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Autore: piccolalettrice    26/04/2011    7 recensioni
"...Lo fissai sbalordito. Se diceva la verità eravamo in pericolo. Se diceva la verità allora tutti i miei attacchi erano colpa sua. Se diceva la verità Talia aveva fatto bene a fare quello che aveva fatto. Se diceva la verità voleva dire che eravamo stati traditi di nuovo. Se diceva la verità tutte le cose successe negli ultimi tempi avevano trovato un’unica spiegazione: lui."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo intuendo'
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SPAZIO AUTRICE:
ce l’ho fatta * si asciuga il sudore dalla fronte *
non ostante abbia scoperto la magnificenza dei contest, sono riuscita a scriver il cap, anche se non è un granchè L
allora... nessuno ha notato una cosa che Kiuubina mi ha fatto notare (grazie mille!) e che ho spiegato.
Ho tentato anche di inserire un accenno di Talike, ma non so se possa stridere o meno.
Ho anche spiegato tutta la storia dei mostri, spero sia di vostro gradimento.
Non vi faccio attendere oltre
Buona lettura & rec!
Piccolalettrice
 
 
19- Anime caprine a L.A.
 
“Te l’avevo detto di non uscire a piedi nudi” disse Sally squadrando il termometro “quaranta, complimenti Percy, hai superato te stesso”
“la prossima volta che il mio migliore amico sta per morire gli chiedo di aspettare che mi metto i calzettoni di lana” bofonchiò lui, sommerso da un’indicibile quantità di coperte
Non era passato nemmeno un giorno dalla morte di Grover e Tyson.
Ci dovevamo ancora riprendere, e Percy, che avrebbe dovuto prendere le redini della situazione, si beccava l’influenza. Perfetto.
“ti faccio una tazza di latte” disse poi la donna andando in cucina.
Io mi sedetti sul bracciolo accanto alla testa di mio cugino e gli misi una mano sulla fronte.
“wow, scotti davvero Testa d’Alghe”
Annabeth si inginocchiò per terra, scostandogli i capelli dagli occhi.
Si scambiarono uno di quei bellissimi sguardi patetici.
Cos’era quella cosa che mi rodeva in fondo allo stomaco? Gelosia?
Sì, gelosia.
Ero gelosa perché era tutto dannatamente ingiusto.
Se loro potevano scambiarsi uno sguardo così, perché io non potevo fare lo stesso con la persona che desideravo?
Sospirai, rassegnata, il perché lo sapevo fin troppo bene.
I miei occhi si posarono su Luke, che mi fissava. Non ostante stessi male nel farlo, lo guardai storto fino a che non distolse lo sguardo con l’aria di chi ha appena preso un pugno in pancia.
Decisi di distrarmi, porgendo ai due piccioncini  le domande che mi affollavano il cervello da quando li avevo visti:
“allora, ragazzi, ci volete dire perché durante la battaglia le vostre chiappe erano qui al sicuro mentre le nostre rischiavano di fare una brutta fine?”
“noi c’eravamo durante la battaglia” disse Annabeth e si lanciò in una descrizione minuziosa di quello che avevano passato lei e Testa d’Alghe.
“...quindi” concluse “le nostre chiappe rischiavano di finire male più delle vostre”
“ho sempre detto che quel Time era un poco di buono” fece Backendorf scuotendo la testa.
Parlava proprio lui che era diventato uno dei tanti amichetti del Cronide.
Percy sembrava condividere il mio parere e da sotto la montagna di coperte provenì un :”sì, e io sono Babbo Natale”
“che vorresti dire?”
“vuole dire che anche tu ti eri fatto abbindolare da Time... come tutti... come me” intervenne Annabeth, abbassando la voce di un tono sulle ultime parole.
“quello che è successo è successo” intervenne Luke, sapevo che non gli piaceva parlare di tradimenti, soprattutto quando quelle accuse diventavano pesanti... insomma, se Percy accusava così Backendorf e Annabeth come avrebbe accusato lui?
“già, ragazzi, non litighiamo”
“voi invece come avete fatto ad arrivare qui?” ci chiese Percy.
“oh... dopo la battaglia Talia...” Luke si sforzò di pronunciare quel nome:” Grover... e Clarisse eravamo nel gruppo di Chirone...”
“a proposito, dov’è quella simpaticona di Clarisse?” feci, interrompendolo e guardandomi attorno notando solo allora che mancava.
“non ne ho idea... ma passa un bel po’ di tempo nel bungalow dove... nel bungalow” mi rispose la figlia di Afrodite.
“oh”
Evidentemente il fatto che Grover le avesse salvato la pelle doveva averla lasciata non poco indifferente.
“stavo dicendo...” riprese il figlio di Hermes, raccontando tutta la storia del tipo della reception, del cassonetto e del ciclope, omettendo, ovviamente la parte più imbarazzante, e non mi riferisco a quando il sedere del suddetto ciclope mi era finito in faccia.
“solo che quel ciccione ha chiamato i suoi amichetti e noi ci siamo ritrovati a scappare da tutti i simpatici tipi che avete visto la fuori, ma poi, il Fato ha voluto che al suv finisse la benzina”
“oh, dei, ve la siete fatta a piedi?” chiese Annabeth
“sì, ma non eravamo distanti... peccato che i mostri erano un po’ più veloci e ci hanno circondato.”
“E Tyson?... insomma come... com’è... cosa è successo?” fece Percy, esitando.
“oh...”
“vuoi saperlo davvero, Testa d’Alghe?” gli chiesi dolcemente.
Lui rimase in silenzio un secondo, poi annuì.
“stavamo correndo, mancava poco ad arrivare, ma non ce l’avremmo mai fatta, i mostri erano troppi... allora Tyson si è fermato, ha detto qualcosa come...”
“dite ciao a Percy da parte di Tyson” intervenne Silena “ha detto così” gli occhi le si riempirono di lacrime e Backendorf le circondò le spalle.
Distolsi lo sguardo.
“ e ha tenuto a bada tutti quei mostri per un po’, consentendoci di scappare” conclusi.
“racconta com’è andata sul serio” intervenne Backendorf inarcando un sopracciglio.
Lo fulminai con uno sguardo:
“e come sarebbe andata?”
Si rivolse a Percy e Annabeth:” dopo che Tyson ha tentato di tenerli a bada continuavano ad inseguirci e Talia...”
“vi ha detto di mettervi in salvo?... chissà perché questa storia l’ho già sentita” intervenne la figlia di Atena puntandomi addosso quegli occhi grigi.
Mi strinsi nelle spalle con finta non curanza... sapevo dove quell’idiota di un figlio di Efesto rompiscatole voleva andare a parare, faceva tutto per provocarmi, lo sapevo.
“ ... e diciamo che sarebbe ritornata ad avere le radici se non fosse stato per qualcun altro che questa volta è intervenuto” tutti puntammo lo sguardo su Luke “si è caricato la nostra mansueta aspirante suicida in spalla e l’ha trascinata fino a qui, non ostante lei prima gli abbia...”
“chiudi quella bocca, Backendorf” sibilai.
Lui mi guardò, innocente
“che c’è figlia di Zeus, vergogna?”
“non provocarmi, fabbro”
“senti senti” ghignò “hai paura che dica come hai reagito quando...”
“se non vuole che si dica lascia stare” intervenne Luke.
“che cosa?”
Gli occhi della figlia di Atena si spostarono da me a Backendorf e a Luke.
“niente” sibilai alla volta di quel pallone gonfiato di figlio di Efesto.
Lui fece una smorfia nella mia direzione e tornò a consolare la sua bella.
Incrociai lo sguardo di Luke.
Fu solo un istante, ma bastò.
-perché mi fai questo?- sembrava chiedermi.
Distolsi lo sguardo, vagamente conscia che tutti i presenti ci guardavano.
“dicevamo?” feci in tono brusco
“ e poi Grover ha fatto scudo a Clarisse?” chiese Percy tossendo, quella situazione doveva essere strana anche per lui.
“proprio così”
“ho sottovalutato il fegato di quel satiro”.
“è... era una persona molto coraggiosa”
A quel punto Sally entrò in salotto con una tazza di latte fumante che porse al figlio, sedendosi ai piedi del divano.
“mi dispiace per Grover e Tyson, ragazzi, ma quando il fato reclama qualcuno non si può fare nulla” disse, con aria quasi laconica.
“magari non fosse così”
“già, Percy, magari”
Rimanemmo a crogiolarci nel dolore fino a quando non si fece troppo tardi e Sally ci diede qualcosa per coprirci e ci spedì nel prefabbricato a fianco per il semplice motivo che non potevamo stare tutti ammassati nella stessa stanza.
Così mi ritrovai stesa su una coperta accanto a Luke e a Silena.
“Potreste evitare?” domandai scocciata, notando che la figlia di Afrodite si era accoccolata al suo figlio di Efesto odioso, che sghignazzò.
“che c’è, Talia? Infastidita?” strinse ancora di più Silena “sai, se non fossi tanto... uhm, come dire? Messa male di testa, adesso potresti...”
“chiudi quella bocca, Backendorf”
“agli ordini!” ghignò ancora, poi si mise  a sussurrare qualcosa a Silena, che annuì.
Alzai gli occhi al cielo. Ma doveva fare sempre l’antipatico così? Cosa gli avevo fatto io? Era a Luke che avevo tirato lo schiaffo non a lui, era Luke quello che avrebbe potuto tirarmi le battutine.
Mi girai dalla parte opposta.
Luke era rivolto al muro, in evidente disagio.
Mi persi ad osservare il profilo delle sue spalle nell’oscurità che si faceva sempre più fitta.
Forse quel cretino di Backendorf aveva ragione, dopo tutto.
Insomma, magari ero io che mi facevo i complessi.
-no, non è così- mi dissi – fino a che non sanno che non sono più la ragazza della profezia non posso permettermi di fare qualcosa.-
Mi ricordavo bene cos’era successo ad Annabeth, tra l’altro per mano dello stesso Luke.
Già avevano una scusa buona per avercela con il figlio di Hermes perché li aveva traditi, non volevo dare a Crono un altro motivo per prendersela con lui.
Sospirai, sdraiandomi sulla schiena.
“sei sveglia?”
“no”
Luke si girò dalla mia parte puntellandosi sui gomiti.
“sai di dovermi qualche spiegazione, vero?”
Ero contenta che il buio coprisse la mia espressione, addolorata.
“io non ti devo proprio nulla”
“Talia...”
“torna a dormire”
“a me sembrava che...”
“torna a dormire ti ho detto”, mi girai dalla parte opposta.
“allora non c’è mai stato... nulla?”
Esitai “No”
“per me non provi niente?”
Sospirai “perché ti avrei dato quello schiaffo allora?”
“ti conosco”
“che risposta è?”
“c’è sotto qualcosa... ti sei fatta qualche idea delle tue e...”
“ma ti senti, Luke?... torna a dormire che è meglio”
“ma...”
“non ne voglio parlare, per te non sento nulla, se non una gran voglia di prenderti a calci perché non mi stai facendo dormire”
“certo, evitiamo di parlarne eh?” mi disse tagliente, girandosi verso il muro.
Sì, mi conosceva.
 
POV
 
C’era una cosa che dovevo chiedere, di vitale importanza... non per me, perché ormai avevo poco di “vitale” ma per qualcun altro di infinitamente più importante di me.
“se la libero deve promettermi una cosa” dissi al vaso.
“sì, satiro, ti farò un autografo sulle corna”
“no, apparte quello”
“cosa vuoi?”
“deve promettermi che troverà un modo per tirarmi fuori di qui”
“forse non sai che dovrei andare contro al volere del fato per...”
“è di vitale importanza che io ritorni in vita... lei non lo sa ma c’è una profezia...” e gli raccontai tutta la storia, come meglio potevo.
“e questo come centrerebbe con la tua voglia di tornare tra i vivi?”
“oh, si ricorda quando le ho detto che ero sull’isola di Polifemo?”
“sì”
“ecco, per interagire con Percy ho instaurato un collegamento e...
“se tu muori muore anche questo figlio di Poseidone... che è il tipo di cui parla questa profezia?”
“proprio così”
“ma tu sei già morto”
“infatti mi chiedo perché non sia qui”
Ed era davvero strano che non fosse già morto anche lui... insomma ero stecchito da un po’, lui avrebbe dovuto essere lì a tenermi compagnia, no?
“ok, hai incontrato gli otri di Dionisio di recente?” si mise a ridere.
“ma è tutto vero!”
“ehi, satiro!”
Caronte mi si avvicinò, facendosi strada tra le anime che gli si appigliavano ai vestiti.
“il limbo ti sta già facendo impazzire?”
“eh?”
Scosse la testa ossigenata, accennando al vaso:
“perché parli con un vaso?”
“perché parli con me?”
“ma che caratterino...” fece per andarsene, scocciato.
“Caronte, traghettatore di anime!” urlò il dio all’interno del vaso.
Mannaggia a Pan, doveva proprio complicarmi la vita così?
Meno persone sapevano meno avrei rischiato di trovarmi dei simpatici mostriciattoli tra i piedi, anche se ero morto non volevo rotture di scatole.
“chi ha parlato?” Caronte si voltò, disorientato.
“è vero quello che dice questo satiro, dalla lingua forse bugiarda?”
“chi parla?”
Il “traghettatore di anime” si guardò intorno di nuovo, fulminando tutta la povera gente che incontrava e che, molto probabilmente, se ne sarebbe rimasta lì per un altro centinaio di anni... tanto per ripicca.
“qui giù!”
Fissò il vaso, poi mi guardò arcigno:
“è uno degli scherzi di voi satiri?”
“esiste davvero una profezia? Un Percy Jackson?” fece il vaso
“Percy Jackson? Oh, quel tipo esiste eccome, ho anche avuto il piacere di traghettarlo... da vivo”
“devo ricredermi, satiro, dici il vero”
“grazie, divino Pan!”
“PAN?!... vuoi dire che qui dentro c’è Pan?!”
Ma non riuscivo a starmene zitto?
“già”
“hai trovato Pan?!”
“già”
“HA TOVATO PAN!” urlò, molte anime lo guardarono scocciati, a meno che non ci fossero dei professori di epica non credevo si ricordassero di quel dio.
“devi portarlo sull’Olimpo....” disse con entusiasmo e sorridendo, falso. “lo porto io”
Capii cosa voleva fare, ma non ero così scemo da acconsentire.
“eh, no, bello... ce lo porto io, non ti prenderai il merito”
“forse hai dimenticato una cosa... sei morto, i morti non escono dal Limbo”
“il divino Pan mi farà tornare normale!”
“nemmeno lui può!”
“scommettiamo?”
“a dir la verità non potrei”
“ecco!”
“chiamiamo le Parche, parlerai con le Parche!”
“le Parche! Avevo una storia con la vecchia Vespa”
“questa mi è nuova” intervenne Caronte
“chiama le Parche, traghettatore!” mi piaceva chiamarlo “traghettatore”, dava l’idea che fosse una sottospecie di autista.
“ma non posso!”
“oh, per le mutande di Zeus” mi alzai, prendendo il vaso sottobraccio.
“che fai?!”
“cos’hai intenzione di fare, satiro?!”
Tutte le anime ci guardarono, chi scocciato e chi sorpreso.
Io mi rivolsi a Caronte.
“non posso lasciare morire il mio protetto!”
E me ne uscii dagli studi R.I.P
Alcune anime, tentarono di imitarmi, peccato che non riuscissero a passare oltre la porta.
“ma cosa...?!” esclamò Caronte, sorpreso quanto me, non mi aspettavo di riuscire ad uscire “torna qui, satiro!”
Prima che potesse farsi strada tra i morti accalcati me la filai, uscendo tra i grattacieli di Los Angeles.
“perché sei riuscito ad uscire, satiro? nascondi qualche dote a me poco affine?”
“non credo”
“allora che dio devi ringraziare?”
“lei?”
“io non ho mosso un dito”
Mi guardai indietro, notando qualche pitbull che mi ricordava vagamente dei segugi infernali.
 “non importa, ormai sono fuori, forse è meglio sbrigarci”
E mi lanciai nel traffico.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

   
 
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