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Autore: ivi87    02/05/2011    2 recensioni
Dopo la conclusione della serie Harm è a Londra senza Mac e con l'aiuto di Booth e Bones risolverà l'ennesimo caso e forse anche i suoi problemi d'amore...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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# 2 – The Call

Chiedo alla Stevens di convocare Benton e Johns non appena saranno arrivati. Sono i miei due migliori avvocati per quel poco che li ho potuti conoscere. Sono bravi in aula, un po’ meno a trattare con i clienti. 

Sono proprio inglesi nel sangue, da generazioni probabilmente, e parlano esattamente come Burke. Purtroppo per loro a volte capita che l’assistito sia italiano, piuttosto che francese o americano. La marina manda i suoi uomini in tutto il mondo e, quando si è accusati di omicidio, come in questo caso, un po’ di tatto e una parola di conforto permettono alla persona di rasserenarsi almeno un poco. Di calmarsi per lo meno, diventando molto più gestibile in aula. Se un avvocato non ha il controllo del proprio cliente questi potrebbe pure darsi la zappa sui piedi inavvertitamente. E finire in prigione per un cavillo o per aver dato una brutta impressione alla giuria.

Benton e Johns sono ancora acerbi in questo senso, non sanno stabilire un contatto con il proprio assistito. Il mio compito sarebbe quello di correggere questa lacuna, ma, mi odiano pure loro. O meglio non mi sopportano, e miei bei discorsi tanto efficaci a Washington qui si disperdono nell’aria. Spero che cambino presto atteggiamento o dovrò prendere seri provvedimenti. Ma dubito che in questo modo, susciterò in loro simpatia.

Sono arrivati, la Stevens mi comunica che li ha fatti chiamare.

Entrano e si piazzano davanti alla mia scrivania, ritti come pennoni. Io sono preso dall’incartamento e per qualche attimo li ignoro.

“E’ stato ritrovato un corpo, questa mattina, in Hyde Park” esordisco alla fine della mia lettura

“Un ufficiale di marina o un marine, Signore?” chiede il tenente Johns

“E’ un civile, per quello che ne sappiamo. Niente documenti e niente piastrine” rispondo passandogli i fogli.

“Perciò qual è il nostro incarico?” mi domanda Benton senza attendere che io glielo spieghi.

“Il principale indiziato è il tenente della marina Robert Pierce. Un’agente di Scotland Yard l’ha arrestato mentre scappava dalla scena del crimine”

Mentre rispondo Johns passa i fogli anche a Benton così che li possa leggere anche lui. Vedo una smorfia sul suo volto dopo non molto che ha cominciato a scorrerli. Dev’essere arrivato alla parte in cui si cita la nazionalità del tenente Pierce.

“Il tenente Pierce è di New York, una volta entrato in marina venne inviato alla base di Guantanamo, a Cuba, e successivamente qui da noi a Londra” spiego attirando la loro attenzione

Americano” dice Benton guardando Johns con un tono non proprio professionale. Ne educato visto che non sono da soli, ma davanti a me, che sono il loro diretto superiore e oltretutto fiero di essere americano!

“Problemi a difendere un americano tenente?” tuono alzandomi in piedi cercando di assomigliare il più possibile all’Ammiraglio Cheggwidden.

Johns e Benton scattano sull’attenti. Paonazzi. Forse credevano che non gli avessi sentiti, forse l’hanno fatto apposta, non lo so e non mi importa.

“Voi difenderete il tenente Robert Pierce nel migliore dei modi, sono stato chiaro?” dico camminando attorno alla mia scrivania e posizionandomi davanti a loro.

“Si, signore” rispondono all’unisono come durante una marcia dei marines.

“E sapete perché? Non perché è americano, inglese, italiano o arabo. Ma perché è un ufficiale della marina militare, perché fino a prova contraria è un uomo innocente, e perché è il vostro dannato lavoro!” urlo infine gongolando per averli sgonfiati come palloncini bucati.

“Signorsì, signore!”

Li informo che il tenente Pierce è in stato di fermo nella prigione di Warmwood Scrubs e li sbatto letteralmente fuori.

Ho bisogno di un paio di minuti per riprendermi. Non sono incline ad arrabbiarmi così tanto. Poggio i gomiti sulla scrivania e con le mani mi sorreggo la testa. E’ pesantissima. Avrei bisogno di un altro paio di mani. Penso già a quelle di Mac, che mi coccolano dolcemente la testa. Il telefono suona e mi riprendo immediatamente. Capisco che non è con loro che dovrei prendermela ma con me stesso. Potevo impedirle di andare a San Diego e invece non l’ho fatto. Potevo andare con lei e invece non l’ho fatto. Potrei rispondere al telefono, così la smetterebbe di suonare… si, questo posso farlo.

E’ il comandante Burke. A quanto pare ci sono delle novità, non sul caso però.

“Sono appena stato informato che l’agente speciale dell’FBI Seeley Booth si è appena liberato dagli impegni che lo hanno portato qui a Londra e ho deciso di affidargli il caso” ha detto al telefono

FBI? Ho chiesto io. Mi è stato spiegato che l’agente Booth ha tenuto un seminario su come i metodi d’analisi di un caso e il susseguente svolgersi dell’indagine, differiscono tra il Bureau e lo Yard.

“Questo non spiega come mai non ve ne occupiate voi” ribadisco io. Ho come il sentore che il capitano Burke voglia liberarsi di questo caso.

“La partner dell’agente Booth è la Dottoressa Temperance Brennan, del Jeffersonian Institute di Washington. E’ la migliore nel suo campo; ho pensato che sarebbe stata estremamente utile nell’identificare il corpo in Hyde Park” esclama Burke tronfio.

Allora mi sbaglio. Non vuole liquidare il caso, ma usufruire dei suoi uomini migliori. Più o meno come ho fatto io incaricando Benton e Johns della difesa del tenente Pierce.

“Comandante le assicuro che Booth e la Brennan sono una coppia eccezionale. Le confesso che, un altro motivo che mi ha indotto ad affidare a loro il caso è che mi ricordano molto lei e MacKenzie” mi sento rispondere. “Sempre che le voci su di voi siano vere..”

Con la cornetta ancora in mano mi guardo all’altezza del petto. Ho un enorme coltello conficcato dritto nel cuore.

“Questo per dimostrarle che lo Yard e la marina possono andare benissimo d’accordo. Converrà con me che un’agente dell’FBI, oltretutto americano come lei, e un’antropologa forense di fama mondiale, sono il meglio che possa offrirle.”

Sono assolutamente d’accordo, ma una curiosità mi assale.

“Voci?” Chiedo, controllando lo stato della mia ferita.

“Non mi dirà che non sa di essere famoso Capitano? Le gesta sue e del Colonnello MacKenzie sono arrivate sin qui e le posso assicurare che sono difficili da scordare. Gli avvocati-pistoleri del Jag” ci canzona ridendo “si dice che la vostra intesa professionale superasse ogni immaginazione” il coltello nel mio petto comincia a rigirarsi, avanti e indietro, scavandomi un buco nello sterno.

“Già..” rispondo senza fiato “Li mandi pure da Pierce allora, così conosceranno il tenente Benton e il tenente Johns”

Riattacco sollevato. Il coltello non c’è più, ma il dolore al petto è lancinante.



ANGOLO DELL'AUTRICE:

eccomi con il terzo capitolo, scusate ma vedevo che non la leggeva nessuno perciò avevo lasciato perdere.. ma vedo che almeno un lettore c'è.. grazie mille!!!

spero che continuerà a piacerti capitolo dopo capitolo!!

baci baci


Ivi87

   
 
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