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Autore: Tahoe    28/04/2011    1 recensioni
Per quelli che non lo conoscono ancora Tahoe e' un romanzo tra il fantasy il romance e il paranormal. Provate a leggere e ditemi che ne pensate! ciao
A tutti gli altri dico: Scusate!!! Ho erroneamente cancellato tutti i capitoli. Provo a reinserirli. :)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La casa di Mr.Stweart era una bellissima villetta di legno dal design tipicamente moderno.

Era affacciata sul campo da golf, aveva un giardino ben curato, il tradizionale patio che le girava tutto intorno, un dondolo sotto il portico e una bella casetta sull’albero che denunciava la presenza di bambini in casa.

Parcheggiammo la macchina in garage e iniziammo a scaricare le valigie.

Subito, una bella ragazzina dai capelli neri e corti, fece la sua apparizione dalla porta: «Ciao papà!»

«Ciao tesoro, ti presento Camilla.» rispose Mr.Stweart mentre scaricava i bagagli dalla macchina, «Camilla! Questa è Lily, la maggiore delle mie figlie.»

«Ciao! Piacere di conoscerti!», «Piacere mio!» ci stringemmo la mano scambiandoci una prima e frettolosa occhiata esaminatrice.

«Papà, papà! Mi hai portato una bambola da San Francisco?» irruppe correndo una bimba con due trecce stropicciate che sembrava già pronta per andare a dormire.

«Questa invece è il mio piccolo tornado, Daisy.» specificò orgoglioso abbassandosi per afferrare la figlia che gli correva incontro a braccia aperte. La sollevò riempiendola di baci e indicandomi le disse: «Daisy! Questa è la tua nuova sorella.»

«Me l’hai portata al posto della bambola?» chiese stupita e un po' delusa la bambina.

«Beh … diciamo pure che è così. Che ne dici? La teniamo o la riporto indietro per una bambola nuova?» le chiese ironico Mr.Stweart.

Daisy sembrò prendere in seria considerazione la proposta del padre e, analizzandomi scrupolosamente da capo ai piedi, dopo qualche secondo sentenziò: «Va beh papà, ma almeno potevi prenderne una un po’ più piccola, così ci potevo giocare meglio!» Scoppiammo tutti a ridere; quella spontaneità mi conquistò all'istante.

Entrammo in casa.

La porta d’ingresso si apriva sull’ampio soggiorno a doppio volume, le grandi travi di legno del tetto a capanna rendevano la stanza particolarmente calda e accogliente. Sul lato opposto all’ingresso, una vetrata a tutta parete incorniciava il panorama del lago al tramonto.

Quella visione mozzava il fiato: il fascio di luce che filtrava dalla vetrata avvolgeva l’ambiente rendendolo quasi vellutato. Tre divani rosso cremisi, a ferro di cavallo, raccolti intorno ad un caminetto di proporzioni smisurate, materializzavano quello che sembrava essere il cuore della casa.

Sulla sinistra del soggiorno si intravedevano la cucina e la sala da pranzo, sulla destra la sala televisione dalla quale vidi sopraggiungere una signora dall'aspetto dolce e sorridente.

«Ciao Camilla! Io sono Beth, sono molto felice di averti qua con noi.» Mrs.Stweart mi si avvicinò con naturalezza e mi strinse a sé in un caldo e materno abbraccio.

«Piacere di conoscerti Beth!» le risposi meravigliata da tanto calore e naturalezza.

«Lily perché non mostri a Camilla il resto della casa?» e aggiunse, “Falle vedere la sua stanza e spiegale un po’ come funziona, okay?»

«Certo mamma! Vieni Camilla, lascia pure qui le valigie, le prendiamo dopo. Seguimi!»

Superammo la sala della televisione.

«Questa scala porta nel seminterrato.» mi spiegò Lily calandosi nei panni del perfetto Cicerone, «Qua sotto abbiamo questa enorme stanza,... è come un secondo soggiorno, lo uso spesso quando vengono le mie amiche. Da questa vetrata puoi uscire direttamente in giardino se vuoi, ma ti consiglio di fare attenzione alle palle da golf...» disse sorridendo, «Abbiamo già cambiato due volte il vetro della finestra!» aggiunse allusiva. «Sul retro invece ci sono tutti i locali accessori: cantina, lavanderia, dispensa, ripostiglio...»

Dopo aver passato in rassegna tutte le stanze velocemente, risalimmo le scale e Lily aprì una grande porta modanata che si trovava alla sua sinistra.

«Su questo lato della casa c’è la master-bedroom dove dormono mamma e papà... la camera di Daisy, che usa solo per giocare visto che dorme sempre con loro... e una camera per gli ospiti.» Mi mostrò tutti gli ambienti lasciandomi qualche secondo per familiarizzare con la casa, poi si affrettò a richiudere diligentemente tutte le porte e con un sorrisetto malizioso disse: «Ma noi... stiamo sull’altro lato della casa. Ala sinistra! Seguimi!»

Riattraversammo la sala tv, il grande soggiorno dove avevo lasciato le mie valigie e la sala pranzo.

«Questa è la mia camera!» disse Lily oltrepassando la porta che delimitava l'ala sinistra della casa, «Come vedi è grande quanto quella di mamma...» disse orgogliosa, «...lei ci ha messo due letti sperando di convincere Daisy a dormire con me,...» scosse la testa e mi fece una smorfia d’intesa, « Beh ... per il momento niente da fare, lo usano le mie amiche quando rimangono a dormire qui.»

Avanzammo lungo il corridoio.

«Quella in fondo è camera tua!» proclamò felice. «Vieni che ti faccio vedere. Non ha la vista sul lago come la mia, ma ti assicuro che il bosco ha il suo fascino. Che ne dici?» concluse spalancando la porta.

Entrai nella stanza con circospezione, ma fui subito investita da un’ondata di incomprensibile familiarità. Mi sentii subito a casa. La camera era bianca e particolarmente luminosa. Sulla destra c’era un letto a baldacchino, misura francese, ricoperto di cuscini color pastello, e un armadio a muro che occupava tutta la parete. Sulla parete opposta all’ingresso, c’erano due grandi finestre, una davanti al letto, e l’altra davanti alla quale era stata sistemata una grande scrivania in legno bianco. Tra le due finestre, che dominavano l’intera prospettiva della stanza, faceva bella mostra di se una libreria, stile coloniale, completamente vuota. Sul lato sinistro della camera c’era la porta del bagno. Avanzai titubante per dare un’occhiata. Era tutto semplicemente perfetto, sembrava il set di una soap opera, tanto era impeccabile. L’arredamento, le decorazioni, l’abbinamento dei colori usati per la tappezzeria, tutto ineccepibile. Era una realtà così diversa dalla mia casa in Italia che per un momento credetti di sognare.

«Vado a prenderti le valigie così puoi iniziare a sistemare le tue cose, se vuoi!» mi disse uscendo dalla stanza.

«Grazie Lily, vengo con te».

 

Non impiegai molto a disfare i bagagli. Il contenuto di quelle due enormi valigie nelle quali avevo racchiuso tutto il mio mondo e i ricordi di una vita, sembravano ben poca cosa adesso.

Ripensai a quanto tempo avevo impiegato per farle. La cernita delle cose da portare e di quelle da lasciare era stata lunga e dolorosa, ma adesso che le avevo svuotate, quell’enorme camera bianca le aveva inglobate senza perdere niente del suo impeccabile stile da stanza d'albergo. Pulita, formale, semivuota e totalmente priva di personalità. Con il passare del tempo l’avrei resa più personale, ne ero sicura.

Per concludere il mio insediamento posizionai il portatile sulla scrivania e, aiutata da Lily, collegai in modo opportuno tutti i cavetti prendendo definitivamente possesso della stanza.

«Se non ti dispiace vorrei scrivere una email a mio padre?» le dissi cercando di non apparire scortese.

«No, ma figurati, fai pure, tieni presente che tra meno di un ora ceniamo, e la mamma ci tiene ad averci tutti a tavola insieme.» specificò in tono perentorio.

«Ci sarò. Ci metto solo cinque minuti.» le promisi con la mano sul cuore.

Lily uscì dalla stanza chiudendosi dietro la porta. Mi sedetti davanti al portatile, mi appoggiai allo schienale della sedia, incrociai le mani dietro la nuca e feci un lungo e profondo respiro guardandomi attorno soddisfatta. Assaporai quel momento fiduciosa: era l’inizio della mia nuova vita.

 

I giorni seguenti trascorsero serenamente. Lily era diventata il mio angelo custode, nonché Cicerone personale. Mi portava a fare lunghe passeggiate per mostrarmi i luoghi significativi di Incline, mi raccontava gli avvenimenti e il gossip locale con tale trasporto, che non riuscii a confessarle il mio scarso interesse per quel genere di argomenti. Nel giro di due settimane conoscevo i fatti di tutti: amori, tradimenti, litigi, rancori. Mi aveva già presentato le sue migliori amiche, April e Fiona , entrambe carine, fresche e spensierate come tutte le quindicenni avrebbero dovuto essere. Ma come erano lontane da me.

Quel giorno ce ne stavamo tutte e quattro sedute nel grande patio di casa Stweart, vista lago era impareggiabile.

«Lo sai Lily, ieri sera siamo state al barbecue dei Barkley. C’era anche quel ragazzo nuovo...com'è che si chiama l’ospite dei Danan???»

«Ma chi? Quel ragazzo italiano che conosce Camilla?» si intromise Lily con naturalezza.

«Cooosa? Non mi dirai che conosci Leo?» mi chiese April stupita.

«Beh,... in effetti siamo partiti con lo stesso gruppo da Roma, abbiamo viaggiato insieme da San Francisco a qui nella macchina di Mr. Stweart.» risposi sorpresa da così tanto trasporto.

«Dai raccontaci qualcosa di più. Com’è Leo? E’ bello dentro come fuori o... è solo apparenza?» mi incalzò Fiona.

«Non saprei … per la verità non ci siamo parlati molto.» confessai un po' a disagio.

«Daaai, ma come è possibile, vi siete fatti una giornata di viaggio in macchina e non vi siete parlati?»

Mi resi conto che la logica di April non aveva tenuto in considerazione né la mia proverbiale scontrosità, né il fatto che avevo tenuto le cuffie per quasi tutto il viaggio, ma pur di non dare spiegazioni dettagliate riguardo alla mia natura, provai ad imbastire un discorso che potesse soddisfare la loro curiosità.

«Che dire, … è un tipo estremamente pieno di sé, forse di bell’aspetto, ma vi assicuro che ne è perfettamente cosciente!» cercai di riassumere l’idea che mi ero fatta di lui.

«Allora si sentirà a casa sua con i fratelli Danan!» aggiunse acida Fiona .

«C’erano anche loro al barbecue?» chiese Lily.

«Oh certo! Erano al gran completo.», «Chissà cosa ci facevano?», «Forse hanno colto l’occasione per portare Leo a conoscere qualcuno?», «C’era anche Ian?», ...

I loro commenti si susseguivano spontanei. La complicità che le univa era tangibile. Sentivo il desiderio di fare qualche domanda; quel primo fugace incontro con la strana famiglia Danan aveva solleticato il mio proverbiale desiderio di conoscenza, ma temevo che Lily e le sue amiche potessero fraintendere la mia curiosità o, ancor peggio, attribuirmi coinvolgimenti emotivi di cui non avrei né saputo, né voluto dare spiegazioni.

Così decisi di rimanere in ascolto, leggermente defilata, aspettando la giusta occasione per inserirmi nella conversazione.

«Io spero solo di non trovarmelo davanti ancora una volta.» sospirò April aggrottando le sopracciglia visibilmente seccata.

«Perché, che ti ha fatto?» le chiesi prendendo la palla al balzo pur di non abbandonare l’argomento.

«La scorsa primavera hanno avuto una mezza storia, e poiii … fine!» Rispose Lily mostrando sincera comprensione per l’amica ferita.

«Beh ma ti avrà dato una spiegazione? Ci sarà stato un motivo?» le chiesi incuriosita.

«No! Niente di niente. E come se neppure mi conoscesse.» mi rispose April sconsolata.

«Forse c’era un’altra ragazza?»

«Ooh se è per questo di ragazze ce ne sono state in continuazione, ma niente di serio. I Danan sono così, sono tutti uguali. Da quando i loro ormoni maschili si sono messi in azione, non hanno fatto altro che mietere vittime. La scuola è il loro territorio di caccia. Passano da una ragazza all’altra come se niente fosse.»

«E allora perché le ragazze continuano ad essere così disponibili con loro?» continuai sempre più interessata all’argomento.

«No ma dico, li hai visti?» mi sorrise April. «Sono alti, belli, biondi, forti,... perfetti! Come fai a resistergli? È impossibile!».

Perfetti. Quello era stato l’aggettivo che mi era balzato alla mente la prima volta che li avevo visti, ma cercando di dissimulare risposi: «Per quanto mi riguarda non mi piacciono molto i ragazzi dai tratti nordici!»

Le tre ragazze si guardarono incredule e ammiccanti, senza prendere troppo sul serio la mia affermazione. Forse non ero stata molto credibile, ma furono così gentili da non infierire.

«Questo venerdì c’è il falò di fine estate. Voi ci sarete vero?» ci chiese euforica Fiona.

«Dai non potete mancare!» le fece eco April.

«E poi Lily dovresti portare Camilla per introdurla al resto della compagnia. Insomma, è la tradizione qui ad Incline, l’ultimo fine settimana prima dell’inizio della scuola è festa grande!» esclamò Fiona alzando contemporaneamente la voce e il bicchiere che aveva in mano.

«Se Camilla viene volentieri ...» mi guardò Lily sospendendo la frase in attesa di una mia risposta.

«Okay! Per me va bene.» 

   
 
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