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Autore: Yuki Delleran    10/02/2006    5 recensioni
Amore... Amicizia... Conciliare le due cose a volte può essere complicato, specialmente quando ti chiami James Potter, la ragazza dei tuoi sogni non sopporta la tua preseza e per un colossale equivoco il tuo migliore amico decide di non voler avere più niente a che fare con te. Come conquistare Lily? Come recuperare Sirius? Coraggio, provaci ancora, James!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J

Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J.K.Rowling

 

I Malandrini in:

Provaci ancora, James!

di Yuki Delleran

 

Seconda Parte

L’indomani mattina, con grande sollievo dei compagni Malandrini, James era tornato del consueto umore scanzonato. A colazione, nella Sala Grande, canticchiava sorseggiando il suo succo di zucca e lanciando occhiate furtive ed estatiche in direzione del tavolo dei Prefetti. Remus, che preferiva sedere con gli amici, Sirius intento ad abbuffarsi di brioche e persino Peter tra uno sbadiglio e l’altro, non poterono fare a meno di accorgersi di quel cambiamento.

«Ti vedo allegro stamattina. » commentò il giovane Prefetto. «Hai fatto un bel sogno? »

James lo guardò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

«Altro che sogno! »

«Immagino… » si intromise Sirius. «Per i particolari sconci è meglio trovare un posto meno affollato. »

«Insomma, Felpato, sei sempre il solito! Possibile che pensi a queste cose già la mattina presto? » lo sgridò Peter.

James assistette al battibecco tra i due ridacchiando sotto i baffi.

«Spiacente, ragazzi, ma non c’è niente da raccontare. » disse. «Sappiate solo che è stato discretamente… soddisfacente. »

«Lo vedi? Lo vedi, Codaliscia? Non è un problema solo mio! E’ lui che mi provoca! » esclamò Sirius esigendo giustizia.

Terminata la colazione si avviarono verso l’aula di Incantesimi, James in testa che sembrava camminare a un metro da terra, seguito da Sirius e Peter che continuavano a stuzzicarsi e infine da Remus che procedeva in silenzio.

Quel giorno il professor Vitious spiegò gli Incantesimi di Protezione, utili ad apporre sigilli o barriere magiche a luoghi o oggetti.

«Oltre a quelli appena spiegati » disse verso la fine della lezione. «esistono altri Incantesimi di Protezione molto più potenti che è possibile applicare agli esseri umani. Si tratta di materiale che approfondirete al settimo anno, per il momento è sufficiente che sappiate della loro esistenza. »

James vide Lily, come sempre seduta ai primi banchi, alzare la mano.

«Non potrebbe almeno accennarci di che tipo di incantesimi si tratta? » chiese interessata.

Il professore sembrò inizialmente titubante poi, decidendo probabilmente che non vi era nulla di male, decise di parlare.

«E’ magia antica, legata al sangue. Qualcosa che non è possibile trovare sui libri di scuola. Sappiate solo che praticandola un mago mette in gioco la propria vita. L’incantesimo estremo che permette di proteggere una persona scarificandosi per lei. Oh, ma non si tratta di cose adatte alle vostre capacità! Non dovete neanche pensare a questioni del genere! »

Un incantesimo realizzabile solo a prezzo della propria vita… Chi ricorreva ad un gesto del genere doveva essere decisamente disperato, pensò James augurandosi di non trovarsi mai in una situazione del genere.

La lezione successiva fu Storia della Magia con il professor Rüf e il sonno perso quella notte cominciò a farsi sentire. Dopo mezz’ora James si accorse di non riuscire a tenere gli occhi aperti. Il ruolo della Comunità Magica all’interno dei grandi conflitti Babbani, raccontato dal professore fantasma non era esattamente quello che si dice un argomento entusiasmante. Lentamente la sua testa si abbassò sempre di più fino a toccare il libro aperto sul banco davanti a lui.

«POTTER! BLACK! MINUS! LUPIN! »

La variazione acuta nella voce solitamente piatta e monotona di Rüf lo fece sobbalzare. Guardandosi attorno stranito si rese conto che i nomi chiamati dopo il suo erano quelli dei suoi amici. Che la mente di Sirius e Peter divagasse durante una lezione non era una novità, ma che persino Remus avesse abbandonato la sana e vecchia abitudine di prendere appunti sempre e comunque la diceva lunga sui metodi d’insegnamento dei fantasmi.

«Signor Lupin, mi meraviglio di lei. » brontolò infatti il professor Rüf accigliandosi. «Lasciarsi influenzare così da quel gruppo di nullafacenti. »

«Sono molto spiacente, professore. » disse Remus arrossendo a dispetto del pallore del viso.

Anche James era molto stupito ma la sua attenzione venne subito catturata in un’altra direzione. Lily si era voltata verso di lui, ma al contrario della comprensione che si aspettava, nel suo sguardo lesse solo esasperazione. Non vide Sirius che si chinava verso l’amico Lupo Mannaro e non lo sentì bisbigliare: «Ti senti bene, Rem? Sei pallido. Forse dovresti andare in infermeria. »

«Non ti preoccupare, è tutto a posto. » rispose Remus ritrovando il suo solito sorriso gentile. «Da quando sto con voi sono abituato a beccarmi una ramanzina ogni tanto. »

«Non è quello che intendevo…» cominciò Sirius, ma venne interrotto di nuovo dalla voce di Rüf che quel giorno sembrava più presente del solito.

«Black e Lupin. Questa non è una Sala Comune ma un’aula. Se volete fare conversazione…»

«No, professore, ci scusi. » intervenne Remus zittendo Sirius con uno sguardo, e poiché l’idea di far scontare a Remus e a sé stesso una punizione lo allettava meno della lezione di Storia della Magia, il ragazzo fu costretto a lasciar cadere l’argomento.

 

A pranzo James sghignazzava felice nonostante il centinaio di punti che aveva rischiato di far perdere alla Casa di Grifondoro per aver “inavvertitamente” innaffiato di Pozione Urticante Amos Diggory di Tassorosso durante Erbologia. Aveva persino salutato allegramente con una pacca sulla spalla il Cercatore di Corvonero Chang, appena rimessosi dal volo dalla scopa.

«Oh, ragazzi, ci manca solo che vada a stringere la mano a Malfoy e Piton poi sarà pronto per essere ricoverato al San Mungo. » commentò Sirius dando voce allo sconcerto di tutti.

«Ti ho sentito, Felpato! » esclamò James voltandosi di scatto rischiando di rovesciare il vassoio di patate al forno da cui si stava servendo.

«Non intendevo certo dirlo di nascosto, che sei matto è cosa nota. Stai attento con quelle patate, vorrei assaggiarle anch’io. »

«Sì, insomma, i tuoi sbalzi d’umore, per così dire, poco sani ci danno da pensare. » disse Peter.

«Non ce la racconti giusta. » continuò Sirius. «Sputa il rospo! »

Il sorriso di James si allargò ancora di più e si caricò di sottintesi mentre rispondeva: «Rospo? Quale rospo? Vi assicuro che qui non c’è proprio nessun rospo! »

Black lo fissò oltre il tavolo socchiudendo gli occhi grigi e acuti sotto la folta frangia.

«A volte vorrei essere bravo in Pozioni solo per avere la soddisfazione di saper preparare il Veritaserum… Oh, bhè, a mali estremi, estremi rimedi. Ho sempre pensato che la terapia d’urto fosse la migliore. »

Il sorriso di James si spense all’istante quando vide Sirius alzarsi con espressione maliziosa e marciare dritto verso il tavolo dei Prefetti. Inorridì letteralmente quando l’amico si fermò proprio davanti a Lily Evans.

«Allora, Evans, le mie più sentite congratulazioni! » scandì in modo che tutta la tavolata potesse sentirlo. «Dimmi, posso finalmente considerarti mia cognata o hai intenzione di farci patire ancora i lamenti di quella povera anima folle laggiù? »

Additò chiaramente James e l’espressione della ragazza passò in rapida successione da stupita a irritata a furibonda. James ebbe la fugace visione di Lily che lo Trasfigurava in uno Gnomo da giardino ma quello che giunse alle sue orecchie non fu l’Incantesimo Feraverto, bensì un’esclamazione carica di malcelato sdegno.

«Cosa ti fa pensare che voglia avere qualcosa a che fare con quella povera anima idiota? » disse calcando particolarmente l’ultima parola. «Pensavo che in fondo in fondo avessi cervello, Black, ma evidentemente la vicinanza di Potter ti ha fatto perdere anche quel poco di cui Madre Natura ti aveva fornito! Oppure te lo sei bevuto con il succo di zucca? »

I tavolo dei Prefetti scoppiò in un entusiastico applauso e Sirius tornò a quello di Grifondoro commentando ad alta voce: «A quanto pare mi trovo a fare da ambasciatore dell’ennesimo due di picche! »

James lo ignorò fissando Lily che si sedeva molto rossa in faccia: era rabbia o imbarazzo? Ora ce l’aveva con lui? Pensava che avesse spifferato tutto? Oppure le era tornato in mente il bacio della sera prima?

«Via, James, non prendertela. » tentò di consolarlo Remus vedendolo così assorto. «Anche tu, Sirius, stavolta hai esagerato. »

«Ragazzi… » mormorò James attirando l’attenzione dei tre amici. «Io… io… l’adoro! Avete sentito come le ha cantate a Sirius? E’ grandiosa! La amo da impazzire! »

Sirius si portò una mano alla fronte.

«Peter, per favore, mi presteresti il tuo gufo? Dobbiamo scrivere subito al San Mungo…»

 

Nel primo pomeriggio ebbero un’ora libera e decisero di trascorrerla all’aperto a godersi il tiepido sole primaverile. Avevano appena messo piede sul prato che James sembrò ricordarsi di qualcosa di importantissimo e rientrò di corsa. Sirius, Remus e Peter evitarono persino di scambiarsi l’ennesima occhiata perplessa limitandosi a scuotere la testa, rassegnati alle stranezze dell’amico e a incamminarsi verso il faggio sulle sponde del lago sotto il quale erano soliti trascorrere il tempo libero. Si erano seduti da pochi minuti quando delle concitate esclamazioni femminili giunsero a disturbare quell’attimo di quiete.

«Scommetto che stanno litigando per sapere chi ha il diritto di precedenza ad uscire con me. » ridacchiò Sirius con atteggiamento baldanzoso. «Ora che Ramoso si è autoescluso dai giochi resto il più appetibile della scuola! »

«Spiacente di deluderti, Felpato, » fece Remus con gli occhi fissi sulle ragazze poco distanti. «ma non ti stanno filando di striscio e comunque temo che non gradiresti la compagnia. »

Sirius si voltò a sua volta e quando vide una cascata di lucidi capelli biondi ricadere sopra lo stemma di Serpeverde ricamato sulla divisa sentì lo stomaco rivoltarsi. La voce acuta e carica di nervosismo che giungeva alle sue orecchie era quella della cugina Narcissa Black. L’altra “soave creatura” che le strillava contro altri non era che la beneamata Lily Evans.

«Ho già tolto dieci punti alla tua Casa, non costringermi a toglierne cinquanta! » stava dicendo la rossa a voce decisamente alta.

«Non atteggiarti a maestrina tollerante, Evans! Bisogna insegnare agli stupidi come rispettare chi è loro superiore! » rispondeva altera eppur decisamente tesa Narcissa.

«Era solo una ragazzina del primo anno! Che bisogno c’era di terrorizzarla con un Serpensortia?! »

«E tu che bisogno avevi di metterti in mezzo, sciocca Mezzosangue?! »                

Remus balzò in piedi, i pugni serrati che tremavano leggermente. Gli occhi di Peter si dilatarono per lo spavento quando vide la sua espressione.

«Remus, per carità… » balbettò.

Anche Sirius lesse la furia che stava crescendo dietro lo sguardo dorato dell’amico solitamente sempre molto controllato e iniziò a preoccuparsi seriamente. Considerando lo stato attuale delle cose, se Remus avesse perso il controllo sarebbe stato un disastro. Peter era praticamente inutile e lui da solo non era sicuro di riuscire a trattenerlo. Dove diavolo era andato a finire James?

Intanto la discussione tra le due ragazze era degenerata al punto che avevano entrambe estratto la bacchetta.

«CONJUNCTIVITUS! » strillò Narcissa.

«PETRIFICUS TOTALUS! » ribatté Lily.

Accadde tutto molto velocemente. Prima che Sirius riuscisse a trattenerlo, Remus si era precipitato in mezzo a loro.

«FINITE INCANTATEM! »

Rimase immobile, respirando affannosamente, sempre con la bacchetta puntata verso le due, che gli avevano rivolto una sguardo attonito. La scena di stallo venne interrotta da una risata fredda alle loro spalle.

«Avrebbe potuto essere uno spettacolo interessante. E’ un peccato che tu le abbia interrotte, Lupin

Lunghi capelli biondi, occhi chiarissimi e una spilla da Prefetto che luccicava sopra lo stemma di Serpeverde. Lucius Malfoy.

Remus si irrigidì, Peter sgranò gli occhi ancora di più e Sirius si preparò a quella che si preannunciava essere una zuffa. Peccato che James non fosse in zona!

«I duelli… e le risse… sono vietati. » ansimò il giovane Lupo Mannaro recuperando a fatica il controllo di sé. «Inoltre insultare gratuitamente un Prefetto è molto imprudente. »

«Qui nessuno vuole essere prudente, Lupin! » stridette Narcissa Black.

«Non lo ritengo necessario quando si ha a che fare con Filobabbani, Mezzosangue e rinnegati. » disse Malfoy squadrandoli uno ad uno. «Per non parlare della futura mogliettina dell’idiota della scuola. »

Lily arrossì di rabbia e stava per ribattere quando un’esclamazione la prevenne.

«Oh, Lily Evans, fedifraga e traditrice! Solo ora scopro che ti sei promessa a Malfoy! E la povera Narcissa? Quale sorte da terzo incomodo la attenderà? »

Tutti si voltarono in direzione della voce scoprendo che James era dietro di loro con un’espressione altamente drammatica. Narcissa Black lo fissò con odio e gli occhi di Lucius Malfoy lampeggiarono di astio.

«A quanto pare il buffone di corte è giunto ad intrattenervi. » disse strascicando in modo fastidioso le parole. «Spiacente ma non amiamo la commedia demenziale. »

Detto questo voltò loro le spalle e si allontanò. Prima di seguirlo Narcissa lanciò uno sguardo di disprezzo a Sirius sibilando: «Alla prossima, cuginetto. »

Sirius digrignò i denti ma James scoppiò in un’allegra risata.

«Non c’è niente da ridere, James! » esclamò Peter. «Poteva finire male. Molto male! »

«Si può sapere dove accidenti eri? » lo aggredì Sirius ancora innervosito dall’incontro con la cugina.

James sollevò con aria innocente il libro che portava sotto il braccio. Era Il Quidditch attraverso i secoli di Kennilworthy Whisp.

«Ho pensato che una pausa non è una pausa senza il fido Kennilworthy. »

«Un libro?! » si scandalizzò Peter. «Sei tornato in dormitorio per un libro?! »

«Ancora Quidditch? » fece Lily seccata.

«Perché non ho preso la Bibbia del Battitore di Sirius… No, aspetta, Lily! Non andare via! »

Mentre James inseguiva la ragazza, Sirius si chinò su Remus che si era accasciato a terra.

«Tutto a posto, Lunastorta? Mi hai fatto prendere un colpo. »

Il giovane Prefetto sorrise scusandosi.

«Sto bene. Mi dispiace, è stato l’istinto del Lupo…»

«Te lo do io l’istinto del Lupo…» brontolò il ragazzo dai lunghi capelli neri. «Per un attimo ho temuto che saltassi alla gola della cugina CissyBhè, in quel caso forse ti avrei dato manforte…»

Remus rise e la tensione intorno a loro si spezzò.

Un attimo dopo James raggiunse gli amici con un’espressione raggiante stampata sul volto.

«Sei riuscito a strapparle un appuntamento? » chiese Peter.

«No, mi ha insultato chiamandomi ‘stupido maniaco delle scope’. » rispose James sempre sorridendo. «Ora ne ho la certezza assoluta, mi adora! »

«Non so perché ma ho l’impressione che ci sia qualcosa che non torna…»

«Lascia perdere, Pete. » interloquì Remus alzandosi. «Andiamo o faremo tardi a Cura delle Creature Magiche. »

 

Quella sera la cena fu piuttosto caotica. Sirius brontolava in continuazione a causa dei compiti extra che si era beccato dal professor Lumacorno di Pozioni per aver rovesciato la sua bottiglia di Puzzalinfa addosso a Phileas Lovegood di Covonero che si era malauguratamente trovato a passargli accanto con il calderone. Peter si lamentava della mano morsa da un kappa durante Cura delle Creature Magiche, poiché l’essere non si era visto consegnare per tempo il cetriolo che lo avrebbe dissuaso a cercare il sangue di chi lo accudiva (come ben sa chi ha letto Gli animali fantastici: dove trovarli di Newt Scamadro). James era talmente agitato da non riuscire a seguire un discorso per più di cinque minuti di fila. Remus, piuttosto frastornato da tutto quel caos, preferiva starsene sulle sue ed era un vero miracolo se non li aveva piantati in asso tutti quanti per cenare al tavolo dei Prefetti.

Appena finito di ingurgitare le cosce di pollo arrosto che aveva nel piatto, James scattò in piedi interrompendo una tirata di Peter sulle Creature Magiche pericolose.

«Ragazzi, ci si vede! »

Sirius, che era seduto accanto a lui, lo afferrò per un braccio.

«A dopo. » disse. «Ci vediamo stasera. »

«Stasera? Ma certo… »

Detto questo schizzò via verso la Torre Grifondoro. Arrivato al ritratto della Signora Grassa, pronunciò la parola d’ordine e si precipitò nel dormitorio. Aveva l’impressione di poter scoppiare da un momento all’altro per l’agitazione. Di lì a un’ora avrebbe incontrato Lily. Nonostante la sua ritrosia del pomeriggio, quando l’aveva rincorsa ed erano rimasti da soli, non aveva dato segni di aver cambiato idea sul loro incontro di quella sera. Ora doveva solo decidere cosa mettersi e riuscire a comportarsi in maniera decente quando si trovava con lei. Dopotutto, la notte prima aveva avuto l’impressione di dare inizio a qualcosa e se ora non voleva rovinare tutto doveva impegnarsi. Aprì il proprio baule e cominciò a rovesciare sul letto e sul pavimento l’intero contenuto: jeans, camicie, calzini di tutte le fogge e colori, l’uniforme di ricambio, la divisa da Quidditch, il mantello nero, i gilet di lana che sua madre si ostinava a sferruzzare, l’abito da cerimonia bordato di pizzo e una tunica da mago tradizionale verde brillante (James si era sempre chiesto a cosa avrebbe mai potuto servirgli). Osservando il caos che lo circondava si sentì davvero stupido. Non era una ragazzina al suo primo appuntamento, era il famoso James Potter! Che importava cosa indossava? L’importante era lo stile con cui lo portava. Rinfrancato da quel pensiero infilò una camicia a quadri e un paio di jeans, gettandosi poi in spalla la mantella nera dell’uniforme. Memore della temperatura in Guferia, afferrò anche la sciarpa gialla e rossa. Lanciò un’occhiata all’orologio: se voleva arrivare con un “cavalleresco” anticipo doveva sbrigarsi. Sulla porta si bloccò ricordandosi improvvisamente di togliere dalla sciarpa la spilla delle Appelby Arrows, la squadra di Quidditch di cui era tifoso sfegatato. Non voleva certo infastidire di nuovo Lily. L’orologio al suo polso tintinnò dolcemente per avvisarlo che il tempo che aveva a disposizione da perdere era finito. Ora doveva davvero correre!

 

L’appuntamento era a metà del corridoio del terzo piano, davanti alla statua della Strega Orba. James era arrivato da circa mezzo minuto e non aveva ancora fatto in tempo a preoccuparsi di come spiegare a Lily le sue intenzioni, che la ragazza lo raggiunse. Era incerto su come iniziare la conversazione, durante il loro incontro quel pomeriggio non sembrava particolarmente ben disposta verso di lui, ma prima che il cervello si collegasse, la bocca si aprì da sola.

«Buonasera, Lily, mia splendente! Pronta per una serata indimenticabile? »

«Dipende cosa intendi per indimenticabile…» fece Lily scettica. «Forza, vediamo cosa stai macchinando. »

«Mi chiedo perché tu sia convinta che io stia sempre macchinando qualcosa. » disse James, poi vedendo che l’espressione di Lily si stava facendo impaziente si affrettò ad aggiungere: «Ma non perdiamo altro tempo. Prego, da questa parte. »

Controllò che il corridoio fosse deserto oltre a loro, poi colpì con la punta della bacchetta la gobba della statua della Strega Orba mormorando: «Dissendium. »

La statua si aprì rivelando un passaggio e una sorta di scivolo di pietra che conduceva verso il basso. Lily sembrava piuttosto reticente davanti a quella scoperta, ma James la incoraggiò.

«Prima le signore. Forza, ti assicuro che non è niente di pericoloso e nemmeno troppo contrario alle regole. »

Forse non aveva scelto le parole giuste vista l’occhiata che lei gli lanciò ma quando la vide infilarsi nel passaggio sospirò rassicurato. Dopo lo scivolo percorsero un tortuoso tunnel sotterraneo scavato nel terreno fino a giungere alla base di una scalinata di pietra. Lily ora sembrava decisamente preoccupata ma James non fece commenti e prese a salire. Giunto in cima tolse un involto argenteo da sotto il mantello e lo mostrò alla ragazza.

«Sarebbe? » chiese lei con il fiatone per la quantità spropositata di gradini.

«La prima sorpresa. » annunciò James dispiegando il Mantello dell’Invisibilità.

Per la prima volta ebbe il piacere di vedere una sincera incredulità dipingersi sul volto della ragazza.

«Quello è… quello è il mantello di ieri notte! Allora è un vero Mantello dell’Invisibilità! »

«Certo, altrimenti come pensavi che avesse fatto Gazza a non vederci? Ora seguimi in silenzio. »

Avvolse sé stesso e la ragazza nel mantello e spinse verso l’alto la botola che si trovava sopra le loro teste. Emersero in una stanza buia e ingombra di scatoloni e dopo aver percorso una breve scala di legno giunsero ad un’altra porta. James sbirciò all’esterno e quando la via fu libera si avventurò con Lily spuntando dietro il bancone del negozio di dolci Mielandia.

La ragazza era impietrita.

«Potter…» riuscì a stento a sillabare. «Potter, cosa significa… questo? Siamo a… a Hogsmeade! »

«Sì, in effetti… Forza, andiamo. Non tirare il mantello o i clienti, per pochi che siano, si chiederanno cosa ci fanno a spasso da soli due paia di piedi. »

Un po’ spingendo un po’ trascinando una Lily incredula, James riuscì a raggiungere l’ingresso del negozio. Stavano per uscire quando il passaggio di una corpulenta strega li costrinse a farsi bruscamente da parte urtando un enorme barattolo di Mentine Ventose che si sparsero sul pavimento scatenando un forte vento. Altri barattoli si rovesciarono, compresi uno di Bacchette di Liquirizia che presero a mordere il naso della strega, uno di Topoghiacci che si misero a correre per tutto il locale e uno di Scarafaggi a Grappolo che volarono ovunque appiccicandosi alle tuniche dei clienti. Entrambi schizzarono fuori dal locale e corsero fino a raggiungere una viuzza laterale dove si liberarono del mantello. James era in preda ad un irrefrenabile attacco di risate tanto che fu costretto a piegarsi in due appoggiandosi alla parete di un edificio.

«Insomma, Potter! » esclamò Lily  indignandosi. «Cosa ti è saltato in mente? Siamo… cosa… io…»

Gli angoli della suo bocca tremavano.

«Hai visto la faccia che ha fatto quando quella Bacchetta di Liquirizia le ha morso il naso? »

James aveva le lacrime agli occhi dal gran ridere.

«Ecco… io…»

Le labbra di Lily si incurvarono e si lasciò sfuggire un sorriso. Un attimo dopo scoppiò in un’allegra risata.

«Altroché! Avrei voluto avere una macchina fotografica! Era da prima pagina sulla Gazzetta del Profeta! »

Seduti per terra in una stradina sterrata, con ancora il Mantello dell’Invisibilità  attorcigliato attorno alle ginocchia, i due ragazzi ridevano come matti.

 

Mezz’ora dopo sedevano ad un tavolo appartato del confortevole pub I Tre Manici di Scopa e James sospirava beatamente: «Ah, adoro la vita del Malandrino! Non c’è assolutamente niente di meglio al mondo! »

L’atmosfera calda e intima, completamente diversa da quella affollata e caotica dei fine settimana quando vi si recavano gli studenti. Una giovane donna dal viso aperto e gioviale si avvicinò al loro tavolo con il blocchetto delle ordinazioni e una piuma che svolazzavano a mezz’aria.

«Cosa vi porto… Oh, ma guarda chi si vede! James! Senza i tuoi amici stentavo a riconoscerti! » esclamò. «Di nuovo in fuga da scuola? Cerca di non cacciarti troppo nei guai. »

«Buonasera, Rosmerta. » la salutò James accennando un inchino. «Niente combriccola di svitati stasera, come vedi ho una compagnia molto migliore. Ci puoi portare due Whisky Incendiari? »

Lily lo fulminò con lo sguardo.

«Ok, ok, scherzavo! Portaci due Burrobirre. »

Rosmerta si allontanò ridacchiando mentre la piuma grattava sul blocchetto delle ordinazioni e Lily rimase a fissarla per un attimo, poi la sua attenzione tornò su James.

«Così per te è normale sgattaiolare via dalla scuola di notte per venire fin qui a bere Whisky Incendiario. » constatò.

«Bhè, non esageriamo…» fece James imbarazzandosi. «Il Whisky Incendiario l’ho bevuto una sola volta. Per il resto, capita a volte che io e gli altri…»

«Avrei dovuto immaginarlo. »

«Senti, per questa sera, solo per questa volta, non potresti smettere di essere il Prefetto Evans? Ci stiamo divertendo, no? Stiamo bene. Per favore…»

Lily lo zittì con un gesto, inclinando la testa come per ascoltare meglio. Nell’aria si diffondeva una melodia leggera prodotta probabilmente da un vecchio apparecchio sul bancone sintonizzato di Radio Strega Network.

«Per tutti i maghi e le streghe innamorati in ascolto… questa è per voi…» stava dicendo il deejay.

«E’ la musica che ballavo da piccola con mio padre durante le riunioni di famiglia. » mormorò Lily. «Sai ballare, Potter? »

«Cos…? No! » esclamò James colto alla sprovvista impappinandosi sul precedente discorso del Prefetto. «Oh, no! L’unico ballo che abbia fatto in vita mia è stato quando Sirius mi ha scagliato per dispetto una Tarantallegra ed è stato uno spettacolo da ‘D’… Desolante! »

«Forza, non è così difficile! » esclamò Lily afferrandolo per un braccio. «Ti insegno io. Dai…»

E James, che per vederla sorridere avrebbe fatto qualunque cosa, si alzò.

Stavano muovendo i primi passi impacciati accanto al tavolo quando il ragazzo parlò di nuovo.

«Avevo paura che ce l’avessi con me per quello che ha detto Sirius a pranzo. » disse tenendo gli occhi fissi sui propri piedi.

«Non guadare in basso, guarda me. » lo redarguì Lily. «Black è uno sciocco, si capiva benissimo che tu non avevi detto niente. Se continua così non basterà più l’intercessione di Lupin per fargli scampare una punizione. Potter, devi guardare me, non le tue scarpe o finirai per confondere i passi. Guarda me. »

James alzò lo sguardo fissandolo in quelle iridi di smeraldo.

«Ti sto guardando… e sei bellissima. »

Lily arrossì leggermente e per tutto il resto della canzone rimase a fissare un punto imprecisato sopra il suo orecchio sinistro, sussultando solo leggermente ogni volta che James le pestava un piede. Quando la musica si spense tornarono a sedere al tavolo dove avevano lasciato le Burrobirre. James si sentiva la gola secca e ne mandò giù un sorso così velocemente che per poco non soffocò e prese a tossire. Lily si limitò a guardarlo e sorridere.

Terminate le Burrobirre, James aveva recuperato abbastanza controllo di sé per affrontare la seconda parte della serata. Pagò le bevande a Rosmerta che gli lanciò un sorrisino allusivo e guidò Lily fuori fino al limite del villaggio. Lei lo guardava con curiosità, probabilmente si chiedeva di nuovo cosa stesse “macchinando”.

James alzò la bacchetta ed esclamò: «Accio Nimbus! »

Alcuni attimi dopo un sibili acuto attraversò la quiete notturna e dal cielo coperto scese su di loro un lucido manico di scopa che James cavalcò la volo, facendo subito un paio di giri sopra lo spiazzo.

«Ecco cosa stavi facendo oggi pomeriggio quando non eri con gli altri, nascondevi questo! Che intenzioni hai? » esclamò Lily al terzo giro sopra la sua testa. «Se intendi esibire la tua bravura nel volo, giuro che ti lascio qui e me ne torno al castello da sola! »

«Oh, no! Non lo farai! »

James le sfrecciò accanto e volo radente e, cogliendola alla sprovvista, la afferrò per la vita e la sollevò sulla scopa. La ragazza strillò spaventata dalla precaria posizione e dall’altezza che stavano raggiungendo e quando la Nimbus si lanciò ad alta velocità verso il castello, si aggrappò a James chiudendo gli occhi e gridando: «Cosa credi di fare, Potter? Sei impazzito? »

Dal canto suo il giovane si stava divertendo un mondo e si lasciava andare ad esclamazioni entusiaste facendo zigzagare la scopa tra gli alberi del parco ma quando Lily si strinse a lui, d’improvviso non vide più nulla. Il manico di scopa prese a sussultare cambiando bruscamente direzione ogni pochi secondi.

«Ah!... Ehm… Lily… così non vedo niente! Dovresti… togliermi le mani dagli occhi…»

Ma la ragazza non lo sentiva nemmeno.

«Potter, smettila! Ora basta, fammi scendere! Ti prego, fermati, JAMES!!! »

A quelle parole la scopa si fermò di botto, rischiando di far ruzzolare Lily in avanti per il contraccolpo se James non l’avesse ancora tenuta stretta a sé con un braccio. Stava tremando e per un attimo anche lui venne percorso da un brivido.

«Co… come hai detto? »

Lily non rispose, rimanendo stretta a lui. Sembrava decisamente terrorizzata. La scopa scese lentamente e toccò terra senza scossoni. James sollevò la ragazza tra le braccia e la adagiò sul prato.

«Va tutto bene? Io non pensavo… ehm…»

Due iridi smeraldine si alzarono su di lui, dilatate dallo spavento.

«Non-farlo-mai-più! » sillabò Lily tentando di riprendersi quanto bastava per reggersi sulle gambe.

James si avvicinò per aiutarla ma lei respinse bruscamente la sua meno.

«Faccio da sola! »

Voltandogli le spalle si incamminò ancora un po’ barcollante in direzione del castello. James la seguì avvilito, il manico di scopa su una spalla. Si sentiva un idiota, avrebbe voluto farla divertire invece ne aveva combinata un’altra delle sue. Per tutto il giorno aveva immaginato un romantico volo al termine del quale Lily gli avrebbe gettato le braccia al collo ridendo felice. Certo, prevedeva che all’inizio si sarebbe spaventata, ma la sua intenzione era anche quella di farle passare la paura delle scope. Una terapia d’urto, avrebbe detto Sirius. Già, forse troppo d’urto. Forse era stato troppo brutale e aveva definitivamente compromesso quella specie di rapporto che stava tentando di stabilire con lei. A questo punto tanto valeva tentare il tutto per tutto.

«Ehm…»

Silenzio glaciale. Non si era nemmeno voltata.

«Eh… ehm…»

«Se devi dire qualcosa, dillo oppure stai zitto! » esclamò Lily tagliente.

«Scusa! »

James si zittì all’istante, abbassando gli occhi nocciola sulla punta delle scarpe, mentre gli occhiali gli si appannavano leggermente.

«Un momento! Cosa sto facendo? Sto arrossendo? Io? Non scherziamo! » si indignò con sé stesso per quel comportamento docile.

In condizioni normali le avrebbe risposto per le rime prendendola spietatamente in giro in modo che tutta la scuola ridesse della sua paura, invece adesso si stava comportando come uno scolaretto pescato a disubbidire.

«Se mi vedesse Sirius penserebbe che mi hanno lanciato qualche strano incantesimo che rimbambisce la gente… sono patetico…»

Continuò a camminare a capo chino fino a quando si accorse che Lily si era fermata un paio di passi più avanti e lo fissava.

«Guarda un po’ che grande scoperta. » la sentì dire. «A quanto pare anche il popolare James Potter si imbarazza. Non dirmi che in realtà sei un timido perché non ci credo! »

James rialzò gli occhi di scatto, punto sul vivo.

«Tanto qualunque cosa dica o faccia è quella sbagliata! E, per la cronaca, non sono affatto timido! »

«Sei arrossito di nuovo…»

Seccato, James riprese a camminare più speditamente. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo a quando lui e Lily si stuzzicavano in continuazione, a quando non aveva ancora capito cosa esattamente provasse per lei. Si rese conto a malapena del contatto delle sue dita con qualcosa di morbido e caldo. Quando realizzò, tentò di darsi un contegno continuando a fissare dritto davanti a sé, ma le sue guance si arrossarono di nuovo. Lily gli aveva preso la mano e di sua iniziativa.

«Dai, non essere arrabbiato. » la sentì dire. «La scontrosa dovrei essere io, tu sei quello che sorride sempre. »

A quella parole il sorriso spuntò spontaneo sulle sue labbra e si voltò a guardarla raggiante.

«Parlami sempre così e non mi arrabbierò mai più! »

 

Procedettero sul sentiero fino a raggiungere la parte di parco adiacente al castello, sempre mano nella mano e James con la scopa in spalla.

«Senti, James…» iniziò Lily a un certo punto.

«Ah! L’hai fatto di nuovo! » esclamò il ragazzo interrompendola. «E’ stupendo! »

Lily sembrava perplessa.

«Mi hai chiamato per nome! » spiegò quindi. «Di solito mi chiami Potter con quel tono che lo fa sembrare un dispregiativo, invece prima sulla scopa e anche adesso, mi hai chiamato James! »

Lily non disse niente, rimase a fissare il buio davanti a loro, poi riprese come se niente fosse: «Stavo dicendo… Non ti ho più visto alla lezioni di Divinazione, le stai marinando? »

James, che si era aspettato tutt’altro tipo di discorso, rimase deluso e iniziò a chiedersi dove volesse andare a parare la ragazza. Intendeva fargli una bella ramanzina da mamma-Prefetto? Oppure… che ricordasse anche lei le parole della professoressa che lo avevano tanto scosso l’ultima volta?

«Ciò che l’amore crea, l’odio distrugge e l’oggetto dell’amore subirà inevitabile destino infausto…»

Come dimenticarle? Scrollò le spalle per reprimere un brivido involontario. Dopo la sua uscita teatrale poi, probabilmente le ricordava tutta la classe.

«Non sei più venuto per via di quella predizione, vero? » disse Lily in tono serio interrompendo i suoi pensieri. «Secondo me non dovresti prenderla troppo sul serio. Dopotutto la Divinazione è una scienza molto labile e ognuno è artefice del proprio destino. »

James si fermò e le prese entrambe le mani tra le sue fissandola intensamente.

«Non sopporto che qualcuno ti minacci. » disse. «L’oggetto del mio amore non deve subire un destino infausto. Se tu lo volessi… sarei disposto a proteggerti da qualunque cosa. »

La vide arrossire. Era così bella. James si chinò su di lei. I suoi occhi brillavano, i suoi capelli sembravano oro fuso alla luce della Luna che era spuntata da dietro una nuvola. La luce della Luna? La Luna… era piena! Alzò la testa di scatto. Doveva essere sbiancato improvvisamente perché Lily lo fissava preoccupata. Che stupido era stato! Non se n’era accorto perché fino a quel momento il cielo era stato coperto, ma avrebbe dovuto notarlo da tante altre piccole cose. Gli tornarono in mente tutti i particolare a cui in quei giorni non aveva dato peso: i repentini cambiamenti di umore di Remus, il fatto che fosse più pallido e silenzioso del solito e le esplicite parole di Sirius a cena: «Ci vediamo stasera. » Perso nelle sue fantasie, li aveva piantati in asso tutti, oltretutto privandoli della protezione del Mantello dell’Invisibilità. Un idiota INTEGRALE.

«Ti senti bene? Sembra quasi che tu debba svenire da un momento all’altro. »

Svenire? Ah, sì, ci sarebbe mancato solo quello! Ora doveva pensare per prima cosa a Lily.

«Devi… ehm… dobbiamo rientrare al castello! Subito! » disse con una voce che suonò più tagliente del voluto.

«Cosa? Perché tanta fretta? Abbiamo sforato il coprifuoco di ore…» fece Lily perplessa.

«E’ tardi ed è pericoloso rimanere qui! Il coprifuoco esiste per un motivo…»

«Ti metti a fare la paternale a me che sono un Prefetto, James Potter? Dopo avermi spinta a violare le regole, oltretutto! »

«Senti…»

Le parole di James vennero interrotte da un basso ringhio alle sue spalle e voltandosi si trovò faccia a faccia con un grosso lupo argenteo. Per un attimo si sentì travolgere da un’ondata di panico e lasciò cadere a terra la scopa. Gli occhi ambrati della bestia lo fissavano famelici, assetati di sangue… Quando vide che si preparava ad attaccare, si frappose automaticamente tra lui e Lily che era rimasta a fissare la scena con gli occhi sbarrati. Il balzo del lupo però venne interrotto da un grosso cane nero che lo aggredì e prese a lottare con lui. James notò che poco distante, nell’erba, si trovava anche un topo tremante.

«No! Lunastorta! » esclamò quando si rese conto che il sangue di qualcuno era schizzato sul prato.

«Come? Lunastorta? Ma non è…»

«Lily, sali sulla scopa! » la interruppe James.

Il lupo si rialzò, mentre il cane nero rimase a terra apparentemente ferito. Anche la pelliccia argentea era macchiata di sangue.

«Non posso. Ho paura, lo sai! » protestò Lily.

Il lupo puntò di nuovo su di loro ringhiando.

«Sali-su-quella-scopa! ADESSO! »

Quando vide che la Nimbus con la ragazza a bordo si sollevava nell’aria, tornò a rivolgere la propria attenzione al lupo.

«Lunastorta, sono io. Andiamo, sono James, non vorrai davvero attaccarmi? »

Dall’alto della scopa, Lily osservava la scena terrorizzata. James si rivolgeva al lupo come se potesse davvero capirlo. L’aveva chiamato Lunastorta. Possibile che fosse davvero… Davanti ai suoi occhi il ragazzo prese a mutare sembianze e un attimo dopo al suo posto si trovava un cervo maestoso dal pelo lucido e dall’ampio palco di corna. I due animali si fronteggiarono per un attimo poi ingaggiarono un breve scontro al quale prese parte anche il cane nero e poco dopo il lupo venne immobilizzato. Accucciato sul prato, sembrava ululasse di dolore. Il cane gli si avvicinò e cominciò a leccargli una zampa. Anche il cervo tentò di avvicinasi, ma questa volta fu il cane a ringhiargli contro. Un altro paio di passi e prese ad abbaiare minaccioso, quindi il cervo abbassò la bella testa e si incamminò verso il castello. Il cane nero e il lupo argenteo che zoppicava si avviarono in direzione del Platano Picchiatore e Lily ebbe l’impressione che un roditore dalla lunga coda li seguisse attraverso l’erba alta.

Ancora sconvolta dalla scena a cui aveva assistito e dalle sue implicazioni, voltò lentamente la scopa e la spinse sulla scia del cervo che procedeva a capo chino.

 

Gli zoccoli ticchettarono sul pavimento dell’ingresso e James riassunse le sue sembianze. Era nei guai, i guai più grossi che riuscisse a immaginare. Lily aveva scoperto il loro segreto e, cosa ai suoi occhi ben più grave, era stato lui stesso a tradire i suoi amici. Come aveva potuto dimenticare la Luna piena? Il senso di colpa verso i compagni e in particolare Remus si stava prepotentemente facendo strada dentro di lui, quando si accorse che Lily era ancora in piedi accanto a lui, con la sua Nimbus tra le mani. Sembrava molto spaventata, era incredibilmente pallida ma non era scappata. James le fece cenno di seguirlo in silenzio e salirono velocemente fino alla Torre di Grifondoro senza incontrare nessuno. Una volta nella Sala Comune, il ragazzo si lasciò cadere stancamente su una poltrona dinnanzi al camino spento. Mancava ancora qualche ora all’alba, ma avrebbe potuto aspettare lì gli amici. Inaspettatamente Lily trascinò una poltrona e si sedette accanto a lui.

«Mi dispiace. » disse James evitando il suo sguardo. «Dicevo di volerti proteggere e invece ti ho messa in pericolo a causa della mia stupidità. Vuoi farmi delle domande, vero? »

«Solo se vuoi e puoi rispondermi. »

«Proviamo…»

Si sentiva avvilito e in colpa, forse non si era mai sentito peggio in vita sua. Quella rischiava di essere la fine di tutto e poteva incolpare solo sé stesso.

«Quello era un Lupo Mannaro, vero? L’hai chiamato Lunastorta. E’ il soprannome che vi ho sentito usare per…»

«Non lo dire. » la interruppe James. «Non ho il diritto di rispondere a domande su altri… non più. »

«Allora dimmi di te. Sei un Animagus. E’ incredibile! Da quanto tempo? »

«Ehm… a occhio e croce un anno. »

«Non sei registrato, è illegale, lo sai? »

«Sì. »

«Anche quel cane era un Animagus, vero? E il topo. Ah, scusa, niente domande su altri. Ehm…»

«Altre domande? » fece James il cui cattivo umore stava peggiorando a vista d’occhio.

«Solo una. Ti sei accorto di esserti Trasfigurato male e di avere ancora le corna? »

James schizzò in piedi portandosi le mani alla testa e affondando le dita tra i folti capelli corvini scomposti. In effetti due protuberanze appuntite spuntavano sulla sommità del capo, ben lontane dal grande palco di corna che gli era valso il suo soprannome, ma comunque non trascurabili.

«Me lo dici solo adesso?! » esclamò a voce alta zittendosi poi subito dopo. Se si fosse messo a urlare presto avrebbero avuto la Sala Comune piena di studenti.

«Sarei potuto andare in giro per la scuola in questo modo, domani! Chissà che risate! » bisbigliò concitato.

«Scusa, ma non mi sembravi dell’umore adatto e non volevo pensassi che ti stessi prendendo in giro. »

Le sfuggì un sorriso prima e un leggero risolino poi.

«Invece adesso cosa stai facendo? » brontolò James.

Estrasse la bacchetta, la puntò sui cornini e disse: «Reducio. »

Quelli si rimpicciolirono gradualmente fino a sparire. Nonostante l’apprensione rise a sua volta.

«Pensa che una volta, quando stavo ancora imparando, mi sono ritrovato con le corna intere! Mi ha preso in giro per mesi, Sir… ehm…»

Si interruppe ma Lily parve non notare le ultime parole.

Si era fatta più vicina.

«Se lui è Lunastorta, tu chi sei? »

«Io sono… ehm… Ramoso. »

Era pericolosamente vicina. Un attimo prima stavano ridendo, cosa le prendeva tutto a un tratto?

«E’ stata davvero una serata indimenticabile, come avevi detto. Mi hai fatta uscire dalla scuola di nascosto, ma hai portata a Hogsmeade violando le regole, mi hai pestato i piedi ballando, mi hai terrorizzata su una scopa, mi hai fatto incontrare un Lupo Mannaro…»

Cosa voleva fare? Voleva denunciarlo al preside a causa di quella serata disastrosa?

«… e mi hai protetta. » concluse Lily. «L’hai detto e l’hai fatto. Grazie. »

Si era seduta sulle sue ginocchia e lo stava baciando. Incredibile. La strinse a sé avvolgendola nel suo abbraccio ma un attimo dopo lei si sciolse e quando James aprì gli occhi vide che era già alla base delle scale per il dormitorio.

«Ehm… Lily… Forse non è necessario dirlo… tu sei una persona buona, non causeresti mai dolore a una persona innocente… a differenza di me… ma…»

«Non ti preoccupare. » lo interruppe lei. «Buonanotte Messer Ramoso. »

Nonostante il peso che gli gravava sul cuore, quel nome non gli era mai parso così dolce.

 

Quando James aprì gli occhi, disturbato dalla luce che filtrava attraverso le tende non tirate, scoprì di essersi addormentato sulla poltrona della Sala Comune. Gli occhiali gli erano ricaduti di traverso sul naso e li raddrizzò con un gesto. Muovendo i piedi si accorse che accanto alla poltrona, in una massa argentea aggrovigliata, giaceva il Mantello dell’Invisibilità. Non ricordava di averlo avuto con sé quando era rientrato, probabilmente l’aveva perso nel parco e Sirius o Peter l’aveva raccolto. Era stato un gesto gentile da parte loro però il fatto che non lo avessero svegliato per parlargli lo impensieriva. Quando salì in dormitorio scoprì che sia Sirius che Peter erano nei propri letti profondamente addormentati. Remus doveva essere in infermeria e sarebbe rientrato più tardi. Dopo essersi infilato l’uniforme al posto della camicia a scacchi stropicciata, prese dal baule il Kit di Manutenzione per Manici di Scopa e tornò di sotto. Era domenica, sicuramente gli studenti avrebbero trascorso la giornata all’aperto lasciando la Torre deserta. Avrebbe avuto il tempo di parlare con gli altri più tardi.

Era quasi mezzogiorno quando Remus rientrò dall’infermeria. James sedeva in silenzio sul davanzale della finestra strofinando energicamente la sua Nimbus 1500. L’intero contenuto del Kit di Manutenzione era sparso tutto intorno e un grosso barattolo di Lucido per Manici Il Quercione era aperto davanti a lui. Non aveva fatto altro tutta la mattina. Dalla parte opposta della Sala Comune, accanto al camino spento, Sirius stava stracciando Peter a Spara Schiocco senza dare segno di accorgersi della presenza di un'altra persona nella stanza.

L’ingresso del giovane Prefetto, i capelli chiari solitamente legati, sciolti e leggermente scomposti, un braccio al collo e mezza tavoletta di cioccolato in mano, fece scattare qualcosa per cui tutti si voltarono e iniziarono a parlare contemporaneamente.

«Sei in ritardo, ci stavamo preoccupando. » fece Peter.

«Cos’hai fatto al braccio? Sei ferito? Cos’è successo? » saltò su Sirius.

«Remus, ti devo parlare assolutamente. » disse James.

Remus rimase un attimo perplesso da quell’accavallarsi di parole, poi i suoi occhi ambrati corsero da un lato all’altro della Sala afferrando al volo la situazione. Era evidente che Sirius non aveva nemmeno rivolto la parola a James dalla notte prima, negandogli categoricamente la possibilità di spiegarsi. Stava per dire qualcosa quando Sirius gli fu addosso.

«Allora, che hai fatto? Sputa il rospo! Di solito Madama Chips cura subito qualunque cosa. Aspetta, non dirmi che hai incontrato Piton e ti ha fatto qualche brutto scherzo? Lo polverizzo, quello! »

«A cuccia, Felpato. » lo prese in giro bonariamente Remus. «Piton non c’entra niente. Temo sia stato tu a mordermi…»

«Cos…? »

Sirius si immobilizzò come facendo mente locale, poi la sua espressione si fece dolente.

«Non mi ero reso conto di essere stato così violento. Mi dispiace tantissimo…» mormorò.

«Cosa dici? Non è niente, te l’assicuro. Madama Chips mi ha messo un unguento assicurandomi che per domani sarà a posto. Inoltre anch’io ho l’impressione di non esserci andato leggero. State tutti bene? »

Sirius annuì con convinzione fingendo di dimenticare la spalla dolorante della sera prima, imitato da Peter.

«James, Evans sta bene? Non si è fatta male? » chiese ancora Remus.

Come se quelle parole avessero innescato una reazione a catena, Sirius esplose.

« Cosa? COSA?! Se Evans sta bene? Chi se ne frega se Evans sta bene! » gridò. «Ti rendi conto di quello che ha fatto? Ha scelto decisamente la notte sbagliata per portare a spesso la sua bella! »

James tentò di ribattere, ma per la prima volta da ore Sirius si rivolse direttamente a lui.

«Non ti credevo tanto idiota! E nemmeno tanto egoista! Potrebbe denunciare Remus! Potrebbe denunciarci tutti! »

James era impietrito e si sentiva assolutamente incapace di articolare una qualsiasi frase in propria  difesa. Forse non esisteva nemmeno una difesa possibile. La notte prima Lily lo aveva rassicurato sul suo silenzio, ma ora si rendeva conto che il pericolo era reale.

«SiriusSirius, è Evans. Non lo farebbe mai. » intervenne Remus tentando di mantenere la calma.

«Che ne sai, tu?! »

Remus si ritrasse con espressione ferita.

«Non è aggredendo me o James che risolverai il problema. Comunque qualunque cosa succederà, la responsabilità sarà mia. »

Gli occhi grigi di Sirius lampeggiarono.

«Non dire sciocchezze! » sbottò e lasciò la Sala a grandi passi sbattendosi alle spalle la cornice del ritratto.

I lamenti della Signora Grassa accompagnarono l’eco della sua andatura irosa giù per le scale.

Peter tentennò spostando nervosamente lo sguardo da Remus a James, poi annunciò che sarebbe andato a pranzo e abbandonò a sua volta la Sala.

Rimasto solo con Remus, James si rese conto di essere profondamente a disagio. Gli doveva delle scuse enormi e nonostante sapesse che era buono di natura, non era sicuro che questa volta l’avrebbe perdonato. Non era sicuro nemmeno di meritarlo.

«Non prendertela, gli passerà. »

Quelle parole colsero James alla sprovvista.

«Sirius si è spaventato molto ieri notte quando ha visto te e Evans, e ora teme che se lei rivelasse il vostro segreto possiate avere dei guai con il Ministero della Magia. »

James aveva l’impressione che a Remus fosse sfuggito qualcosa.

«Se veniste espulsi da Hogwarts sarebbe un disastro, specialmente per lui vista la famiglia che si ritrova. Non me lo perdonerei mai se dovesse accadervi una cosa del genere. »

No, decisamente Remus non aveva afferrato il punto.

«Casomai sono io che non me lo potrei mai perdonare, visto che è a causa della mia stupidità se ci troviamo in questa situazione. » esclamò James. «Ma non hai capito? Il problema non è il nostro segreto, la cosa più importante sei tu. Sei il primo che Sirius ha nominato ed ha perfettamente ragione. Se Lily dovesse parlare e a causa di questo tu dovessi soffrire di nuovo, per tutti noi sarebbe intollerabile. Abbiamo giurato di non lasciarti più solo invece io… ho tradito la tua fiducia. Sirius ha tutte le ragioni per essere furioso con me. Non immagini quanto sia mortificato…»

Remus era rimasto in silenzio, sbigottito.

«James… se parli così non sembri nemmeno tu. Per favore, smettila di scusarti. La vostra devozione nei miei confronti mi commuove, davvero, ma non voglio che vi creiate dei problemi per questo. La vostra reciproca amicizia è più importante, e anche l’amore. Se Evans ti farà delle domande su di me, parla pure liberamente, mi fido di lei. Dovrò anche scusarmi, per poco non l’ho aggredita… James, che cos’hai? »

Il ragazzo aveva chinato la testa e le sue spalle tremavano leggermente. Emozioni contrastanti turbinavano dentro di lui: senso di colpa, sollievo, gratitudine, tristezza, euforia, affetto, amicizia, amore…

«Ah, non ci provare! » esclamò Remus. «Sono io il piagnucolone del gruppo, tu sei il gran capo dei Malandrini, non te lo puoi permettere! »

I loro discorsi vennero interrotti dalla porta del dormitorio femminile che si apriva. Ne uscì una Lily leggermente arruffata e meno impeccabile del solito. Aveva l’aria di essersi appena alzata dal letto e considerando le due notti in bianco di fila era comprensibile.

«Buongiorno, Lupin. » disse attraversando la Sala Comune diretta all’uscita.

James, che aveva ritrovato il sorriso non appena l’aveva vista, venne clamorosamente ignorato.

«Buongiorno a te, Evans. » rispose educatamente Remus, mentre James tentava invano di farsi notare con uno squillante: «Ciao, Lily! Dormito bene? »

La ragazza stava già attraversando il buco del ritratto quando si voltò brevemente verso di loro.

«Ah, ringraziate Black da parte mia, per favore. » disse. «Se non mi avesse fatto da sveglia, mi sarei persa il pranzo.»

 

Quando anche Remus si diresse a pranzo, James, il cui appetito si era volatilizzato, uscì a passeggiare nel parco. Dopotutto avrebbe potuto saccheggiare la cucina più tardi e gli Elfi Domestici sarebbero stati più che felici di dargli tutto quello che voleva.

Gli rodeva il fatto di non essere riuscito a rispondere a Sirius, di essersi mostrato debole di fronte a Remus che, a suo parere, era quello tra loro che più aveva bisogno di sostegno, e di essere stato di nuovo ignorato da Lily. Cosa passava per la testa di quella ragazza? Solo la notte prima aveva scoperto che era un Animagus e l’aveva baciato, di nuovo, e ora fingeva che non esistesse. Era un enigma. Continuò a camminare sempre più velocemente. Era frustrante non avere nessuno con cui sfogarsi, avrebbe dato la sua scopa per la possibilità di tormentare Mocciosus, ma certamente Piton era a pranzo come tutto il resto della scuola. Quando si rese conto di avere il fiatone, alzò la testa e si accorse di aver percorso praticamente di corsa un ampio tratto di parco allontanandosi parecchio dal castello lungo le sponde del lago. Scrutò le acque scure con un sospiro. Forse, se si fosse trasformato in un pesce invece che in un cervo e fosse andato a far compagnia alla piovre gigante, avrebbe avuto meno problemi. Commentando con una smorfia l’assurdità del pensiero, tornò sui suoi passi verso la scuola. Per prima cosa avrebbe pensato a Lily, poi si sarebbe occupato di Sirius che aveva bisogno di tempo per sbollire il nervosismo. Si sentiva svuotato senza l’appoggio del suo migliore amico, doveva riuscire a fargli capire che era stato un errore, non una manifestazione di noncuranza nei loro confronti. Uno strano brontolio lo distrasse dai suoi pensieri: a quanto pareva c’era qualcos’altro di vuoto. Forse era il caso di dare la priorità assoluta al suo stomaco, in fondo a pancia piena si ragionava meglio.

 

Tornava dalla cucina con le tasche piene di Zenzerotti quando si fermò sulla porta della biblioteca. C’erano forti probabilità che Lily fosse lì a studiare invece che in giro per il parco. Si affacciò da dietro uno scaffale e la vide seduta a uno dei lunghi tavoli, china su uno spessissimo libro di testo. Davanti a lei erano impilati una decina di altrettanto grossi volumi. Aguzzando la vista James riconobbe Fatture per Affatturati, Antiveleni Asiatici, Compendio degli Anatemi più comuni e relative Contro-fatture, Mille Erbe e Funghi Magici, Affrontare l’Informe e altri titoli riguardanti gli antidoti e le contromaledizioni. Che Lily stesse svolgendo un tema di Difesa contro le Arti Oscure che lui non ricordava di dover fare? Dalla parte opposta del tavolo un ragazzo si alzò e quando si avvicinò, James riconobbe Remus. Si chinò su Lily e le chiese qualcosa riguardante il compito di Astronomia. James la vide sobbalzare come se si fosse spaventata di esserselo trovato così vicino, poi rispondere nervosamente.

«Credi che a un Prefetto lascerebbero consultare De Potentissimis Potionibus nel Reparto Proibito?» chiese infine mordendosi un labbro.

Lo sguardo di Remus si abbassò sul libro aperto sul tavolo. Mostrava il capitolo riguardante i Lupi Mannari di Gli Animali Fantastici: dove trovarli.

«Stai svolgendo una ricerca? » chiese amabilmente.

Lily non rispose. Aveva l’espressione di chi è stato colto in flagrante a fare qualcosa di male.

«James ti ha raccontato…? »

«No! » si affrettò a rispondere lei. «No! Davvero! Ha parlato solo di sé! »

«Ti devo delle scuse. » continuò Remus con espressione triste abbassando la voce. «Io non… ero in me. Non era mia intenzione tentare di aggredirti. »

James, dietro lo scaffale, si irrigidì mentre il suo cuore accelerava i battiti. Dalla sua risposta sarebbe dipeso il destino di tutti loro.

Lily scosse la testa e accennò un sorriso.

«L’hai detto, non eri in te. Non è colpa tua. »

Non si era reso conto di aver trattenuto il respiro e quando sospirò liberamente si sentì più leggero.

«Stavo… ehm… cercando qualcosa che potesse esserti… d’aiuto. » disse ancora Lily. «Forse non ti conosco bene come i tuoi amici, ma so che sei una persona gentile e buona. Non lo faresti mai… intenzionalmente… vero? »

Di nuovo James si preoccupò vedendo l’espressione di Remus incupirsi, poi il ragazzo si sedette accanto a Lily che questa volta non accennò nemmeno a ritrarsi.

«Mi fido di James, è forse la persona di cui più mi fidi al mondo. » disse. «Tu sei quella che James ha scelto quindi voglio fidarmi anche di te. Sono stato morso da un Lupo Mannaro quando ero piccolo. Non esiste una cura anche se i Guaritori del San Mungo stanno lavorando già da qualche anno a una pozione che attenua i sintomi. Per il momento devo accontentarmi di restare chiuso nella Stamberga Strillante una volta al mese. Ramoso, Felpato e Codaliscia mi sono stati di grande aiuto diventando Animagi. Da quando trascorro le nottate in loro compagnia non mi sento più solo e il Lupo è meno violento. »

«Vuoi dire che… eri tu stesso a ferirti con le zanne e con gli artigli? » mormorò Lily inorridita. «E io che ho sempre pensato che fossi maldestro…»

Remus accennò un sorriso e si massaggiò il braccio sinistro ancora al collo.

«Non sempre. Qualche volta ci mette lo zampino, o meglio, il dentino anche il vecchio Felpato. Ora però Sirius è infuriato con James. Non sopporto di vederli in quello stato. »

«E’ davvero così grave? »

«Il fatto è che Sirius è uno zuccone…»

James decise che aveva ascoltato abbastanza. Non aveva voglia di stare a sentire la ragazza di cui era innamorato e uno dei suoi migliori amici che lo commiseravano. Gli era addirittura passata la voglia di parlare con Lily. Prese uno Zenzerotto dalla tasca, se lo ficcò in bocca e uscì dalla biblioteca con aria fintamente noncurante.

 

L’aria era tiepida e il sole abbagliante splendeva sul parco e sulle acque scure del lago. Avviandosi verso il solito faggio, James vide che era già occupato dalla persona che stava cercando: Sirius era sdraiato all’ombra con le braccia dietro la testa e gli occhi chiusi. Accanto a lui, appoggiato al tronco, Peter teneva Trasfigurazione Avanzata aperto sulle ginocchia e lo sguardo perso in direzione di un gruppo di ragazze in riva al lago. Fu lui il primo ad accorgersi dell’arrivo di James e il suo sguardo si fece leggermente allarmato. In realtà Peter nutriva una smisurata ammirazione per l’amico e non aveva ancora deciso come interpretare quella sorta di “tradimento”. Purtroppo le circostanze avevano deciso per lui e prima che se ne rendesse conto si era trovato schierato nella fazione di Sirius anche se sperava che la frattura tra gli amici Malandrini si sanasse al più presto. Vedere due personalità forti come quelle di James e Sirius scontrarsi, era piuttosto traumatico per lui e aveva la pressoché assoluta certezza che anche Remus fosse più addolorato per questo che per il fatto in sé.

Quando anche Sirius si accorse del ragazzo, si alzò a sedere con espressione infastidita.

Peter scattò in piedi rovesciando il libro.

«Io… ehm… ho dimenticato gli appunti in dormitorio…» balbettò e si allontanò di corsa. Non voleva assistere a un’altra lite per tutti i Galeoni del mondo.

Sirius lo ignorò completamente, gli occhi di ghiaccio fissi su James.

«Che vuoi? »

«Che mi ascoltassi. » rispose James.

Faceva male vedere il suo migliore amico fissarlo in quel modo, era lo sguardo che solitamente riservava agli altri membri della famiglia Black.

«Non hai nessun bisogno di giustificarti. » disse Sirius. «Un tradimento è un tradimento indipendentemente da tutte le parole che ci sprechi sopra! »

«Non intendo giustificarmi! » scattò James. «Credo che tu non sappia di cosa parli quando dici ‘tradimento’! »

Sirius si fece livido di rabbia.

«Pensi che io non sappia… io… che sono stato chiamato ‘traditore del suo sangue’ da sei anni a questa parte! Io che mi sono visto rinfacciare ogni gesto! Ogni volta…»

«Proprio per questo dovresti capire invece di ostinarti tanto. Non ho tradito nessuno, non intenzionalmente almeno. »

Avevano entrambi alzato la voce e il gruppetto di ragazze sulla riva del lago si stava avvicinando incuriosito.

«Mi ostino perché tu non hai la minima idea di cosa abbia significato per Remus il fatto che tu ti sia portato dietro quella tipa! » continuò Sirius imperterrito.

«Invece lo so eccome! Perché io con Remus ci ho parlato, a differenza di te che cianci a vuoto di tradimenti! »

James aveva perso la calma anche se si era ripromesso di non raccogliere le provocazioni di Sirius, anche se le sue intenzioni erano solo quelle di parlare e non di litigare.

Un sussurro alle sue spalle attirò la sua attenzione.

«Cos’è successo secondo te? »

«Pare che Potter abbia tradito Lupin con una ragazza. E Black che c’entra? »

«E’ ovvio, Black voleva Lupin per sé però gli dispiace che ora stia soffrendo e se l’è presa con Potter. »

«Oh, no, ti prego! Dimmi che non è vero! »

«Un triangolo amoroso tra i più belli della scuola! Affascinante! »

«Chi sarà la ragazza? »

Le ragazze li avevano raggiunti e le loro ipotesi fecero rizzare i capelli a James. Anche Sirius doveva averle sentite perché non si degnò nemmeno di rispondere e se ne andò infuriato. James si sentì invadere dallo sconforto lasciandosi scivolare lungo il tronco del faggio fino a sedere sul prato. Il gruppetto di ragazze lo circondò immediatamente.

«Non essere così giù, Potter. »

«Ha ragione! Ci sono un sacco di ragazzi che farebbero la fila per uscire con te! »

«Se vuoi ti posso presentare un mio compagno del corso di Erbologia che…»

James scattò in piedi passando tutte le sfumature dal rosa pallido al violetto. Ci mancava solo che mezza scuola si mettesse in testa quelle idee sul suo conto!

«No, no! Non è necessario! » si affrettò ad esclamare. «Va tutto benone e io sono innamorato di una ragazza! »

Mentre si allontanava velocemente sentì una ragazza commentare tristemente: «Allora è vero. Povero Lupin, speriamo che Black lo sappia consolare. »

 

L’oscurità si infittiva, l’aria si stava gradualmente rinfrescando e la sua scorta di Zenzerotti era praticamente finita. Non che la cosa gli dispiacesse, per placare il nervosismo ne aveva sgranocchiati tutto il giorno e ormai ne aveva la nausea. L’ora di cena era passata da un pezzo e ormai tutti i suoi compagni sarebbero stati in Sala Comune, ognuno a occuparsi delle sue faccende. Non aveva nessuna voglia di rischiare un’altra discussione, sarebbe rimasto lì ancora per un po’, almeno fino a quando non fosse stato certo che erano andati tutti a dormire.

Si accomodò sulla paglia secca del pavimento della Guferia e si tolse gli occhiali. Senza, il cielo stellato, la foresta e il parco apparivano solo delle scure macchie indistinte. A volte era riposante il fatto che il mondo apparisse nebuloso e sfocato, permetteva al cervello di non pensare, gli evitava di indugiare su riflessioni tanto deprimenti quanto inutili. Ci si poteva rilassare svuotando la mente nell’assoluto silenzio…

CRACK!

«Ah! Ops…»

James alzò la testa aprendo gli occhi ma tutto quello che vide fu una sorta di nube nera che incombeva su di lui. Allungò la mano per afferrare gli occhiali ma le sue dita si strinsero su qualcosa di tagliente e affilato che gli si conficcò dolorosamente nel palmo.

«Ahi! Ma cosa…? »

«Mi dispiace! Temo di averci messo un piede sopra. Anche tu, però! Lasciarli per terra nella paglia!»

«Lily? Sei Lily? »

«Sì, sono io. Aspetta…»

Si sentì un fruscio di vesti e la sua voce che declamava chiaramente: «Reparo. »

La dita calde di Lily gli sfiorarono le guance e James tornò ad avere una visione nitida del mondo.

«Grazie. Cosa ci fai qui? » chiese.

«Veramente dovrei essere io a chiederlo. Non ti ho visto in Sala Comune con gli altri e mi sono chiesta se stessi…»

«… Macchinando qualcosa? » la interruppe James. «Ci avrei scommesso! Per un attimo mi ero illuso che fossi preoccupata per me. »

«Stupido! » esclamò Lily secca. «Mi sono chiesta se stessi bene! Ho saputo del tuo diverbio con Black di questo pomeriggio. Allora, chi sarà il prossimo fortunato ad uscire con te? »

James, che si era già preparato ad una ramanzina, non credette alle sue orecchie.

«Co… cosa? »

«Le voci corrono, caro Potter. » fece Lily con l’aria di chi la sa lunga. «Macmillan, il Prefetto di Tassorosso, è nella stessa Casa della ragazza che ti ha proposto il suo compagno di Erbologia e tra Prefetti, sai, si chiacchiera…»

«Tra Prefetti? Vuoi dire che anche Remus…? »

«Oh, non ho mai visto Lupin ridere così di gusto! E’ stato l’argomento della serata al tavolo dei Prefetti! »

James diventò di tutti i colori e iniziò a farfugliare negazioni prima di rendersi conto delle ultime parole.

«Remus era al tavolo dei Prefetti? »

Se non sedeva con Sirius e Peter come a tutti i pasti, la situazione doveva essersi complicata.

«Non angustiarti, sembra che abbia fatto una ramanzina a Black e voglia lasciarlo un po’ nel suo brodo. A dir la verità anch’io ci ho scambiato due parole. »

«E? Ti ha maltrattata? » si preoccupò James ricordando la reazione di Sirius al solo sentirla nominare quella mattina.

«No, anzi, è stato più gentile di quanto pensassi. Sembrava anche piuttosto giù, temo che Lupin gli abbia dato una bella strigliata. » Lily lanciò un’occhiata all’orologio. «Si sta facendo tardi. Nel caso tu avessi intenzione di rimanere fuori oltre l’orario, Lupin ti manda questo. »

Trasse da sotto la veste un involto argenteo e lo porse a James che dispiegò il Mantello dell’Invisibilità.

«Oh, mammina-Prefetto mi spinge a infrangere e regole? »

«Diciamo che mammina-Prefetto è momentaneamente assente, per qualunque necessità chiedete a Lily. »

Un pacchetto avvolto in un tovagliolo cadde in grembo a James.

«Ho pensato… ehm… siccome non ti ho visto a cena…magari ti sarebbe venuta fame. Sono Zuccotti di Zucca. »

James sorrise e si sentì alleggerito.

«Grazie! Grazie, Lily! Sei stata molto gentile! Allora è vero che ti preoccupi per me! »

«Non allargarti, Potter, non posso certo lasciarti morire di fame! »

«Ehi, sono stato declassato? Ieri notte ero ‘caro James’ e adesso sono di nuovo ‘Potter’? »

«Non mi risulta che tu sia mai stato ‘caro James’. » disse Lily reprimendo un sorriso e avviandosi verso la porta. «Forse dovrei chiedere a Macmillan di presentarti quel ragazzo di Erbologia…»

James si alzò di scatto e la afferrò per un braccio un attimo prima che uscisse.

«No, no, Lily! Io…»

«Stai tranquillo. » disse lei sorridendo. «Stavo scherzando. »

 

CONTINUA…

 

 

 

NOTICINA DI YUKI:

Seconda parte! Allora, che ne pensate? Ne manca solo una e la situazione si è piuttosto complicata… James si è cacciato decisamente in un bel guaio! Solo una piccola annotazione: considerate Lucius Malfoy una sorta di “guest star”, infatti consultando la tavola cronologica sul sito Diagon Alley ho scoperto che quando i Malandrini frequentavano il primo anno, lui era già al settimo quindi a questo punto non dovrebbe essere a Hogwarts. Purtroppo quando me ne sono resa conto la storia era già praticamente finita e un altro personaggio non avrebbe fatto lo stesso effetto. Puristi del caso, abbiate pazienza…

Angolino ringraziamenti:

Grazie mille per aver recensito la prima parte!!! GRAZIE!!! Grazie a VampiraSix per la solita lettura in anteprima.

suzako: Sono felice che ti sia piaciuta! In fondo preferisco la generazione passata a quella attuale della saga di Harry Potter quindi potevo scrivere solo dei Malandrini!

Lady_Eowyn: Mi hai resa felice! Uno dei complimenti che preferisco in assoluto è sentirmi dire che scrivo bene e che ho un buono stile (mooolto modesta… :-p), ti ringrazio tanto e spero che ti piaccia anche questa seconda parte!

call: In effetti rileggendo tutto insieme mi sono resa conto che Lily ha degli strani cambiamenti di umore per tutta la storia, dovuti più che altro a renderla incomprensibile agli occhi di James, spero che questo non la faccia sembrare troppo strana. Sirius e Remus… annosa questione… io in genere non sono per le yaoi (nonostante abbia scritto “Non capiva che l’amavo” ma quello è stato un delirio momentaneo), ma mi piacciono le amicizie strette e commoventi. Aspetta e vedrai…

Lily 90 e Arkadio: Sono davvero felice che la mia fatica sia apprezzata! Arkadio, ho letto le tue song sui Malandrini e mi sono piaciute parecchio, specialmente “Un compagno. Un amico. Un fratello.” E’ bellissima!! La trovo commovente (a proposito di amicizie strette e commoventi, è proprio quello che intendevo) e James è meraviglioso! (Anche se io non faccio molto testo, ADORO James! Amore mio!! ^///^)

Harriett: Guarda, io ho CONSUMATO il capitolo “Il peggior ricordo di Piton”! Potrei ripeterlo a memoria! In realtà qui non ho spiegato più di tanto, a Lily James piaceva già, o almeno non le era indifferente, tutto stava nel rendere la situazione chiara a entrambi… Su una cosa hai ragione, sono una grande fan dei Malandrini, anzi, sono del parere che sarebbe meraviglioso se la “cara” J.K.Rowling ci deliziasse con un prequel. Non pretendo certo una nuova saga settennale, magari solo un libro o due per chiarire tutti i dubbi che assillano noi estimatrici di James & Co., ma dubito che sia un’ipotesi realizzabile… peccato!

Questa nota è abominevole, ma ci tenevo a ringraziarvi tutti! Aspetto i vostri pareri anche sulla seconda parte! Alla prossima! YUKI-CHAN

 

   
 
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