"Sei
un
cretino, James!"
Sentendosi chiamato in causa, il ragazzo alzò la testa,
fissando gli occhi sul
volto del suo migliore amico.
Non solo era evidentemente arrabbiato, ma sembrava persino sul punto di
fargli
una predica... Merlino, che cosa ridicola.
"Detto da te, Padfoot, lo prendo come un complimento."
esclamò,
sorridendo e cercando di smorzare la tensione.
Sapeva perfettamente il motivo per cui Sirius fosse così
irritato e sapeva
anche che quello era solo un modo per nascondere la paura.
Non per se stesso, chiaramente, ma quella sera lui, James, aveva
davvero
rischiato di morire e poteva leggere negli occhi dell'amico il terrore
di
perderlo che doveva avere avuto.
"Guarda che sono serio. Sei davvero il più grande idiota mai
comparso
sulla faccia della terra."
Per
la prima
volta, quella sera aveva iniziato a pensare alla morte come qualcosa di
tangibile e non solo come a un'eventualità.
Lui e James avevano rischiato la vita altre volte da quando facevano
parte dell'Ordine,
eppure non ci erano mai andati così vicini.
Non aveva avuto paura per se stesso, no, ma aveva temuto per il suo
amico
quando l'aveva visto mettersi fra lui e il Mangiamorte che stava
affrontando.
In quel momento era stato paralizzato dal terrore, non aveva pensato
neanche a
un incantesimo decente da pronunciare: era come se tutto il resto del
mondo
fosse sparito, davanti ai suoi occhi c'era solo Mulciber che puntava la
bacchetta contro James.
Era convinto che non avrebbe provato mai più niente del
genere, ma si era
sbagliato alla grande; l'incubo che stava vivendo era persino peggiore.
Scavò il più velocemente possibile tra le
macerie, incurante dei graffi che si
stava procurando sulle mani, sperando con tutte le forze di non trovare
il
corpo dell'amico lì sotto.
A breve James sarebbe comparso alle sue spalle, ridendo per l'ennesimo
scherzo
di cattivo gusto, e lui avrebbe potuto dirgli che era un cretino.
Sarebbe andata così, senza ombra di dubbio, doveva andare
così.
"Lo vedo che sei serio, amico." (*)
Aveva fatto una delle sue solite battute idiote con lo scopo di cercare
di
strappare un sorriso a Sirius, come accadeva ai tempi di Hogwarts.
Si era anche passato una mano tra i capelli, sperando che l'altro
sbuffasse e
alzasse gli occhi al cielo come al solito; tutto pur di fargli passare
la
rabbia.
"James."
L'altro, però, non sembrava avere la minima intenzione di
sorridere, né tanto
meno di cambiare discorso per il momento.
Sospirò, capendo che non aveva altra scelta che affrontare
il problema,
altrimenti Sirius sarebbe stato capace di tenergli il muso per giorni
per
quella sciocchezza.
"Accidenti, Padfoot che fine ha fatto il caro e vecchio Prongs?"
Non era abituato a sentirsi chiamare James, era da secoli che i suoi
amici si
rivolgevano a lui con quel soprannome inventato anni prima.
Il fatto che Sirius continuasse a rivolgersi a lui in quella maniera
non
lasciava presagire niente di buono.
Neanche quando trovò il corpo di James, con il
volto rivolto verso il
suolo, si arrese all'evidenza dei fatti.
Lui si sarebbe presto svegliato, di questo era convinto; a breve
l'amico
avrebbe aperto gli occhi, l'avrebbe guardato e gli avrebbe detto che
era stato
un idiota a cadere in quello scherzo.
Certo, a quel punto gli avrebbe come minimo spaccato la faccia per lo
spavento
che gli aveva fatto prendere, ma l'importante era che il ragazzo stesse
bene.
I secondi, però, e successivamente i minuti stavano passando
in fretta e nessun
segno di vita proveniva dal corpo che stava stringendo tra le braccia.
"James, falla finita."
"Sei un idiota, ho capito che si tratta di uno scherzo.”
"Lily ti ucciderà per questo e io l'aiuterò,
sappilo."
"E dai, rispondi."
"... JAMES!"
"Sparito,
insieme alla tua intelligenza."
Doveva ammettere che si era sentito rivolgere più insulti
quella sera dal suo
migliore amico che da Piton in sette anni, era un record di cui andare
fieri.
In altre circostanze, si sarebbe finto offeso, per poi scoppiare a
ridere e
iniziare a litigare scherzosamente con Sirius.
"Padfoot, è tutto a posto, davvero."
Rimase a guardare il suo migliore amico sgarrare gli occhi a quelle
parole, per
poi scuotere la testa e stringere le mani con forza.
Per un folle momento, James pensò che avesse intenzione di
dargli un pugno,
invece l'altro si limitò a colpire la parete.
"Dannazione, no che non lo è! Che ti è saltato in
mente di intervenire
senza bacchetta, eh? Mulciber poteva ucciderti!"
Fu
quello il
momento in cui accettò la verità; non si trattava
di uno scherzo, il traditore
era Peter e James non rispondeva perché era...
Non riusciva neanche a pensare a quella parola, eppure la
realtà era davanti ai
suoi occhi e non poteva continuare a negarla.
Non c'era traccia di Lily e neanche di Harry, probabilmente erano
entrambi
rimasti intrappolati al piano di sopra, in parto esploso.
Chissà cos'era successo, si trovavano già in
stanze diverse oppure James aveva
cercato di guadagnare tempo e di fare fuggire sua moglie e suo figlio?
Non sapeva neanche lui perché si stesse concentrando su quei
dettagli
insignificanti, probabilmente la sua mente stava cercando una via di
scampo
alla realtà che ben presto avrebbe dovuto affrontare.
Respirava a fatica e aveva un groppo in gola decisamente fastidioso, ma
quello
era niente in confronto alle sensazioni che lo investirono quando
riportò gli
occhi sul volto dell'animo.
Aveva le palpebre chiuse e gli occhiali si erano rotti, probabilmente
per la
violenza dell'impatto con il suolo; intorno a lui non c'era nessuna
traccia
della sua bacchetta
Non si sarebbe stupito se lui si fosse messo tra la moglie e Voldemort
disarmato pur di proteggerla, dopo tutto in passato aveva
già assistito a una
cosa del genere, no?
"Beh, stava per attaccarti, ma tu stavi combattendo con Rosier e mica
potevo
rimanere fermo a guardare..."
Si fermò senza finire la frase, perché a dire il
vero non sapeva bene neanche
lui che cosa aggiungere.
Avrebbe voluto dirgli tante altre cose, come il fatto che bacchetta o
non
bacchetta non sarebbe mai riuscito a non intervenire, che aveva agito
di
impulso e che l'avrebbe rifatto dieci, cento, mille volte se questo
fosse
servito a garantirgli la sicurezza di Sirius, eppure per qualche
ragione rimase
in silenzio senza parlare.
"E invece dovevi, James! Come pensavi di contrastare un'Avada Kedavra a
mani nude?"
Il ragazzo rimase a fissare l'amico per qualche secondo, perplesso; non
si era
aspettato niente del genere quando la battaglia era finita.
Aveva pensato che lui e Sirius si sarebbero fatti due risate
sull'accaduto,
com'era loro abitudine, e che avrebbero sfottuto i Mangiamorte per
essere
riusciti a sfuggirgli da sotto il naso, quando erano persino in netta
inferiorità numerica, per cui non capiva davvero a capire il
comportamento
dell'altro.
"Ma si può sapere che diavolo ti prende stasera?"
Non
sapeva
per quanto tempo fosse rimasto lì fermo a osservare il corpo
senza vita di
James; il cuore gli batteva talmente forte nel petto da rischiare di
uscirgli
fuori da un momento all'altro.
Sarebbe stato meglio, in fondo cosa poteva fare con un cuore
perfettamente
funzionante se il suo migliore amico era morto? Assolutamente niente,
avrebbe
preferito morire lui, sarebbe stato di gran lunga meglio.
Doveva esserci un modo per invertire le cose, per sacrificarsi in modo
da
riportare l'altro indietro e poco importava se Silente ripeteva in
continuazione che non esisteva niente per richiamare
dall'aldilà i morti,
doveva trovare una soluzione...
Peter, ecco la soluzione!
Si alzò improvvisamente, maledicendosi per non avere pensato
prima a
quell'idea; dannazione, che stupido era stato, aveva perso del tempo
per
niente.
Doveva trovare Peter e ucciderlo, semplice... il suo tradimento aveva
causato
la morte di James, per cui le due cose dovevano essere legate, no?
Magari se
fosse riuscito a togliere di mezzo quello schifoso voltagabbana avrebbe
potuto
invertire gli ordine degli eventi, doveva essere così per
forza, avrebbe
riavuto James...
"PETER!"
"Che mi prende? Stavi per farti ammazzare per proteggere me, ecco che
mi
prende!"
Sentendo quelle parole, James capì finalmente dove Sirius
volesse andare a
parare; stava per caso cercando di dirgli che non valeva la pena di
rischiare
la vita per uno come lui, per caso?
Si alzò in piedi, istintivamente, raggiungendo l'amico e
posandogli le mani sulle
spalle; adesso era lui quello arrabbiato, la situazione si era
capovolta nel
giro di pochi secondi.
"Ascoltami bene, Padfoot, testone, sei mio fratello e io non ti avrei
mai
lasciato nei guai e se questo significa dovere combattere contro
Voldemort senza
bacchetta... beh, io ci sto. Tutto pur di aiutarti."
"Che cosa hai detto? Tuo... fratello?"
"Certo, non dirmi che non lo sapevi!"
James vide l'espressione di stupore che passò sul volto
dell'altro nel sentire
quelle parole e sorrise; aveva capito perfettamente che il problema
fosse
quello. Sapeva anche quanto per Sirius fosse difficile esternare
chiaramente i
sentimenti che stava provando in quel momento, lo capiva da come
l'amico si
stava torturando le labbra, per cui scosse la testa sorridendo, come a
dire che
non aveva bisogno di parole.
"Bene, ora che è tutto a posto puoi anche chiamarmi di nuovo
Prongs, con
quel James sembri mia madre."
"Non ti chiama Jamie lei?"
"SIRIUS!"
(*)
Battuta triste e
scontata di James riferito al fatto che “serio” in
inglese di dica “serious”,
parola che si pronuncia appunto “sirius”.