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Autore: Jazz Hyaenidae    28/04/2011    1 recensioni
E' la storia di Fresco, personaggio brutto, malconcio, deformato nel suo aspetto fisico per aver le braccia più lunghe rispetto al resto del corpo; circondato da un contesto sempre più grottesco. Il racconto ha il proposito di giocare sulla moralità della società moderna.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La condizione migliore per un essere non-umano”

 

La primavera era sbocciata da tempo; in una domenica pomeriggio insipida come della pasta cucinata da lui stesso. Erano giorni di una estenuante ricerca emotiva, o una ricerca di motivazioni per andare avanti. Gli ultimi concerti di Rossini squillavano nell'appartamento come strumenti d'altri mondi in una realtà decadente in bianco e nero. Topo d'appartamento; questo era, questo gli era rimasto dopo esser stato licenziato dal suo capo.
Cercò in un mobile vecchio; un mobile in legno molto distrutto dal tempo. Un'anta cadde per terra sollevando una nube di polvere.
-Dov'è l'ho messo quel dannato deodorante per l'ambiente?- Lo trovò subito dopo averlo chiamato.
Era tra i libri di Lulà; riviste di fotografie erotiche.
Prese una cartina e ne fece una miscela di tabacco. Diede qualche primo tiro, poi si mise a sedere ad un tavolo vicino la finestra.
-La condizione migliore per un essere non- umano è lasciarsi uccidere dalla vita. Sono dunque un inetto.-
-Stai fumando nuovamente quel deodorante per l'ambiente?-
-Sì, fatti un tiro ragazza... dovresti rilassarti un po'.-

Lulà si avvicinò con un camminato danzante che era solita portare, ma al quale Fresco poche volte aveva dato attenzione. Una magra ma formosa ragazza dai capelli neri e lunghissimi. La grazia e la leggiadria di un camminato piumato.
-E se ci rilassassimo in un altro modo Fresco?-
-Ragazza tu sei malata...ed io.. sono...in una condizione non umana.
-Tu hai voglia, lo sento..
-Sono solo frustrato. Dovrei fare del tuo corpo un oggetto su cui sfogare la mia stanchezza?
-Fai di me quello che vuoi.
-Lo vedi che hai dei problemi? Ansimi che il mondo ti consumi, poi rammenti ai tuoi amici che sei violentata giornalmente dal corso degli eventi. Prova a vivere anziché lasciarti vivere no?-
La ragazza si irrigidì.
-Cosa ne sai tu di me? Pensi di poter sapere come mi sento io? Io non ho amici, proprio per questo tu non mi conosci!
-Non sto dicendo come ti senti, sto dicendo cosa sei. Una puttana ecco... aggiungiamo che sei una puttana senza amici. - Lulà prese un tagliacarte fermo sul tavolo del soggiorno, dove avveniva l'accesa conversazione. Glielo puntò contro.
-Non eccetto questo tipo di discorsi da uno che ha appena messo incinta la propria ragazza facendosi anche licenziare dal lavoro!
-Non accetti la realtà e questa tua condizione che provi a darti, è solo un enorme capriccio; smettila di fare la bambina e posa quel tagliacarte!
-Sei una merda proprio come tutti!!- Fu un solo istante quello a dettare l'evento. L'istante necessario a portare l'oggetto tagliente al costato. Puntato contro se stessa, lo conficcò nella carne, così da provocare un rumore trucido che più che alla vista, colpì alle orecchie di chi era fermo davanti a lei.
Lulà aveva così portato avanti di livello una serie di gesti che giornalmente cercava di compiere ad una fine drammatica. Ora era gravida per terra, con un respiro divenuto improvvisamente affannato.
-Merda..!- Disse Fresco correndo in cucina. Poi prese una pezza bagnata e la mise sulla ferita dove l'oggetto era ancora conficcato.
-Sei una stronza Lulà, maledico il giorno in cui ho accettato di farti venire in questo fottuto appartamento.-

Fresco citofonò nel giro di pochi secondi ad una porta della stessa palazzina dove aprì Geltrude; una ragazzina vestita come un bambola.
-Ehm Michele, mi sa che questo vuole te.-
Michele era seduto sul suo divano sgualcito; con una canna in bocca giocava da tre giorni, interrottamente, ad un videogioco chiamato “La Furia”.
-Porca puttana Michele hai smesso di uccidere democristiani in quel videogioco??
-Chi cazzo è che rompe di domenica pomeriggio?
-Michele sono Fresco, devi prestarmi la macchina..è urgente Lulà questa volta stava per uccidersi davvero!
-Geltrude dagli le chiavi e digli di non rompermi il cazzo per i prossimo venti giorni... e dite a quella stronza che se vuole morire e libera di farlo.. ma non di domenica, che dio la maledica a quella baldracca!
Geltrude prese le chiavi di una Uno Turbo dicendo:
-Usa il freno a mano... i freni sono fuori uso.

 

Lulà fu così stesa sul sedile posteriore della Uno in cui regnava un intenso e marcio odore di sperma e sangue coagulato.
-Che tipaccio Michele e Lulà?? Proprio un tipaccio... Lulà? Cerca di starmi sveglia cazzo.
-Lo vedi che quando vuoi sai essere carino con gli altri Frè?- La ragazza cacciò parole con netto affaticamento e sibilando suoni del tutto incomprensibili, stranamente sorrideva.
-Cosa stai dicendo Lulà? Ti sei conficcata una lama di 10 centimetri nel corpo. Maledetta, avrei dovuto lasciarti morire nel soggiorno del mio appartamento.
-Proprio così...
Scesero dalla macchina, lei aggrappata a lui; sorridente ma del tutto bianca in volto e stremata dal dolore. Al pronto-soccorso venne incontro un'infermiera.
-Cos'è successo?
-Sono inciampata sul tagliacarte, che non lo vede?-Disse il corpo di lei ciondolante.
-Stiamo qui a prenderci in giro?-Aggiunse Fresco con aria nervosa all'infermiera.
Erano passate tre ore, da quando Lulà era entrata nella stanza medica. Fresco si era appisolato in una stanza d'attesa.
-Ei giovanotto... sveglia!-Si svegliò di soprassalto quando un uomo, un anziano avvolto da un inquietante velo d'ombra che ne oscurava il volto.
-Chi è lei, cosa vuole da me?-
-O niente... volevo solo ridarle il suo taccuino; deve esserle caduto mentre dormiva.
-La ringrazio, molto gentile da parte sua.
-Mi scuserà se mi sono permesso di darci un'occhiata.
-Come scusi? Questa è una cosa scorretta!
-Lo so, lo so perfettamente e mi perdoni.. e mi faccia dire che non è stata la situazione a tentarmi quanto il suo volto singolare.
-Il mio volto? Cos'ha che non va il mio volto?-
-Ahhaha non ha niente che non va il suo volto. Direi che è perfetto! Comunque mi sono permesso di aprirlo e di leggere le sue poesie. Fiabe.. poesie per bambini? Filastrocche? Lei è un compositore bello che particolare sa?
-Ah, le piacciono?-
-No, sono abbastanza pessime direi.
Fresco si fermò a guardare il tizio, lo scrutò dalla testa ai piedi, notando in particolare il gilet che indossava sotto la giacca e dal quale spuntava un cravatta bordeaux.
-Lei è un letterario per caso?
-Me lo chiede guardando il gilet? Sì lo sono stato per un tempo abbastanza lungo...come sono stato un giornalista, un critico musicale..
-Non le piacciono le mie poesie?
-Lei stesso non le definiva poesie prima di ieri, come mai lo fa proprio ora?
-E' vero, beh... ieri scrivevo per una rivista. Oggi mi trovo senza lavoro.
-Capisco, ieri era un lavoratore, oggi avverte la necessità di essere un'artista.
-Capirà anche il mio stato di confusione, stavo per perdere un'amica qualche ora fa... per tentato suicidio. Cosa vuole che me ne importi di essere un'artista?
-La sua amica sta bene. In quanto alle sue poesie, non deve preoccuparsi... troverà della gente in grado di comprenderne il significato profondo. Il suo malessere giungerà a qualcuno, forse non ai bambini d'oggi; anzi sicuramente non ai bambini di oggi.
-Posso sapere il suo nome?
-No che non lo può sapere il mio nome.
-Lei però si è permesso di leggere il mio taccuino, ha dato giudizio ai miei versi, ha pure azzardato un pronostico del tutto contraddittorio al suo parere... e ora non mi dice il suo nome?
-Dovrebbe smetterla di cercare di incidere nella realtà di questo tempo. Perché lei cerca di fare questo tramite le filastrocche rivolte ai bambini vero? Ma sono solo oscenità in quel senso.
A lei i bambini non piacciono neanche.
-Tutte queste cose che lei crede di sapere, c'entrano qualcosa con il suo lavoro? Possono in qualche modo aiutarmi? Magari lei è quei solo per il puro piacere di snervarmi.-
Qui l'anziano, avvolto da un'ombra sempre più fitta, assunse un tono più incisivo e marcato.
-Ovvio che c'entrano con il mio lavoro. Sono un critico... oltre ad essere un uomo che non ha più una collocazione temporale. Mi stai chiedendo un aiuto? Devi smetterla di scrivere filastrocche e iniziare un lavoro romanzesco, ti è chiaro??
-Io? Io ho smesso di andare a scuola alle medie, pensa sia veramente in grado di scrivere un romanzo? Più che la capacità mi mancano le basi letterarie.
-E' questo il punto mio giovane amico. Non sto dicendo che scriverai un buon romanzo. Devi dare vita ad un'opera che rappresenti il tuo vivere. Bada bene, che ne riservi il tuo stato d'animo e che ne esponga il tuo vivere in tutti i suoi aspetti. Esci dai tuoi intenti di colpire il sistema, non ci riuscirai mai tu. Le basi letterarie puoi trovarle per strada; è necessario guardare bene. La vita che conduci può essere il tuo vantaggio.
-Ho come l'impressione che lei stia cercando di dirmi che mi conosce pur non volendo palesarne il fatto.
-Ebbene non ti conosco, ma posso scavare nel tuo volto e prenderne i contenuti della tua espressione costantemente arrabbiata.
-Non sono arrabbiato.
-Invece lo sei...sebbene mostrarlo agli altri ti fa rabbia.-L'anziano sorrise.-Il disprezzo che hai verso i fattori che incidono su di te, e l'esistenza degli esseri umani, non può che portati in altri luoghi paralleli a questo mondo e a questo tempo. Rischi solo di scappare via da ciò che vuoi veramente e se invece, tu hai un obiettivo, e so che tu hai un obiettivo, devi essere in grado di cogliere i tramiti giusti per arrivarci. Come dire.. che la sola rabbia non porta da nessuna parte. Gli attacchi diretti e spiccioli che fin ora credevi di portare avanti non serviranno proprio a nulla.
-Lei è un pazzo.
-Sono stato anche quello al mio tempo. Ora prendi appunti giovane, perché non ho altro tempo da perdere con te. Cerca le “Cinque Terre”, vedrai che potranno esserti di aiuto. Reputati fortunato ad aver salvato la sua amica anche se so, che se fosse stato un giorno diverso, l'avresti lasciata sanguinare nell'appartamento per ore.
-Ei ei aspetti.. le Cinque Terre... ma lei chi è??
L'anziano si alzò e usci dalla sala d'attesa mentre Fresco rimase seduto come impalato dalla situazione. Per meglio spiegare però, era immobilizzato mentre una sensazione di terrore lo prendeva alle spalle; come se avesse appena parlato con un fantasma.
Si svegliò e capì che aveva soltanto dormito o magari era una giustificazione a quello strano incontro. Verificare. Non rimaneva altro. Sul taccuino non c'era scritto niente. Però aveva ancora in mente quel nome “Le Cinque Terre”.

   
 
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