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Autore: FightForYourLife    30/04/2011    2 recensioni
L'amico.
Il lupo.
Chi sei?
***
Fan-fic sul lato oscuro di Rem! Amo la sua pucciosità, ma non sono riuscita a ignorare alcuni "scatti di rabbia" che ha nei libri nè il fatto che all'epoca della prima guerra Sirius sospettasse proprio il lupetto di essere una spia. Inoltre il tema della licantropia è la perfetta rappresentazione della doppia natura che risiede in tutti noi. Ma come si può gestire la bestia quando è così forte, malgrado i nostri tentativi? Ed è davvero un bene cercare di metterla in catene?[AGGIORNAMENTO:Ora è Sirius a ricostruire gli episodi di quella notte.Una parte di lui vuole fidarsi di Remus e della loro amicizia, un'altra parte è consapevole della doppia natura di Remus e della sua pericolosità. Inoltre, anche Sirius ha una parte di sè che ancora non è pronto a conoscere e ad accettare.]
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La luce s'insinuava a fatica nell'aria polverosa. Remus cercò di guardare da dove proveniva quella luce, ma fu immediatamente fermato da un dolore tremendo alla spalla.
Era praticamente squarciata. Sembrava quasi che la carne fosse stata scavata da un temperino in mano a qualcuno con poca esperienza e nessuna grazia: dai filacci di carne intravedeva l'osso, una pozza di sangue si stendeva sotto di lui. Era rimasto in una posizione stranissima, con il braccio quasi staccato dal corpo, che era raggomilato a terra.
Ora Remus aveva aperto gli occhi, ma continuava a vedere tutto sfocato, come attraverso un muro d'acqua. Gli odori gli risultavano insopportabili, e sentiva la bocca incollata dal sangue che si era seccato dentro; evidentemente, si era sbranato da solo. Con fatica aprì la bocca: il sangue l'aveva tappata e mentre cercava di aprirla la pelle delle labbra bruciava in maniera indescrivibile; trattene un grido con un roco gemito di dolore. Non si sentiva in grado di emettere suoni in effetti, come se avesse urlato per tutta la notte.
Sentì una morbida sensazione di calore sulla pelle nuda della sua schiena. Anche se non poteva girarsi, intuì che l'infermiera della scuola era appena arrivata e gli aveva messo addosso una coperta. Si sentì gli occhi riempire di lacrime brucianti: che umiliazione, doversi ridurre così, ogni volta peggio, farsi vedere in quello stato pietoso da un altro. Voleva nascondere il viso il più possibile, per non far vedere anche quell'altra sua debolezza sgorgare a fiotti dai suoi occhi.
Sentì una mano raccogliere le lacrime. Un incatesimo sussurrato, e la sua bocca fu liberata da quell'impasto nauseabondo.
"Madama Chips arriverà fra poco."
E la presenza uscì precipitosamente
Qualche istante più tardi arrivò Madama Chips.
"Oh santo cielo! Meno male che almeno è riuscito a coprirsi col mantello, se no si buscava anche una broncopolmite! Ippogrifi del cielo aiutatemi! Erano anni che non si combinava una cosa del genere! Avrei dovuto arrivare prima, ma avevo l'infermieria piena stanotte! Non si preoccupi Lupin, la sistemerò in un baleno."
Remus era immobile.
Era un mantello, non una coperta.
E quella era la voce di Sirius.

***

"Ehi lupacchiotto come si va?"
Remus si svegliò su un materasso morbido, avvolto da lenzuola candide e morbide coperte. Si sentiva leggermente febbricitante, ma la spalla era stata medicata.
Provò a muovere il braccio: ancora faceva male, ma niente in confronto a prima.
Cercò di riassestare i ricordi: Madama Chips l'aveva fatto faticosamente uscire dalla Stamberga Strillante (con l'aiuto della magia, visto che non poteva quasi muoversi, e di certo era troppo pesante per lei da portare sulle spalle). Arrivati alla porta dell'infermieria Remus riuscì a fare qualche passo aiutato dalla Chips, che si era assicurata che tutti i pazienti fossero nei letti, con le tendine chiuse.Non aveva mai visto tanti letti occupati, ma ce n'era uno riservato a lui. Come sempre.
Dopo, buio.
Ora, tre visi noti lo guardavano sorridendo e trattenendo a stento la preoccupazione.
Ma era un volto in particolare che stava cercando.
Sirius aveva un'espressione indecifrabile. Non riusciva a capire se era stato perdonato dall'amico, il cui sguardo era ancora freddo in qualche modo, ma sapeva che l'aveva soccorso, e ora era lì, insieme agli altri. Era stato tutto dimenticato allora? C'era speranza di mantenere la loro amicizia, di continuare come se nulla fosse?
"Rem, perchè sei rimasto solo?"
Remus guardò Peter. Era evidentemente spaventato. Da anni non vedeva segni così evidenti della furia del lupo. Quando si trasformavano, la violenza del lupo era mitigata dalla presenza degli altri, i cui istinti erano comunque eccitati: distruggevano gli alberi della foresta, i rifugi degli animali, si aggredivano a vicenda, correvano sfrenatamente fino a perdere il fiato, eppure nei loro ricordi si trattava di un gioco meraviglioso, anche se qualche volta erano andati vicino alla strage. Rievocare le loro uscite era sempre motivo di ilarità e orgoglio per i ragazzi: ora, nel vedere il loro amico mortalmente pallido, semi-cosciente, ricordava tutti loro quale terribile maledizione fosse per lui quella che per tutti loro era diventata ormai solo una scusa per giocare.
Peter ricordava com'era prima che scoprissero il suo segreto. Lui era rimasto spaventato quando per la prima volta Jam e Sirius ne parlarono apertamente.
"Certo è strano. Ongi mese. Ogni luna. Secondo voi..."
"Ma Silente non permetterebbe mai a un lupo di stare in mezzo a ragazzi normali" disse Peter.
"Remus è normale!" sbottò Sirius.
"Bè certo Silente avrà le sue misure di sicurezza comunque." continuò James "Anche se è strano che non l'abbia detto agli studenti."
"Ma certo che non l'ha detto! Altrimenti tutti, come questo qua" e indicò sprezzante Peter con un gesto del capo "lo eviterebbero come la peste, o peggio"
"Io non lo farei mai" strillò Peter risentito, con voce stridula "però... però Remus avrebbe dovuto dircelo."
"Dobbiamo dimostrargli che può fidarsi di noi!"
"Dobbiamo parlargli" concluse James.
E lì si diressero su un percorso difficile. Soprattutto per Peter, che non era un grande Trasfiguratore. Ma voleva dimostrare ai ragazzi che lui era coraggioso e dotato quanto loro, che non avrebbe abbandonato Remus neanche durante il plenilunio, anche se ne aveva paura.
"Sapevo che sarebbe stata una brutta serata Peter. Poteva essere pericoloso."
"Sei stato un idiota." disse James, in un tono che non ammetteva repliche.
"Lo so."
"Bene, almeno questo è assodato!" riprese Potter, con un tono più leggero "Ora ce ne andiamo, se no Chips ci apre il culo a calci. A dopo pulcioso" e aggiunse a bassa voce "Stasera abbiamo una bella sorpresa per te" sorrise e fece un occhiolino, a cui Peter fece eco con una risatina.
Remus non potè fare a meno di sorridere. Eppure il sorriso si spense quasi subito. Doveva cercare gli occhi di Sirius, ora. Doveva sapere.
Non aveva detto niente. Questo era totalemtne atipico per lui. I suoi occhi grigi vagavano stralunati sulla spalla bendata.
"Felpato, sveglia, stiamo andando" urlò James, che si era avviato con Peter fuori dalle tende.
"Questo non è un mercato Potter, abbassi la voce!" strillò di rimando l'infermiera, a un passo dall'isteria "E lei Black, FUORI! ORA!"
Uno sbuffo divertito scappò a Sirius, che posò gli occhi in quelli di Remus, come faceva sempre quando voleva condividere una risata con lui. Ma nessuno dei due sorrise.
Sirius ripensava alla scena di quella mattina.
Voleva parlare con Remus, dirgli il fatto suo. Era incazzaro nero per quello che era successo. Era stata la situazione più umiliante della sua vita, e lui di umiliazioni ne aveva avute. La cosa peggiore era che non era riuscito a difendersi. Sapeva dei problemi di Remus, ma non riusciva comunque a giustificalro. Voleva rendergli l'umiliazione.
Quando era arrivato alla Stamberga però, era tutto diverso.
Era lì, accartocciato su sè stesso, ferito, debole, abbandonato. Soffriva, poteva sentirlo. Non sentirlo dai suoi gemiti, sentiva proprio la sua sofferenza che, tangibile, infettava l'aria. Tremava impercettibilmente per il freddo e per il dolore. Si era avvicinato e gli aveva posato il mantello addosso. Il viso sporco di sangue si stava rapidamente bagnando di lacrime. Era umiliato. Ma Sirius non si sentì trionfante nel vederlo nella stessa situazione in cui era stato lui poche ore prima a causa sua.
Per Remus, quello era la realtà. Non poteva sfuggirle. E lui, Sirius Black, era arrivato ad odiarlo per un atto che, sapeva, non faceva parte della sua vera natura.
Gli aveva asciugato le lacrime e se n'era andato. Avrebbe voluto dire qualcosa per conoslarlo, ma era riuscito solo a pensare di rassicurarlo con Madama Chips.
C'era altro che avrebbe voluto dire, chilometri di parole, ma quelle rimasero a opprimergli il petto per tutta la mattina.
Ora erano lì, faccia a faccia.
Era così difficile staccare gli occhi da lui. E dire che pensava che non la'vrebbe mai più guardato in faccia.
Gli strinse la mano. Remus ricambiò la stretta.
"FUORI!"
Remus avrebbe voluto trattenere quela mano, quegli occhi, per sempre.
Era felice un attimo prima, quando aveva capito che la loro amicizia non era persa, ma non capiva quello strazio improvviso che provava mentre Sirius si allontanava, non capiva il perchè di quel desiderio di avere ancora lui, pelle contro pelle, come era successo nella torre.
"NO!"
Remus si alzò ansante, ignorando il dolore. L'infermiera, spaventata, accorse al suo letto.
"Lupin, qualcosa non va?"
-Tutto- pensò Remus.
Di chi era quel desiderio?
Non era così sicuro che fosse solo la bestia a volere quel corpo.
Si sentiva disgustato. Si lasciò propinare un orrida pozione per dormire, e pregò con tutta la forza di non svegliarsi più.
  
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