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Autore: TittiGranger    23/04/2011    16 recensioni
- Fino a prova contraria, Ronald, sono io che mi sono fatta un viaggio di otto ore oggi - protestò lei, con la testa praticamente infilata nel baule - Per di più, ora sto anche sistemando tutto questo - disse, riemergendo e alzandosi a fatica, con i capelli stravolti e stringendo tra le braccia un mucchio di pergamene - Mentre tu te ne stai spaparanzato sulla poltrona! - aggiunse, scaraventando le pergamene sul copriletto violaceo del suo baldacchino - Ergo, non sei nella condizione di poter essere stanco!___(Raccolta missing moments).
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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That’s all…

That’s all…

 

 

Ron passò un dito sulle copertine dei libri perfettamente allineati nella grande libreria a parete di casa Granger, ammettendo che fosse, effettivamente, d’effetto.

Adorava quella casa. Così ordinata, così ampia, così luminosa, così Babbana.

Amava quella casa, ma forse questo era solo un riflesso incondizionato del fatto che amava profondamente chi ci stava dentro.

Sospirò, seguendo ancora con il dito, il profilo di quei volumi, che in gran parte erano sicuramente di Hermione.

In quelle ultime settimane, aveva frequentato spesso quella casa e, nonostante l’imbarazzo iniziale, stava abituandosi a quegli oggetti bizzarri, a orientarsi in quelle numerose stanze, a trovarsi spesso a contatto con i genitori di Hermione.

Per quanto aveva potuto constatare, anche la signora Granger amava leggere. Quando andava a trovare Hermione, Ron non si Smaterializzava mai direttamente dentro casa, quindi spesso gli capitava di incontrare la padrona di casa sul grande portico sul davanti, intenta a leggere libri Babbani sul dondolo, oppure in salotto, con le gambe incrociate sul morbido sofà - in una posizione che gli ricordava Hermione in modo impressionante -, oppure nel soggiorno, vicino alla vetrata, o in cucina…

Insomma, era degna madre di Hermione.

“Trasfigurazione avanzata… Creature magiche, cure e rimedi… La legge magica, volume uno…”.

Ron continuò a tracciare la linea immaginaria, sfiorando le copertine lisce di quei tomi. Per quanto anche la signora Granger fosse un’appassionata lettrice, qualcosa gli diceva che quei libri non erano suoi…

“Le streghe del Medioevo… Babbani e Mondo Magico… Elfi in-”.

Sussultò nel leggere l’ultimo titolo.

Inclinò la testa, in modo da poter leggere orizzontalmente la scritta in oro, parecchio rovinata, incisa sul bordo.

Elfi in rivolta, volume otto.

Lo afferrò, estraendolo dalla fitta fila di libri. Chiuse un momento gli occhi, accarezzando la copertina graffiata, poi lo aprì…

 

 

Aprì gli occhi, svegliandosi di soprassalto.

La testa gli doleva, gli occhi bruciavano, la luce gli dava fastidio. D’istinto si portò una mano davanti al viso.

- Scusa, Ron… non volevo svegliarti. Mi dispiace.

Ron percepì la mano piccola e forte di Ginny accarezzargli un braccio. Cercando di abituarsi alla fioca luce della Sala Grande, tolse la mano dal viso, cercandola con lo sguardo.

Tirò su con il naso - Non fa niente, figurati - la guardò.

Aveva lo sguardo stanco, afflitto.

Si grattò la testa, svogliatamente - Stai arrivando adesso? Non hai dormito per niente?

Ginny annuì, accucciandosi meglio sul divano - Ho dormito qualche ora giù, con Bill e… George.

Quel nome li fece trasalire entrambi.

Ron percepì la pesantezza alla testa aumentare, il cuore stringersi, lo stomaco sparire…

Fred.

Fred, morto.

Chiuse gli occhi, attendendo che il respiro tornasse, che l’aria lo liberasse da quel senso di soffocamento.

Ancora, Ginny gli strinse un braccio.

Ron le prese la mano. Poco distante da loro, Harry dormiva profondamente su una poltrona, lui, più degli altri, stravolto dalla sofferenza, dalla stanchezza, dalla responsabilità di tutto ciò che era accaduto.

- Ginny, dov’è Hermione?

La ragazza sollevò leggermente il capo, cercandola con lo sguardo, come se fosse possibile che lui non l’avesse vista - L’ho… l’ho incontrata prima. Qualche ora fa. Mi ha detto che faceva un salto in infermeria a vedere com’era la situazione… e che poi sarebbe subito venuta qui… non è arrivata?

Ron scosse la testa, alzandosi - Vado a cercarla- con un’ultima stretta, lasciò la mano di Ginny.

- Vuoi che venga con te? - le chiese lei, facendo per alzarsi.

- No, no… vado io. Forse è… meglio così - disse, ingoiando il vuoto.

Ginny annuì - D’accordo. Vi… vi aspetto qui.

 

Doveva essere l’alba.

Dalle finestre, dagli squarci sui muri, dalle pareti semidemolite trapassava la fioca luce mattutina.

Ron attraversò quei corridoi che tanto aveva amato durante gli anni di scuola, quasi senza riconoscerli.

Erano spenti, erano quasi distrutti, erano morti.

C’erano ammassi di detriti ovunque.

L’ala ovest era completamente demolita.

Trattenne il respiro quando si trovò a passare davanti alla Sala Grande.

Ringraziò mentalmente quando si accorse che lo spesso portone di quercia era  stato chiuso.

Proseguì verso la sua meta. Verso di lei.

 

L’infermeria non era mai stata così gremita di gente.

Il caos di quella stanza, contrastava il silenzio assoluto del resto del castello.

Sembrava che i vincitori di quella Guerra durata anni fossero riuniti tutti lì dentro, tra quelle quattro mura.

Alcuni giacevano nei letti, con testa o arti fasciati. Altri avevano squarci addosso, altri ancora bevevano pozioni…

Feriti, sì.

Ma vivi.

C’era la vita in quella stanza, c’era la gioia di avercela fatta.

Vagò con lo sguardo in mezzo alla gente, mentre la morsa che gli attanagliava lo stomaco sembrava alleviarsi un minimo.

E poi la vide.

In fondo, ad un lato della sala. Stava medicando il viso di una signora che aveva un profondo taglio sulla fronte.

Ron non riuscì a fare a meno di guardarla e la stretta si allargò sempre di più, sempre di più…

La signora continuava a parlare, giustamente felice. Hermione di tanto in tanto annuiva, rivolgendole sorrisi forzati… ma il suo sguardo era spento, la sua espressione vuota.

Quella non era Hermione.

La vide congedare la signora, ormai medicata, e rivolgerle un altro sorriso finto di fronte ai suoi ringraziamenti.

- Hai intenzione di continuare fino allo sfinimento? - le disse, arrivandole da dietro.

Hermione sobbalzò, voltandosi. Ron notò che il graffio che aveva sul mento era stato ripulito. Il viso era pallido e in capelli erano  annodati in malo modo sulla testa. Indossava ancora la maglietta strappata della sera prima.

- Sì… cioè no… - fece lei, passandosi una mano sulla fronte e guardandosi intorno - Sto bene.

- Non stai bene - disse lui, scansandosi per far passare Madama Chips con un carico di pozioni e solventi - Ti porto via di qui.

Questo sembrò riscuotere Hermione - No! No, no… devo preparare una pozione aggiustaossa… un signore ne ha bisogno… io devo…

- Vorrà dire che la farà qualcun altro - insistette Ron, afferrandola per un braccio - Non dormi da due giorni, Hermione. Devi staccare la spina - disse deciso, trascinandola di qualche passo.

- Ma, Ron… - protestò lei.

- Hermone - disse lui, fermandosi e guardandola in faccia - non pensi che riposandoti un paio d’ore, poi sarai più utile a tutti?

Lei lo fissò qualche secondo; provò anche a ribattere, ma alla fine lasciò perdere - Lascia almeno che ti pulisca quelle ferite - disse alla fine lei, sfiorandogli una guancia.

- Andata - acconsentì lui - Ma usciamo di qui.

Hermione annuì e dopo aver recuperato un disinfettante e alcune garze, seguì Ron fuori dall’infermeria, dove li accolse un malinconico e desolante silenzio.

 

- Di qua - disse lei, d’improvviso, guidandolo verso un corridoio.

Camminarono per un po’ tra le macerie, fino a raggiungere la fine di quel tunnel: lì le pareti erano completamente crollate, qualsiasi fosse stata quell’aula era stata completamente buttata giù.

Ma Hermione non si fermò; proseguì ancora, salendo su quelle macerie, fino a quando non furono completamente fuori.

Senza neanche averla cercata, si ritrovarono ad avere una visuale del parco di Hogwarts, circondato però, da cumuli e cumuli di macerie.

Hermione fece qualche passo avanti, dando le spalle a Ron e per alcuni secondi rimase ad osservare l’inquietante spettacolo che si estendeva sotto i loro occhi.

- Questo è tutto - disse lei, ad un certo punto, con voce atona, distaccata.

Fu un bisbiglio, un sussurro quasi.

Ron rimase in silenzio dietro di lei, in attesa che aggiungesse altro. Ma Hermione non lo fece.

Allora Ron si avvicinò. Lei era immobile, guardava fisso davanti a sé; sembrava quasi assorta… lui avrebbe voluto stringerla, poi scuoterla, poi stringerla ancora…

- Tutto cosa? - si limitò a dire, invece.

Hermione all’inizio non rispose.

- Tutto cosa, Hermione? - ripetè allora Ron, toccandole una spalla.

Lei si riscosse. Guardò la mano si lui sulla sua spalla, poi guardò Ron, poi di nuovo le macerie che li circondavano - Tutto. Tutto quello… tutto quello per cui abbiamo combattuto, Ron - disse con voce spezzata - Ecco cosa è rimasto. Distruzione e… morte. Questo è tutto.

Ron scosse la testa, con convinzione.

La prese per le spalle e la scosse leggermente - NO, Hermione, no! - le disse, guardandola negli occhi - Non… non abbiamo combattuto per questo! E’ normale che adesso tutto ciò possa sconvolgerci ma… - prese fiato, cercando le parole - Ma bisogna essere forti ancora per un po’, hai capito? Bisogna trovare ancora un po’ di forza per aggiustare le cose e per… per far sì che ciò che è accaduto non sia stato vano… d’accordo?

Hermione continuava a guardarlo; un’espressione impassibile stampata sul volto. Non c’era traccia di lacrime nei suoi occhi.

Ron non era mai stato bravo con i discorsi d’incoraggiamento. Non quanto lei, almeno.

Forse era perché, per la prima volta, era lei ad aver bisogno di un discorso del genere. Ron non aveva mai dovuto spronarla o… consolarla per qualcosa.

Ma Hermione… lei lo aveva sempre fatto, c’era sempre stata quando lui ne aveva avuto bisogno.

- Dobbiamo medicare quelle ferite, Ron - disse Hermione, riprendendo il suo classico tono efficiente.

- Eh? - fece stupito Ron, mentre lei svitava la boccetta di disinfettante.

- Se fossi venuto prima…

- NO, no, Hermione… ferma! - tentò di bloccarla lui - Dobbiamo parlare.

- …a quest’ora si sarebbero quasi rimarginate…

- Tu non stai bene, Hermione! Ti prego… parliamone un attimo! Non puoi tenerti dentro tutto questo… insomma…

- Sciocchezze, Ron - fece lei, tirando su con il naso - Io.sto.benissimo.

- No, non stai bene, per la miseria! - sbraitò Ron, passandosi una mano tra i capelli.

- Va bene, adesso forse brucerà un pochino…

Fu un attimo.

Con un colpo secco, Ron fece volare in aria la bottiglietta di disinfettante che Hermione teneva in mano, la quale disegnò un arco verdastro in aria, per poi ricadere con un tondo sordo sul prato, mentre liquido verde continuava a fuoruscire.

- ADESSO BASTA, HERMIONE! - gridò Ron, sotto lo sguardo basito di lei - BASTA! NON PUOI CONTINUARE COSì… NON DEVI REAGIRE COSì, MISERIACCIA! - riprese un attimo di fiato, mentre il viso gli diventava rosso di rabbia. Sospirò, nel tentativo di darsi una calmata - Lascia perdere gli altri per un attimo, lascia che sia io a pensare a te! - le si avvicinò, senza toccarla - Non lasciarmi fuori, Hermione… parlami, ti prego… - le si avvicinò di qualche passo e lentamente le sfiorò il mento con un dito - Ti pregò - ripeté.

Hermione aveva ancora un’espressione sconvolta, allucinata quasi. Tornò a guardare la boccetta a terra, poi le garze, poi  Ron. Soltanto in quel momento, un guizzo, una luce le attraversò lo sguardo.

E Ron la riconobbe.

Hermione era tornata.

Si coprì il viso con le mani, respirando forte - Ron… oddio, sono un mostro…

- No, certo che no… - intervenne subito lui, avvicinandosi.

- Sono un’egoista, invece!  - ribattè lei, contorcendosi le mani - Sai… vuoi sapere qual è stata la prima cosa che ho pensato… quando ho visto questo?

Lui scosse lentamente la testa.

Hermione si passò una mano tra i capelli e strinse. Sembrava fuori di sé… continuava ad avere il respiro affannoso ma sul viso, neanche l’ombra di una lacrima.

- Ho pensato che non doveva succedere… che… che non doveva accadere questo, che Hogwarts doveva rimanerne fuori… e… ed è per questo che sono un’egoista! Perché ormai Hogwarts era una casa… un punto fisso! L’unico dopo che i miei genitori… loro non sanno neanche che esisto, Ron! E sono un mostro… - il respiro le diventava sempre più affannoso, mentre lei continuava a ripeterlo, a ripetere quei pensieri scoordinati, sofferenti - Sono un mostro perché poi penso a Remus… e Tonks e Fred e…. mi sento un mostro! UNA STUPIDA EGOISTA!

Ron continuava a scuotere la testa. Era esattamente da Hermione pensare quelle cose.

Era da Hermione sentirsi in colpa per qualcosa che non aveva potuto evitare.

Capiva bene il suo smarrimento, il suo sentirsi persa.

Il suo sentirsi crollare il mondo addosso.

Il suo trattenersi sempre.

Il suo esplodere.

Ron si avvicinò, provando a cingerla con le proprie braccia.

- Hermione, va tutto bene…

Ma lei continuava  a dimenarsi, a scansarlo, a coprirsi il volto con le mani.

Ron insistette, afferrandole le spalle, mentre Hermione si divincolava.

- Fermati, Hermione - la pregò lui - Va tutto bene, tutto bene…

E alla fine lei cedette.

Con un ultimo, stanco sospiro, si lasciò avvolgere dalla braccia di Ron; si aggrappò alla sua maglia e senza che nessuno dei due potesse rendersene conto, si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

Ron le baciò la testa, mentre lei continuava a singhiozzare contro il suo petto.

Le accarezzò la schiena, stupendosi di come quel gesto non fosse minimamente imbarazzante.

C’era solo lei, esile e leggera,  tra le sue braccia.

Lei e la sua sofferenza.

- Piangi, piccola… tira fuori tutto… - le bisbigliò, mentre fiumi di lacrime gli bagnavano la maglia.

- Oh, Ron… - singhiozzò lei. Ron strinse gli occhi, quando percepì la sofferenza celata in quel sussurro - Non sono riuscita ad entrare… - disse lei, calmandosi - Non sono riuscita ad entrare! Dopo quello che… loro… hanno fatto… dopo che… sono… morti… per salvarci… io non sono riuscita… ad… andarli… a salutare… per l’ultima… volta…

Ron la strinse ancora più forte, mentre la testa continuava a pulsargli; il dolore sembrava quasi oscurarlo.

“Non sono riuscita ad entrare”.

Sapeva a cosa si stava riferendo.

La Sala Grande.

Lui era entrato, invece, insieme alla sua famiglia. Erano entrati insieme, stretti e sofferenti intorno a Fred.

Uniti, sempre.

Sebbene fossero passate solo poche ore, Ron aveva dei ricordi sfocati…

Le urla di sua madre…

Lo sguardo perso di Percy…

Gli occhi lucidi di Bill…

La sensazione che il mondo continuasse a ruotare velocemente, senza dargli la possibilità di vedere davvero cosa stesse accadendo attorno a lui.

Aveva trovato una tregua soltanto uscendo da quella stanza, allontanandosi da quelle persone, da quei ricordi che non sarebbero più tornati.

Il mondo si era fermato, aveva smesso di vorticare soltanto quando lei lo aveva stretto tra le braccia, lasciando che Ron desse sfogò a tutta la sua sofferenza, a tutto il suo dolore.

Hermione lo aveva abbracciato e accarezzato, finchè lui non si era addormentato, troppo stanco e stremato per continuare a soffrire.

Non disse nulla Ron.

Continuò ad accarezzare la schiena, sentendo il respiro di lei rallentare, fino a tornare ad un ritmo normale.

Rimasero abbracciati, stretti l’uno all’altra.

- Ti senti meglio? - disse ad un certo punto Ron, dolcemente.

Hermione si staccò dal suo petto e lo guardò in viso, gli occhi lucidi e arrossati.

Ma di nuovo vivi.

Lei annuì, accarezzandogli il petto - Ti ho bagnato la maglia - fece, strofinandosi gli occhi con il dorso di una mano.

- Questo sì che è un problema.

Lei gli sorrise, ma durò ben poco - Non dovresti essere tu a consolare me…

Ron scosse la testa, sospirando - E’ da una vita che tu lo fai con me. E’ il mio turno ora, non credi?

Hermione si lasciò andare ad un lungo respiro; gli sfiorò la guancia ispida con una mano tremante, come se avesse paura di toccarlo.

Una folata di vento accompagnò quel gesto, ed Hermione si ritrasse, imbarazzata.

- Un giorno dimenticheremo tutto questo, Hermione… - disse Ron, piano.

Lei alzò il viso in uno scatto repentino per guardarlo negli occhi - Ma è giusto dimenticare, Ron? - non era una semplice domanda. Era una richiesta d’aiuto.

Era il senso di colpa dell’essere ancora in vita, quando altri non lo erano più.

Era il senso di colpa del festeggiare la vittoria, quando altri non potevano più farlo.

Era il senso di colpa generato dalla speranza di essere, un giorno, di nuovo felici.

Ron la guardò: passò il suo sguardo sul suo viso pallido, sugli occhi scuri, sul naso piccolo, sul taglio sul mento, sulla cicatrice sul collo…

Un’altra fitta gli punse il cuore.

- Dimenticheremo solo le cose più dolorose… - sussurrò e con un gesto lento, portò una mano sul suo collo, all’altezza della cicatrice.

Ma non appena il suo dito stava per sfiorarla, Hermione si ritrasse con un sussulto, scottata.

Fu un gesto istintivo. Non appena si rese conto di aver avuto quella reazione, Hermione lo guardò afflitta, mentre gli occhi le si riempivano di nuovo di lacrime.

- Ron… Oh, Ron, mi dispiace… mi dispiace… - balbettò, agitata.

Lui l’afferrò per le braccia, di nuovo - Non è successo niente, va tutto bene. Tutto bene - la rassicurò.

Hermione annuì, sollevata del fatto che non se la fosse presa.

Il suo era stato un gesto istintivo, una reazione spontanea. Malgrado non lo desse a vedere, il ricordo del Malfoy Manor continuava inesorabilmente a terrorizzarla.

- Va tutto bene, Hermione… - ripeté di nuovo Ron. Cautamente, le si avvicinò di un passo.

Imperterrito, fece lo stesso gesto di poco prima, ma stavolta Hermione non si ritrasse.

Ron la guardò negli occhi, mentre delicatamente le accarezzava la piccola cicatrice lasciata dal coltello di Bellatrix. Non smisero di guardarsi, finchè Ron decise di sostituire la mano con la sua bocca.

Hermione trattenne il respiro quando percepì le labbra di lui sfiorarle la ferita.

Chiuse gli occhi, stringendogli il braccio, quando le sentì risalire lungo il collo, percorrere la mandibola, accarezzarle la guancia e fermarsi a pochi centimetri dalle sue labbra.

Sentì il respiro di Ron sulla sua bocca.

- Mi sembra… che sia passato un secondo da ieri - disse lui, riferendosi ad un momento preciso della sera prima; un momento che non riguardava la guerra, la sofferenza, la morte.

Hermione ingoiò il vuoto, sentendo il battito del suo cuore già accelerato, aumentare sempre di più.

- Hai… hai paura di esserti dimenticato come si fa? - chiese lei, quasi confusa da tale vicinanza.

Malgrado tutto, Ron sorrise - Dimenticato? Ho immaginato di farlo così tante volte che… ti ho baciato almeno cento volte - ammise, arrossendo.

Lei si morse le labbra, trattenendo un sorriso - Che… aspetti a farlo la centunesima, allora?

 

Non se lo fece ripetere di nuovo.

Ma in questo gesto, Ron mise tutta la timidezza che fino a quel momento non aveva dimostrato.

La baciò, lentamente, dolcemente.

Lasciò che le labbra di Hermione si adattassero alle sue.

Con lentezza, studiò le bocca di lei, saggiandone finalmente il sapore, la morbidezza.

- Questo è il mio tutto, Hermione - disse Ron, ancora sulla sua bocca - Questo è il “tutto” a cui voglio aggrapparmi…

Hermione strinse la mano che teneva in mezzo ai capelli di lui, per avvicinarlo ancora di più a sé, per sentirlo vicino come avrebbe voluto nell’ultimo periodo… per sentire che c’era, davvero.

 

Il sole era ormai sorto, e si accingeva ad illuminare quello che rimaneva di Hogwarts. Ron poteva constatare che, anche nella distruzione, il castello riusciva ad emanare un’imponenza e una regalità impareggiabile.

Prese Hermione per mano e la aiutò a superare un mucchio di pietre, ciò che rimaneva di una parete crollata.

Ron buttò un ultimo sguardo a quella distesa di materie e solo in quel momento, gli balzarono agli occhi dei particolari che prima non aveva notato. Infilati tra i massi e pietre c’erano incastrate pergamene, pezzi di legno, travi e ancora pergamene. Pezzi di cuoio.

- Aspetta, Hermione… - Ron si accucciò a terra e spostando dei detriti, tirò fuori quella che sembrava la copertina di un libro. Guardandola sorpreso e afflitto, scavò in un punto vicino, da cui emersero delle pergamene stampate, in parte strappate ma leggibili… ancora una copertina…

- Hermione, questa è…

- La biblioteca, sì - completò lei, stringendosi le braccia al petto - Era la biblioteca.

Ron la guardò.

Non era un caso che l’avesse portato proprio lì. Nel luogo più caro che aveva ad Hogwarts.

E ora non c’era più nemmeno quello.

Hermione lo guardò, sorridendogli incoraggiante, quasi a voler fargli capire che sì, stava bene.

Ron annuì, facendo per rialzarsi, ma di nuovo, qualcosa attirò il suo sguardo.

- Aspetta… guarda!

Da un piccolo cumulo di macerie, fuoriusciva quello che sembrava il bordo di un libro. Ron lo sfilò lentamente e sebbene la copertina fosse un po’ graffiata e le pagine spiegazzate. Era integro.

Hermione arrancò sui sassi e macerie e gli fu accanto.

- “ Rivolta degli elfi, volume otto” - lesse - E’ rimasto intero! - disse entusiasta, guardandosi attorno - Forse ce ne sono altri… forse si può rimediare.

Ron annuì, sorridendo nel vederla sorridere - Sì. Si può ricostruire. E questo - disse sollevando il pesante volume - sarà il primo della nuova biblioteca. Ora però… devi andare a riposarti. Non ho nessuna intenzione di portarti in braccio, se crollassi lungo la strada, per cui vedi di sbrigarti - le disse, tendendole la mano.

Hermione sorrise, incrociando le dita con quelle di lui, senza stupirsi della mancanza di cavalleria nascosta in quelle parole.

Lo guardò, mentre arruffato e stanco, la guidava verso il castello, stringendo il libro che aveva recuperato per lei.

Finché quell’immagine fosse stata viva nella sua mente, avrebbe potuto affrontare il futuro con una forza in più.

 

 

Ron chiuse il libro, sfiorandone ancora una volta la copertina, e lo rimise al suo posto.

Fece qualche passo indietro, per osservarla meglio.

La grande libreria si estendeva lungo tutta la parete della stanza, in uno sfavillio di colori, di parole, di storie.

Storie di elfi, di folletti, di maghi… storie di persone che, come loro avevano dovuto ricominciare.

Storie di uomini e donne che pietra dopo pietra, avevano ricostruito la strada che li avrebbe condotti al futuro.

Ma anche storie che dovevano ancora essere raccontate, provate, vissute.

Ron sospirò, al pensiero delle cose che erano cambiate negli ultimi mesi.

Hogwarts era stata ricostruita.

La sua famiglia si stava riprendendo, tornando ad essere più forte e unita di prima.

Fred, nonostante tutto, continuava ad essere presente nei loro pensieri, nelle loro parole, nel loro cuore.

Con un’ultima occhiata alla libreria, Ron decise di raggiungere Hermione in cucina.

D’altra parte, c’era ancora una storia da scrivere.

E lo avrebbero fatto insieme.

 

 

 

 

 

 

 

Sono pronta.

Sono pronta a ricevere critiche.

So che la reazione che ho fatto avere ad Hermione possa essere un tantino destabilizzante.

Non voglio giustificarmi, ma secondo me tutto ha un limite.

Anche la forza, la tenacia e la grinta di Hermione.

Sono i più forti, a mio avviso, che quando giungono al livello massimo di sopportazione… BOOM! Esplodono.

E’ più o meno questo lo stato d’animo a cui pensavo.

Hermione non è di plastica, ho sempre pensato che prima o poi sarebbe arrivata ad un punto di non ritorno. E dopo tutto quello che ha passato durante l’anno di ricerca degli Horcrux, non credo ci sia momento migliore della fine di tutto per liberare le emozioni represse.

Come ho detto all’inizio, so che questa “visione” non sarà condivisa da tutti.

Ma ormai è fatta!

Ho scritto questa storia su suggerimento di Emma (che io ormai mi arrogo il diritto di chiamare semplicemente “Emma”, ma alcuni di voi forse conoscono meglio come Emmahp7), che ringrazio perché ultimamente le sue idee sono per me una grande fonte di ispirazione.

 

Ultima cosa (poi la smetto con il discorsetto logorroico, promesso)… non posso fare a meno di comunicarvi la mia totale sorpresa per il “successo” dello scorso capitolo.

Le vostre recensioni mi fanno sempre sentire orgogliosa, ma quelle dello scorso capitolo mi hanno fatto davvero emozionare.

Grazie di cuore, mi auguro di meritarle davvero.

 

Titti.

 

PS: ovviamente, Buona Pasqua a tutti!

   
 
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