Storie originali > Introspettivo
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Autore: Julietts    25/04/2011    1 recensioni
-Avevi ragione-
-Certo che avevo ragione, prof. E lei lo sa perfettamente. Sono state scintille, esattamente come immaginavo-
-Wow-
-Bene. Finalmente, ha scelto. Oh, guardi...che bell’alba-
-E’ stupefacente la tua capacità di impressionarti dei fenomeni atmosferici mentre sei su un divano nuda tra le braccia del tuo professore di lettere dopo due ore di sesso-
-L’emozione è emozione. E io provo emozione-
-Anch’io-
-Sono contenta. Si dice infatti che...se siamo ancora in grado di emozionarci, non siamo poi così distanti da essere felici-
-Già. Ed è mattina-
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-è il mio cuore
Il paese più straziato-
Giuseppe Ungaretti

 
-Lasciatemi solo-
-Come vuole-
 
‘Eccoci dunque, Adolf. Devi fare la tua scelta. Ma non una scelta vile, quella mai: non sarai definito un codardo, che se la svigna alla resa dei conti. Perché è a questo che siamo arrivati, alla resa dei conti. Guardati intorno: hai perso. I Russi arriveranno da un momento all’altro, il tuo piano è fallito, e tu sei rimasto solo. E non per tua volontà, anche se così in questo momento può sembrare. Sei rimasto solo perché quelli che prima urlavano a gran voce il tuo Mein Kampf ora tacciono, in un angolo, impauriti, e si nascondono. Sì, i Nazisti, i Nazisti si nascondono, gli orgogliosi, quelli più orgogliosi, alla fine hanno ingoiato il loro orgoglio e hanno chinato la testa. E tu? Vuoi chinare la testa anche tu? D'altronde, Adolf, non hai molta scelta: di certo non puoi scappare. E poi, andiamo, non lo faresti mai. Tu, il grande capo della Germania, non puoi scappare. Hai preso in mano questa nazione che era un bocciolo, un piccolo bocciolo attaccato da mille insetti comunisti. Tu l’hai trasformata in una splendida rosa, ma come ogni fiore, prima o poi, morirà. Ha il diritto di morire, e nemmeno tu, il grande Adolf, puoi impedirlo. Questo potere, non sei mai riuscito ad ottenerlo.
Forse, forse Adolf un giorno ti pentirai di quello che hai fatto. Infondo, tutti questi ebrei, quegli uomini, quei politici, quelle donne, quei bambini....ma non importa. Tu hai seguito i tuoi ideali, e di questo devi essere fiero: non li hai mai abbandonati, fino alla fine. Guarda l’Italia, che ha fatto: un voltabandiera finale, verso gli Americani, verso i vincitori. Tu, Adolf, tu, Germania, non lo hai fatto, non ti sei arreso. Hai continuato, fino alla fine, fino ad ora. Ma ora? Ora, caro Adolf, devi decidere come avrà fine la tua vita. E non provare a smettere di pensare e agire d’istinto: non è da te. Tu sei un tedesco, tu sei il tedesco, e mai nulla ti potrà far staccare dalla tua razionalità. Quindi, continua ad ascoltarmi, Adolf, fino alla fine.
Torna indietro nel tempo, di un anno o due. Forse tre. Passeggiavi per quella cittadina, ti ricordi? Quella vicino Norimberga. Eri lì, e passeggiavi con le tue guardie, scambiando sorrisi cordiali ai tedeschi e altri compiaciuti alle vetrine dei negozi, che esibivano con onore i cartelli: Vietato l’Ingresso ai Cani e agli Ebrei.
Eri lì per una passeggiata, ti avrebbe fatto bene e poi, bisognava pur farsi vedere, dal proprio popolo. Beh, ad un tratto, una bambina ti era venuta incontro. Portava in viso alcuni tratti tedeschi, ma era indubbiamente ebrea.
Piccola, magra, dai capelli biondi e gli occhi velati, ma di conformazione fisica simile a quei Cani e con alcuni tratti somatici ben riconoscibili fra tanti: era una figlia di Cani. Facesti cenno a una guardia di scacciarla, ma lei non si muoveva, anzi, ti fissava. Allora, tu ti sei avvicinato, Adolf, e in quella bambina hai visto un essere umano. In quegli occhi nebulosi e stanchi hai potuto riconoscere i dolori di una vita difficile, stroncata da te, e per la prima e l’ultima volta, ti sei sentito in colpa. Gli hai chiesto di andarsene, che lì sola, avrebbe potuto farsi male. Lei non si muoveva, anzi continuava a fissarti, muta, senza proferire parola. Tu eri curioso. Ti sei avvicinato ancora di più, e ti sei piegato verso di lei. La bambina dai capelli biondi ti fissava, vitrea e perfetta. Poi, aveva sussurrato: -Warum?- .
Perché. Perché? Perché.
-Fucilatela- era stato il tuo comando alla guardia più vicina. Hai fatto un passo all’indietro, poi un mirino, uno sparo, e una cascata di capelli biondi cadde al suolo, vicino ai tuoi piedi. E tu? Tu la calpestai, imitato dalle tue guardie che si sorridevano divertite. Ma dentro, ti sentivi morire.
Perché? Ci hai più ripensato, Adolf? Perché?
Perché. Perché infondo tu sei nato con questa idea, ed era il tuo destino, quello di portarlo a termine
Già, era tutto scritto fin dall’inizio, la tua strada, le tue decisioni, tutto era già stato scelto, e tu hai solo avuto il coraggio e l’imprudenza di seguire cosa ti diceva la ragione. Perché la ragione sa, ed è l’unica cosa che ti ha guidato fin qui. Alcuni giornali stranieri, Americani, ti definiscono un pazzo, ma tu lo sai, matto non lo sei e mai lo diventerai. Perché forse, forse alcune tue scelte potevano essere discutibili, ma mai nessuno potrà dire che non le hai prese con lucidità.
Ed ora, Adolf, ora per un attimo smettila di seguire la testa. Solo per un attimo. Ascolta me, voce della tua coscienza, apri il tuo cuore. Cosa senti, Adolf? Che...sentimenti provi?
Delusione. Bene, Adolf, sono contenta per te: sei ancora umano, hai ancora delle emozioni. Ma...delusione per che cosa? Per la guerra che hai perso? In cui  hai trascinato la tua nazione, che doveva essere la vincitrice, la potenza, e invece è stata distrutta, straziata, calpestata, derisa? Per questo sei deluso? Ti hanno deluso i tuoi soldati, che non si sono dimostrati all’altezza delle tue aspettative? I generali? Le casse dello stato? Le banche? La moneta? Le armi? L’organizzazione dei funzionari di Stato?
Tu. Tu ti sei deluso da solo, ammettilo Adolf, sei deluso da te stesso. Chissà che cosa potevi diventare, chi potevi diventare, se prima della fine avessi staccato la ragione e l’ambizione e seguito il cuore. Magari, oggi, saresti onorato da tutti i Paesi e la tua terra, la tua Germania, sarebbe la Potenza Mondiale grazie a te. Magari davvero il tuo destino era quello solo che tu, accecato dalla fame di potere, non lo hai visto, o meglio, lo hai interpretato in modo diverso. Bene, Adolf, magari, a quest’ora, saresti felice. Invece, soffri. Soffri tantissimo. Era da tanto che non ascoltavi il tuo cuore e la tua coscienza vero? Fa male, vero?
È normale, Adolf. Questo è il prezzo da pagare per aver ucciso, distrutto, umiliato. E ora, guardati dentro, Adolf. È il tuo cuore, il paese più straziato’
 
-Eva, vieni...è arrivato il momento-
-Arrivo-
-Hai quello che ti ho chiesto?-
-Sì, Adolf, è qui-
-Bene. Addio, Eva-
-Addio, Adolf-
 
-Fuhrer...posso entrare? Fuhrer? Fuhrer?!? ODDIO!!!-
 
Adolf Hitler si uccise, o così sembra, con del veleno, insieme alla sua amata moglie Eva. Poi, per essere sicuro di averla fatta finita, si sparò anche un colpo alla tempia. Ormai, era un uomo distrutto. Il suo corpo, imbruttito da anni di guerra, anfetamine e droghe di altro tipo, rendeva ancora più grottesca la scena del suicidio.
Adolf Hitler se ne andò così, quasi in silenzio, dopo aver scritto il suo testamento, e per una volta, si accontentò di non essere il più brillante, il più potente, il più originale. Del resto, nella morte, si è tutti uguali, e forse lui, almeno così, trovò la pace.
O forse no.
  
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