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Autore: UlquiorraSegundaEtapa    27/04/2011    2 recensioni
Ed ecco qui un'idea carina e divertente che ho finalmente deciso di postare, per potermi allontanare un attimo dalla mia long fic, alla quale mi dedicherò appena finita questa.
Questa storia racconta di un nuovo torneo, diverso dal Football Frontier, in cui le squadre partecipanti saranno le vostre, più una mia. Comunque è spiegato tutto nella premessa, dove è anche illsutrato come dovranno essere le schede e ci sono le varie spiegazioni.
Spero che vi piacerà, perchè è un'idea sulla quale lavoravo da circa un mesetto, e spero che sarete in molti a partecipare.
Grazie in anticipo a tutti quelli che collaboreranno
Genere: Comico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1:PRESENTAZIONI-1 PARTE(DARKSTAR)

 

 

 

No, decisamente non avevo mai adorato viaggiare in aereo, e il fatto che il mio amico Dave continuasse a ripetersi che non doveva mangiare quattro cotolette fritte prima di partire non migliorava decisamente la situazione.

Comunque, in quel momento, il mal di stomaco era il problema minore: tutti noi eravamo ansiosi di atterrare sulla Maktar Island, luogo che avrebbe ospitato un nuovo torneo che era ormai alle porte.

Leggevo distrattamente un libro, che mi ero portato dietro per svago, ma tanto sapevo che non sarebbe servito a molto: quando non sai che fare, in aereo, finisce sempre che o guardi un film, o ascolti la musica, o leggi.

Ma finite queste tre principali attività non rimane altro che pensare. Ed era esattamente ciò che io stavo facendo, mentre fingevo di leggere: pensavo a che cosa ci avrebbe riservato questo torneo.

Poi la voce del comandante si diffuse attraverso i microfoni: "Va bene Team Darkstar, ora potete anche guardari fuori dal finestrino:stiamo per atterrare! "

Subito, tra mormorii vari, osservammo ciò che si trovava sotto di noi: stavamo sorvolando un'isola di modeste dimensioni, con uno stadio altrettanto grande, interamente di ferro, con pareti grigie e costruito con forme originariamente rotonde, ma forzato ad essere quadrato.

Un rotondo squadrato ecco come potrei definirlo: sopra ad esso vi era un buco rettangolare che permetteva d'intravedere un grande prato verde. Ssospirai: fra poco sarebbe iniziato tutto, finalmente.

Il nostro coach poggiò il giornale che stava leggendo e si alzò in piedi: -Preparatevi: una volta a terra andremo in albergo a posare i nostri bagagli e poi ci avvieremo verso lo stadio per la presentazione delle squadre! -ci disse perentorio.

-SI! -rispondemmo in coro, poi prendemmo le nostre borse e ci preparammo all'atterraggio. Cavolo che rapidità: nemmeno il tempo di osservare le stanze che già dovevamo presentarci allo stadio.

***

Non appena l'aereo fu atterrato, con i borsoni a tracolla, preceduti dal coach, ci dirigemmo in albergo. Passammo in mezzo ad un villaggio popolato da persone che, non appena facemmo il nostro ingresso, ci riconobbero ed iniziarono ad urlare.

E meno male che non avevamo ancora indossato le uniformi. Le strade erano di pietra, e le case alquanto modeste: a prima vista si sarebbe detto un comune paesino di campagna, se non fosse per il fatto che si trovava vicino ad un mega-stadio da calcio.

L'albergo non era diverso dall'altro che avevo visitato: stesso edificio, con più piani, stessa moquette, stesse pareti, stesse porte in legno. Solo le stanze erano alquanto diverse, o almeno così potei giudicare osservando la mia: c'era un unico letto attaccato alla parete, rifatto, un mobiletto accanto ad esso, un piccolo bagno con le pareti bianche, e un balcone che dava sul fronte dell'edificio.

Nulla di particolare: nemmeno la presenza del letto singolo mi dava fastidio, ero abituato a dormire da solo. Quando si è in una squadra di undici membri, qualcuno deve perforza rimanere da solo, e perchè non io.

Mi aiutava a riflettere: mai nessuno che mi rompeva le scatole o cose simili, solo pace e tranquillità. Quindi, poggiai il mio borsone sul letto, presi la mia uniforme, me la infilaì, e raggiunsi gli altri, che intanto iniziavano a raggrupparsi fuori dall'edificio.

La divisa della nostra squadra mi era semrpe piaciuta: calzoncini violetti, e una maglia rossa con sopra disegnato un astro nero stilizzato. La fascia del nostro capitano-il mio amico Lance-era gialla, mentre la divisa del nostro portiere era nera con pantaloncini blu.

-Angel, si può sapere quanto cavolo ci mette Shira?! -chiese il coach alla mia compagna di squadra. Angel aveva i capelli neri racchiusi in una chioma, e gli occhi color nocciola.

Era simile a Shira, con la differenza che lei aveva i capelli di una tonalità più tendente al castano. Nella nostra squadra avevamo quasi tutti i capelli e gli occhi scuri: Lance aveva i capelli castani e gli occhi marroni, io capelli e occhi scuri, Jame-il nostro portiere- idem con i capelli ricci, Ggio con i capelli e gli occhi marroni, Dave con i capelli neri e gli occhi marroni e Alex-il più alto-uguale con i capelli leggermente ricci e gli occhi scuri.

Si differenziava solo la nostra amica Keyline, che aveva i capelli biondi e gli occhi celurei, e anche i due gemellini Rob e Steve, bassi di statura, con un ciuffo biondo a testa che gli spuntava dal centro della fronte.

-Non lo so, allenatore, lei lo sa che è lenta come la fame! -si lamento Angel. Il coach sbraitò: -Bah, Keyline, anche tu sei in camera con loro: che fine ha fatto?

Lei sussultò: non capivo perchè, ma ogni volta che la si chiamava, si sfiorava o cos'altro, lei sussultava. -Be si, ha detto che doveva prepararsi.

Prima che il coach potesse dire qualcos'altro, Shira scese giù senza fiato: -Eccomi! -disse semplicemente. L'allenatore alzò gli occhi al cielo: -Finalmente! Andiamo, Team Darkstar.

E senza aggiungere altro c'incamminammo verso lo stadio, anzi...verso una nuova sfida!

  
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