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Autore: Tomato_lover    03/05/2011    2 recensioni
La vita di un ragazzo, un uomo, una nazione; Romano si ritrova a dover capire i propri sentimenti, Il fratello, Feliciano, non è per niente d'aiuto, eppure ci sono quelle piccole cose nella vita che ti donano un sorriso, momenti e attimi che ti porterai nel cuore...cose che, come delle semplici foglie, ti fanno capire cosa cerchi.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco qui il primo capitolo, sinceramente non so cosa dire xD spero vi piaccia :3
uh avrei solo delle cose da mettere in chiaro: ~ quando metto 2 lineette vicine (--) indica un'interruzione improvvisa della narrazione o del discorso ~ e quando c'è il corsivo sono i pensieri, spero si noti, qui è poco accentuato >.< baci~ :*



Capitolo 1 ~ Nausea


Più si avvicinava alla porta più un senso di angoscia gli pressava sul petto, riusciva già a distinguere la risata della ragazza tra le chiacchiere degli altri, quella risata, un senso di fastidio, quasi rabbia, non capiva proprio perché le doveva piacere uno come Antonio...che sia geloso? No, ormai aveva superato la sua cotta per Bel da tempo, si era accorto che quella non era la ragazza per lui, aveva un carattere totalmente diverso ma soprattutto non riusciva a fare un discorso senza metterci “Antonio” dentro, era ovvio che era innamorata di lui, lo avrebbe notato anche un demente «ma Romano si è perso per strada?» chiese una voce matura con la R moscia, Francis «Non lo so, non è molto che l'ho chiamato, probabilmente deve ancora partire...» a quelle parole tentò di farsi forza, un solo passo e...«probabilmente è intimidito da Bel, sappiamo tutti della sua cotta per lei!» questa volta era una voce molto più forte, un po' gracchiante, Gilbert, quel bastardo, Romano si trattenne dallo sfondare la porta come si permettono?! Si sentiva offeso, preso in giro, ora sul seri-- «haha non dite idiozie, Romano non è più innamorato di Bel!» disse una voce solare, e allegra, Antonio era sempre dalla parte di Romano, tante volte anche quando non se lo meritava, il ragazzo si ricompose e bussò alla porta, quella porta color mogano che improvvisamente si era fatta interessante così com'era, chiusa;
se mi apre uno di quei coglioni gli spacco la faccia, questo è stato quello che ha pensato un momento prima che gli aprisse Antonio, era più alto? Probabile, quel ragazzo, se così lo possiamo ancora chiamare, non finiva mai di crescere, la sua pelle era sempre la stessa, abbronzata, un colore meraviglioso, ma poco apprezzato, i capelli gli cadevano perfettamente sulla faccia lasciando liberi gli occhi color smeraldo che catturano immediatamente l'attenzione, Romano lo guardò qualche secondo per poi distogliere lo sguardo e mugugnare un «ciao», l'ispanico dalla sua parte era felicissimo di vedere il suo amico e lo abbracciò con foga «quanto tempo mi querido!» di nuovo «ti ho detto un migliaio di volte di non chiamarmi così!!» rispose quell'altro tentando di liberarsi dall'abbraccio «e fammi entrare, maleducato» concluse, Antonio mollò la presa e lo fece entrare «hai ragione, scusami, mi querido» disse con un sorrisetto perfido, l'italiano gli lanciò un'occhiataccia entrando per affrontare salutare gli altri, «Hey Romano quanto tempo!» gracchiò l'albino dandogli una pacca sulla schiena «già, che peccato...» disse con quel suo sarcasmo che, in qualche modo, lo rendeva più insopportabile, Gilbert la prese sul ridere, dopotutto lui si definiva il migliore, niente lo avrebbe tirato giù di morale, mai. «Bonsoir mon petit tomate» Romano fulminò il biondo che si trovava proprio davanti a lui «chiamami così di nuovo e ti--» «ora che siamo tutti possiamo iniziare a mangiare!» interruppe Bel, era sempre così, non faceva mai finire una frase, anche se in quel caso lo aveva “salvato” «Hai proprio ragione, sto morendo di fame» disse Antonio, la ragazza fece una risatina e si diresse al tavolo, che diavolo c'è da ridere?! Hey! Qualcuno me lo spieghi, non c'arrivo proprio Romano sbuffò sonoramente e si sedette a tavola senza aspettare gli altri, non era da lui essere educato, era fatto così, nessuno lo avrebbe cambia---Ma che caz--?! In parte a lui si sedette un uomo alto con i capelli biondi sparati in sù ed una cicatrice sulla fronte, il fratello di Bel, ma da dove cazzo è uscito?! «Em...ciao...» Disse Romano ma l'olandese era troppo impegnato a guardare male Antonio per accorgersi del saluto, così decise di tornare a guardare davanti a se aspettando che gli altri si sedessero, Antonio si era messo vicino a lui e in parte si trovava Bel, che coincidenza pensò acidamente, mentre gli altri due dementi erano seduti davanti a lui bisbigliando e lanciandoli occhiatine indecifrabili.
Finalmente la cena fu servita...pasta...fissò il piatto per qualche secondo per poi alzare lo sguardo ed incontrare quello di Bel «visto che ti piace molto la pasta ho pensato che avresti gradito» lui la guardò in silenzio per poi tornare a fissare il piatto e muovere le pennette all'arrabbiata nel piatto «si certo, grazie per averci pensato» disse più apatico del solito, con nemmeno un minimo di riconoscenza, Bel fece un sorriso e tornò al suo Antonio...pennette all'arrabbiata, sul serio?! Ho fatto chilometri per venire qui, in presenza di persone insopportabili, per delle pennette all'arrabbiata?! “prometto che ti divertirai!” si certo pensò la serata promette bene...inforcò con rabbia una pennetta e se la infilò in bocca costringendosi a masticare, nausea, è questo quello che provava, non solo per la pasta, ma anche per le persone, Romano è sempre stato un ragazzo solitario, non gli è mai piaciuto stare in compagnia...«ti senti bene?» chiese una voce al suo fianco, l'olandese, strano a dirsi ma lo aveva notato, a quanto pare non era così preso anche lui da Antonio «si, tutto bene, solo un po' di nausea» l'olandese lo guardò qualche secondo per poi annuire silenziosamente e tornare a mangiare la sua pasta, Romano lo guardò ancora per qualche secondo stupito, qualcuno aveva notato il suo malstare cosa rara di quei tempi, persino suo fratello notava solo quello che gli interessava, è un falso stupido, solamente un'opportunista è questo quello che diceva a tutti, non aveva nemmeno mai pensato di dire gli voglio bene oppure è un bravo ragazzo, no, non è da Romano, lui è sempre stato duro con suo fratello, molto probabilmente perché lo conosceva da più di tutti « vorrei fare un brindisi!» a quell'esclamazione i presenti si girarono a guardare Francis, era in piedi e teneva in mano del vino rosso, un Moillard Bourgogne, un vino molto pregiato e costoso, probabilmente lo aveva portato da casa sua, Romano sembrava confuso un brindisi? Il francese sorrise a tutti i presenti, un sorriso perfido «vorrei fare un brindisi a Bel e Antonio che, finalmente, si son decisi a mettersi assieme!» con l'ultima esclamazione tutti i presenti si girarono a guardare Romano, soprattutto Antonio (con preoccupazione), «Romano, posso spiegare, te lo avrei detto...» cominciò Antonio ma fu interrotto da una risata, una risata cupa e amara «non mi devi spiegare proprio niente, non sono affari miei» disse il ragazzo con un sorriso, non aveva mai sorriso così prima e Antonio lo sapeva, sapeva che non stava bene, sapeva che lo aveva ferito.
Bah, Nausea, schifo, mi sento uno schifo, vergogna, perché? Li odio, non mi frega di lei, non mi frega di lui, al diavolo, diamine, che palle, nausea, lasciatemi stare, bastardo, troia, non ti sopporto, state zitti, fatemi andare a casa, voglio piangere, non piangerò, i veri uomini non piangono per queste cose, perché voglio piangere? Non mi importa di loro, non sono innamorato, di nessuno e nessuno mi ama.
«Romano stai bene?» questa volta era Gilbert, con un sorriso sulla faccia un sorriso bastardo «La smettete?! STO DA D-I-O, fatemi mangiare in pace» disse trattenendosi dal tirargli un pugno; «scusa» rispose l'albino sarcasticamente; non ce la faccio più «Ma dimmi Gilbert» incalzò l'italiano scandendo bene il nome dell'altro «come sta Elizabeta ? State ancora assieme?» l'altro, per quanto possibile, sbiancò ancora di più «stiamo avendo...dei problemi...» rispose con voce bassa non più come prima «e tu Francis? Stai ancora con quel...com'è che si chiamava? L'inglese? Oppure è stata una storia da una notte e via come tutte le altre volte?» chiese al francese aumentando il suo sorriso perfido, Francis lo guardò con disapprovazione «stiamo perfettamente» bugiardo tutti ormai sapevano della sua storia andata male, Arthur, l'inglese, lo aveva lasciato per un americano, Alfred, da quel giorno Francis si era dato all'alcol più del solito anche se non voleva darlo a vedere; un risata, leggera, un tono basso, Romano stupito si gira, eh? L'olandese? Che ride? Stava...ridendo...sul serio? Anche se ad un volume molto basso stava ridendo, improvvisamente, sempre ridendo, si alzò e se ne andò nell'altra stanza nella quale si lasciò andare aumentando il tono della risata, tutti guardarono la porta nel quale era entrato, perplessi, ma il sorriso di Romano si spense alle parole bisbigliate di Antonio «dovresti chiedere scusa...a Francis e Gilbert intendo...» dovresti chiedere scusa, DOVRESTI CHIEDERE SCUSA?!?!?! lui stava consigliando a Romano di chiedere scusa dopo quello che era successo?! Un'occhiataccia e si alza anche lui «mi dispiace andarmene da qui ma non trovo opportuno restare a lungo dopo i nostri discorsi» disse con un tono pacato, fece dietrofront e con un saluto bisbigliato uscì fuori; silenzio, alle spalle non c'era nessuno che parlava, nessuno, si sentiva solo una risata, stava ancora ridendo, non se lo sarebbe mai aspettato da lui, fatto sta che ora si sentiva peggio di quando era arrivato, questa cena non era stata una buona idea, sto per vomitare *clack* perché non si apre cazzo?! Macchina tedesca di merda, sapevo che non dovevo comprarla *clack clack clack* MERDA! *sbam* un calcio vado a piedi non ce la faceva più, era in una crisi di nervi, aveva bisogno di sfogarsi così cominciò a fare quello che gli riusciva meglio, correre, correre e piangere, si perché erano quelle le sue “doti” doti un cazzo! «Perché?! Perché cazzo sto piangendo!?!? non c'è motivo di piangere! N-no non c'è nessun m-motivo...» correre...correre...correre...correre...nulla; non si sentiva meglio, nemmeno un po', «M-merda!» *sob* «perché? Perché?» si sedette in una panchina e con la testa fra le mani pianse finché non ebbe più lacrime per poi singhiozzare a vuoto e finalmente calmarsi...fortuna che è tardi e non c'è nessuno sarebbe stato imbarazzante, oppure semplicemente temeva altre domande, guardò l'ora nel telefono 22.34...erano già le dieci e mezza, aveva corso per mezz'ora ma casa sua era troppo lontana, non ce l'avrebbe mai fatta, così decise di chiamare il fratello pur essendo consapevole che gli avrebbe fatto domande a raffica, voleva solo andare a casa, distendersi nel letto e dormire il più possibile...tutu-tutu, occupato «perfetto...» disse sarcasticamente «ci mancava solo questa» riprovò un'altra volta ma suonava sempre occupato, sbuffò e si incamminò verso casa, prima o poi sarebbe arrivato, più poi che prima...

-Fine Capitolo 1-
  
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