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Autore: izayoi007    02/05/2011    2 recensioni
“…Naruto Uzumaki, ninja della Foglia, il qui presente Consiglio degli Anziani [...]ti dichiara colpevole di alto tradimento, ragion per cui il Tribunale del villaggio della Foglia ti condanna a morte…”
[...]- Non voglio – il moro, interdetto, si voltò a guardarlo. - Come dici, usuratonkachi? – ringhiò, inarcando un sopracciglio e osservando l’amico. Non riusciva a comprendere se avrebbe dovuto aggiungere un altro grado sulla scala personale di idiozia del biondo o semplicemente se questi fosse del tutto uscito di senno – nel caso in cui non fosse chiaro: questo è un piano di fuga. Stiamo tentando di tirarti fuori da questa situazione perché, anche se spero che almeno questo ti sia chiaro a sufficienza, per quanto spesso tu non brilli di perspicacia, altrimenti entro domani sera la tua testa rotolerebbe nel fango. E non attaccata al corpo –
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Self made man
 
 
Fu un rumore lieve a destarlo dal sonno indotto in cui l’avevano fatto sprofondare alcune guardie, giusto la sera prima. Gli parve strano essersi svegliato per così poco, solitamente gli ci volevano le cannonate per tirarlo giù dal letto.                                                                                         
Eppure, quando aprì lentamente le palpebre e i suoi occhi inquadrarono i piedi che venivano brutalmente trascinati nel fango, la sensazione della carne viva che strascicava contro i ciottoli a terra gli causava un dolore incredibilmente reale, tale che non poté più negare di essere sveglio. Emise un gemito, ed adagio, per via di alcune fitte che sembrava gli stessero trapanando il cranio, risollevò il capo, studiando la situazione intorno a sé. Era ancora incredibilmente intontito per via del sonno e del digiuno autoimposto che lo indebolivano più di quanto avrebbe potuto prevedere. Nonostante ciò, la situazione gli fu chiara fin da subito.                           
Due uomini, chunin forse, non vi badò più di tanto, lo stavano trascinando di peso lungo la strada che conduceva al centro del villaggio, sotto il palazzo dell’Hokage, nel luogo dov’era prevista l’esecuzione.
Attorno a loro, tutta Konoha era riunita in una folla interminabile di gente che formava un lungo corridoio umano. Non sapeva nemmeno che la sua città natale vantasse tanti abitanti. Spingevano, accalcandosi come bestie, bisbigliavano tra loro additandolo al suo passaggio con disprezzo. Come al solito, nulla di nuovo.                                                                                                                     
Sospirò, ci era abituato.
Tanto non li avrebbe rivisti mai più e loro, finalmente, si sarebbero liberati del mostro. Ci avrebbero guadagnato entrambi; un patto equo, no?                                                     
Tentando di ignorarli, puntò lo sguardo in avanti, cominciando a scorgere la piazza centrale.                  
Tsk! Quei cani lo stavano portando al patibolo addormentato, senza nemmeno la pietà di lasciargli quel minimo di dignità che spettava ad ogni ninja. Ad ogni uomo. Come un mostro. Ma infondo era così che lo vedevano. Perché crucciarsi nel vano tentativo di guadagnare il rispetto di quella massa di miserabili vigliacchi? A che pro? Perché impegnarsi e tentare in ogni modo di far capire loro che ciò che aveva fatto non era altro che un disperato tentativo di difendere quella loro pellaccia ingrata? Gli avrebbero staccato la testa dal collo senza che nemmeno se ne accorgesse, passando in un battito di ciglia dal sonno di una notte a quello eterno. Tutto questo per via della paura che avevano di lui e di ciò che dimorava nel suo ventre.                                                               
Era stanco. Di loro e di tutta quella stupida situazione assurda.                                                    
Avvertì un grugnito e uno dei due ninja si bloccò, arrestando il loro cammino, e gli puntò lo sguardo scuro e arcigno addosso. 
- Ehi, ma tu sei sveglio! Cammina con le tue gambe allora, verme! – tuonò indignato. E dire che quel ragazzino poteva avere al massimo sedici anni e fino a due mesi prima era un aspirante AMBU che lui stesso aveva bocciato all’esame di ammissione. Ora si permetteva di sputargli in faccia le sue grida stridule.                         
Il “moccioso” gli diede un poderoso scossone e lo issò sui suoi piedi, obbligandolo a camminare. Barcollò, ma rimase in piedi.                                                      
- Tutto bene, Uzumaki-san? – . Si voltò verso l’altro ragazzo, di poco più grande del primo, che lo fissava sinceramente angosciato. Nei suoi occhi lesse sincera tristezza e, nonostante tutto, gliene fu grato. Sebbene fosse una domanda un po’ sciocca, vista la situazione, la apprezzò comunque. Gli sorrise stancamente ed annuì.                          
Quel moro gli era simpatico. Anche lui aveva tentato l’esame di ammissione AMBU e, contrariamente all’altro, era diventato un suo sottoposto. Oltretutto, uno dei migliori.                          
Riprese a camminare e, quando mosse il primo passo, il piede sprofondò nel fango ma, sicché le strade di Konoha, da che ricordasse, non erano ricoperte della vischiosa sostanza, si accorse solo in quel momento che pioveva.  Il cielo era ammantato da grosse nuvole nere, cariche di imminenti intemperie.                          
Alzò il viso all’insù e numerose gocce gli solcarono i lineamenti fini del viso, insinuandosi fra i vestiti già infradiciati.
Proseguì quindi, il suo cammino con il naso al cielo, lo sguardo vacuo e la mente persa in futili pensieri sul tempo. Incurante di ciò che lo circondava e di quello che sarebbe successo di lì a poco, si lasciò cullare dal suo stesso passo cadenzato e dalla banalità del momento.
Improvvisamente, le forze gli vennero meno e gli arti inferiori cedettero sotto il peso del suo corpo, facendolo rovinare poco dignitosamente a terra.
Cercò di issarsi nuovamente, facendo leva sulle braccia, ma anch’esse non lo ressero e si ritrovò nuovamente con il viso spalmato al suolo. 
Uno dei suoi carcerieri, quello che in precedenza lo aveva così deliberatamente insultato, gli intimò di alzarsi, ringhiando aspramente, e quando s’accorse che gli era impossibile, sollevò una gamba, pronto a scaricare su di lui un considerevole colpo.
- Alzati, idiota! Non te lo ripeterò di nuovo! – Naruto chiuse gli occhi, preparandosi ad incassare il calcio ma questi non giunse mai.
Quando s’arrischiò ad alzare le palpebre, notò che un’ombra scura lo sovrastava. Non riuscì a riconoscere immediatamente chi gli si parava davanti, poiché la sua figura si stagliava davanti all’unico tenue raggio di sole che attraversava l’orizzonte. Solo dopo qualche breve istante riuscì a mettere chiaramente a fuoco di chi si trattasse anche grazie alle parole del chunin.
- Uchiha-san…? -. L’espressione sorpresa del più giovane fu soffocata dal tono minaccioso del suo interlocutore e, principalmente, dallo sharingan attivo che brillava, ipnotico e intimidatorio nel mare scarlatto delle sue iridi.
- Solo io posso chiamarlo “idiota”. È chiaro? – sillabò velenoso, aumentando la presa sulla caviglia dell’altro che ancora stringeva tra le dita. Questi mugolò di dolore ed allora Sasuke lo lasciò andare.
Il biondo avvertì distintamente la folla agitarsi e perdersi in un inutile chiacchiere sorprese sul perché l’unico superstite degli Uchiha, nonché ottimo jonin ( tra i migliori) e, seppur ex-nukenin, ormai già riabilitato da diversi anni, aiutasse il traditore, il ragazzo volpe.
Inaspettatamente, una voce si levò fra le altre e, grazie al suo tono indolente e strascicato, non  faticò a riconoscerne il possessore, seppur senza vederlo.
- Il “ragazzo volpe”, qui, da quando aveva dodici anni, vi ha salvato il culo tante di quelle volte che è una seccatura persino contarle! – intervenne Shikamaru, fiancheggiando l’Uchiha.
Mentre riportava lo sguardo davanti a sé, cercando di concentrarsi sui propri arti per rialzarsi, una mano pallida e femminea entrò nel suo campo visivo. Risollevò il viso per trovarsi innanzi il viso sorridente di Sakura Haruno.      
- Forza, Naruto, riprenditi la dignità che ti spetta…! – sussurrò delicatamente, ma con decisione. Poi si rivolse alla folla.
- Shikamaru ha ragione, che vi prende a voi tutti?! Piantatela di comportarvi come caproni ottusi e portate a Naruto il rispetto che merita un eroe! – gridò, levando il pugno libero in aria, minacciosa.
Il biondo li guardò tutti e tre, shockato, mentre si risollevava aiutato dalla ragazza.
Osservò la folla, solo per trovare sguardi sicuri ed incoraggianti da parte di tutti coloro che facevano parte della sua generazione; gli undici – se si escludeva lui – di Konoha, gli si erano disposti tutt’intorno.
Perché si comportavano così? Perché, dopo che lui aveva…?             
 
 
 
- Naruto, non è necessario.
Stavolta non sarai solo! Salveremo noi Konoha per te. –
- Sì, che lo è, Sakura-chan -
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            
 
 
I ricordi riaffiorarono così, in un turbinio violento, tutti insieme.
 
 
 
- Non ci pensare nemmeno, dobe. –
- Ma…-
- Non mi interessa, non tirerai fuori quella bestiaccia.
Non abbiamo bisogno del suo aiuto. –
                                       - Sas’ke, siamo al limite e non posso permettere loro di farvi del male!
Non glielo lascerò fare! –
- Io non posso permettere di farmi proteggere da quella sottospecie di demone.
Sono un Uchiha. –
 
 
 
Gli si annodò lo stomaco, mentre, con l’aria altera e sprezzante che solitamente lo caratterizzava, anche il giovane shinobi moro occupava i suoi pensieri. E con lui, tutte le persone per lui più importanti.
 
 
 
- Sas’ke ha ragione, Naruto. –
- Kakashi-sensei? –
- Non farti dominare da quello che è dentro di te.
Non è per questo che Yondaime te l’ha affidata, ne sono sicuro.
Sii te stesso e credi nei tuoi compagni. –
 
 
 
Persino Kakashi-sensei…
Si vergognava così tanto e non capiva come potessero trattarlo ancora in quel modo, dopo i loro incoraggiamenti e i loro avvertimenti che lui aveva dolorosamente ignorato.
Perso nei ricordi e nelle sue elucubrazioni mentali, si risvegliò solamente nel momento in cui si ritrovò sul patibolo, davanti al boia.
Gettò un’occhiata curiosa all’uomo che avrebbe posto fine alla sua vita e non si stupì di trovare il suo volto coperto da un grande cappuccio scuro.
Non era troppo massiccio, ma evidentemente, se era lì, doveva essere perfettamente in grado di fare il suo lavoro.
Venne fatto inginocchiare a forza e la sua testa fu dolorosamente premuta contro il ceppo di legno davanti a sé.
Il boia concluse il suo lavoro di affilatura della lama e si mise in posizione. Sollevò un braccio e il clamore della folla tutt’intorno a lui cessò d’improvviso al muto comando.
Suo malgrado, Naruto si ritrovò a ingoiare a vuoto e digrignare i denti. Sentiva le lacrime premere dolorosamente contro gli angoli degli occhi, ma non avrebbe pianto. Voleva conservare almeno la dignità che derivava da sé stesso.
Era furioso: aveva protetto il villaggio da una minaccia ma l’aveva esposto ad una ancora più grande, quella che tutti loro temevano ancora di più dell’Akatsuki. Sebbene tutto fosse andato per il meglio, era comunque assodato che aveva corso un rischio troppo grande quella volta.
Forse meritava quello che gli stava succedendo; forse meritava l’odio di tutti.
Eppure, fissando i volti dei suoi più cari amici, lì, appena sotto di lui, non poteva fare a meno di pensare quanto fosse ingiusto tutto ciò. Non aveva ancora dato il massimo, non aveva realizzato il suo sogno: non era diventato Hokage e non aveva ottenuto il rispetto di tutti, anzi, ciò che aveva ottenuto era proprio l’opposto.
Sentiva una scintilla ancora dentro di sé, nel suo cuore, brillare speranzosa. Un angolo del suo cervello ancora si rifiutava di accettare tutto quello. Il tredicenne che ancora viveva dentro di lui scalciava e imprecava contro quel destino avverso ricordandogli che una volta il suo nindō era di non arrendersi mai, ed era proprio quello che stava facendo, contro tutto ciò per cui aveva sempre vissuto.
Un moto di ribellione brillò nei suoi occhi chiari, ma ormai era troppo tardi: l’ascia stava già calando.
Trattenne involontariamente il respiro e con un ultimo lampo di disperazione cercò i suoi amici più cari, attaccandosi con accanimento alla loro immagine, imprimendo a fuoco nella mente le loro figure come ultimo piacevole ricordo. Catalizzò i loro sguardi, bevve dalle loro bocche sigillate le parole di commiato che non riuscivano ad esprimere a voce e poi inspirò forte i loro odori e quelli della sua terra, si riempì le orecchie del rumore della sua gente, per l’ultima volta.
Appagò tutti i suoi sensi in quell’ultimo disperato abbraccio alla vita e lo strinse forte fino alla fine.    
Infine, l’ascia calò e, per un istante, interruppe il contatto visivo con il resto del mondo. Poi si piantò saldamente a terra, giusto davanti alla sua faccia sconvolta.
Istintivamente alzò lo sguardo in alto, verso il boia che aveva così clamorosamente sbagliato il colpo ed ora si stava lentamente liberando del cappuccio che fino ad allora lo aveva reso irriconoscibile. Gli occhi gli si sbarrarono per lo stupore.
 
 

-
Gaara…?! -























Eheheh…ehm… Salve?! Ok, sono davvero patetica! È passato tanto di quel tempo che dovrei vergognarmi di farmi rivedere qui, eppure non ho resistito alla tentazione e mi sono ripresentata riprendendo in mano questa storia che ha secoli di stand-by. Chiedo umilmente perdono e spero che vogliate accettare. Inoltre, spero di riuscire a finirla ora che l’ho ripresa in mano
( soprattutto a ricordami cosa avevo pensato per questa storia… eheh… -.-‘ ). Ho riletto il primo capitolo e ripreso in mano questo secondo già iniziato e mi sono resa conto che non sono proprio il massimo ma ho comunque deciso di proseguire su questa linea e non cambiare nulla, così, in onore dei vecchi tempi e del fatto che altrimenti non so se avrei la forza di riscriverla da capo e concluderla. Ringrazio comunque di cuore tutti quelli che hanno recensito (sì, secoli fa, è vero, ma ci tengo comunque a ringraziare!) . Al prossimo capito – speriamo – un bacione, Izayoi007





  
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