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Autore: _Pulse_    02/05/2011    4 recensioni
Il ragazzo seduto sul ramo si voltò e lei ebbe la sua conferma: era lui.
Franky si alzò in piedi e saltò di ramo in ramo senza alcuna paura, fino ad arrivare a quello più vicino alla finestra. Si acquattò ad un palmo dal suo viso e in quel modo riuscirono a guardarsi negli occhi senza alcuna difficoltà.
[...] «Io l’avevo detto che avresti avuto i suoi occhi», sussurrò soddisfatto.
{Sequel di Nothing to lose e Everything to gain}
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lose and Gain'
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3. My part of her

 

Tom, seduto sul divano, sbuffò e si portò una mano dietro la nuca, mentre con l’altra accarezzava il pelo morbido e color caffèlatte del piccolo Coco che gli faceva le fusa contro la gamba, chiedendosi dove si fosse andato a cacciare Franky. Quando aveva ricevuto quella chiamata era uscito fuori dalla finestra e da allora non era più rientrato.

Aveva accompagnato Bill a casa per potersi fare una doccia, cambiarsi e dare da mangiare al micio, ma c’era voluta moltissima tenacia per convincerlo a lasciare Evelyn in ospedale. Anzi, c’era voluto Gustav, che era arrivato giusto in tempo e aveva rassicurato Bill: ci sarebbe rimasto lui con la sua piccolina.

Ora si trovava nel suo salotto e non poteva far altro, oltre aspettare, che sperare che Franky tornasse da loro con qualche buona notizia.

 

***

 

«Hai un taglio qui», le posò due dita sulla fronte, sorridendo alla buffa espressione che aveva assunto Zoe.

«Credi mi rimarrà la cicatrice?», gli domandò.

«Molto probabile», annuì grevemente, per poi ridere. «Secondo me potrebbe anche starti bene, sai?».

«Pff, ruffiano!».

«No, sul serio, ti darebbe quell’aria da… donna vissuta».

«La smetti di prendermi in giro?! Non sei fatto divertente!», si imbronciò, incrociando le braccia al petto, ma resistette per poco, infatti nemmeno due minuti dopo sorrideva di nuovo, camminando a braccetto con lui nel giardino dell’ospedale.

Era un po’ più alta di lui ora e nonostante avessero la stessa età lei dimostrava i suoi anni anche esteriormente – non poteva negare di avere un po’ di zampe di gallina agli angoli degli occhi – e al suo fianco, doveva ammetterlo, si sentiva un po’ vecchiotta.

«Oh, ma tu sei vecchia», la derise scherzosamente Franky, per l’ennesima volta.

«Oh no, riesci a leggere nel pensiero pure qui?!».

«Certo!».

«Sei crudele!».

«Potrebbe darsi», ridacchiò.

Si misero seduti su una panchina, al fresco sotto l’ombra di un grande pesco, e Franky chiuse gli occhi respirando il profumo dolce dei fiori. Riuscì persino a sentire una certa fragranza alla fragola che gli fece sobbalzare il cuore: il profumo di Zoe…

«Prima mi è successa una cosa strana», esordì la donna. «Quando mi sono svegliata credevo che qualcuno stesse piangendo al mio fianco – e avrei giurato che fosse Tom – ma ho aperto gli occhi e non c’era nessuno. Tu che cosa ne dici?».

Franky sorrise, sollevato che il collegamento fra il suo spirito e il suo corpo fosse ancora attivo. «Hai sentito ciò che ha sentito il tuo corpo», le spiegò.

Ma lei aggrottò le sopracciglia. «Ossia?».

«Probabilmente Tom ha davvero pianto al tuo fianco, ma era accanto al tuo corpo, non al tuo spirito, cioè a te… hai capito».

«Ed è un buon segno che io riesca a sentire il mio corpo?», domandò incerta.

«Più che buono! Vuol dire che hai più possibilità di… svegliarti».

«Ho capito», mugugnò. «Ah, non hai finito di dirmi com’è messo il mio corpo».

«Ha molte ustioni… sulle braccia, le gambe… Diciamo che non è messo benissimo, in questo momento».

«Così sembra», sorrise. «Ma è lo spirito che conta, no?».

«Assolutamente».

«Non lo trovi strano?». Franky la guardò in viso, corrugando la fronte. «Insomma… a me fa un certo effetto pensare che il mio corpo è con Bill ed Evelyn e il mio spirito è con te…».

«L’amore che provi verso Bill ed Evelyn ha superato di molto quello che nutri per me, in questi anni», le disse risoluto, tornando a chiudere gli occhi. Sperò che non ne parlasse più, quello era ancora un tasto dolente, anche se erano passati anni ed anni.

L’amore non muore mai…

«Come fai ad esserne così sicuro?», gli domandò a bassa voce.
Forse era davvero così, ma vedersi spiattellata davanti la verità l’aveva ferita, perché quando era morto si era promessa di non amare mai nessuno come o più di lui.

«Ne sono sicuro perché l’ho visto coi miei occhi», sospirò, poi sorrise. «Ed è giusto che sia così. Non devi pensare all’amore che provi o provavi per me come parametro per non amare con tutto il cuore chi ti ama».

«Ma anche tu mi ami…».

Il cuore di Franky smise di battere. Perché doveva rendere tutto così difficile? Aveva sognato, molte volte ad essere sinceri, di poter passare ancora un po’ di tempo con lei, ma era un sogno che sotto sotto non avrebbe mai voluto vedere realizzato ed infatti aveva avuto la conferma delle sue motivazioni che all’apparenza potevano sembrare sciocche, ma che non lo erano affatto: stare accanto a lei avrebbe sempre significato soffrire per lui, perché lei non era più sua, ma ciò che sentiva per lei non era cambiato di una virgola. Il suo cuore apparteneva sempre a lei e, avendolo a portata di mano, Zoe non faceva altro che farlo sanguinare, seppur inconsciamente.

Si alzò dalla panchina reggendosi con le mani alle ginocchia e non osò guardarla negli occhi mentre le rispondeva: «Sì, ma il mio amore è molto diverso».

«È sempre amore», ribatté decisa. Aveva proprio deciso di fargli del male.

«Devo andare», le disse e percorse il vialetto in senso contrario.
Preferiva di gran lunga affrontare gli occhi di Bill alla scoperta che la sua Zoe si era letteralmente divisa e che la parte “buona” ce l’aveva il suo “rivale”, piuttosto che discutere ancora con lei su argomenti così delicati e dolorosi, almeno per lui.

«Dove vai?», gli chiese con una punta di preoccupazione negli occhi.

«Di sotto, solo per un po’. Ti saluto Bill ed Evelyn?».

«Sì, ti prego», sussurrò con voce strozzata, gli occhi velati dalle lacrime.

Un’anima infermiera che passava di lì l’aiutò ad alzarsi e la riaccompagnò verso l’entrata della struttura.

«Digli… digli che li amo e che mi mancano», concluse e Franky annuì e la salutò con un cenno della mano ed un sorriso, per poi allontanarsi.

 

***

 

«Oh, siete tornati», esclamò un Gustav sorridente appena vide i gemelli entrare nella stanza di Evelyn.

«Ciao papà, ciao zio», li salutò la ragazzina, anche lei con un grande sorriso sulle labbra morbide. Un sorriso che graffiò e gonfiò il cuore di suo padre contemporaneamente.

«Ciao, tesoro», le sussurrò Bill, prima di posarle un bacio sulla fronte. «Come stai?».

«Meglio. Tu?».

Corrugò la fronte. «Io sto bene».

«Bene!».

«Come mai così di buon umore?», domandò Tom, ridacchiando. «È passato Babbo Natale in anticipo?».

«Non ho più cinque anni, zio!», rise. «Ti ricordi quando ti sei messo il costume e la barba finta e hai portato i regali a me e a Jole? Dopo lei mi ha raccontato che aveva fiutato che fossi tu… Babbo Natale non entra mica dalla porta, per giunta suonando il campanello!».

«Ah-ah Tom, dovevi passare dal camino!», lo ammonì Gustav, puntandogli il dito contro.

«Avete ragione, ammetto di non essere stato il Babbo Natale perfetto… però i regali vi facevano impazzire, no?».

«Oh sì, quelli sì!».

Bill, gli occhi spalancati dall’incredulità, non riusciva a capire da dove provenisse tutto quel buon umore. Certo, gli faceva piacere che sua figlia avesse ricominciato a sorridere e a ridere, ma lui si sentiva un tantino spaesato, fuori posto. Non riusciva a lasciarsi contagiare dalle risate delle persone che amava e per questo preferì dissolversi ed andare a trovare una persona dalla quale si sarebbe sentito capito.

 

Franky accarezzò la mano inerte del corpo di Zoe e posò il viso sul suo ventre, gli occhi chiusi alle lacrime.

 

Pensava di restare un po’ da solo, ma si sbagliava. Accanto a Zoe vide Franky, il volto sul suo ventre, e rimase un po’ ad osservarlo attraverso il vetro.

Senza di lui probabilmente sarebbero morti carbonizzati tutti e tre, gli doveva la vita e anche quella delle sue donne, ma piccolissimi aghi gli pungevano il cuore: era geloso. Non geloso da essere arrabbiato con lui, solo un pochino, perché guardando quella scena dall’esterno si sentiva escluso, come se Franky e Zoe fossero ancora uniti, come lo erano sempre stati, da quel legame fortissimo che nemmeno lui era stato in grado di spezzare del tutto. Non ci aveva nemmeno provato, sapeva che non era giusto e che comunque non ci sarebbe mai riuscito.

Franky sollevò il capo dal ventre di Zoe e trovò subito i suoi occhi ad attenderlo. Gli sorrise tirato e gli disse di entrare, anche se ora che conosceva tutti i pensieri del cantante non si era tranquillizzato. Anzi, si era agitato ulteriormente.

Bill entrò nella stanza e chiuse delicatamente la porta alle sue spalle, poi prese una sedia e si mise seduto accanto all’angelo.

«Ciao», lo salutò a bassa voce, come se avesse paura che Zoe li sentisse.

«Ciao», ricambiò l’angelo. «Come stai?».

Bill scrollò le spalle. «Tu?».

«Così e così anche io», sospirò.

«Dove sei finito, prima? Tom si è arrabbiato perché come al solito non avvisi mai se ti sposti…».

«Sono grande ormai, non c’è bisogno che dica a paparino ogni mossa che faccio», mugugnò. «Comunque sono andato di sopra…».

«Novità?».

«Sì… una…».

Bill aggrottò le sopracciglia, incuriosito. «Me la puoi dire o è un’informazione riservata?».

«No, ecco… Zoe vi saluta e mi ha detto di dirvi che vi ama e che le mancate», mormorò abbassando il viso bordeaux. Era stato così difficile dire quelle parole…

«Che… che cosa? Zoe è…».

«No, non è morta!», gridò terrorizzato, appena lesse i suoi pensieri. «È solo… di passaggio».

«Spiegati meglio, non riesco a capirti! Zoe è in Paradiso?!».

«Il suo spirito lo è…». Bill sgranò gli occhi, già colmi di lacrime. Franky, dopo un respiro profondo, continuò: «La telefonata che ho ricevuto stamattina era di… un mio amico… che mi ha detto che quando si è in coma lo spirito e il corpo si dividono momentaneamente: il primo va in Paradiso e il secondo rimane qui».

«Ma… ma si possono riunire, vero?».

«Assolutamente sì. Devono riuscire a riunirsi per uscire dal coma».

«E se non ci riescono, allora…».

«Zoe ce la farà, stanne certo».

Il cantante si sfregò gli occhi con le mani, tirò su col naso e poi disse: «Com’è?».

«Chi, lei? Sta bene… il suo spirito non ha nemmeno un graffio, è il suo corpo ad essere ferito… Mi ha chiesto di voi e mi ha detto di riferivi quello che ti ho detto…».

Bill, un po’ più lucido, organizzò tutto quel flusso di informazioni e la gelosia iniziale, quella appena accennata che aveva avvertito poco prima, si ripresentò addirittura con più intensità: non era giusto che Franky fosse ancora una volta il privilegiato fra i due, era stufo di essere il secondo della lista. Ora si sarebbe dovuto “accontentare” del corpo di Zoe, quando l’angelo avrebbe avuto il suo spirito, con il quale poteva parlare, ridere e scherzare lontano dai suoi occhi, in un luogo accessibile solo a Franky.
Non capiva perché non si fosse ancora rassegnato: Franky avrebbe sempre avuto qualcosa in più di lui e non poteva farci assolutamente niente.

Alzò lo sguardo freddo e quasi disprezzante su di lui e lo vide rigido come un pezzo di legno e spaventato. A causa della cecità provocata dalla gelosia non si accorse di quanto in realtà fosse anche dispiaciuto per tutto ciò che aveva sentito nella sua mente.

«Cerca di capirmi», bofonchiò Bill, tirando su col naso, prima di alzarsi e di abbandonare in fretta la stanza.

 

Bill entrò nella camera della figlia e non badò alla forza con cui chiuse la porta, che sbattè con un colpo sordo.
Un silenzio glaciale calò su Gustav, Tom e Evelyn nel vederlo così infuriato e allo stesso tempo affranto; un silenzio che solo il gemello riuscì a spezzare, nonostante un po’ di timore.

«Bill, che è successo?».

«Vallo a chiedere a Franky, vaglielo a chiedere!», rispose irritato e squassato dai singhiozzi.

Il fratello non voleva lasciarlo piangere in quel modo, però la curiosità di scoprire cosa avesse provocato quella reazione tanto imprevedibile lo convinse a precipitarsi fuori dalla stanza per andare a cercare l’angelo.
Non ci mise molto, visto che lo trovò dove aveva subito pensato che fosse: nella camera di Zoe. Seduto accanto a lei, si teneva coperto il viso con le mani e sembrava davvero distrutto.

“Lo sono”, gli disse Franky, dopo aver intercettato i suoi pensieri.

“Che cos’è successo con Bill?”, gli chiese allora.

“Gli ho solo detto che lo spirito di Zoe è in Paradiso, con me”.

Scioccato, ci mise un po’ per pensare a qualcos’altro da dire, per poi accontentarsi di un “Che cosa?”. Ora capiva perché Bill avesse reagito in quel modo.

“Non ho voglia di spiegarlo di nuovo, voglio stare solo”, mormorò Franky.

Tom non protestò minimamente e lo lasciò volare fuori dalla finestra.

 

***

 

Era ormai il tramonto. Fasci di luce ambrata attraversavano il pavimento di mattonelle chiare e accarezzavano i petali dei fiori che le avevano portato e che ora posavano immobili in un vaso di vetro sul comodino.

Gustav se n’era andato nel primo pomeriggio, dando il cambio a Georg che era passato a trovare lei, il suo papà e la sua mamma.
Suo zio Tom era andato a casa già da un pezzo, dove avrebbe informato Linda e Jole sulle sue condizioni. Prima di andarsene le aveva promesso che sarebbe tornato la mattina seguente e le avrebbe portato qualcosa di commestibile da mangiare, anche se probabilmente di illecito, visto che le infermiere le avevano tolto la flebo ed era stata costretta a mettere sotto i denti il cibo dell’ospedale.

Si stava riprendendo velocemente e non vedeva l’ora di uscire da lì, di tornare a casa sua, di dormire di nuovo nel suo letto…
Al pensiero che il giorno in cui sarebbe stata dimessa sua madre non sarebbe salita in macchina con suo padre le si spezzò il cuore e dovette sforzarsi per trattenere le lacrime.
Aveva una terribile nostalgia di sua madre, delle sue carezze, dei suoi baci sulla fronte, dei suoi sorrisi…

Decise che voleva andarla a trovare, immediatamente, e siccome suo padre era andato finalmente a mangiare qualcosa al bar e non voleva disturbarlo, chiamò Naomi, un’infermiera con cui aveva una certa familiarità ormai, e si fece aiutare da lei a mettersi l’accappatoio sopra l’orribile tenuta d’ospedale e a raggiungere la camera di Zoe.

La ringraziò e le disse che poteva occuparsi tranquillamente d’altro, poiché ne avrebbe avuto per un bel po’. L’infermiera se ne andò, raccomandandole di chiamarla se avesse avuto bisogno, e Evelyn si avvicinò a passo lento al letto della madre. La guardò con attenzione, amando ogni singolo particolare di lei, ed infilò una mano nella sua tiepida.

«Ciao, mamma», sussurrò con un sorriso impacciato, poi tirò su col naso mentre le prime lacrime le tracciavano le guance. «Mi manchi tanto». E soffocò i singhiozzi contro il suo petto.

 

***

 

Di sopra, lo spirito di Zoe chiuse gli occhi alla luce del sole del tramonto e con un brivido riuscì a sentire una mano infilarsi nella sua. Si guardò il palmo, senza muoverlo, e vedendolo vuoto si disse che stava sentendo ciò che sentiva il suo corpo.

Rimase in attesa di capire chi ci fosse al suo fianco, stringendo le palpebre per concentrarsi ancora di più, ed udì la voce della sua Evelyn. Un sorriso commosso le si dipinse sulle labbra, il suo cuore prese a battere più forte.
Poi sentì i suoi singhiozzi e il suo capo posarsi sul suo petto. Zoe alzò una mano per posarla sulla sua nuca e rassicurarla, ma non c’era niente e mai come allora aveva desiderato di risvegliarsi per poter consolare la figlia.

Ci provò, con tutte le sue forze, ma si affaticò talmente tanto che la connessione che si era creata si dissolse e fu di nuovo sola; dovette abbandonare la testa al cuscino, disfatta dalla stanchezza, e distrutta dal dolore iniziò a piangere.

 

***

 

Sentiva il cuore più leggero, ora che aveva versato tutte le sue lacrime.

Si mise di fronte alla finestra aperta e guardò fuori. Le fronde del grande albero piantato nel giardino arrivavano fino a lì e fra le foglie verdi smeraldo e i piccoli fiori bianchi riuscì a scorgere la schiena di qualcuno.

Quell’albero era altissimo, nessuno sarebbe stato in grado di salirci a mani nude e si domandò se quello non fosse proprio lui, Franky, quello che a detta di suo padre era l’angelo custode di sua madre. Tom, Gustav e Georg non avevano smentito né confermato ciò che Bill le aveva detto, ma ogni tanto li sentiva parlare di lui come se fosse uno di famiglia, uno che c’era sempre stato e che ci sarebbe sempre stato anche in futuro.

Lei non aveva avuto ancora il piacere di parlarci, ma non sapeva esattamente che cosa avrebbe potuto dirgli. Non sapeva nemmeno perché lei riuscisse a vederlo! Suo padre e suo zio erano rimasti di sasso quando aveva chiesto loro chi fosse, quindi non avrebbe dovuto vederlo… ma ci era riuscita. Quello era solo uno degli interrogativi che avrebbe voluto porgli, se solo non fosse stata così imbarazzata da quel suo essere “angelo”. Faceva ancora un po’ fatica ad accettare che non fosse solo frutto della fantasia di sua madre.

Il ragazzo seduto sul ramo si voltò e lei ebbe la sua conferma: era lui.

Franky si alzò in piedi e saltò di ramo in ramo senza alcuna paura, fino ad arrivare a quello più vicino alla finestra. Si acquattò ad un palmo dal suo viso e in quel modo riuscirono a guardarsi negli occhi senza alcuna difficoltà.

Evelyn provò uno strano senso di vuoto nello stomaco fissando quegli ipnotici occhi verdi, nei quali erano specchiati anche i propri azzurri. Sarebbe stata ore a contemplarli, ad imparare a memoria ogni singola pagliuzza d’oro intorno alle pupille nere, con il fiato sospeso e il cuore che le batteva lentissimo nella cassa toracica, come a voler scandire quegli interminabili secondi, ma venne distratta dal piccolo sorriso che aveva incurvato all’insù gli angoli della bocca dell’angelo.

«Io l’avevo detto che avresti avuto i suoi occhi», sussurrò soddisfatto.

Evelyn non disse niente. I suoi neuroni erano tutti andati in vacanza, tranne uno che all’improvviso le fece tornare in mente uno dei tanti racconti di sua madre.

 

«Il giorno del tuo primo mese di vita, Franky è venuto a trovarci. È rimasto con noi molto poco, però l’importate è averlo rivisto… erano dieci anni che non lo vedevo e mi mancava tantissimo.
Tom è arrivato a casa nostra, dove Bill aveva organizzato una specie di festicciola, ed è andato direttamente in camera da letto, dove c’era la tua culla… e lì c’era anche Franky, che ti guardava. Ha detto che eri una bambina fantastica e che era sicuro che avresti avuto i miei occhi. Io mi sono sempre fidata ciecamente di lui ed è per questo che ero certa che li avresti avuti azzurri, anche se quasi tutti dicevano che era improbabile. Ma, come vedi, ho avuto ragione io. Ha avuto ragione Franky».

 

Il cuore ora le batteva a mille, conscia che era tutto vero, e spalancò gli occhi quando Franky avvicinò una mano alla sua guancia e la sfiorò con la punta delle dita.

Evelyn chiuse gli occhi, riscaldata da un calore mai provato prima, e un sorriso fece una breve apparizione sulla sua bocca; bastò che Franky ritraesse la mano perché scomparisse insieme al calore e i suoi occhi si riaprissero per osservare, pieni di stupore e meraviglia, le grandi ali bianche che aveva spiegate sulla schiena.

L’angelo la salutò con un cenno del capo e volò via nel cielo al tramonto che si era pian piano oscurato e aveva dato spazio alle stelle.

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Che cosa tenera, non trovate? *w*
Beh, non dico nulla, perchè voglio che parliate un po' voi nelle recensioni, facendomi sapere in primis se vi è piaciuto ^-^
Questo è uno dei miei - tanti - capitoli preferiti xD
Metto solo in luce i punti fondamentali: Franky e Zoe hanno quasi litigato per questa loro nuova "convivenza forzata" e per ciò che intendono per amore; Bill è impazzito di gelosia per ciò che Franky gli ha detto, ossia della divisione in spirito e corpo di sua moglie, e la sua reazione non è stata tanto bella; Evelyn e Franky hanno avuto il loro primo incontro ravvicinato. Quante cose di cui parlare *-* Spero davvero che lo facciate, mi farebbe tantissimo piacere!!

Ringrazio di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo, chi ha soltanto letto e tutti quelli che conosco xD
Grazie mille davvero, alla prossima!!
Vostra,
_Pulse_
 
   
 
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