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Autore: Shizue Asahi    24/04/2011    5 recensioni
Alzò lo sguardo quel tanto che bastava per vedere un gatto magro e dall’aspetto emaciato sbucare da un cassonetto con una lisca di pesce in bocca. Gli occhi gialli del felino incontrarono quelli candidi della ragazza. Le orecchie appuntite dell’animale si appiattirono sulla testa e i muscoli del muso gli si contrassero in una smorfia minacciosa. Saltò giù dal cassonetto, facendone cadere il coperchio. Questo atterrò a terra con un tonfo sordo, producendo un forte rumore metallico e mentre Hinata sobbalzava il gatto si dileguò in un vicolo.
{A Tulipano, mia sola e unica fonte di ispirazione ♥}
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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A Tulipano:

<< Ebbene, dopo quasi un mese dal compimento dei tuoi diciassette e sudatissimi anni, eccoti la fan fiction per il tuo compleanno. È pronta già da un bel po’, ma dato che la data della tua nascita è caduta in una settimana mostruosa, come ben ricordi,  ho deciso di posticipare la sua pubblicazione.  Inoltre essa risulta inattesa, giusto? Così il mio contorto e insensato ragionamento ha raggiunto il suo scopo u.u …  Sì, il titolo nn c’entra un accidente xD>>

 

Lisca di pesce.

 

 

 

La gonna del vestito ondeggiava seguendo il suo ancheggiare lento e ritmato e le scarpe producevano un lieve ticchettio entrando in contatto con l’asfalto grigio della strada.

Le spalle inclinate in avanti, a dispetto di quello che le è sempre stato insegnato e gli occhi bassi, come suo solito. Stringeva con entrambe le mani il manico della piccola busta bianca della spesa che a ogni suo passo andava a cozzare con le sue ginocchia.

I capelli neri le ricadevano morbidi sulle spalle esili e la frangia le copriva interamente la fronte, carezzandole le sopracciglia e sfiorandole appena le ciglia brune.

Sospirò quando la sua figura venne illuminata dalla luce di un lampione e affrettò il passo per ritornare nel buio della strada, lontana da occhi indiscreti.

Alzò lo sguardo quel tanto che bastava per vedere un gatto magro e dall’aspetto emaciato sbucare da un cassonetto con una lisca di pesce in bocca. Gli occhi gialli del felino incontrarono quelli candidi della ragazza. Le orecchie appuntite dell’animale si appiattirono sulla testa e i muscoli del muso gli si contrassero in una smorfia minacciosa. Saltò giù dal cassonetto, facendone cadere il coperchio. Questo atterrò a terra con un tonfo sordo, producendo un forte rumore metallico e mentre Hinata sobbalzava il gatto si dileguò in un vicolo.

Si portò una mano al petto, stringendo il pugno e socchiuse le labbra carnose  e pallide. Si riprese dopo qualche secondo dandosi della stupida, ormai era una chunin e continuava a comportarsi come una marmocchia scema, per citare Kiba.

Riprese a camminare, avviandosi verso casa con passa svelto, in fin dei conti si era fatto davvero tardi. Non avrebbe dovuto fermarsi a parlare con Ino, ma si sa, quella donna sarebbe stata capace di istaurare un’accesa discussione persino con Itachi Uchiha, che, per la cronaca, era ancora morto.

Attraversò metà del villaggio, prima di svoltare in un vicolo. Oltrepassò un paio di cassonetti strapieni, annotandosi mentalmente di fare una lunga discussione con l’Hokage in merito.

Arrivò davanti alla palazzina dove risiedeva. Salì due a due le scale che portavano al piccolo appartamento che occupava, che niente aveva a che spartire con la residenza degli Hyuuga dove era cresciuta.

Percorse il pianerottolo canticchiando e, una volta davanti alla porta di casa, infilò la chiave nella toppa della serratura che fece resistenza. Strinse la lingua tra i denti e fece maggior pressione col pollice i l’indice e alla fine la serratura si arrese.

La porta si aprì scattando e producendo un fastidioso cigolio. Hinata si accigliò borbottando un improperio a mezza voce,  per niente stupito dal fatto che neanche si fosse deciso a mettere un po’ di olio su quei cardini arrugginiti, ma l’avrebbe sentita! Questa volta e come se l’avrebbe sentita! Si disse, forte della sua indignazione e del ciclo che lentamente la stava portando a dissanguarsi….

Entrò nell’appartamento e, insospettita dal silenzio, si diresse verso il soggiorno. Un sorriso le si disegnò sul viso portandosi via tutti i suoi propositi omicidi quando lo vide steso sul divanetto arancione e consunto, la bocca spalancata e un rivolo di bava a rigargli il mento.

I capelli biondi e spettinati gli coprivano la fronte e alcune ciocche, per beffarsi della forza di gravità, si propendevano verso l’alto contorcendosi in curve innaturali, una gamba piegata e l’altra che ciondolava dal divano sfiorando appena il pavimenti e un braccio sul petto per assicurarsi che il bambino che, come il padre dormiva, non scivolasse e cadesse per terra.

Hinata quasi si commosse e una lacrimuccia stava per rigarle una guancia, ma poi la sua attenzione fu catapultata dal resto della stanza: in un angolo erano ammucchiati un numero non ben definito di bavaglini e un barattolino di omogeneizzato vuoto, munito anche di cucchiaino, li sovrastava; sulla parete linda due manate grigiastre, una di suo figlio e l’altro di quel degenero di suo marito. Ai piedi del divano ben sei ciotole di ramen che ancora gocciolavano i residui della zuppa gialla e collosa sul parquet e a coronare il tutto un pannolino sporco e puzzolente nascosto sotto uno dei cuscini del  divano che, per qualche strano motivo, si trovava dall’altra parte del soggiorno.

A Hinata scivolò la busta della spesa e nel contempo lanciò un grido inferocito che fece sobbalzare sia Naruto che il bambino che stavano dormendo placidi sul divano.

E intanto, dall’altra parte del villaggio, il gatto nero che aveva incontrato poco prima, quasi si strozzo con la lisca di pesce per lo spavento.

 

 

 

   
 
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