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Autore: Lely1441    30/04/2011    4 recensioni
Centosei giorni alla maturità. Raccolta degli sprazzi di vite che si intersecano: Nad, la celiaca; Sì, la fragile principessa; Ann, la lesbica; Mat, il cavaliere della lesbica; Bas, l'anonimo; Melassa, la secchiona. Ed un coro da tragedia per il quale Euripide in persona si rivolterebbe nella tomba.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's the final countdown'
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I never thought I'd do anybody no wrong, no, no-one, so.
Ahh do it! Oh! I did somebody some good,
Somebody some good yeah, I saw.
Uh! Oh! Did somebody some good yeah.
I musta' did somebody some good yeah.
Oh! I believe I did.
(*)
 
Sabato 30 aprile 2011
 
Ciò che più è problematico a scuola è il tentare di stare attenti quando si ha un mal di testa degno di quello che deve aver provato Zeus nel partorire Atena (l’intelligenza di un uomo nello scegliere di partorire da lì, bah). È come cercare di espellere una pallottola infuocata dalla fronte mentre il mostro che ci insegna matematica parla in ostrogoto e pretende pure che tu la stia a sentire. E non solo sentire, addirittura capire.
«Mi viene da vomitare», sussurro a Sì, che mi mette una mano sul braccio, comprensiva.
«Dai, vedrai che non è così difficile da ca-»
«Sì», la interrompo, vagamente seccata. Sto male, non mi va di sprecare troppo fiato. «Mi viene davvero da vomitare».
«Oh».
Perfetto, ora mi sento davvero impermalita. Solamente perché lei è uno di quei geni alla Will Hunting - e non saprebbe distinguere un participio presente latino da uno perfetto, ci tengo a sottolinearlo - non significa che io faccia poi così schifo. Qualche quattro ogni tanto non pregiudicano un’onorata carriera di sufficienza.
Un ronzio fastidiosissimo alle orecchie mi fa strabuzzare gli occhi, e il malessere si fa insopportabile.
«Prof, posso uscire un attimo? Non mi sento granché bene…»
Sento solo la sua voce, perché non sono più in grado di capire cosa stia accadendo intorno a me.
«No. Non vedi che sto spiegando? Rimettiti seduta».
Solitamente, un “brutta bagascia frigida” sottovoce non me lo sarei risparmiato, ma onestamente riesco solo ad avvertire una forte fitta al fianco, e poi più nulla. Black-out totale.
 
«È stato solo un calo di zuccheri, niente di grave».
Calo di zuccheri? Allora quella strega è davvero peggio di un Dissennatore: altro che anima e felicità, ti porta via persino il glucosio.
«Quella bagascia…», sussurro, ancora frastornata. Sento una risata soffocata e sprofondo ancora di più la testa nel cuscino. Non solo ho uno schifosissimo ago piantato in vena, devo anche avere degli ospiti indesiderati a infestare il mio letto di morte.
«Bas, se non la pianti immediatamente scoprirai cosa so fare con un bisturi».
«Uh, aggressiva la ragazza. Fortuna che i nostri bisturi sono nelle sale chirurgiche, bene al sicuro dalla nostra Kill Bill».
Gemo. Non solo Bas, pure il padre. Perché ovviamente cos’altro poteva farci suo padre in ospedale? Il dottore. Un fottutissimo dottore. Io odio i dottori, quasi quanto odio i clown.
«Dovrò sopportare tutto questo ancora per molto?»
Socchiudo gli occhi e di nuovo la luce mi acceca.
«Be’, direi che una volta finita la flebo basta aspettare tua madre e poi puoi tornare a casa».
Porca miseria.
«I miei sono in viaggio con mia sorella. Bahamas, Mauritius, qualcosa del genere. Il piccolo è dagli zii, quindi me la cavo da sola queste settimane».
Quei maledettissimi esseri che si proclamano miei genitori hanno deciso di lasciarmi a casa per un futile motivo quale l’esame di stato. Dannati.
«Sei venuta in macchina, stamattina? L’hai lasciata a scuola?»
«No, prendo la corriera. Non ha senso cercare di trovare un posto in quel minuscolo parcheggio dietro la biblioteca, non quando sei perennemente in ritardo».
«Hai programmi questo pomeriggio?»
Quasi mi soffoco con la mia stessa saliva.
«Senta, non so se è un fissato di Lolite o cos’altro, ma oltre al fatto che è troppo vecchio per i miei gusti… non le sembra decisamente da pervertito chiedermi di uscire davanti a suo figlio?»
Il dottore Ulissi mi guarda disorientato, e poi fissa Bas, che sembra perplesso e vagamente disgustato. Sembra, non posso capire cosa ci sia dietro quella massa informe di riccioli; ma di solito me la cavo bene con questa sorta di cose - l’empatia o come diavolo la chiamano.
«Papà, dimmi che è uno scherzo».
Ed è a causa della mia empatia che afferro il fatto che non si stia riferendo a ciò che io penso.
«E perché no, Bas? Tua madre sarà felicissima di avere un’altra piccola per casa di cui occuparsi!»
Oh. Mio. Dio.
«Cosa sta dicendo? Mi vuole rapire e portare a casa, per poi ingrassarmi e cucinarmi al forno?!»
«No, pensavo solo di invitarti a casa nostra. Sai, ho come l’impressione che tu non stia curando adeguatamente la tua alimentazione, questi giorni, ed è molto pericoloso, data la celiachia… Mi sentirei più tranquillo ad averti sott’occhio; abbiamo una camera per gli ospiti che è sempre pronta per ogni evenienza. In più, Bas è figlio unico, e sono convinto che gli manchi la sensazione di avere una sorellina!»
Mi ripeto: oh. Mio. Dio. Questa è una gabbia di matti.
«Non ci pensi nemmeno. Posso denunciarla per molestie e per tentato rapimento!»
Ma il dottore è già uscito correndo per chiamare la sua adorabile mogliettina. Le mie braccia, usate per il mio solito gesticolamento folle, ricadono pesantemente sul lettino.
«Bas, davvero. Dimmi che mi odi e che questo è un tuo complotto per eliminarmi».
Lui si stringe nelle spalle.
«È papà, è fatto così. Non puoi combatterlo. E fidati, non l’ho istigato, perché altrimenti quella flebo ti starebbe iniettando cianuro o un pesticida».
«Lascerebbe una prova, non saresti mai così stupido. La tortura psicologica invece è un omicidio intelligente».
La sua bocca si stira lievemente in un sorriso, e torno a chiudere gli occhi.
«Forse hai ragione. Dopotutto, non hai ancora conosciuto mia madre».
Lo so che ho diciannove anni e dovrei essere la “cazzuta” di turno. Ma, seriamente… Se mi mettessi a piangere avrei un’attenuante, in questo caso?
Non credo di aver ucciso nessuno nella mia precedente vita. Quindi, perché tutto questo?
 
 
 
 
(*)
Non credo di aver mai fatto del male a nessuno, credo.
Ah, l’ho fatto! Oh! A qualcuno ho fatto del bene
un po’ di bene a qualcuno sì, credo.
Uh! Oh! A qualcuno ho fatto del bene,
devo aver fatto bene a qualcuno, no?
Oh! Credo di averlo fatto.
 
Led Zeppelin - In my time of dying
   
 
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