“
Allora,
dai, che cosa conosci?
“
Io…” disse
guardandosi intorno. Poi mi fissò intensamente. Cercai di
non abbassare lo
sguardo, anche se era un’ardua impresa.
“
Fammi
capire, Evans. Questo è una specie di…
appuntamento?” domandò.
“ No,
è solo
una specie di… conversazione. Dai, dimmi” dissi
cercando di focalizzare la mia
attenzione solo sui versi shakespeariani.
“
Bhè… ‘ Oh
Romeo, perché sei tu Romeo’…”
“
Troppo
famoso. Quello lo so anche io” ammisi. Sorrise.
“ A me
piace. È molto realistico. Insomma, anche io
l’avrei detto se fossi stato
Giulietta” disse sfoderando un’aria da
intellettuale. Cercai di non ridere.
“ Per
certi
versi sì” dissi. “ Insomma, le loro
famiglie non volevano che stessero insieme,
e lei gli fa capire di come ciò sia assurdo. Ma alla fine,
non c’era neanche
bisogno di persuaderlo. Se due persone si amano, tutto il resto non
conta”
dissi con semplicità.
“
Sì, in
questo caso sì, perché si amavano tutti e due.
Hai ragione. Ma se fosse stata
solo Giulietta a essere innamorata e Romeo non l’avesse
voluta per via del suo
nome…” ipotizzò.
“
Sì, in
quel caso secondo me Giulietta avrebbe fatto bene a ricordare a Romeo
che il nome
non è poi così importante.
“
Anche tu
sei convinta che il nome di una persona non sia poi così
importante quanto ciò
che davvero è?” chiese serio. Mi voltai un
secondo. Intravidi Severus, insieme
alla sua comitiva. Stava con tutti Purosangue. Non poteva perdere tempo
con una
Mezzosangue come me.
“
Già. Così
dovrebbe essere, a mio parere” ammisi. Lui annuì.
Mi incupii parecchio. Il
pensiero di Severus mi aveva scosso.
“
Comunque”
andai avanti cercando di distrarmi. “ Che altro
sai?” prese un respiro profondo.
“Parla
ancora, angelo luminoso, sei così bella, e da
lassù tu spandi sul mio capo
tanta luce stanotte quanta più non potrebbe riversare sulle
pupille volte verso
il cielo degli sguardi stupiti di mortali un alato celeste messaggero
che,
cavalcando sopra pigre nuvole, veleggiasse per l’infinito
azzurro!” recitò
guardandomi. Mi lasciò stupita.
“
Questo era
difficile!” dissi. Lui si alzò.
“
Già…
difficile… ma ce l’ho fatta, no?” chiese
sorridendo in modo beffardo. Quanto lo
odiavo quando faceva così.
“
Sì,
complimenti” dissi quasi sarcastica. Ma che gli prendeva.
Mistero. Oscuro e
celato mistero.
“
Bene, ora
vado. Mi dispiace di averti fatto perdere tempo”
affermò. Si voltò. Mi alzai
anche io.
“
Potter, ma
che è successo?” chiesi guardandolo di spalle. Mi
guardò voltandosi lentamente.
“
Niente, ho
capito il senso di ciò che ho detto” disse. Ma era
stupido?
“ Wow,
sei
un genio, Potter” replicai innalzando ancora una volta quella
barriera
sarcastica che usavo solo con lui.
“
Sì, in
poca sostanza, dice che lei è più bella di un
angelo, diciamo” borbottò.
Annuii.
“
Sì, è
così.
“
Questo
Romeo è davvero stupido” commentò. Mi
scaldai subito.
“
Perché,
Potter, tu non diresti mai una cosa del genere, vero? Troppo smielato?
Sai com’è,
quando un uomo ama una donna, di solito dice queste cose, non come te
che non
sai neanche cosa sia l’amore” dissi velocemente. Mi
guardò stupito,
scrutandomi.
“ Ma
che hai
capito? Fossi stato Romeo, neanche avrei paragonato Giulietta a un
angelo. La
donna amata non può essere paragonata a niente, per quanto
è bella e
splendente. Insomma, tu sei così bella
che…” si interruppe. Spalancai la bocca
meravigliata. Lui si mise una mano sulla bocca.
“ Volevo
dire… Giulietta!”affermò andandosene.
Mi lasciò lì, da sola, sotto
quell’albero.
Ripeto, Potter era un mistero. MISTERO. Non l’avrei mai
capito davvero. Che mi
stesse prendendo in giro?