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Autore: Mary_    01/05/2011    6 recensioni
Kim e Jared.
L'imprinting ha portato all'inizio della loro storia, ma non sarà l'unico suo autore.
"Perchè per essere amati dev'essere necessaria una forza sovrannaturale?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che la Forza sia con te

 

Alternavo lo sguardo dall’espressione scioccata di Leah alle onde che si infrangevano davanti a noi.

Poi lo soffermai totalmente su di lei, la cui faccia non era ancora cambiata.

-Sì, ha detto così.-

-Amico.-

Sillabò lei, ancora scioccata.

Annuii rassegnata. Quella parola aveva ormai assunto la forma di un insulto.

-Vuoi che ti procuri quella famosa spranga di ferro?-

Si offrì lei. Quando voleva, Leah sapeva essere gentile, soprattutto se i risultati potevano essere positivi, come prendere a sprangate Jared.

-Sì, magari sì, quando hai tempo.-

Sospirai.

-Magari io lo tengo fermo, mentre tu gliele dai di santa ragione, sennò rischia di scappare.-

Sgranai gli occhi. Ma ci stava pensando davvero? Conoscendola, probabilmente sì. Anche se l’idea allettava un po’ anche me.

-Tu cosa ne pensi?-

Chiesi senza essere tanto sicura che mi avrebbe risposto a parole. In questi casi Leah era molto più brava ad esprimersi a gesti, che fossero pugni, o semplici scrollate di spalle.

-Penso che sia un vero cretino. Ma lo sapevo già. E poi penso che tu debba reagire.-

Mi lanciò un’occhiata fugace, poi esitò un attimo, prima di continuare a parlare.

-Poi penso che tu sia molto più forte di me.-

Disse tutto d’un fiato. Sgranai gli occhi, voltandomi a guardarla di nuovo. Lo aveva detto sul serio, non lo avevo immaginato.

-Stai scherzando, vero? Io non conosco nessuno che sia più forte di te!-

Esclamai. Leah era la persona più forte che sonoscessi. Nonostante soffrisse da morire riusciva a sopportare di vedere, di parlare, di sentire i pensieri della persona che le causava dolore, senza mai crollare davanti a qualcuno, continuando a restare la fiera Leah Clearwather che mostrava a tutti. Chi poteva essere più forte di lei?

-Io non sono affatto forte.-

Rispose lei con una smorfia schifata.

-Io rimango sempre a piangermi addosso, a nascondere tutto dietro la rabbia, non riesco mai a tirarmene fuori veramente, da quello che provo. Dio, sembro Bella Swan quando se è stata lasciata dalla sanguisuga. Sono una specie di depressa. Tu invece almeno provi a sorridere, anche se stai vivendo una situazione simile alle nostre, rimani te stessa, almeno quando sei in compagnia dei tuoi amici, cerchi di far sorridere anche gli altri. Io non so come ci riesci, però lo fai. Quindi sei tu la più forte.-

Mormorò tra i denti.

Sapevo che un discorso del genere con Leah non mi sarebbe capitato tanto spesso. Era troppo chiusa in sé stessa per ammettere più di una volta una cosa simile, sapevo quanto le costasse dire quello che pensava veramente di sè.

Ma l’aveva fatto, e già questo era segno di forza.

-Io non credo di cavarmela bene in tutto questo, ma credo che tu stia contribuendo. Che tu ci creda o no, anche tu mi fai sorridere, non è che i sorrisi vengono così, dal nulla. Quelli sono i sintomi dei malati di mente. Io sorrido perché ci sei tu, ci sono Sean e Lucy, che mi aiutate a farlo. E comunque, se vuoi, sempre che non ti preoccupi per la tua reputazione, posso darti qualche ripetizione.-

-E per cosa, scusa?-

-Per sorridere. Non so se sono la persona adatta, ma io ti ho preso ad esempio quando ho dovuto affrontare Jared a testa alta, quindi in qualche modo ti devo ripagare.-

Leah guardò davanti a sé, alzando leggermente un angolo delle labbra. Bè, era già qualcosa.

-Quanto a testa alta?-

-Mi sono lasciata scappare qualche frase velenosa.-

-Tu? Frasi velenose? Eri drogata?-

-Bè, grazie della fiducia, e io che volevo renderti fiera di me.-
Brontolai guardando il mare a mia volta.

-Non diventiamo troppo sentimentali, Kimberlie.-

Ridacchia osservandola un attimo. Leah non sarebbe più tornata quella di prima, ormai era impossibile, ma poteva cambiare almeno un po’ e, anche se non lo voleva ammettere, probabilmente nemmeno a sè stessa, lo stava già facendo.

 

-Ti prego, non tirare troppo, non sono grossa come te!-

Esclamai mentre venivo trascinata senza alcun riguardo da Hannibal, un Sanbernardo grosso quasi quanto me.

Il bestione decise di darmi retta e si fermò, voltandosi verso di me scodinzolando, o meglio, agitando la sua enorme coda.

-Bravo Hannibal…-

Ansimai appoggiadomi a un albero.

Perché, perché mi affidavano cani enormi da portare a spasso, quando io ero un cosino minuscolo che sfiorava appena il metro e sessanta?

Accarezzai l’enorme cane sulla testa, guadagnandomi una colossale leccata sulla mano.

Hannibal non era affatto buono quanto Tibet, anzi, era talmente irruento che ci volevano dei secoli anche solo per mettergli il guinzaglio. Alla fine però mi faceva sempre venire il buon umore, con la sua continua voglia di giocare.

Chiunque lo avesse abbandonato sulla strada gli aveva dato quel nome assurdo, forse perché aveva un’aria un po’ minacciosa, fatto sta che non rispondeva ad altri nomi, quindi ci eravamo dovuti rassegnare a tenere quello.

Mi sedetti sulla sua grossa schiena, sfruttando uno dei vantaggi della sua enorme mole.

-La prossima volta che ti rifilano a me per la passeggiata vengo vestita da trekking.-

Sbuffai accarezzandolo ancora.

Un secondo dopo mi ritrovai per terra.

Il mio sostegno si era alzato d’improvviso e si era messo a correre come un pazzo.

Avevo detto che mi faceva venire il buon umore? Scherzavo, a volte mi fa proprio andare in crisi di nervi.

-Hannnibal! Hannibal, torna qui, o giuro che ti faccio rinchiudere!-

Non è tanto normale di solito vedere una ragazza che corre per il parco lanciando minacce assurde a un cane, ma in quel momento non me ne preoccupai.

Non appena ritrovai Hannibal mi resi conto che c’erano cose più importanti di cui preoccuparsi.

Odiavo quel cane, ormai era certo. Non mi iportava se fino ad allora avevo sempre detto il contrario, in quel momento lo odiavo seriamente.

E lui probabilmente odiava me, perché tra tutte le persone possibili che c’erano nel parco, aveva deciso di importunare proprio Jared Reed, che ci stava giocando allegramente.

Il soggetto in questione, ormai sicuramente al mondo solo per farmi venire un esaurimento, alzò gli occhi da Hannibal e mi guardò, ancora sorridente.

Non vedevo quel sorriso divertito da parecchio tempo ormai, non credevo che mi avrebbe colpito così tanto.

-Non dovrebbero lasciarti portare a spasso cani così grossi. Hannibal riesce sempre a scapparti.-

Esordì lui continuando ad accarezzarlo.

Aveva sempre avuto un buon rapporto con lui, fin da quando lo avevo fatto venire con me al canile.

Sorvolando il fatto che la sua natura attirava in modo curioso i cani, era anche l’unico che, sempre per la sua natura, riusciva a tenerlo a bada.

Li guardai. Del resto erano grandi e grossi tutti e due. Ed entrambi mi facevano andare in esaurimento.

-Sì, bè, ma alla fine torna sempre. Credo abbia capito che se scappa nessuno gli dà da mangiare.-

Risposi con uno sguardo d’accusa al cane traditore.

In tutta risposta lui appoggiò due zampe al petto di Jared, lasciandomi morire d’invidia perché lui non sarebbe caduto sotto il suo peso, mentre io dopo un’azione del genere finivo sempre a terra.

-Lavori anche in vacanza?-

Chiese allora senza perdere il buon umore. Sean Davis lo aveva contagiato, ne ero certa. Come faceva ad essere tranquillo in un momento simile? Io l’unica cosa che desideravo era cadere in una fossa profondissima.

-Sì, mi diverto, lo sai. Alla fine mi pagano per divertirmi.-

Dissi scrollando le spalle.

-Contenta tu.-

No, io in quel momento non ero affatto contenta! Ero imbarazzata, irritata, confusa, nel panico, agitata…. Tutto fuorchè contenta. Mentre lui sembrava rilassato, anche se a sua volta era un po’ imbarazzato.

-Posso giocarci un po’?-

Chiese dopo un attimo di silenzio, indicando Hannibal.

Lo guardai scioccata. Oh, diavolo, ma cosa credeva di fare?

Prima non mi parlava per un mese e poi eccolo là a fare l’amicone. Io rinunciavo a capirlo.

Guardai prima lui, poi Hannibal.

-Va bene. Tanto sono sicura che con te non scappa.-

Acconsentii alla fine. Lo guardai mentre si allontanava con Hannibal, per poi lanciargli un bastoncino da rincorrere.

Sospirai. Di solito non ero io quella che intereagiva meglio con gli animali che con le persone?

Probabilmente era la sua parte animale ad agire in quel momento. Questa frase suonava veramente male.

Sbuffai, non potevo certo negare a me stessa quanto mi fosse mancato il sorriso che mi aveva rivolto un attimo prima, così come mi era mancato parlare con lui.

Per la prima volta dopo una settimana, pensai seriamente alle sue parole. “Vorrei essere tuo amico.

Erano state dette sicuramente nel modo sbagliato e al momento sbagliato, ma avevo capito che era quello che lui voleva veramente. Aveva detto che gli mancava stare con me, e io non potevo non condividere questo pensiero.

Mi mancava, non nello stesso modo in cui io mancavo a lui, ma mi mancava.

Non sarebbe mai stata amicizia, non da parte mia sicuramente.

Ridacchiai nel vedere Jared che prendeva in braccio Hannibal. Chi altro avrebbe potuto farlo con un coso pesante tonnellate, a parte lui e i suoi “fratelli”?

Lui mi guardò un attimo e poi mi indicò ad Hannibal, mettendolo giù.

Non poteva essere. Non poteva averlo fatto sul serio.

-No! no, Hannibal, non ascoltarlo! No!-

Strillai prima di essere travolta dalla massa in corsa del San Bernardo.

Caddi rovinosamente a terra mentre il cane mi leccava tutta la faccia.

-Io ti odio, Jared Reed!-

Urlai mentre lui si sedeva vicino a noi ridendo.

-Fai bene, in effetti.-

Ammise. Non mi accorsi subito che era serio.

-Aspetta un attimo.-

Si alzò e si avvicinò ad un albero, da cui staccò un ramo. Mi augurai che nessuno lo avesse visto. Non era una cosa esattamente normale staccare come se niente fosse un tocco di legno del genere da una pianta. Tornò indietro e me lo porse, mentre lo guardavo confusa.

-Ecco, tieni. Non è la spranga di ferro che ti avevo promesso, ma puoi colpirmi con questo, se vuoi.-

Lo continuai a fissare stupita.

-Bè, non posso colpirti se questa montagna di pelo non si sposta. E poi non ti farei niente. Come minimo sentiresti il solletico!-

Jared fece spostare Hannibal, permettendomi di tornare a respirare e di tirarmi sul dal prato.

Afferrai il bastone e lo guardai incerta, mentre mi faceva segno di colpirlo.

Oh, insomma, credeva davvero che lo avrei fatto? Andiamo!

Ma proprio mentre facevo questi pensieri lo centrai in testa più forte che potevo. Per poi ritrarmi, stupita da me stessa ed imbarazzata oltre ogni dire.

-Ahi!-

Disse lui, ovviamente senza aver comunque sentito nulla. Probabilmente fingeva per rabbonirmi.

-Accidenti, scusa! Io… non capisco cosa mi è preso! Stavo proprio per dirti che non l’avrei fatto e invece…-

Esclamai, cominciando a parlare a raffica.

Jared scoppiò a ridere, attirando l’attenzione di Hannibal, che prima era rivolta alla pigna con cui stava giocando.

Lui sorrise mentre il cane si avvicinava per farsi accarezzare.

Involontariamente sorrisi a mia volta. Nonostante un’insistente vocina mi sussurrasse che non era più il mio ragazzo, mi stavo trovando bene con lui, più di quanto avrei mai sperato negli ultimi tempi.

-In un certo senso mi ha fatto sentire meglio. Anche se tu non avrai sentito niente, immagino.-

Lui si passò una mano tra i capelli, con aria colpevole.

-Prometto che la prossima volta ti porto davvero la spranga.-

-Con quella ti farei male?-

-Bè, penso che un po’ potresti farmene. A meno che tu riesca a sollevarla.-

Aggiunse ghignando.

-Ma… ma sentilo! Hannibal! Lo hai sentito il tuo amico cosa ha detto?-

Mi alzai in piedi e mi guardai intorno.

-Hey, che fai?-

-Cerco qualcuno che mi presti qualcosa di più pesante per picchiarti. Credi che l’ombrello di quel vecchietto vada bene?-

-Se cerchi di infilarmelo in un occhio, penso di sì.-

-Perfetto.-

Esclamai dirigendomi verso un vecchietto seduto sulla panchina più vicina.

-Hey, ferma! Ma fai sul serio?-

Mi volta per guardarlo dal basso in alto. Molto in alto.

-Non so, avrei deciso una volta avuto in mano l’ombrello.-

-Se te l’avesse dato.-

-Se me l’avesse dato, sì.-

Rimanemmo un po’ in silenzio, probabilmente entrambi immersi nei nostri pensieri.

-Per come ti ha trattato, Kim, non lo perdonerei per niente al mondo. Se però ha avuto delle buone ragioni per farlo, anche se mi chiedo davvero quali mai potrebbero essere, accetterei di… parlarci almeno, ecco. Lo sai che non sarai mai veramente sua amica, però, chissà, alla fine potresti riconquistarlo!-

Aveva detto con occhi sognanti Lucy. All’inizio l’avevo mandata a quel paese e le avevo lanciato il mio cuscino in faccia, dicendole che stare con Sean l’aveva resa troppo ottimista.

In quel momento, però, rendendomi conto di quanto mi fosse mancato stare con Jared, quell’idea malsana appariva meno malsana di prima.

Riconquistarlo. Bah, quello lo trovavo ancora impossibile e deludente come tentativo, ma perché non sfruttare il suo desiderio di tornare a strami vicino?

Se non avessi provato non avrei mai saputo cosa mi perdevo, ed in caso di disastri avrei sempre potuto lasciar perdere. Forse.

Ero pazza. Probabilmente lo ero davvero, anche solo a pensare una cosa del genere.

Tuttavia al momento mi trovavo bene con lui, perché non esserne contenta e smetterla di piangerci sopra?

-Ok, bè, stavolta non ti faccio causa.-

-Causa? Solo perché ho insinuato che sei deboluccia?-

-Le parole feriscono più della spada.-

Risposi, senza rendermi conto dell’altro significato che potevano avere le mie parole. Lui invece si fece d’un tratto cupo, sostituendo il sorriso cupo a una smorfia dispiaciuta.-

-Kim, davvero, io…-

-No, non intendevo quello!-

Sospirai, rendendomi conto che tutte le votle che volevo fare un discorso serio e di buona riuscita dovevo sempre fare affidamento alla mia scarsa capacità di improvvisazione.

-Lo so che non è colpa tua, davvero. L’ho capito. Insomma, ci sono rimasta male, ma immagino che tu ti sia sentito confuso quanto me. Solo non avevo immaginato che sarebbe successa una cosa del genere, e che tu ti saresti comportato così. Non sai quanto mi imbarazzi dirlo ma… per me sarebbe un paradosso essere tua amica nel vero senso della parola, perché non sono… non provo quello che provi tu ecco.-

Dissi con una voce più flebile, certa di essere diventata bordeaux.

-Ma non ce l’ho più con te, sul serio. Insomma, penso che ne approfitterei per picchiarti ancora, se me ne dessi l’occasione.-

Mi rilassai nel vedere il suo sorrisetto divertito.

-Però a me va bene di… smetterla di evitarci, ecco. Diciamo che è una specie di strano rapporto di conoscenza, ok? Qualcosa del genere, insomma.-

Borbottai sempre più imbarazzata.

Jared fece un sorriso rassegnato, probabilmente nessuno dei due era pienamente soddisfatto.

In silenzo riprese ad accarezzare Hannibal.

Sospirai, guardando l’enorme cane, pensando a quanto avrebbe danneggiato i mie nervi questa “specie di strano rapporto di conoscenza”.

Considerato che ero già pazza, presto sarei stata irrecuperabile.

 

 

 

 *Angolo dell'autrice

Secondo me Kim è già irrecuperabile, ma lei evidentemente non lo sa. Ecco qui. Il capitolo Dieci, gente, è un numero importante.

Sono convinta che ho fatto mille volte meglio in altri capitoli, non sono molto contenta di quello che sto pubblicando, ma la parte iniziale con Leah non mi dispiace, lo ammetto.

Ho cercato di mettere un po' in risalto il rapporto tra lei e Kim, sperando che non sia venuta troppo OOC. Bisogna anche contare che è cambiata almeno di un cincinino a stare con lei, quindi almeno con Kim si comporta in modo più civile. Almeno con lei ha tirato fuori un po' delle cose che pensa (o almeno che io le ho fatto pensare) di quello che prova, pensavo fosse giusto che lo facesse e che consigliasse Kim.

La parte con Jared mi piace di meno, ma mi sono divertita abbastanza ascrivere della spranga di ferro. Sì, lo so, sono fissata.

Tadaaaaann... una nuova entrata! Dite "ciao" ad Hannibal! No, non ho dimenticato Tibet, affatto, ma è inverosimile che ci sia sempre e solo lui, visto che Kim lavora con almeno una decina di altri cani. E così è saltata fuori una montagna di pelo chiamata Hannibal. Probabilmente adesso sembro un'amante fissata di cani, quando in realtà mi fanno piuttosto paura.

Ecco, qua, spero in realtà che il capitolo non vi faccia troppo schifo, ho notato che lo scorso ha avuto molto meno successo degli altri, almeno credo.

Ci vediamo al prossimo capitolo con un piccolo (o grande) colpo di scena.

Mary

 P.S. Il titolo fa rifrimento alla forza di Kim e Leah, ed è un tributo a quei grandi film che sono la raccolta di "Star Wars"

P.P.S. Ho pubblicato come promesso la one shot su Lucy e Sean, per chi voglia leggerla eccola qua:

Purple Hair and Tibet 
  
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