Vi giuro che non era mia intenzione correre con gli aggiornamenti XD,
ma ho dato un'occhiata alla prossima settimana e mi sono resa conto che
sarò un tantino impegnata. Contando anche che vedo
dell'interesse per quest'ibride di FF... non me la sentivo di farvi
aspettare troppo.
Eccovi allora il secondo capitolo, e grazie ^^
Fe'
Eccovi allora il secondo capitolo, e grazie ^^
Fe'
< CAPITOLO 2 >
Salotto, ovvero: "Ebbene, il mio sogno è diventare attore!"
Salotto, ovvero: "Ebbene, il mio sogno è diventare attore!"
Luci, prego!
Lasciate che vi narri le mie vicende in qualità di chi vorrei essere. Gli eventi mi hanno costretto ad una carriera da Bau-Bau quando in realtà nelle mie vene scorre il sangue di un attore teatrale. Accomodatevi quindi ai vostri posti (ebbene sì, il mio animo è stato schifosamente corrotto dalla vita in frack; ma un po' di cordialità "maggiordomale" non guasta mai) e ammirate il sipario spalancarsi!
C'era una volta... "Un re!", diranno subito i miei piccoli spettatori. No ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un maggiordomo. Non un maggiordomo di legno, mi raccomando, ma uno in carne ed ossa, uno che sognava il Moulin Rouge ma che invece, buttato a riva dai burrascosi galopponi dell'esistenza, si è ritrovato col papillon al collo.
Non mi pare però il caso di partire dall'inizio, da quando ancora scodinzolavo dietro a Sion Bonnet ignaro che nella bella Parigi si nascondesse Monsieur Molestatore di Marshmallows. Cominciamo da quando ero già prigioniero di casa Blanchard, o meglio, da quel tremendo giorno d'agosto in cui i fratelli Nichomakis si presentarono sul viale con un gran seguito di Volkswagen degne della Mafia. Qual orrida visione per un povero maggiordomo! Due gemelli identici come un paio di mocassini, certo lucidi e ben curati, ma dei quali solo il perfetto nodo delle stringhe ti fa sentire inferiore. A me fu ordinato...
No aspettate, questo siparietto debbo recitarvelo:
Ehm, ehm...!
Disse M. Blanchard, molestando spudoratamente una caramella gommosa: "Milò, lucida l'argenteria e portaci del tè".
Gli rispose il fido Bau-Bau, che ignorata con coraggio l'eretica pronuncia del proprio nome: "Ouais, subito".
Riprese il padrone, col sopracciglio di poco curvo in un gesto raffinato: "Ah...!", la qual espressione stava ad intendere un: "Mi è saltata in mente un grillo d'idea, mio caro servitore!".
Temette ordunque il peggio il nostro pover Bau-Bau, e ficcatosi un dito in lo colletto (per prender aria, pover maggiordomo!) lo incalzò: "Dica pure".
Ebbene concluse soddisfatto l'interlocutore, ammiccando co' sguardo ambiguo: "Anche i biscottini".
El povero cagnolino in frack, mogio mogio, battè ritirata in cucina a chin capo.
E s'affievoliscono le luci sulla scena
Ed eccoli!, i celeberrimi marshmallows a forma di biscotto (mais oui, avete capito bene) che troneggiavano sui piattini da tè. Ma non deve certo sorprendere il fatto che quasi tutto, a casa Blanchard, sia gommoso e ricoperto di zucchero, non quando affisso nell'atrio ben si legge:
Liberté, Egalité, Fraternité
et Marshmallows Rulez!
et Marshmallows Rulez!
...Come, non l'avevate notato all'ingresso? Allora mi vergogno io stesso d'avervi riferito la sì particolar regola del casato.
In ogni caso, Monsieur Ciup-Ciup sedeva nel salotto con i due Mocassini, pardon, con Saga e Kanon Nichomakis, ragguardevoli dirigenti dell'industria di famiglia. S'occupavano essi di pupazzi ed altri balocchi (e se ne occupano ancora, in quanto non mi par d'aver udito notizia di morte alcuna) e volevano scendere in affari con il mio padrone. Durante la ciarla io me ne stavo bel bello dietro alla poltrona del Blanchard e macchinavo di mio queste suddette supposizioni:
1)
Non avevo intenzione di immaginarmi un peluche con in su la spalla una
sacca di dolciumi: è di questo scandaloso ibride, in breve, di
cui i tre signorotti discutevano.
2) ...ma intanto me lo immaginavo dietro lo vetrine. Non avrei più fatto shopping per Parigi.
3) Sentivo uno strano sciacquio.
4) E poi cos'era mai la sensazione di umido sul mocassino?
2) ...ma intanto me lo immaginavo dietro lo vetrine. Non avrei più fatto shopping per Parigi.
3) Sentivo uno strano sciacquio.
4) E poi cos'era mai la sensazione di umido sul mocassino?
"Milò", m'illuminò il mio padrone sbirciando appena sopra alla tazza, "stai rovesciando il tè".
Così, semplicemente; e con altrettanta semplicità mi si stampò in faccia un'espressione imbarazzata oltre ogni limite. Il mio perfetto portamento da servitore (che solo in teoria avrebbe dovuto essere tale) si era chissà perché afflosciato, forse appesantito dalle congetture che m'arrovellavano la massa cerebrale, e la teiera si era inclinata quel poco da permettere alla bevanda calda di sgorgare a guisa di Cascate Vittoria sulla mia scarpa. Mi drizzai di tutto punto, ripescando il contegno perduto:
"Mi scusi se non so fare il maggiordomo" pronunziai.
"Almeno il cagnolino lo fai bene. Hai alzato la zampetta e hai fatto pipì. Bau-Bau!", e giù a ridacchiare nel tono zuccheroso di chi abusa di marshmallows, mentre i Nichomakis si univano alla comitiva e gracchiavano amabilmente divertiti.
Tipico humor francese. Cinico.
Per quanto mi riguarda, quella volta benedii Camus Blanchard con un sorrisetto. Ho detto, sorrisetto, il che sta a significare quell'ipocrito gesto di cortesia che si rivolge a chi è invece bersaglio dei tuoi istinti omicidi. Ma orsù signori!, con quest'evento vi ho fatto capire due cose: che quella fu la prima volta in cui ufficialmente ammisi di non saper fare il mio lavoro e che Monsieur Ciup-Ciup mi affibbiò il soprannome di "Bau-Bau" proprio quel pomeriggio d'agosto.
Ah, e vi domando una cosa: sono bravo almeno a recitare? Perché a me è parso, in altra occasione, d'essere sì ferrato per il teatro, così come mi suggerisce la volontà. Come, volete sentire quest'altra storia? Vi assicuro che è ancor più buffa di questa, ma se la volete ugualmente ascoltare...
Le Diner de Gala des Nouveaux, ergo "Cena di Gala dei Nuovi", dove "Nuovi" sta per "la nuova generazione di gente che conta".
Vi racconterò di grandi nomi... di aragoste e champagne... e di come capii ch'esser maggiordomo ha i suoi vantaggi.
Soprattutto se si ha un gran bel pezzo di signore a cui leccar le scarpe.