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Autore: littlek    02/05/2011    1 recensioni
La storia di Martha, diciottenne, che fa un viaggio a Londra nel marzo del '93...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SATISFIED
 
Non aveva mai preso l’aereo in vita sua, ne era mai stata fuori i confini del suo paese che tanto amava: l’Italia. Martha era romana, e come ogni romano che si rispetti, considerava la sua città come la più bella del mondo.
All’inizio quando i professori avevano proposto alla classe questo viaggio, un urlo di gioia si era sentito per tutta la scuola. Ma lei non era esattamente entusiasta. Per lei Londra, sì, era una meta da visitare almeno una volta nella vita, ma in quel momento se quel viaggio non l’avessero proposto, non avrebbe fatto la differenza.
Eppure col tempo si era sempre più interessata a Londra e la curiosità era cresciuta dentro di lei.
Se poi si fosse aggiunto il fatto che i Take That fossero stati presenti in quei giorni lì in città, sarebbe stato il massimo. Sicuramente non li avrebbe visti, see, pensava lei. Ma immaginarli molto ma molto vicini era comunque tanto.
Ed era questo il pensiero che invadeva la sua mente da un po’ di settimane.
 
“Ti prego, andiamo con il nostro aereo privato, Nigel!” lo pregava Robbie “tanto, cosa dobbiamo fare a Londra di tanto importante?” ma Nigel rimase ferreo “Niente di che. E’ per questo che preferisco usare la corriera: è meno costoso”.
“Tirchio” fu di tutta risposta Robbie.
“Che c’è, Rob, non vuoi sprecare energie?” rise Mark in tono di sfida. Tutti gli altri risero a catena.
“Sento che succederà qualcosa a Londra …” pensò ad alta voce Gary
“Che saremo investiti da un bus?” ironizzò Jason “in fondo Nigel ha detto che non dobbiamo fare niente di che!”
“No … sento come se ci fosse qualcosa che sta per cambiare, ma non saprei … “
“DIVENTEREMO PIÙ FAMOSI DEI BEATLES!” e tutti scoppiarono dalle risate dietro ad Howard.
 
“Vi ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia! L’aereo decollerà fra pochi minuti, perciò vi preghiamo di allacciare le cinture. Il viaggio durerà circa due ore, grazie”.
Era sull’aereo. Nonostante la sera prima le fosse venuta una paura folle di morire … ora era lei che tranquillizzava i compagni in ansia.
Per passare il tempo si era portata il suo porta-CD blu e vari ischi, ma lei sceglieva sempre lo stesso: Take That & Party, con una canzone in particolare che le piaceva davvero tanto, soprattutto il testo. La canzone che Gary aveva composto a 15 anni: A Million Love Songs. Inoltre era da un po’ di tempo che aspettava l’uscita di un nuovo singolo, molto fiduciosa.
A million love songs later
and here I am trying to tell you that I care
a million love songs later
and here I am
La voce chiara e romantica di Gary le riempiva l’anima, trasportandola sulle onde della musica che la cullavano, e lei si lasciava abbandonare all’emozione.
 
“Gaz, stai lavorando al nuovo singolo?” si incuriosì Jason
“In effetti ho in mente il titolo e parte del testo, ma in questo momento non ho ispirazione” sospirò il cantante.
“Mi preoccupi, amico. Sei pensieroso da un po’, hai la testa fra le nuvole e non hai più ispirazione? E poi, quale sarebbe il titolo?” chiese Jason
“Ehm … Pray”
“Perchè dovremmo pregare?” si aggiunse Mark.
Gary continuava a fissare il finestrino, mentre Robbie rovesciava una bottiglietta d’acqua in testa ad Howard.
 
“Ah, Londra! Voglio andare al Beatles Store!” si lamentava Jane, seguita a ruota da Maureen.
Martha le soprannominava le sessantottine. Credo che si possa capire tutto, no?
Erano sul pullman che li avrebbe portati all’hotel.
 
“Welcome to London! Ma che hotel è questo?” quasi gridò Jason ai suoi compagni che erano rimasti indietro.
“So solo che siamo ad Earl’s Court. Niente di più. Quanti giorni ci restiamo a Londra?” ma Gary era troppo sulle nuvole per poter rispondere ad Howard.
“In realtà siamo qui soprattutto per: conferenza stampa, conferenza stampa a … ah! Conferenza stampa” sbuffò Robbie.
Si sistemarono nelle camere e verso sera si erano riuniti tutti e cinque da Jason e Howard a festeggiare per qualcosa che nemmeno loro conoscevano con tanto di lotta con i cuscini, richiamo da parte di Nigel e sbevuzzatina di tè, che Robbie rovesciò infine sul letto e sulla moquette.
 
“Ho parlato in inglese con un inglese, un tedesco mi ha fermata perché indosso il cappello del Bayern Monaco” questa è un’altra storia “e quindi per ora mi sento realizzata!”diceva contenta Martha mentre Giorgia, Leonardo e Alessandro la fissavano.
“Che c’è? Sono euforica in questo momento … comprendetemi, non sono mai stata all’estero!” si giustificava, mentre Giorgia ridendo diceva agli altri due “Allora pensate cosa farebbe se vedesse in giro i Take That!” e risero tutti insieme.
Le giornate passarono in fretta, troppo in fretta, e l’ultima sera arrivò velocissima.
Londra era veramente affascinante, tanto da sembrare l’ambientazione di una favola della Disney: le case l’una diversa dall’altra con i tetti spioventi e colorati, le classiche cassette della posta davanti alle porte di legno, i giardini fioriti e (per fortuna) niente pioggia.
“Prof, noi vorremmo stare insieme per l’ultima sera!” gli insegnanti non potevano negare ai ragazzi un po’ di baldoria …
Dopo diverse e ripetute suppliche, i ragazzi ottennero quello che volevano (forse, anche più di ciò che volevano): fino alle dieci e mezza potevano passare assieme la serata in una sala libera dell’albergo, che si trovava sottoterra. Appena seppero dove fosse la sala ci si precipitarono tutti.

  
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