ogni sera per far si che me la protegga.
La mia vita adesso è cambiata. Lo devo a mia moglie. L’unica che ha visto in me un “qualcosa” che nessun altro vedeva.
È arrivata nella mia vita all’improvviso e non è mai più uscita. Fa parte di me. Mi ha riempito quel vuoto. Anche se a volte sembra ritornare, lei è sempre lì pronta a regalarmi un sorriso. Un abbraccio. Un bacio.
Stiamo insieme da tanti anni. E non mi stancherei mai di lei.
Viviamo in un paesino piccolo. Tante piccole baite messe in fila, come dicevo sempre da bambino. Un paesino accogliente. Dove si respirano i veri sapori della famiglia. Dove il Natale lo senti, anche quando non c’è.
-Papà!- esclama la mia piccola, tirandomi per il bordo della camicia.
-Che c’è?- chiedo dolcemente prendendola in braccio.
-Mi sollevi per mettere la stella sulla punta in alto?- chiede con la sua vocina.
-Anche a me, papà!- esclama la gemella.
-Ok, ok! Ad una ad una metterete un pezzo di stella!- esclamo per non far scoppiare l’ennesima litigata. Elena, mia moglie si rialza da terra e si pulisce i pantaloni -Ho detto di non disturbarti…- dice guardandomi. Voleva lasciarmi da solo nel “mio momento”. Sorrido e mi avvicino stampandole un bacio. Poi mi dedico alle mie bambine.
-Forza!- dico sollevando la prima. Mentre l’altra aspetta impaziente il suo turno, seduta davanti al camino.
-Alessandro! Bambine! Venite a vedere!- esclama Elena. Le bambine iniziano a correre mentre io mi avvicino lentamente sorridendo per le loro facce sorprese e felici nel vedere i fiocchi di neve che scendono lentamente.
-Mamma, papà! Possiamo andare a giocare con Giulia? È lì, fuori!- Elena le copre per bene. Sembrano due pupazzi quando escono di casa. Elena spalanca la finestra -State attente, mi raccomando!- esclama. Le bambine si voltano mentre scendono le scalette -Si, mamma!-
-Tranquilla Elena! Le controllo io!- esclama Giorgia, la nostra vicina, appoggiata al nostro recinto.
Mi allontano per mettere altra legna nel camino.
-Grazie!- dice mia moglie richiudendo la finestra. Mi avvicino nuovamente cingendola per le spalle, da dietro. Lei si lascia stringere e le stampo un bacio sulla guancia.
-Buon Natale, amore mio…- le sussurro dolcemente, guardando fuori dalla finestra.
-Buon Natale anche te…- dice emozionata, come ogni anno -Ti amo…-
-Io di più…- dico per poi stringerla più forte e continuare a guardare le nostre bambine, divertirsi, mentre la neve scende dolcemente e si posa su di loro.
Si. È Natale. Da quando ho Elena lo sento di più.
Ho capito che il Natale è un giorno come gli altri, però con qualcosa di speciale.
Per il resto, mi basta avere Elena e le mie bambine. Questo è l’unica cosa che voglio.
Stare con la mia famiglia. Stringere le mie “donne” davanti al camino.
Questo è il mio Natale. Finalmente. E rivolgo l’ultimo sguardo alla foto sul mobile d’entrata.
“Buon Natale anche a te, papà”. E sorrido, mentre nel cielo una stella cadente lascia la sua scia.

“’Cause for us there is no end”
Fine.


   
 
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