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Autore: aoimotion    26/04/2011    5 recensioni
Spanner e Shoichi. Shoichi e Spanner.
Che gran coppia di amiconi.
Così amiconi che quando si trattava di costruire, programmare, montare, o - perché no? - distruggere qualcosa, erano sempre d'accordo su come procedere. Con calma, sangue freddo, e tanto, ma proprio tanto amore reciproco.
[ Accenni allo shonen-ai ]
[ ATTENZIONE! Ho deciso di rendere questa storia conclusa, perché è l'unico modo che ho per trovare ispirazione per il seguito. Quindi ci sarà una storia direttamente collegata a questa, multicapitolo, che terminerà il tutto. Grazie per l'attenzione. ]
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shoichi Irie, Spanner
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Che gran coppia di amiconi'
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c47 "Allora, cominciamo dalle prime due cifre..."
"Fermo dove sei, fellone!"
"Mh?"
Shoichi fissava il suo coinquilino sgomento, ma era in dubbio chi fosse più sgomento in quel momento, o chi non lo fosse. Era tutto molto confuso, e i neuroni di Irie sentivano chiaramente i loro dendriti evaporare a causa dell'aria che passava per i fori del testone rosso del suddetto, miserabile individuo.
"Spanner..." cominciò aggiustandosi gli occhiali "... sai che cosa vuol dire l'espressione «OOC»?"
"Mh... fammi pensare..."
"Quindi non lo sai!"
"Aspetta Shoichi, ci sto pensando... mh..." Spanner posò carta e penna e si mise a riflettere con espressione concentrata, meditando accuratamente sul significato di quella sigla. "Potrebbe essere... «oggetti oltremodo carini»?"
"Eh? Ma da dove ti vengono certe espressioni?!"
Da Nanami, avrebbe voluto dire. Ma l'amico non gliene diede modo. "Bah, non importa. Quello che stavo dicendo è che stiamo andando in OOC, Spanner. E la cosa è preoccupante."
Era molto preoccupante, effettivamente, andare OOC. Anche Spanner, dall'alto della sua girella biondiccia, sentiva sulle sue zebrate spalle il peso la gravità della situazione. Si accorò, sporgendosi verso Shoichi e sgranando gli occhi come un rospo disidratato. "Acciderbolina, che gran soqquadro!"
La storica intesa che li aveva sempre uniti si fece sentire chiaramente nel momento in cui fu necessario dare una degna risposta all'affermazione del compare. "Ma che caz...?"
"Shoichi, non si dicono le parolacce. Cattiva papera!"
"Ma ci provi gusto nel chiamarmi papera?! S-smettila subito, altrimenti..."
"Altrimenti cosa? Svolazzerai per casa seminando piume e discordia?"
Era quanto mai evidente che Irie Spanner - cognome della moglie - stesse andando in OOC. Il suo sarcasmo aveva qualcosa di nuovo, un sapore strano, nostalgico, che lo spingeva a essere... strano.
"Stureinj..." mormorò dunque grattandosi il mento, nell'apoteosi più gratificante della comprensione altrui a quello che usciva dalle sue labbra.
"Parli in inglese adesso?!"
Shoichi, ovviamente, era in menopausa. Quindi era piuttosto normale che si comportasse in quella maniera, considerando che Spanner - suo marito - non gli lasciava altra scelta.
... Una triste famiglia, la loro. E per fortuna che non avevano ancora avuto figli.
O forse sì?
"Uh? Non me ne ero accorto..." disse lui grattandosi il capo, incerto.
"Ma come devo fare con te..." l'irritazione di Shoichi era palpabile, senza ombra di dubbio. Si tolse nervosamente gli occhiali e vi alitò addosso per pulirne le lenti appannate e mettere a fuoco la ioconda persona lì nei paraggi.
"Vuoi liquefarli?" domandò la suddetta ioconda persona, indicando le lenti con un pigro indice.
"N-non dire idiozie, li sto solo pulendo!"
"Shoichi, andiamo, sappiamo tutti quanto puzza il tuo alito la mattina" fece Spanner con noncuranza, alzando le spalle e grattandosi un orecchio con fare faceto.
Shoichi prese la sua dignità, se la strappò di dosso e la lanciò via, lontano da lui. "Questo non è a-affatto vero! E poi vogliamo parlare del tuo alito, Spanner? Vogliamo proprio parlarne?!"
"Io non voglio parlarne, sei tu che vuoi parlarne."
"Ehmbe'? Mi sembra giusto spendere due parole in proposito!"
"Due parole, appunto. Tipo no comment" suggerì pacato l'amico, roteando gli occhi come una mangusta.
"Spanner, il tuo umorismo non è divertente, hai capito? Mi hai sentito? Non. E'. Divertente. Quindi è inutile che sogghigni, è inutile che adesso mi additi compassionevole, è inutile che mimi il loser, è tutto inutile! Io sono superiore!"
"Appunto, è inutile. E infatti non ho fatto nessuna delle cose che hai appena detto."
Silenzio.
"Spanner, per favore, ti scongiuro: va' all'inferno."
"Va bene" fece lui, accondiscendente "da che parte è?"
Il bullismo atroce si faceva sentire, invero. Shoichi percepì il pericolo gravare sulla sua foresta scarlatta infestata da pidocchi e streptococchi e attivò l'antivairus con l'ombrellino, ovvero Ameato, nella speranza di difendersi dall'occulta personalità di Spanner.
"Spanner, andiamo... sei uno scienziato e non sai da che parte è l'inferno?"
Dalla sua bocca scaturì una risata pregna di ego e presunzione, mentre il neon che illuminava stancamente il soggiorno si incurvò per sparare la sua luce a basso costo energetico sulle lenti di Shoichi, che in questo modo avrebbero acquisito la luminescenza di cui avevano bisogno per potersi considerare da nerd secchione.
Ma qualcosa andò per il verso sbagliato. Si dava il caso, infatti, che proprio in quel momento stesse volando per la loro spoglia dimora un vespone, il quale buzzava allegramente e incessantemente lungo tutto il suo randommoso percorso, e si dava il caso, oltretutto, che tal vespone avesse una particolare predisposizione per le anatre da passeggio.
Quando il vespone cominciò a volare buzzando nel corridoio, le sue antennine a strisce captarono un quackeggio che aveva del magnetico. Incuriosito, il vespone si introdusse in soggiorno e i suoi occhietti vispi e attenti videro una papera che si agitava furiosamente intorno al nulla. Il vespone trovò quell'atteggiamento molto divertente, e si avvicinò alla papera per osservarla da vicino.
"Ah ah ah, oh Spanner, povero ingenuo! Non sai da che parte è l'inferno, eh? Mi chiedo che cosa ti abbiano insegnato in quella stupida università che hai frequentato quando eri più giovane!"
"Shoichi, vorrei ricordarti che frequentavamo la stessa università..."
"Ah ah ah, Spanner non sa dov'è l'inferno, è inconc-"
"BUZZ!"
Il vespone si parò di fronte a Shoichi, accomodandosi sulla punta del suo naso e agitando la zampina in segno di educato saluto.
Ci fu un momento di silenzio.
Spanner fissò il vespone, e ridacchiò divertito.
Il vespone si pulì la zampina perché era un tipo educato e sistemato.
Shoichi tacque, poi aprì la bocca e infine lanciò un grido inumano che si propagò iocondo per tutto l'appartamento.
"GYAAAAAAAAAAAAAAEEEK!"
"Buzz!" Il vespone si allontanò impaurito, atterrando sul neon e scrutando Irie Duck con fare indispettito. Quella era ostilità aperta, per la miseria! L'avrebbe pagata cara, per essersi dimostrato così maleducato!
Il vespone si alzò in volo e partì all'attacco, mirando alla fronte di Shoichi che nel frattempo aveva improvvisato una conga nella speranza di evocare qualche scimmia infernale a cui chiedere aiuto, aiuto che il suo coinquilino gli avrebbe sicuramente negato.
Ma non fece in tempo. Il vespone lo trafisse senza ritegno, e perì nel coraggioso scontro. Anche Shoichi morì, ed entrambi gli esseri pluricellulari caddero al suolo con un tonfo sordo.
Spanner sgranò le pupille, si alzò dal divano e corse sul luogo del delitto. Era... uno spettacolo da gelare il sangue.
"Povero vespone..." sospirò affranto, raccogliendone il cadavere. Si muoveva appena, scosso da una profonda agonia. "Ti darò degna sepoltura, non temere!"
Spanner si alzò da terra e corse via, lasciando che Shoichi imputridisse con comodo. Così avrebbe potuto raccogliere la muffa al suo ritorno e farne un nuovo tipo di leccalecca come regalo di Natale per l'amico, ammesso che fosse sopravvissuto all'incidente.

*

Qualche minuto dopo il giovine scarlatto riprese i sensi. Ad accoglierlo, il volto sorridente e inespressivo al contempo di Spanner, storico coinquilino dall'intuito sopraffino e dal magico pipino. "Ciao, Shoichi."
"S-Spanner!" esclamò lui in un accesso di intelligenza "Dov'è la vespa?"
Il coinquilino lo squadrò interdetto. "Quale vespa?"
"M-ma come quale?! Quella che mi ha punto prima!"
Silenzio.
"Aaah, quella. Ma era un vespone, non una vespa. Era maschio."
"EH?!"
"Non te ne sei accorto? Era maschio", insistette annuendo "era gay."
Silenzio.
"EH?!?" insistette Shoichi, la cui intelligenza lo spingeva a porre quesiti sempre nuovi e vasti all'eterno amico dalla capigliatura ingannevole e sobillatrice.
"Comunque è morto. L'hai ucciso."
Silenzio.
"EEHH?!?!?"
"Però l'ho seppellito degnamente. Mi ha anche detto che ti perdonava, in punto di morte. Ha detto qualcosa tipo... mh... ah, sì: «perdonalo, Spanner, perché non sa quello che ha fatto!»"
COLLASSO.
Shoichi avverti con chiarezza l'esplosione a livello neurale che avvenne all'interno del tuo testone rosso e scompigliato e morbido come pagliericcio misto a sterco di mucca stitica, e ricadde sul pavimento boccheggiando in maniera quanto mai sagace, come del resto si addiceva alla sua brillante personalità di nullafaceto.
Ma Spanner, che era genio e pure malefico, glielo impedì. "Shoichi, mentre tu dormivi io ho decifrato il codice, sabotato la rete e fatto di te il vincitore del Torneo Trespade. Sei contento?"
Il cervello di Irie si paralizzò al sentir quelle parole. Si voltò lentamente verso il coinquilino con la migliore trollface possibile e immaginabile, e disse: "WTF?! LOL BITCH"
Spanner annuì rilassato. "Sì, capisco perfettamente."
COLLASSO.
E fu The end of Nerd.
"Ma come cazzo hai fatto?!"
"Mh, ho rispolverato le mie vecchie conoscenze in campo matematico, il resto era solo pulviscolo cosmico."
Se Spanner si permetteva di parlare di un codice a 231 cifre come pulviscolo cosmico, allora c'era qualcosa che non quadrava affatto. AFFATTO.
"B-be'..." Shoichi tentò coraggiosamente di salvarsi in curva "dopotutto abbiamo frequentato la stessa università, n-no? Ci sarei riuscito benissimo anche io!"
Ma Spanner aveva il propulsore a energia petica e vinse quella corsa, per l'ennesima volta. "No Shoichi... eravamo in corsi diversi."
COLLASSO.
Shoichi divenne color cemento armato. "N-non è vero!"
"Oh, invece sì. Per questo tu sai dov'è l'inferno e io no", disse Spanner con noncuranza, arricciando il suo ciuffo a spirale attorno al dito "semplicemente, abbiamo seguito percorsi diversi. Così tu sai dove si trova un posto che non esiste, e io so decifrare un codice a 231 cifre in poco più di cinque minuti. Direi che le capacità si equivalgono, o no?"
Era un modo come un altro per dire che fra i due amiconi intercorreva un abisso di ignota profondità.
Proprio in quel momento, proprio mentre Shoichi stava per prendere Spanner e violentarlo per fargliela pagare per tutte le angherie subite, una voce interruppe il loro idillio con violenza epica.








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Shoichi aveva dunque realmente vinto il Torneo Trespade? E cosa ci avrebbe guadagnato alla fine di tutta questa storia? Per rispondere a questa domanda... bisognerà aspettare l'avvento di una singolare avventura.






   
 
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