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Autore: Leslie_burke    23/04/2011    4 recensioni
Già, perché tu hai ucciso tua
mamma. Chi
compie un gesto del genere, non ha il diritto di vivere felice, e tu lo sai, vero, figlio del diavolo?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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AkitoSana Grazie a tutti quelli che hanno recensito questa mia prima fan fiction, e scusate per il grandissimo ritardo! Da adesso in poi dovrei aggiornare più o meno una volta alla settimana ^^ Buona lettura!

Akito si strinse nella giacca. Cominciava a fare freddo, ma non aveva per niente voglia di tornare a casa. Si girò, chiedendosi se Kurata fosse già con la sua famiglia... per un attimo si pentì del modo in cui si era comportato, per quello era il suo rapportarsi con gli altri, e lui non aveva voglia di cambiare. Già. Ultimamemente aveva voglia di cambiare tutto e nulla: odiava la sua vita, la scuola, i giorni che si ripetevano sempre uguali senza dargli il tempo di riprendere fiato. Però, alla fine non riusciva mai a capire cos'era a dover essere cambiato, e, ciò che desiderava ardentemente poter modificare, era al di là della sua portata: la famiglia. I morti non possono tornare, ne era perfettamente conscio, ma quel che si chiedeva in continuazione era se anche la mamma, sua sorella e il padre potessero essere felici. Per lui non pretendeva niente: si sentiva colpevole, e per questo sentiva di dover espiare il suo peccato.

« HAYAMA! » sobbalzò a quel grido violento, maledicendo subito dopo quella reazione.

« Kurata. Decidi: o sei una ragazza, e ti comporti come tale, oppure sei un ragazzo, e quindi non hai particolari privilegi. » lei scoppiò a ridere, e gli sorrise. Akito si rimise seduto, poggiando la schiena contro la lapide: non sapeva bene il motivo, ma non voleva capisse chi era venuto a trovare.

« Allora? La smetti di rompere?! » disse con rabbia, fissandola: doveva ammettere che aveva un certo stile. Sana si avvicinò, accovacciandoglisi accanto.

« Mi dispiace per prima. » la sua voce sembrava sincera. « Spesso agisco senza riflettere, e scommetto che questo ti innervosisce. Però... io ho agito con lo scopo di starti vicino, di cercare di capirti. » si interruppe un attimo. « Sei davvero diverso da me, e per questo mi attrai. » Akito la fissò con la bocca spalancata. Ma che diavolo... Nessuno gli aveva mai rivolto parole così dolci, e non dava l'idea di star facendo qualche strano gioco. L'innocenza della ragazza lo colpì in pieno, immobilizzandolo. Sei davvero diverso da me. Giusto, giustissimo. Non aveva idea di quanto ci avesse azzeccato.

« Non rivolgermi mai più la parola. » una sola frase, dura, secca, inequivocabile.

Prese la borsa e corse via, più veloce che poteva. Sì, stava scappando. Ma questa volta non era per il suo bene, ma per quello di Sana. Se avesse ascoltato la sua storia, quel sorriso sarebbe scomparso, di questo ne aveva la certezza. Basta. Basta, non poteva assumersi anche quella colpa, non ne aveva la forza. Si odiò per la sua debolezza; lei... era la prima che riusciva a spiare dietro le barriere che aveva innalzato, quindi, poteva ferirlo meglio di chiunque altro. Si fermò, i polmoni in fiammme. Forse... forse, lei avrebbe potuto anche aiutarlo. Chiuse gli occhi. Sarebbe stato bello essere amici, anche solo nell'immaginazione. Ma non si sentiva ancora pronto a rischiare. Per ora, avrebbe valutato la situazione. Riaprì gli occhi. Gli era venuto in mente un piano. Vediamo come te la cavi, Miss-Capisco-Tutto-Io. Rise, più rilassato. Tirò fuori il portafogli e comprò il panino più grosso in esposizione.
  
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