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Autore: Tinotina    30/04/2011    7 recensioni
Voldemort e Bellatrix, nulla più che semplice passione - solo questo - sfociata però in una bellissima bambina, non voluta, abbandonata, ma mai lasciata.
E quando si ritroveranno, su schieramenti opporti, cosa scegliere?
Cosa fare? Chi essere?
Questa è una Fanfic On Demand presa dal forum di EFP. Idea originale di jaybree88
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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6.Segni di Tortura
 
<< Allora? E' lui? >> chiese trepidante una voce di donna.
Anche se era stato poco più di un sussurro, l'interlocutore tremò.
<< Non lo so. Non … non ne sono sicuro. Forse >> balbettò in risposta un giovane ragazzo con i lisci capelli così biondi da parer quasi fili si luce.
Le parole incerte suscitarono un' ira irrefrenabile in un uomo dall'aspetto simile - stessi capelli, stessi occhi dal cipiglio altezzoso - che aveva osservato attentamente tutta la scena al suo fianco: tre giovani, due ragazzi e una ragazza, erano stati scaraventati in malo modo davanti ai cancelli della sua nobile dimora; il sospetto che tra loro si celava Harry Potter li aveva fatti entrate sotto la scorta di Bellatrix Lestrange, sua cognata che aveva ordinato a Draco Malfoy di far luce sull'intera faccenda. L'unico, secondo il suo giudizio, in grado di eseguire quel compito.
<< Draco, tu non capisci. >> dichiarò Lucius Malfoy << Se saremo noi a consegnare Potter al Signore Oscuro, tutto...tutto sarà dimenticato. I Malfoy torneranno nelle grazie del Lord Oscuro, come un tempo >>
<< Non essere timido tesoro>> insistette la zia << Vieni qui davanti. Guardalo bene. Se non è chi pensiamo che sia e Lo chiamiamo, Lui ci ucciderà. Tutti. Dobbiamo essere sicuri.>>
Così Draco, imprigionato dalle aspettative della sua famiglia, rivolse la sua attenzione a quel tizio che stava davanti a lui. I ragazzi si scambiarono uno sguardo. Gli occhi verdi del prigioniero invocarono una silenziosa pietà – Non tradirci - ; gli occhi grigi dell'altro che sembravano voler accogliere quella muta preghiera.
<< Come si è ridotto così? >> chiese solamente.
<< Già! Come si è ridotto così? >> domandò aspra Bellatrix ai ghermidori.
<< Non lo sappiamo, mia signora >> rispose il più mingherlino con riluttanza.
<< Se non siete stati voi...>> rifletté << Non è che sei stata tu, carina? >>
Tirata in causa, Hermione abbassò gli occhi. Non voleva che lei potesse leggere la verità nei suoi occhi tremanti.
<< Datemi la sua bacchetta >> ordinò ed immediatamente l'oggetto richiesto le fu portato dinnanzi. Le fece un semplicissimo incantesimo per riconoscere l'ultima magia scaturita dall'oggetto in questione.
Prior Incantatio
Aspettò e quando l'incanto finì, un sorriso di soddisfazione comparve sulle sue labbra. Allora era proprio come aveva immaginato … Fattura Pungente.
<< Ah Ah!! Beccata! >> disse ridendo di lei e del suo patetico tentativo di proteggere quell'essere che aveva la morte scritta nel suo destino.
Rise di gusto fino a che non vide qualcosa di brillante e di enormemente prezioso. Qualcosa che non avrebbe mai dovuto venire in sua presenza. Una spada. Una spada con incastonati preziosi rubini. Una spada antica forgiata dai folletti.
La spada di Godric Griffondoro.
Il sorriso le morì in volto. << Dove l'hai presa quella? >> chiese indicando l'arma.
<< Era nella sua borsa quando l'abbiamo frugata, eh eh. Ma adesso è mia >>
La strega non aspettò un secondo di più. Velocemente schiantò l'uomo e materializzando serpenti neri spaventò gli altri, cacciandoli via. Erano nei guai, lo sapeva. Lo sapeva bene.
<< VIA! >> urlò << FUORI! >>
Quelli non se lo fecero ripetere due volte e immediatamente scapparono dal castello, cercando di mettere quante più miglia possibile fra loro e quella donna folle.
<< Cissy >> disse poi rivolta alla sorella << Rinchiudi i ragazzi nel sotterraneo. Voglio fare una chiacchieratina con questa qui. Da donna a donna >>
La ragazza tremò.


***

 
Le avevano legato entrambe le braccia a due pareti di pietra contrapposte con un Incarceramus, così che Bellatrix l'avrebbe potuta colpire sia sul petto che sulla schiena, girandole attorno come un avvoltoio affamato quando sente odore di morte.
Da quanto era in quella stanza? Da quanto tempo stava subendo quella tortura? Non lo sapeva.
All'ennesimo incantesimo, Hermione gridò. Gridò forte, benché l'aria rimastale era poco più di un fiato.
Il dolore era così pungente, talmente forte, che le impediva di pensare. Figurarsi a contare.
Con tutta probabilità sarebbe morta quella notte stessa. Forse dopo essere stata il giochino di Bellatrix ancora per un po'. Oppure avrebbero deciso che era giunto il momento per Draco di farsi le ossa, e quale occasione migliore per utilizzare e umiliare ancora di più quella mezzosangue che aveva disprezzato e tormentato per anni, a scuola?
<< Allora Sangue Sporco? Non vuoi ancora parlare? >> disse Bellatrix con disgusto.
La giovane strega, d'altro canto, faticava a respirare; figurarsi a ribattere.
Ribattere cosa, poi? Dirle con non sapeva nulla non sarebbe servito a nulla.
Aveva già tentato, e si era rivelato tutto inutile. Bellatrix non voleva sentire le sue motivazioni; lei voleva soltanto udire la spiegazione che attendeva. Le parole che l'avrebbero resa colpevole.
<< Allora? Chi è entrato nella mia camera blindata? >> domandò nuovamente. << Rispondi! Crucio! >>
Un altro urlo. Più potente del precedente, che le lacerò l'anima, lasciandola senza respiro.
<< Non lo so … La prego, io non ho rubato niente >> piagnucolò Hermione.
<< Non mentirmi! Crucio! >>
Un altro grido.
<< Kracher! >> chiamò la strega, stanca del fatto che quella dannata mezzosangue non aveva intenzione di risponderle.
L'elfo fedele apparì subito al cospetto della padrona << Avete chiamato, mia signora? >> chiese umilmente.
<< Certo che ti ho chiamato, inutile elfo. La mezzosangue non accenna ad essere ubbidiente. È ora che le si insegni ad essere più docile, e a occupare quella posizione a cui l'ha condannata il suo sangue infetto. Sai cosa devi prendere >>
L'elfo annuì mentre s'inchinò. Poi con un sonoro “Puf” si smaterializzò.

 
***

 
Bellatrix stava affilando il suo pugnale personale. Un bel pugnale dall'impugnatura verde smeraldo. Terribilmente appuntito. Letale. Gli occhi sprizzavano di pura follia mentre guardava con disgusto quella ragazza che ansimava sotto i suoi piedi.
Hermione d'altronde aveva capito benissimo che la sua aguzzina si stava preparando per distruggerla, una volta per sempre. Le erano rimasti solo pochi minuti per poter dar vita ai suoi ultimi ricordi... forse sarebbero bastati.
Forse avrebbe potuto vedere per l'ultima volta il sorriso di Harry, che le aveva sempre ricordato che l'amico stava dalla sua parte, gli occhi pieni di premura di Ron. Oh quanto le dispiaceva; non avrebbe fatto in tempo a dirgli nulla del suo amore per lui. Sarebbe morta e lui non lo avrebbe mai scoperto. Rifletti Hermione, soffrirà meno.
E forse, se si concentrava abbastanza, avrebbe potuto sentire su di sé l'abbraccio dell'intera famiglia Weasley, la sua numerosa, chiassosa, impagabile, insostituibile e magica famiglia.
Così chiuse gli occhi e attese un segno.
Ed eccolo lì. Fu come una carezza leggera. Avrebbe potuto giurarlo anche sotto effetto del Veritaserum o di qualunque altra pozione. Per lei era l'energia dei Weasley che volevano infonderle coraggio.
Sorrise per questo: loro non l'avevano abbandonata. Non l'avrebbero mai fatto.
<< Cosa c'è mezzosangue? Deliziata all'idea della mia lama sulla tua pelle? >> infierì Bellatrix alla vista di quella smorfia insopportabile.
<< Non mi spaventi, Mangiamorte >> disse alzando lo sguardo, cercando di mostrare una sicurezza che in realtà era ben lontana dal possedere.
<< Vedremo >> minacciò.
Rapidamente scivolò alle sue spalle. Hermione non riusciva a vedere cosa stesse facendo ma poco dopo sentì del sangue scorrerle lungo tutta la schiena e il suono di stoffa strappata.
<< Il tuo sangue sta imbrattando il pavimento. Persino queste pietre sono più pure di te, mezzosangue. Non ti vergoni a contaminarlo con quel tuo liquido sporco? Penserei di metterti a pulirlo dopo che avrò finito con te; peccato che sarai fredda come una pietra, quando terminerò! >>
Hermione si sentì male. Stava perdendo troppo sangue, questo era certo.
Il taglio che le aveva fatto era più profondo di quello che avesse pensato all'inizio.
Probabilmente sarebbe cascata priva di forze, come un sacco svuotato e gettato via senza alcun valore, se non avesse avuto quei fili che le legavano i polsi in una morsa impossibile da sciogliere.
Le avrebbero lasciato i lividi.
La strega dietro di lei rise. Finalmente vedeva quello che aveva sempre sognato.
Lei, abbattuta, sconfitta, inginocchiata al cospetto dei maghi purosangue.
<< Cosa c'è mezzosangue? Stai tremando? Il pugnale ti ha fatto paura? Eppure mi sembra di ricordare che avevi detto di non essere spaventata da me, ma sai com'è potrei sbagliarmi, infondo non è che io presti attenzione a ciò che dice un'insulsa Nata-Babbana. >>
Hermione tentò di rispondere all'insinuazione, ma tutto ciò che le usci fuori fu solo un miscuglio di versi dal significato incomprensibile.
<< Guarda, guarda >> continuò imperterrita Bellatrix. Stava adorando quell'attacco verbale. << A quanto pare le voci sul tuo intelletto sopraffino non sono poi così veritiere. D'altronde io l'avevo sempre saputo che voi mezzosangue siete così patetici. Kreacher vedi come sono deboli questi esseri? Vedi un po' di ripulirle questo sangue lurido; voglio vedere bene il prossimo punto che colpirò >>
Kreacher obbedì immediatamente. Prese un pezzo di stoffa bagnata e lo passò lento sulla lunga ferita fresca.
L'odore di quel sangue fuoriuscito violentemente impregnava l'intera stanza.
L'unico suono era quello della benda rossa strizzata e gettata in una bacinella di acqua fresca più e più volte.
Flop … flop... flop...
Le gocce di sangue che cadevano leggiadre sull'acqua … fino a che le mani dell'elfo domestico non iniziarono a tremare.
La creaturina si scostò di colpo dal corpo della ragazza e guardò la sua padrona con gli occhi pieni di terrore.
<< Ebbene? >> chiese questa << Perché mai ti sei fermato? >>
<< Padrona... padrona, la prego. Kreacher non può … non può … lei... Kreacher è un elfo cattivo. Perdono, padrona! >>
Il vecchio Kreacher sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, mentre Bellatrix lo guardava sorpresa. Non le era mai capitato che quell'essere non obbedisse ad un suo ordine.
<< Ti ho fatto una domanda, elfo! Perché ti sei fermato? >>
<< Padrona la prego venga a vedere. Venga a vedere ciò che Kreacher ha scoperto >> disse indicando tremolante un punto sulla schiena della ragazza, poco sopra le scapole.
Una linea che era diventata un tutt'uno con la pelle, ma che sicuramente era un segno di riparazione.
Una linea che correva da spalla a spalla.
Una cicatrice.
Un segno di riconoscimento.
  
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