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Autore: Andy14    04/05/2011    6 recensioni
Blaine decide di fuggire, accanto a sé vuole solo Kurt. Scappare da tutto, da tutti, senza dire niente.
Dal Prologo: -Si può sapere per quale cavolo di motivo siamo qui?- gli aveva chiesto Kurt, desideroso di una spiegazione.
-Voglio andare via, Kurt.- gli aveva risposto, senza guardarlo. –Con te. Scappare, lasciarmi tutto dietro.- e Kurt era rimasto in silenzio, a guardarlo. L’usignolo lo guardò a sua volta, gli occhi quasi disperati. Con un sospiro, Kurt si rigirò il cellulare fra le mani. Una nuova chiamata riempì l’abitacolo con le note di Teenage Dream, quella suoneria che ancora non aveva il coraggio di cambiare. [...] -Sai che è una pazzia- disse, mentre Blaine tratteneva il respiro. –Ma se la cosa può farti sentire meglio… facciamolo.- sorrise, forse un po’ freddamente, poggiando una mano su quella dell’altro.
-Grazie, Kurt.- sussurrò Blaine, mettendo in moto la macchina.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Know U Remain There
Capitoli: 2/3 
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Nuove Direzioni, Nuovo Personaggio.
Genere: Generale, Romantico.
Raiting: Arancione (per il futuro)
Avvertimenti: OOC, Slash.          
Parole: 1938       
Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e della FOX.
Ringraziamenti: Grazie a RuikaLShinoda e Aya_Black che hanno sopportato e sopportano le mie paranoie e mi sanno consigliare su ciò che scrivo. Grazie ragazze.
Note Iniziali: Spero davvero che questo secondo capitolo vi piaccia. Grazie inifinite a Aya_Black, safelia22, _Saruwatari_ (la risposta alla tua domanda la troverai in questo capitolo xD ) e Chemical Lady per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie davvero.  

II

 

Kurt si svegliò la mattina dopo con un leggero mal di testa. Blaine, sdraiato al suo fianco, si passò le dita fra i ricci scarmigliati, peggiorando la già critica situazione dei suoi capelli. Hummel sorrise, poggiandogli una mano sul petto coperto dalla canottiera bianca. Quella notte non era successo nulla fra loro. Avevano semplicemente dormito, abbracciati sì, ma solo dormito. Blaine lo aveva stretto a sé, come se fosse lui quello che doveva essere rassicurato. E Kurt si era fatto abbracciare, certo che l’altro aveva bisogno di quel contatto.

-Blaine, posso chiederti una cosa?- Blaine si voltò verso di lui, gli occhi ancora pesti di sonno.

-Certo, dimmi-

-Perché sei voluto scappare via, senza dire niente a nessuno?- Blaine si rabbuiò, allontanando lo sguardo dal viso dell’altro.

-Vuoi tornare a casa?-

-No, non è questo. Voglio solo sapere… perché?- Blaine non poté rispondere visto che il cellulare di Kurt, acceso quella notte, aveva iniziato a squillare. Il ragazzo lo prese, leggendo il mittente della chiamata. “Dad”.

-E’ mio padre…- mormorò il castano, lasciando gli squilli succedersi uno dopo l’altro. Poi, come le altre volte, Burt si sentì rispondere dalla segreteria telefonica, e attaccò.

-Direi che dobbiamo alzarci. Per quanto io odi ammetterlo, dobbiamo trovare un modo per fare qualche soldo. I soldi che ho preso a casa non basteranno per più di due giorni… e dobbiamo prendere qualcosa per cambiarci- Kurt annuì, sedendosi sul materasso, che scricchiolò sotto di lui. Avevano trovato un motel a poco prezzo vicino al bar karaoke, dove avevano passato la sera precedente. Era gestito da una simpatica vecchietta, che vedendoli chiedere una stanza matrimoniale, non aveva fatto domande.

Si vestirono con gli abiti del giorno prima, dato che non avevano altro, scendendo le scale che li avrebbe condotti nella piccola hall del motel. La proprietaria era seduta al bancone della reception, guardando una trasmissione mattutina. Kurt posò le chiavi della stanza sul bancone, mentre Blaine leggeva il menù per la colazione. Mentre anche Kurt andava a leggere la lavagnetta, una voce fece sobbalzare entrambi i giovani.

“Ora, abbiamo qui una persona che vorrebbe fare un appello. Signor Hummel, prego ci dica pure cosa è successo e faccia il suo appello.” Kurt si voltò verso la televisione, dove suo padre guardava in camera con gli occhi arrossati. Gli si strinse il cuore a vederlo così, poi la camera inquadrò anche Finn, che guardava il pavimento dello studio televisivo con sguardo vuoto e spento.

“Grazie. Volevo fare un appello a mio figlio, Kurt. Ieri è uscito per andare dal suo ragazzo e non si è più saputo niente di nessuno dei due. Entrambi hanno il telefono sempre spento, oppure squilla a vuoto. Vorrei dire a Kurt e Blaine che se mi stanno sentendo, vi prego ragazzi tornate a casa. O almeno, fateci sapere che state bene. Vi prego.” Burt abbassò gli occhi, mentre una lacrima gli rigava il volto. Kurt si coprì la bocca con la mano, trattenendo a stento il pianto. Blaine lo abbracciò, facendogli poggiare la testa sul proprio petto. La vecchietta si voltò verso di loro, preoccupata per le lacrime del più piccolo.

-Tesoro, tutto bene?- gli chiese, avvicinandosi. Kurt annuì, anche se la prima di una lunga serie di lacrime aveva iniziato a rigargli il viso. Blaine lo strinse ancora di più a se, accarezzandogli i capelli. Poi fisso la televisione, dove la presentatrice chiedeva a Burt e Finn come si sentissero. –Oh è per quei ragazzi? Una vera tragedia… è da ieri sera che quel pover’uomo fa appelli… speriamo solo stiano bene e possano tornare presto a casa…-. La donna tornò dietro il bancone, sistemando la chiave che Kurt le aveva consegnato poco prima.

“Signor Hummel, lei ci ha portato una foto dei due ragazzi. La regia la sta mostrando al nostro pubblico, così che chiunque li avvisti potrà avvertirla.” Kurt si staccò dall’abbraccio del ragazzo, vedendo torreggiare sullo schermo della televisione una foto sua e di Blaine, scattata qualche giorno prima proprio da Finn. La donna si voltò verso di loro con gli occhi sgranati, indicandoli con l’indice tremante.

-Voi… voi due….-

-Signora la prego non dica niente!- esclamò Kurt, prendendo la mano della signora fra le sue. –La scongiuro.-

-Sapete che i vostri genitori vi stanno cercando vero?-

-Sì però… la prego non dica niente- Kurt la guardò con occhi lucidi, pregando ad un Dio in cui non aveva mai creduto, che lei non dicesse niente. Che li coprisse perfino.

-Manderemo un messaggio ai nostri genitori- s’intromise Blaine. –Glielo prometto. Ma la prego, non dica niente…- la donna passò gli occhi da uno all’altro per un po’, poi sorrise.

-Manda subito un messaggio a quell’uomo- iniziò, indicando Blaine. –E tu, tesoro asciugati quelle lacrime- porse un fazzoletto a Kurt, che li asciugò gli occhi ringraziandola.

-Kurt, dammi il cellulare. Il mio non voglio accenderlo- Hummel aggrottò le sopracciglia, passandogli l’iPhone. Blaine gli diede un bacio, cominciando a scrivere.

-“We are okay. Don’t worry. We are watching you on the television. We’ll back as soon as possible. I promise.” Che ne pensi?- disse, mentre digitava i tasti uno dopo l’altro.

-Aggiungi “love ya”, grazie- Blaine gli sorrise, inviando il messaggio.

-Ora vediamo che succede- Kurt si riprese il cellulare, spegnendolo. Dall’altra parte dello schermo televisivo, Finn si mise una mano in tasca afferrando il telefono. Lo videro aggrottare le sopracciglia, sgranare gli occhi, e poi saltare in piedi.

“Kurt!” esclamò, passando il telefono a Burt. L’uomo guardò in camera, versando una sola lacrima.

“Spero per te che questo ‘soon’ sia veramente presto figliolo. Ti voglio bene.” Kurt annuì, come se suo padre potesse vederlo. La signora al loro fianco gli sorrise, spegnendo la tv.

-Ragazzi, ora fate colazione. Siete giovani, avete bisogno di forze.-

-Signora, senta…-

-Blaine, caro ti prego chiamami Darlene e per favore dammi del tu. Non voglio sembrare più vecchia di già quanto io non sia. -

-Darlene… noi… non abbiamo abbastanza soldi per pagare la stanza. Ci bastano solo per domani.  Però non preoccuparti, poi ce ne andiamo.-Kurt annuì ancora, incapace di fare altro. Si fece abbracciare dal suo ragazzo, che gli passò un braccio sulle spalle magre.

-Non preoccupatevi ragazzi- Darlene sorrise –Potete stare qui fin quando volete. Non andrò in banca rotta per una stanza sola.- Blaine le sorrise grato.

-Grazie io… vorrei poter fare qualcosa per sdebitarmi-

-Oh vi troverò qualcosa da fare, stai pur certo! E ora, cari miei, è ora di mangiare!-

 

***

 

Finn il giorno dopo, entrò nella choir room con due profonde occhiaie. Le Nuove Direzioni lo guardarono dispiaciuti, e Mercedes gli si avvicinò.

-Non vi ha mandato altri messaggi?- Finn negò, sedendosi scompostamente. Il professor Schuester entrò poco dopo, posando degli spartiti sul pianoforte.

-Ragazzi, notizie di Kurt?-

-Niente dopo il messaggio di ieri mattina. Almeno dicono di stare bene…-

-Finn, non ti preoccupare. Kurt non è stupido. Tornerà, vedrai- disse Rachel, sedendosi al suo fianco. Anche lei stava male per la scomparsa dell’amico, con cui aveva legato tanto. Mercedes annuì, come a confermare le parole della ragazza. Gli altri ragazzi stavano in silenzio, chi non sapendo cosa dire, e chi realmente non stava capendo di cosa gli altri parlassero (come Brittany ad esempio).

-Ragazzi mi dispiace dover fare questo discorso, davvero. Ma le nazionali si avvicinano, mancano due settimane. Dobbiamo organizzarci sia con le canzoni, sia con il mezzo per arrivare a New York- Will prese gli spartiti, porgendoli ai ragazzi. –E’ un momento difficile per tutti noi. Ma io penso che dovremmo dare il nostro meglio per vincere. Vincere per Kurt- tutti annuirono, dando un leggero sguardo al foglio che il professore gli aveva consegnato. –Pronti? Dal principio!- 

 

***

 

-BLAINE!- gridò Kurt alzandosi di scatto in piedi, una copia del giornale del mattino fra le mani. Blaine lo raggiunse di corsa in cucina, lasciando il suo posto alla reception.

-Che succede?- chiese, vedendo Kurt sorridere. Il ragazzo gli corse incontro, facendogli vedere il giornale. L’altro non fece in tempo a leggere, poiché un bacio gli fu posato sulle labbra e un paio di braccia lo strinsero intorno al collo. –Kurt… piano, piano! Mi vuoi dire che succede?-

-Le Nazionali! Hanno vinto!- saltellò Hummel, mostrandogli l’articolo che stava leggendo poco prima.

-“Ieri a New York si è svolta l’annuale competizione nazionale di canto corale coreografato. Tutti i Glee Club partecipanti si sono fatti valere, ma sono le Nuove Direzioni di Lima, Ohio, che hanno portato a casa il premio. Il gruppo si è esibito con delle canzoni originali, a discapito di alcune indiscrezioni rilasciate una settimana fa. Il professor William Schuester (foto a destra), coordinatore delle Nuove Direzioni, ha affermato che le canzoni sono state scritte dagli stessi ragazzi. Inoltre, quando è stato chiesto ai vincitori (foto a sinistra) chi o cosa li avesse ispirati, Rachel Berry (voce solista) ci hanno risposto: ‘Abbiamo cantato per lui. Spero ci abbia ascoltati’. Le Nuove Direzioni si esibiranno in Times Square questo pomeriggio alle 6.” Wow è… è fantastico!-

-Già! Blaine, dobbiamo andarci!- Kurt era esaltato. Tuttavia si calmò subito. –No, noi non possiamo andarci.-

-Cosa? Certo che possiamo Kurt!-

-No, non possiamo. Blaine, se ci andiamo, scopriranno che siamo a New York. Non volevi rimanere qui così da non dover tornare a casa dai tuoi?-.

 

Blaine gli aveva confessato perché era voluto scappare. Era successo qualche giorno dopo il loro arrivo a New York. Erano tornati tardi in stanza, complice l’aiuto che davano a Darlene per sdebitarsi del favore che faceva loro.

Kurt si era seduto sul letto fissando Blaine, che si stava stiracchiando. L’orlo della maglia salì, mostrando un piccolo lembo di pelle. Bastò quel poco per far arrossire Kurt e permettere alla sua mente di vagare su cosa ci fosse sotto il resto della stoffa che l’altro portava. Quando il moro si era voltato verso di lui, le guance di Kurt erano andate a fuoco più di quanto già non fossero. E qualche altra cosa aveva preso vita. Parecchia vita. Blaine lo aveva guardato con le sopracciglia inarcate, e gli si era avvicinato sedendosi al suo fianco. Lo aveva baciato, facendolo poi sdraiare sotto di lui. Gli aveva circondato il viso fra le mani, mentre le labbra si muovevano ancora sulle sue. Kurt gli aveva messo le braccia intorno al collo, decidendo poi che le maglie di entrambi erano di troppo. Artigliò il bordo della polo dell’altro, sfilandogliela in tutta fretta. Poi si bloccò, scorgendo i lividi che riempivano petto e addome di Blaine, come se il suo corpo fosse stato la tavolozza di un macabro pittore. Si era fermato, chiedendogli come si fosse fatto quei segni.

Allora Blaine aveva parlato, confessandogli finalmente il motivo per il quale erano andati via in tutta fretta. Il padre lo aveva cacciato malamente di casa, finalmente cosciente che il figlio non avrebbe cambiato orientamento sessuale dopo aver riparato una vecchia auto insieme a lui. Così Blaine era andato dall’unica persona con qui voleva stare in quel momento. Con cui era voluto scappare, senza dire niente a nessuno e senza farsi trovare. Ma soprattutto, Kurt dedusse, Blaine lo aveva fatto per non dover incappare nuovamente nell’ira del genitore. Quell’ira che lo aveva portato a picchiare il suo stesso figlio. Quell’ira che Kurt non aveva conosciuto.

 

-Dobbiamo andarci- Blaine interruppe i suoi pensieri, posando nuovamente il giornale su tavolo. –Per te è importante, e lo diventa anche per me. Se ci scopriranno… spero che mio padre si sia calmato. È ora che io lo affronti-

-Credi sia ora di tornare a casa?- gli chiese Kurt, allacciandogli le braccia intorno al collo. L’altro lo strinse a sé, sorridendo timidamente.

-Sì. E poi devo tagliarmi i capelli, sembrano un cespuglio di rovi!-

   
 
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