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Autore: Aribea398    04/05/2011    1 recensioni
Cassandra, vampira sempre abituata a vivere nei sotterranei di Venezia, è a capo, insieme al suo patrigno Edgard, di tutti i vampiri che abitano il nostro mondo moderno.
Dopo una notte di caccia per le vie della città rischia di uccidere un ragazzo, Florenzo, che, scoprendo il loro segreto, diviene il "padrone" di Cassandra.
Lei all'inizio è scettica, ma ritornerà a vivere grazie ai suoi occhi cobalto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clan Sânge

 

Cercai Angelica per tutte le segrete e nella sua stanza, ma niente era come volatilizzata. Trascinandomi a fatica nella sala del trono trovai i miei quattro fratelli sdraiati per terra circondati da centinaia di bigliettini tutti con stili di scrittura diversi.

<< Signori, non sarebbe il caso che la famiglia reale si sedesse ad un tavolo per scrivere? >> Alzarono tutti la testa di scatto, a quanto pare mi ero mossa più silenziosamente del previsto. Si misero in piedi sistemandosi le rispettive camicie e vestiti.

<< Ci scusi Cassandra, è che è bello stare sdraiati a terra, è rilassante. >> Sebastian mi invitò ad avvicinarmi a loro, ma non avevo abbastanza tempo per riposarmi. Mi misi di fronte ad Angelica e le porsi il foglio piegato in quattro. << Per te, da parte del signorino Florenzo. >> Lei lo aprì curiosa e lo mostrò subito a Richart che dopo aver guardato torvo il disegno mi chiamò in causa con una voce seria. << E chi sarebbe Florenzo? >>.

<< E' il padroncino di Cassandra. Un bravo ragazzo e tanto simpatico, aggiungerei. >> Mi incamminai fuori dalla sala ricca di decorazioni dorate quando la voce di Richart mi arrivò canzonatoria: << E da quando, se si può chiedere, lei, signora dei vampiri, si è abbassata al livello di un comune umano? >>

Strinsi i pugni e parlai soffiando fra i denti: << Da quando l'ho quasi ucciso. >>

Corsi fuori asciugandomi la lacrima solitaria che non ero riuscita a trattenere; tutti mi mettevano alla berlina, tutti mi giudicavano. Gliela avrei fatta pagare, soprattutto al rosso, era una promessa. Nessuno poteva deridermi, nessuno.

Dovevo trovare una punizione degna, ma mi serviva aiuto, non ero mai stata portata alle vendette.

Raggiunsi la stanza di Edgard di corsa e bussai alla porta con insistenza.

<< Avanti. >> Una voce stanca penetrò fra il legno e venne percepita dal mio udito. Preoccupata dal quel tono così lamentoso spalancai la porta ritrovandomelo davanti, cadaverico, quasi azzurrognolo da quanto erano visibili le sue ossa. Era accasciato sulla poltroncina blu, una mano che teneva svogliatamente un bicchiere colmo di liquido rosso: sangue, quello della sua riserva segreta.

<< Cosa ti succede? >> mi inginocchiai davanti a lui stringendogli la mano libera fra le mie, nettamente più piccole delle sue. Respirava a fatica, vedevo nei suoi occhi una profonda paura, come se non ci fosse più Edgard nel suo corpo, ma solo la puraessenza del dolore.

Non mi rispondeva e non trovavo la forza di leggergli nel pensiero, solo Dio sapeva in quel momento cosa passava in quella testa.

Gli strinsi ancora di più la mano posando la mia fronte su di essa e lui fece la stessa cosa posando la sua sulla mia, aspirando il profumo che i miei capelli emanavano.

Lo sentivo tremare e il suo cuore correva più veloce di un cavallo a galoppo. Mi iniziava a venire la nausea; e io che prima mi ero arrabbiata come una bambina solo perché Richart mi aveva schermito…

Rimanemmo in quella posizione ancora per pochi secondi finché non sentii un suono simile ad un vetro infranto; alzai la testa e un miscuglio di schegge di vetro e sangue mi investì in pieno il volto. Non mi ferii grazie alla mia pelle più resistente, ma ingoiai parte del sangue e per un secondo persi il controllo di me stessa: stavo per buttarmi sulla chiazza scura e odorosa sul pavimento quando come grazie ad una forza esterna saltai dalla parte esterna della stanza risparmiandomi quella poca dignità che mi rimaneva.

<< Scusami, probabilmente non ti nutrirai da molto. >> Si passò la mano vermiglia sui pantaloni cercando di pulirsi. << Sta per succedere qualcosa, qualcosa di molto grave Cassandra. Il clan Sânge verrà al mio compleanno la settimana prossima. >> Anche se sapevo che era una cosa scientificamente improbabile provai come se il mio sangue gelasse nelle vene. Caddi rovinosamente in avanti tenendo il mio busto rialzato grazie ai gomiti.

<< Come fai a saperlo? >> Ci guardammo negli occhi e contemporaneamente dicemmo: << Sofia! >>

<< Ti ricordi che avevamo deciso di tenere sia i membri della famiglia e sia le guardie fuori dalle questioni "burocratiche"? Solo noi sappiamo quanto possono essere pericolosi questo vecchio e mal ridotto clan di vampiri rumeni. E nessun altro lo deve sapere, sia chiaro. Sofia non può immaginare che in realtà ci sono cose che non le abbiamo detto e quindi non si pone le domande a cui avrebbe sicuramente risposta. Controlleremo di persona i loro spostamenti grazie a delle guardie che ho già collocato a tutte le entrate della città. Tu ti dovrai occupare soprattutto di  Florenzo. Stagli sempre vicino. I vampiri rumeni non sono come noi, le ammazzano le prede e tu lo sai bene. Speriamo solo che non combinano guai, non vorrei che fossimo scoperti a causa di quegli "animali" senza cuore. >>

Come sfinito da quel discorso lungo si lasciò andare sulla poltrona chiudendo le palpebre.

Pensai che stava semplicemente riposando gli occhi, ma quando lo scrollai leggermente per le spalle non mi rispose: era caduto anche lui in stasi.

Dopo un primo secondo di panico decisi di farlo sdraiare sul suo letto. Gli tirai le coperte fino alle spalle anche se sapevo che non avrebbe patito il freddo lo stesso.

Con passo veloce mi sedetti sulla sua scrivania e scarabocchiai su un foglio: " Vado da Florenzo. Lo controllerò notte e giorno se necessario, è il mio dovere. Quando ti svegli va a controllare gli altri, li ho visti con un sacco di bigliettini e non so cosa stavano facendo. Cassandra. P.S. Che cosa ti regalo per il compleanno? ".

Non riuscii neanche a sorridere della mia unica frase. Molte volte i vampiri che invitavamo ai nostri compleanni arrivavano anche una settimana prima a Venezia e il clan Sânge era sempre uno dei primi ad arrivare, anche senza invito.

Se erano già arrivati…

Non riuscivo a comprendere come il sangue così dolce di Florenzo fosse passato inosservato in tutti questi anni: difatti non ero l'inca che aveva sentito il suo odore e pure Edgard mi aveva confermato che sangue come il suo lo aveva incontrato raramente.

Mi ritrovai di nuovo a correre per le segrete; inutile dire che ero esausta dopo tutti quegli avvenimenti.

<< Roberto, mi apra il passaggio. Informi inoltre Sebastian che sto uscendo e che dovrà mettere a mia disposizione almeno tre guardie che dovranno controllare giorno e notte la casa di un umano. Lui sa già a chi mi riferisco. >> Il giovane vampiro, guardiano del passaggio segreto, aprì con movimenti eleganti il catenaccio.

<< Sarà fatto, sua Maestà. >> Un brivido mi corse lungo la schiena: "sua maestà".

<< La prego, mi chiami semplicemente "signorina". >> Il ragazzo provò ad obiettare, ma non stetti a sentirlo. Stavo già camminando verso il liceo.

 

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L'una e mezza.

L'una e mezza e Florenzo non era ancora uscito. Mi iniziavo a preoccupare.

Magari qualche membro dei Sânge era già arrivato in città riuscendo a superare i nostri posti di blocco. Si sarà sicuramente diretto verso il nostro palazzo sotterraneo e avrà intercettato il profumo di Florenzo che l'avrà portato fino alla sua scuola. Sarà entrato di soppiatto, lentamente. Avrà aspettato che il ragazzo uscisse per andare in bagno e l'avrà ucciso.

<< Dio mio… >> sussurrai in modo che i ragazzi loquaci affianco a me non potessero sentire.

Ancora poco e sarebbe arrivata la polizia e una bidella urlante gli avrebbe indicato dov'era il cadavere.

Abbracciai un lampione come se fossi stata un'ubriaca e avessi bisogno di un punto per equilibrarmi. Quante possibilità c'erano che quello che avevo immaginato fosse successo veramente? In quel momento mi sebravano centuplicate.

<< Ehi, che c'è? Negli anni sessanta eri un'abbraccia-alberi ed ora sei un'abbraccia lampioni? >> Era Florenzo che mi stava tirando un pugno amichevole sul braccio, ritrasse subito la mano iniziando a massaggiarsela: si sarebbe fatto meno male se avesse tirato un pugno ad un muro. Affianco a lui c'era Fulvio che si fumava una sigaretta e a quanto pare era troppo fatto per rendersi conto che il suo amico aveva praticamente gridato che io ero già nata durante gli anni sessanta.

<< Lo so, la battuta faceva schifo, ma non fare quella faccia ti prego! >> Con la mano sana mi obbligò a girare la testa verso di lui e per un secondo mi persi in quegli occhi cobalto che ogni giorno mi diventavano sempre più famigliari.

<< E' un periodo stressante, non riesco a rilassarmi neanche per un minuto. >> Lui annuì mettendosi le mani in tasca.

<< E' colpa mia per caso? >>

<< No, no te ne incolpare senza motivo. >> Mi staccai finalmente dal lampione serena almeno del fatto che il ragazzo stacca bene.

<< E allora non ci incolpiamo di niente! >> Fulvio mi mise il suo braccio destro sopra le spalle e fece lo stesso con Florenzo, stringendoci violentemente. << Belli che sono i miei amici! Ma lo sai Fiorellina che… No asp, aspetta prima ti devo dire che da ora in poi ti chiamerò Fiorellina perché sei l'amichetta del mio Fiorellino. Comunque stavamo dicendo… Si ecco, la cosa mi era scappata, ma lo riacciuffata la bricconcella! Oggi tutta la scuola parlava di voi due, che questo qui… >> E indicò il suo amico con l'indice << Se la fa con una più grande ed incredibilmente figa, aggiungerei. >> Mi fece l'occhiolino e poi si mise a correre per tutto il piazzale rubando un quaderno ad una ragazza che iniziò ad inseguirlo urlandogli dietro ogni sorta di maledizione.

<< La cosa mi inizia a preoccupare. Che ne dici se gli diamo una mano. >> Gli sussurrai all'orecchio.

<< Ci ho già provato, ma lui non vuole collaborare. >> Incrociò le braccia sul petto e iniziò a guardarsi intorno.

<< Per mia modesta opinione, io riuscirei a convincerlo che nella vita ci sono cose più importante che "sballarsi" >> dissi l'ultima parola facendo le virgolette con le mani.

<< "Sballarsi"? Ma come parli? >> Ignorai il suo schermo e mi misi a camminare. Lui mi seguì in silenzio finché abbracciandomi per la vita non mi disse: << Visto che dobbiamo fingere di stare insieme che ne dici se fingi di raccontarmi la tua giornata? >>

Sbuffai leggermente e mi allontanai da lui, il suo odore non riusciva a farmi ragionare coerentemente. Lui capì e mi sorrise imbarazzato. Cominciai comunque a raccontare la mia giornata.

<< Da dove potrei cominciare? >> Mi picchiettai teatralmente il mento con il dito indice. << Quando ho portato il tuo disegno ad Angelica… >>

<< Oh, oh, oh! Ferma! Angelica? Le è piaciuto il disegno? >> Mi disse con gli occhi che sembravano brillare di curiosità.

<< Cosa ti avevo detto? Niente infatuazione per la mia sorellina. Ha un marito molto geloso e conoscendolo ti spaccherà le ossa. >> Deglutì rumorosamente e con la mano mi fece segno di continuare.

<< Ricomincio. Quando ho portato il disegno ad Angelica suo marito, Richart, mi ha paragonato ad un cagnolino per il fatto che ti seguo ovunque. Dopo sono andata da Edgard che si è sentito male per una questione che non posso spiegarti e sempre per questa "questione" ho avuto seriamente paura che ti fosse successo qualcosa. E per finire in bellezza ora devo fingere di essere la tua ragazza. >> Stavamo quasi per arrivare a casa sua quando mi si parò davanti obbligandomi a fermarmi.

<< Ho due cose da dirti. Uno: che cos'è questa "questione", mi devo spaventare? >>

Mi misi le mani sui fianchi e iniziai a fissarmi la punta dello stivale. << Lo sapevo, non te lo dovevo dire, ma comunque… >> Gli misi le mani sulle spalle obbligandolo a guardarmi << Quando tu sarai con me sarai sempre al sicuro, ricordatelo, non ti succederà mai niente di male. Io sono qui per proteggerti, è il mio compito e lo sarà per sempre. E' il mio nuovo destino. >> Annuì energicamente e si asciugò una lacrima.

<< Ehi, Fiore. Ti posso chiamar Fiore? >> Annuì di nuovo. << Non c'è niente da temere, niente. Io ho promesso di proteggerti e lo farò fino alla morte, rispetto le promesse. >>

Mi abbracciò con slancio e io lottai contro me stessa per non azzannargli il collo. Lo dovevo ammettere a me stessa, iniziavo a volergli bene.

Tirando su con il naso si staccò titubante da me e il suo calore mi abbandonò lasciandomi, come sempre, quella sensazione di perdita.

<< Scusami, è che tutta questa situazione… Insomma, da un giorno all'altro scopro che esistono i vampiri e… ho paura. >>

<< Non posso fare altro che dirti che ti capisco. >> Gli diedi una piccola pacca sulla spalla cercando di trasmettergli un po' di calma. Di impatto sembrò funzionare.

<< Bene, ecco la seconda cosa. >> Si strofinò le mani cercando di riscaldarle. << E' veramente così tremendo essere la mia ragazza? >>

 

Angolo Autrice:

Piccolo angolo autrice, non vi rompo tanto.

Grazie per tutte le persone che recensiscono, siete davvero un toccasana per la mia creatività!

Grazie per chi l'ha aggiunta nelle preferite e nelle seguite e grazie anche a quella pazza di Bloody Wolf che recensisce sempre e che mi ha aggiunta nelle autrici preferite ( WTF!? Io!? Me ne sono accorta adesso, non pensavo neanche lontanamente che qualcuno mi potesse aggiungere negli autori preferiti! ).

Ok, adesso vi lascio, tanti cari saluti e al prossimo capitolo!

Aribea398

   
 
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