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Autore: VaniaMajor    04/05/2011    5 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Povera Rin!!! Sicuramente Tensaiga suggerirà a Sesshomaru cosa fare...Ma perchè la bimba è sola? Chi l'ha attaccata? Il viaggio alla ricerca della sposa continua...

CAPITOLO 6

SALVATAGGIO IN EXTREMIS


Sesshomaru abbassò lo sguardo su Tenseiga, stupefatto. Era la prima volta, da quando la spada lo aveva accettato come padrone, che Tenseiga lo incitava ad agire, rendendosi disponibile a essere usata.
“E’ un segno? Che cosa significa?” pensò Sesshomaru, corrugando la fronte. Pose la mano sull’elsa e la spada si acquietò, spedendogli una sensazione di tiepido calore lungo il braccio. Non poteva sbagliarsi. Quello era un segno…la spada desiderava che lui resuscitasse quella bambina. Desiderava essere usata. Non capiva a cosa questo potesse servirgli, ma Kiokuchi-sama aveva detto chiaramente che Tenseiga lo avrebbe guidato nella ricerca della donna che gli avrebbe aperto la strada all’uso di Tenseiga e lui non poteva ignorare un segno. Forse, quella bambina rappresentava una tappa nella sua ricerca. Inoltre, non avrebbe mai potuto imparare il Meidozangetsuha se prima non fosse stato in grado di usare Tenseiga per resuscitare vite…e quella era l’occasione buona per testare le capacità della spada in tal senso.
Si alzò in piedi, ignorando Jaken che, al suo fianco, stava fissando con aria critica il corpicino della bimba.
«Non sanno far altro che pasticci, i demoni di Higashi.- sbuffò Jaken, attento a non calpestare il terreno insanguinato- Si sono meritati una lezione, non è vero Sesshomaru-sama? Sesshomaru-sama?!» Il secondo richiamo di Jaken fu fatto con voce strozzata, in quanto il suo padrone aveva estratto Tenseiga dal fodero e ora la teneva pronta a colpire, mentre fissava con occhi inespressivi il piccolo cadavere. Inuyasha e gli altri, nell’udire lo strano tono di voce di Jaken, si voltarono. Nel vedere Tenseiga fuori dal fodero, ammutolirono. Che stava succedendo?!
«E..ehi! Sesshomaru, cosa stai…» disse Inuyasha, venendo avanti di un passo.
Sesshomaru aveva estratto Tenseiga molte volte, nel vano tentativo di discernerne i segreti. Ora, per la prima volta, vide tutto. I piccoli spiriti della morte stavano estraendo l’anima dal corpo, pronti a separarla per sempre dalla carne mortale. Era questo, ciò che doveva evitare. La spada pulsava come un piccolo cuore nella sua mano. Sesshomaru menò un solo fendente, riducendo a brandelli i messaggeri di morte, poi ripose Tenseiga nel fodero con un movimento fluido e si chinò di nuovo sul corpo.
Inuyasha sbatté le palpebre, sconcertato.
«Ma che diavolo ha tagliato?» borbottò. Ai suoi occhi, Sesshomaru aveva tirato un fendente all’aria.
«Avviciniamoci, Inuyasha!» mormorò Kagome, tirandolo verso Sesshomaru. Il gruppetto si assiepò alle spalle del demone, osservandolo mentre afferrava senza troppa gentilezza il corpo, appoggiandoselo sulle ginocchia.
«Se…Sesshomaru-sama, che succede?» chiese Jaken, con voce rauca per la sorpresa.
«Sesshomaru, cosa stai facendo?» chiese Miroku, corrugando la fronte. Sesshomaru non gli rispose né lo guardò. I suoi occhi erano fissi sul volto immoto della bambina che, in quel momento, iniziò a respirare. Tutti si fecero indietro di un passo con un ansito di sorpresa.
«Non…non è morta!» balbettò Jaken, agitato.
«E’ salva!» esclamò Shippo, stupefatto. Inuyasha si abbassò a sua volta sulle ginocchia.
«Sei stato tu? Con Tenseiga?» chiese. Era sinceramente sbalordito che suo fratello si fosse preso il disturbo di salvare la vita a una bambina umana. Sesshomaru nemmeno si degnò di rispondergli, sottolineando con il suo silenzio l’ovvietà della risposta. Chi altro avrebbe potuto fare una cosa del genere? Kagome si portò le mani alla bocca, commossa. Sesshomaru aveva provato pietà per quella bambina? Per questo l’aveva salvata? Allora c’era la possibilità che la profezia si avverasse! A meno che, le sovvenne, lo yokai non l’avesse fatto pensando al Meidozangetsuha…Purtroppo, quella era un’ipotesi più plausibile dell’altra.
«Si sta svegliando.» disse Miroku, vedendo il viso della bambina tendersi in una piccola smorfia. La bimba aprì gli occhi e le sue innocenti iridi castane si appuntarono sul volto di Sesshomaru. Gli altri si prepararono a tranquillizzare la piccola, ben sapendo che vedersi davanti uno yokai dopo aver appena subito un attacco dalla stessa razza non poteva che sconvolgerla. Invece, la bambina sorrise.
«Tu hai salvato Rin…vero, signore?» mormorò, piano. Inuyasha e gli altri si scambiarono un’occhiata, sorpresi dalla tranquillità della rediviva ningen. Sesshomaru avvertì una strana sensazione di fronte a quel sorriso. La purezza di quegli occhi era quasi eccessiva.
«Chi sei?» chiese, brusco.
«Rin, signore. E tu chi sei?» chiese lei, sedendosi sulle sue ginocchia, poi perse il sorriso e una luce di panico le nacque negli occhi, come se stesse realizzando solo in quel momento in che situazione si trovava e cosa era successo. Si aggrappò alle braccia di Sesshomaru, guardandolo fisso negli occhi. «Signore, tu sei forte, vero? Tu sei buono?»
Sesshomaru ristette a quelle domande, ma Inuyasha trattenne a fatica una risata.
«Buono?! Sesshomaru?!» sghignazzò. Rin si voltò verso di lui, preoccupata, e Kagome gli diede una gomitata nelle costole.
«Stai tranquilla, piccola Rin. Sei al sicuro con noi.- disse, dolcemente- Il signore che ti tiene in braccio è Sesshomaru-sama, Principe degli yokai di Nishi.»
«Sesshomaru…sama?- mormorò la bambina, tornando a guardare lo yokai, che iniziava a stancarsi di tenerla sulle ginocchia- Voi siete Sesshomaru-sama?»
«Scendi, mocciosa.» le ordinò lui, facendo per alzarsi a costo di farla cadere per terra. Il suo interesse stava scemando in quanto quella mocciosa non sembrava avere niente a che fare con la ricerca in cui era impegnato.  Tenseiga doveva essersi sbagliata, o forse lui aveva interpretato male le sensazioni che la spada gli aveva trasmesso. 
La bambina si aggrappò ancora più forte, inchiodandolo dov’era con quei suoi occhi grandi e puri.
«Stavamo venendo da voi! Cercavamo voi!- disse tutto d’un fiato la bambina, con voce acuta e quasi disperata- Sesshomaru-sama, aiutatela! Aiutate la mia nee-chan!»
«Di che diavolo stai parlando?» chiese Sesshomaru, sollevandola e scaricandola tra le braccia di Kagome. Cominciava a pentirsi di aver dato ascolto a Tenseiga. Rin si voltò verso Kagome e Inuyasha, ma sembrava che i suoi occhi fossero irresistibilmente attratti verso Sesshomaru, come se il fatto di essere stata salvata da lui avesse creato un legame.
«Rin ha dovuto lasciare la sua nee-chan! Lei ha mandato via Rin, perché gli yokai ci hanno attaccate! Ma gli yokai hanno inseguito Rin che cercava aiuto, e poi Rin ha sentito tanto dolore e tutto è diventato buio…» disse la bambina, agitata. Si zittì per un attimo e il suo faccino divenne pallido.
«Rin, significa che da queste parti dovrebbe esserci tua sorella?» chiese Miroku, scambiando al contempo un’occhiata con Inuyasha. Se la ragazza era stata attaccata dai demoni, a quell'ora doveva essere morta. Rin annuì.
«Aiutatela, per favore!- gemette, quasi piangendo- Nee-chan sapeva che Sesshomaru-sama è forte e buono, e voleva raggiungerlo per chiedere il suo aiuto!»
«Chiedere…il suo aiuto?!» chiese Sango, stupita. Non capitava spesso che un ningen avesse l’ardire di porre le sue richieste di fronte al Signore di Nishi in persona.
«Ehi, mocciosa, di che stai parlando?!» sbottò Jaken, che non ci stava capendo nulla.
«Nee-chan sa combattere, è molto forte.- disse Rin, poi tornò a guardare Sesshomaru con aria implorante- Ma non è forte quanto voi, Sesshomaru-sama, e poi è da sola! Nee-chan ha protetto Rin tante volte in questi giorni, senza mai aiuto, ma oggi è arrivato Naraku…»
«NARAKU?!» sbottarono tutti in coro. Sesshomaru divenne improvvisamente cupo in volto. Si abbassò di nuovo e strappò la bambina dalle braccia di Kagome, guardandola con occhi che avrebbero spaventato chiunque, ma che non sembrarono intimorire lei.
«Cosa c’entra Naraku?» disse, con voce letale.
«Naraku odia la mia nee-chan.- mormorò Rin- La cerca perché la vuole uccidere. E Rin ha paura…ha paura che stavolta lei…»
Sesshomaru si alzò in piedi, a quel punto sordo alle parole di Rin. Sapeva solo che Naraku era in zona e che aveva la possibilità di farlo fuori. I suoi sensi acuti gli portarono un vago odore di morte e lui scattò in corsa, immediatamente seguito da Inuyasha, che non voleva farsi lasciare indietro se c’era la possibilità di scontrarsi con Naraku. Gli altri rimasero con Rin.
«Rin…questo Naraku è un demone che si copre con una pelle bianca di babbuino?» chiese Miroku, per essere certo che la bambina non stesse confondendo loro le idee. Rin, però, annuì.
«Naraku è crudele, Rin lo sa. Rin lo ha visto uccidere tante persone…anche la mamma e il papà di Rin, e i fratellini.- mormorò la bambina, ritta in piedi di fronte al gruppo di amici- Rin sa che lui vuole uccidere nee-chan. Ma ora…ora Rin ha incontrato Sesshomaru-sama e lui farà in tempo, vero? Salverà la mia nee-chan come ha fatto con Rin, vero?»
«Certo, Rin-chan.- rispose Kagome, desiderando confortarla ma poco ottimista in cuor suo- Sarà il caso di seguirli, no?»
«Certo che sì, anche se Kirara farà fatica a portarci tutti.» disse Sango. Con la bambina, erano in sei.
«Beh, io posso portare Kagome e Rin.» disse Shippo, gonfiando il petto per l’orgoglio. Stava perfezionando la sua trasformazione in palla volante.
«Bene, allora io e Miroku andremo con Kirara.» disse Sango, salendo in groppa al demone gatto.
«Ehi! E io dovrei andare a piedi?!» si lamentò Jaken, irato.
«Va beh, verrai con noi…» borbottò Shippo, ben poco lieto della prospettiva. Mentre il kitsune si alzava in aria con il suo carico, Sango si voltò verso Miroku e chiese: «Miroku…non sarà che la sorella di Rin sia la principessa che stiamo cercando?»
«Ci ho pensato anch’io.- disse il monaco, corrugando la fronte- In questo caso, siamo arrivati appena in tempo. Sbrighiamoci a raggiungere i due fratelli, potrebbero avere bisogno di una mano.»
Sango annuì, poi diede di sprone a Kirara che si mise a correre sulle tracce dei fratelli inu-yokai.


***


Inuyasha sguainò Tessaiga ancora prima di giungere sul luogo dello scontro, mentre correva a pochi metri da suo fratello Sesshomaru. Il solo nome di Naraku era bastato ad accendere in entrambi un fortissimo spirito combattivo e Inuyasha non vedeva l’ora di testare la nuova forza di Tessaiga su quel dannato. Dalla direzione che la bambina resuscitata aveva indicato loro si sentivano sempre più forti gli odori di sangue, di morte e dell’aura venefica di Naraku. Non c’era alcun dubbio: la mocciosa non si era sbagliata nel rivelare loro l’identità del nemico. Al momento la prospettiva dello scontro aveva cancellato in Inuyasha anche la sorpresa per aver visto il fratello usare Tenseiga. Per valutare l’importanza di quel gesto ci sarebbe stato tempo dopo.
«E’ laggiù!» ringhiò, sbucando in contemporanea a Sesshomaru in una radura. La vista che si presentò loro era piuttosto impressionante e li costrinse a fermarsi un attimo. A terra giacevano almeno una quindicina di corpi di yokai, alcuni ridotti a mummie incartapecorite, alcuni bruciati fino all’osso, altri fatti a brandelli. C’era sangue ovunque e qui e là ribolliva ancora il miasma di Naraku.
«Ma che diavolo…è successo, qui?» mormorò Inuyasha, attonito. Una risata sprezzante proveniente dall’alto fece alzare loro la testa di scatto. «NARAKU!» esclamò Inuyasha, digrignando i denti nel vedere l’odiato nemico. Naraku era in piedi su un ramo, avvolto nella sua veste di babbuino in alcuni punti sbrindellata. Purtroppo, nel complesso sembrava stare più che bene.
«Siete arrivati un po’ in ritardo, Inuyasha e Sesshomaru.- disse l’hanyo, sprezzante- D’altronde, voi siete sempre in ritardo su di me.»
«Non vantarti di cose non vere, dannato!» esclamò Inuyasha, stringendo Tessaiga. Sesshomaru, parco di parole, spiccò un balzo e sferrò una micidiale artigliata a Naraku, che si disimpegnò all’indietro, evitandolo per un soffio.
«Sesshomaru, Naraku è mio!» esclamò Inuyasha, spiccando a sua volta un balzo per avventarsi contro Naraku.
«Chiudi la bocca.» gli ingiunse suo fratello, gelido, continuando ad attaccare l’hanyo a mani nude. Naraku rise, sprezzante.
«Quale onore che litighiate per me!- li derise- Non preoccupatevi, ne ho per entrambi.»
Allargò le braccia e una serie di grossi tentacoli appuntiti si propagò dal suo corpo, saettando contro i due fratelli. Sesshomaru e Inuyasha si disimpegnarono in due diverse direzioni, tranciando tentacoli solo per essere attaccati da altri. Il miasma di Naraku prese ad appestare l’aria.
«Maledetto bastardo…beccati questo!» gridò Inuyasha, menando un terribile fendente con Tessaiga. La lama della spada parve farsi di diamante e una serie di appuntite schegge dello stesso materiale scaturirono dall’arma per andare a impattare contro Naraku. Il colpo devastò i tentacoli di Naraku e i proiettili si piantarono nel suo torace come tante spade micidiali. «Ah! E adesso ridi ancora, bastardo!» esultò Inuyasha, prima che Sesshomaru finisse Naraku con colpo delle sue unghie, che gli tranciò la testa. Prima che Inuyasha potesse decidere se essere incavolato per l’intromissione del fratello o felice per la morte di Naraku, il corpo dell’hanyo si sfaldò in quello che parve un cumulo di terra, con al centro una figura umanoide intagliata nel legno. La testa di Naraku giaceva a terra, sogghignante.
«Era finto, idiota. Hai sprecato il colpo.» disse Sesshomaru, fissando la testa tranciata, costruita solo per metà.
«Un…fantoccio?!» sbottò Inuyasha. Quel trucco di Naraku era nuovo! La testa di Naraku rise.
«Bel potere hai dato alla tua spada, Inuyasha, ma non ti servirà. Ora che ho visto il tuo colpo, prenderò le dovute precauzioni. Non sono venuto qui per farmi ammazzare da te e ormai è troppo tardi perché Sesshomaru…»
La frase venne tranciata dal piede di Sesshomaru, che calpestò la testa fittizia e la ridusse in polvere.
«Ehi! Stava parlando di te…» brontolò Inuyasha, rinfoderando Tessaiga.
«Le sue parole non mi interessano.» tagliò corto Sesshomaru. In quel momento, gli altri li raggiunsero nella radura.
«Naraku?» chiese subito Miroku, scendendo da Kirara con un balzo. Inuyasha gli indicò il mucchio di terra.
«Adesso si mette anche a giocare con i burattini.- sbuffò- Quel maledetto vigliacco…non capisco cosa sia venuto a fare qui.»
«Nee-chan!» Tutti si voltarono verso Rin, che si stava guardando attorno con ansia febbrile. «Nee-chan!» gridò ancora, scrutando i cadaveri al suolo.
«Dobbiamo trovare sua sorella.» ricordò loro Kagome, seguendo la bambina.
«Guardate, c’è una traccia di sangue che va verso gli alberi.» notò Sango, afferrando Hiraikotsu per precauzione e seguendo Kagome. Gli altri si accodarono, Sesshomaru per ultimo in quanto si attardò a scrutare con odio il fantoccio di legno per poi spezzarlo tra le dita. Si era appena infilato fra i tronchi resinosi quando la bambina lanciò uno strillo da spaccare i timpani.
«Kami-sama…» mormorò la miko, in tono scioccato. Sesshomaru fece ancora qualche passo e finalmente vide cosa aveva bloccato il cammino di tutti quanti. 
Accasciata su mani e ginocchia contro un tronco c’era una donna, a cui Rin si stava aggrappando con espressione disperata. Ansimava e attorno a lei l’erba era coperta di sangue. Sesshomaru socchiuse appena gli occhi ambrati nel notare i capelli della donna. Erano del colore dell’oro e le spiovevano davanti al volto, nascondendoglielo. Non potevano esserci dubbi, però, sul fatto che quella donna fosse una yokai. E stava morendo. Si teneva una mano chiusa ad artiglio sul ventre.
«Quella…è tua sorella?» chiese Shippo, allibito. Ovviamente era impossibile che tra le due ci fosse vera parentela: Rin era indubbiamente umana, mentre la donna bionda era una yokai dalla testa ai piedi. 
«Che cos’hai? Che cos’hai, nee-chan?- chiese Rin, con voce tremante, e non ricevendo risposta aggiunse- Ho portato Sesshomaru-sama, nee-chan! Lui ti salverà!» 
La yokai voltò lentamente il capo verso il gruppo, mostrando loro un volto bello e pallido, segnato dalla sofferenza. Sulla fronte della yokai era tatuata una fiamma azzurra. Due occhi dello stesso colore, screziati d’oro, li scrutarono uno per uno con espressione dura e combattiva. Kagome si inginocchiò accanto alla donna, impietosita dalla sua sofferenza. Anche se era evidente che tra lei e Rin non c’era veramente un legame di famiglia, non si potevano avere dubbi sull’affetto che la bambina aveva per la yokai.
«Stai bene? Cos’è successo?» chiese, allungando una mano verso di lei.
«Dov’è…Naraku?» ansimò la donna. La sua voce era roca e la bocca le si tese in una smorfia, mentre la mano stringeva ancora di più la stoffa dello yukata semidistrutto che indossava.
«Era un Naraku finto. Lo abbiamo sconfitto.- disse Inuyasha, abbassandosi a sua volta per scrutare la yokai- Tu cos’hai a che fare con lui?»
«Inuyasha, non è il momento di fare domande! Non vedi che sta male?!» sbottò Kagome. Una luce vaga illuminò gli occhi azzurri della donna.
«Siete…il principe Inuyasha?- chiese, piano- Allora le parole di Rin sono vere…» Appuntò il suo sguardo su Sesshomaru, che si era tenuto discosto, e fece per dire qualcosa, ma in quel momento il suo viso si irrigidì e un rigurgito di sangue le si riversò dalla bocca, sporcandole il mento e costringendola a terra, mugolante di dolore.
«Nee-chan!» strillò Rin, ormai alle lacrime.
«Cosa vi è successo, signorina?» chiese Miroku, inginocchiandosi accanto alla yokai. A una prima occhiata, la donna non aveva particolari ferite, eppure la sua sofferenza era evidente.
«Qualcosa la sta divorando dall’interno.» disse Sesshomaru, gelido, sorprendendo gli altri.
«Di…divorando?!» chiese Shippo, deglutendo a fatica. Sesshomaru si avvicinò alla donna, costringendo gli altri a fargli largo, poi posò un ginocchio a terra e forzò la donna a sollevarsi quanto bastava per guardarla in faccia. Lei lo guardò dritto negli occhi, dimostrando un certo carattere. Quando i loro sguardi si incontrarono, Tenseiga vibrò al fianco di Sesshomaru, trasmettendogli una strana sensazione.
“Anche questa donna è una tappa nella mia ricerca?” si chiese. «Cosa si muove dentro di te?» chiese, secco.
«Naraku…ha atteso che perdessi le forze e mi ha costretta a ingoiare un uovo.- disse lei, stringendo i denti- Si è schiuso…nel mio stomaco. L’ho sentito avvenire. Ora…qualcosa mi sta…divorando. La vostra intuizione è…giusta.» Altro sangue le sgorgò dalla bocca, ma la sua espressione stoica non vacillò.
«Cosa possiamo fare per lei? Se va avanti così…» mormorò Sango, preoccupata.
«Io non posso esorcizzare lo yokai, le darei il colpo di grazia.» disse Kagome, stringendo le mani per l’agitazione.
«Eppure dobbiamo farlo uscire da lei, non c’è altra soluzione.» disse Miroku, serio. Inuyasha rimase in silenzio, maledicendo in cuor suo le orribili azioni di Naraku. Il dolore sul volto della bambina che stava lì accanto era indicibile. Rin aveva capito benissimo che la sua nee-chan stava morendo. In quel momento, Sesshomaru tirò la donna in piedi con un movimento brusco. Lei si aggrappò alle sue spalle per non cadere, rimanendo in equilibrio con grande fatica. Sesshomaru sguainò Tenseiga.
«Ehi, Sesshomaru! Che vuoi fare?» chiese Inuyasha, alzandosi a sua volta in piedi. Sesshomaru non lo degnò di un’occhiata e la sua risposta fu per la donna che gli stava di fronte.
«Se non vuoi morire, aggrappati forte e non muoverti.» le ingiunse, gelido. La yokai strinse le labbra insanguinate in una linea sottile e la stretta delle sue mani sulle spalle di Sesshomaru si fece ferrea. Per un attimo, Sesshomaru avvertì un enorme calore provenire da lei e riuscì vagamente ad avvertirne il grande potere. Quella donna sapeva sottrarre le energie altrui! Ecco perché Naraku era così interessato a lei! Bene, probabilmente questo salvataggio gli avrebbe perlomeno fruttato un vantaggio sui suoi nemici. 
Senza perdere altro tempo, Sesshomaru affondò Tenseiga nel ventre della yokai, strappando un grido a tutti i presenti. Immediatamente, qualcosa uscì dal fianco della donna con uno spruzzo di sangue, fuggendo dal potere della spada.
«Inuyasha!» esclamò Sesshomaru. Inuyasha non se lo fece ripetere due volte. Tranciò in due il disgustoso yokai verme, uccidendolo. 
«Che orrore…» disse, con una smorfia, pulendosi la mano insanguinata sul vestito e osservando disgustato i resti della creatura. Sesshomaru ritrasse la spada e tutti videro che non aveva affatto trapassato il ventre della yokai. L’unica ferita, che per quanto orribile non l’avrebbe uccisa, era quella attraverso cui lo yokai si era scavato una via di fuga.
«Per il Buddha…se questa non è stata una scena cruenta…» mormorò Miroku, deglutendo a fatica. 
La donna yokai, che non aveva emesso un gemito durante tutta l’operazione, perse improvvisamente la presa sulle spalle di Sesshomaru e si accasciò. Lui la lasciò andare e si fece indietro di un paio di passi, rinfoderando Tenseiga e permettendo che Kagome e Sango controllassero le condizioni della yokai. Un piccolo peso gli si aggrappò alla gamba, costringendolo a guardare in basso. La bambina gli aveva appena abbracciato una gamba.
«Grazie! Grazie, Sesshomaru-sama!- disse Rin, guardandolo con occhi adoranti- Voi avete salvato la nee-chan di Rin! Rin vi sarà grata per sempre!» Gli rivolse un sorriso così luminoso e puro, così pieno di affetto e calore, che Sesshomaru se ne sentì per un attimo turbato. Nessuno gli aveva mai sorriso in quella maniera.
«Vai a controllare come sta tua…sorella.» le disse, meno brusco del solito. Lei annuì e raggiunse le ragazze, inginocchiandosi accanto alla donna stravolta e asciugandole il viso con un lembo della manica. Inuyasha si approssimò al fratello.
«Hai avuto una buona idea.- ammise, riluttante- Anche se devo ammettere che quando l’hai trafitta mi è venuto un colpo. Com’è che oggi usi Tenseiga ad ogni piè sospinto?»
«Mi sta dando dei segni.» tagliò corto Sesshomaru. Non aveva voglia di chiacchierare. La spada Tenseiga era calda al suo fianco e, anche se non vibrava, sembrava più viva che mai. Guardò la donna che aveva appena salvato e si accorse che lei lo stava fissando con quei suoi strani occhi del colore del cielo.
«Sesshomaru-sama, vi devo la vita.- disse lei con voce bella e musicale, liberandosi delle attenzioni delle ragazze quanto bastava per inchinarsi con un certo sforzo- Vi ringrazio dal più profondo del cuore.» Quando si rialzò, sul suo viso macchiato di sangue c’era un sorriso luminoso come il sole, secondo in purezza solo a quello della piccola Rin. Di nuovo, una strana e incomprensibile sensazione si fece strada in Sesshomaru. 
«Chi sei, donna? Perché Naraku ha messo tanto impegno nel cercare di ucciderti?» chiese, brusco. L’espressione della donna si fece d’un tratto seria e imperscrutabile, come se le nuvole avessero oscurato il sole.
«Il mio nome è Anna, Sesshomaru-sama.- rispose- E sono una nemica di Higashi.»
   
 
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