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Autore: Natalja_Aljona    04/05/2011    1 recensioni
Ettore Troiano, italo-greco di diciassette anni, con una devastante passione per la filosofia, inguaribile anticonformista, ritardatario patologico.
Caterina Asburgo, tredicenne fiorentina, è conosciuta a Messina come la nipote del Lupo, il più famoso brigante ed eroe della bella città siciliana.
Sogna di diventare una grecista, o, in alternativa, di spacciare mentine a Copenaghen. E, come dimenticare, ha un caimano immaginario.
E' capace di fare ottantadue frasi di analisi logica in spiaggia, al posto delle parole crociate, come lo è di offrire un gelato ad Ettore con i soldi che suo nonno, il Lupo, ha appena rubato al ragazzo.
Così comincia la nostra -loro?- storia, in bilico tra le bizzarrie di Ettore e Caterina e l'impietoso Mondo Materiale.
-Diomede Ettore Troiano. Ho diciassette anni, ma fai come se ne avessi sedici-
Siamo di fronte alla frase standard di Ettore Troiano. A lui non piaceva presentarsi come persona potenzialmente nella norma. Eh no, troppo banale [...]
Se mi conoscessi. Caterina non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma quel congiuntivo imperfetto le aveva fatto sentire come un pizzico all'altezza del cuore.
Improvvisamente provò il desiderio di conoscerlo, Diomede Ettore Troiano. Di conoscerlo davvero.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Tre

Dove si scopre il nome, il gruppo sanguigno e la dubbia nazionalità del proprietario della Fender



Ettore riaprì l'occhio destro a fatica, borbottando parole incomprensibili.

La ragazza di fronte a lui era vergognosamente alta, spaventosamente nervosa e, soprattutto -ma forse sarebbe più corretto dire per fortuna- non conosceva il greco antico, la lingua in cui Ettore stava imprecando.

Briseide Caterina Asburgo, la nipote del Lupo.

Era giunto il momento di dare un bel calcio nel sedere -gentilmente- alla filosofia e di fare valere lo spartano che era in lui.

-Ela mazì mou- sussurrò tra i denti, non prima di averla afferrata per un polso e trascinata dietro ad una pianta di verdelli.

-Prego?-

-Non ho nessuna intenzione di ripetermi-

-Ma io non ho capito- protestò la ragazza, incrociando le braccia al petto.

-Fattacci tuoi, mi registravi. Citazione-

Caterina spalancò gli occhi.

-Brutto...-

-Risparmiati gli insulti per dopo. Adesso mi spieghi perché diamine mi hai dato quel pugno-

-Non sarai mica uno di quei maschilisti che non accettano di essere menati da una femmina!-

-Sono solo uno di quei tanti che non accettano di essere menati senza una ragione-

-Non dovevi leggere quello che hai letto- spiegò lei con un' alzata di spalle.

-Potevi dirmelo-

-Mi sembra che il mio pugno abbia parlato chiaro-

Ettore si sfiorò con le dita l'occhio ferito.

-L'ha fatto, credimi-

La nipote del Lupo gli lanciò uno sguardo obliquo, per poi rivolgergli un mezzo sorriso.

-Cos'hai detto prima?-

-Ela mazì mou. Vieni con me. E' greco-

Caterina annuì.

-Conosci Séan Liszt?-

Ettore scosse la testa.

-Conosco un Séan, quello a cui ho fatto un occhio nero la settimana scorsa, ma non ne conosco il cognome- scrutò per alcuni secondi l'espressione sorpresa di Caterina, dopodiché decise di continuare.

-Prima di aggredirlo non ero esattamente dell'umore giusto per chiederglielo e dopo non lo era lui per dirmelo. Una brutta storia, insomma-

-Se è lui giuro che ti sposo-

-Coraggio, racconta-

Caterina ci pensò su. Cosa sapeva quel ragazzo di lei?

Che era mezza matta, una maniaca della grammatica e che picchiava come un Mirmìdone.

Molto più di quello che sapevano gli altri, per certi versi.

Si poteva fare.

Si scostò i capelli dagli occhi, fece un lungo sospiro e, dopo avergli preso la mano per motivi a lei stessa oscuri, cominciò a raccontare. Non tutto, naturalmente. Perlomeno il raccontabile.

-E' tedescoungherese -padre di Budapest e madre di Colonia-, ha quindici anni ed è AB positivo, proprio come te. Non mi sono mai fidata degli AB positivi. Io sono 0 negativo e ne vado fiera. Che altro dire? Ha una gran faccia tosta e, tanto per la cronaca nera, è il proprietario della Fender che guardavi nemmeno fossi davanti alle rovine di Delo-

Ettore sorrise tra le righe.

-Ci giocavo da piccolo, tra le rovine di Delo-

-Zitto, tu. Per quanto greco e sfacciatamente fortunato -sacrificherei la mia copia per vedere almeno una volta il Tempio di Apollo- continui ad innervosirmi, con le tue interruzioni. Dicevo? Certo. La cosa che più detestavo di lui era il cognome. Liszt, come Franz Liszt, il compositore. Non ho ancora capito come accidenti si pronuncia e ogni volta che ci provavo lui scoppiava a ridere come un beota-

-Bada a come parli, bella. Mio cugino è di Livadeia-

-E con ciò, razza di decerebrato? Io mica ho dato del beota a tuo cugino!-

Ettore scrollò le spalle.

-E' un beota anche lui-

-Ma perchè è nato in Beozia. Séan Liszt...ecco, mi hai fatto pronunciare il suo cognome! Ad ogni modo, quel bischero è tedescoungherese e incredibilmente cretino. Cretino va bene? Hai dei cugini cretini? Cretini della Cretinia? No? Bene. Séan Liszt, in qualunque modo si pronunci, suona dannatamente bene la chitarra. Suonava, perchè poi il nonno s'è messo in testa di metter su una band e gliel'ha fregata. Ma ben gli sta, a quel pappataci-

-Una band? Il Lupo?-

-Perché no? E' bravino, mio nonno. Tu suoni?-

-In genere preferisco bussare- sorrise -Scherzi a parte, sì, ma sulla Fender/scolapiatti di Enzo non è che si possa fare chissà quale virtuosismo alla Jimi Hendrix. E comunque guarda che Franz Liszt era un grande, eh! Un notturno come Sogno d'Amore, ai giorni nostri, ce lo possiamo giusto sognare. Ma te l'ha dedicata lui la canzone? Voglio dire, Séan. Se bruciasse la città-

Caterina sussultò.

-Non dirlo mai più. Non mi piace neanche, Ranieri-

-Ma ti piaceva-

-Ti piacciono i panda, Ettore Troiano?-

-Animaletti simpatici. Perché?-

-No, perché un occhio nero ce l'hai già. Se te ne facessi un altro saresti decisamente meno carino-

-Mi trovi carino?-

-Prendila così-

-Non possiamo farne un dramma...*-

-Tu sei proprio fissato con Battisti, eh?-

Ettore rispose con un sorriso ambiguo.

-Beh. Se mi conoscessi, sapresti che con George Harrison e Keith Richards sono peggio-

Se mi conoscessi. Caterina non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma quel congiuntivo imperfetto le aveva fatto sentire come un pizzico all'altezza del cuore.

Improvvisamente provò il desiderio di conoscerlo, Diomede Ettore Troiano. Di conoscerlo davvero.

-Comunque ci assomigli, a Keith Richards. A Keith Richards da giovane-

Ettore spalancò gli occhi.

-Sul serio?! E' uno dei miei idoli. Si sarà anche fumato le ceneri del babbo, ma è un mito dalla testa ai piedi-

-Sì, lo penso anch'io-

Ettore le lanciò uno a sguardo tra l'obliquo e il divertito.

Avrebbe potuto ipotizzare che Caterina gli stesse simpatica, ma non ne era ancora sicuro.

-Passata la maninconia?-

-Tanto io lo so perché mi ha lasciato. In Germaniaungheria le ragazze sanno pronunciare il suo cognome molto meglio di me. Io lo facevo ridere sempre-

Se c'era una cosa sicura, era che quello che gli piaceva di lei era il suo modo di riflettere sulla situazione: qualsiasi ragazza di sua conoscenza -escluse Eileen e Anita, sottinteso- avrebbe pronunciato quelle parole con malinconia, magari anche con gli occhi lucidi, la voce sommessa e piagnucolante.

Caterina le pronunciava con stizza, sfida, fastidio, infinita irriverenza. Le pronunciava come se fosse Séan il colpevole della sua incapacità di pronunciare il cognome del ragazzo.

Le pronunciava in un modo che gli avrebbe fatto perdere la testa, se non fossero state parole riferite ad un altro, se non fosse stato un discepolo della filosofia.

-...meno bella certo non sarai- azzardò Ettore, che ti preciso non sapeva come gli fosse venuta quella citazione, ma, semplicemente, gli era sembrata appropriata.

Appropriata, perché era bella, Caterina, con i capelli scompigliati sul viso, le guance arrossate dal sole e gli occhi inquieti.

Bella almeno come Diane Kruger in Troy, a cui aveva dedicato ogni suo accordo di chitarra o pensiero filosofico dagli undici ai quindici anni.

Appropriata, anche mentre riceveva il secondo pugno in un occhio della giornata, proprio dalla bella Briseide Caterina Asburgo, l'irresistibile, intrattabile nipote del Lupo.

Appropriata, perché lui era beota molto più di suo cugino.


Note


*Citazione di “Prendila così” di Lucio Battisti.

Mirmìdone: in questo contesto è inteso come guerriero di Achille – il quale era, appunto, il re dei Mirmìdoni.

Livadeia: Capitale della regione greca della Beozia, i cui abitanti si chiamo proprio Beoti ;)


In questo capitolo si comincia a scoprire qualcosa in più su Caterina -oltre alla sua insana passione per gli occhi neri-, un qualcosa che spero non vi abbia lasciati delusi ;) Ad ogni modo, siamo ancora all'inizio :)

Un grazie sincero a eveline90 per la bellissima recensione e naturalmente anche a tutti i lettori e, in anticipo, a futuri eventuali recensori ;)


Al prossimo capitolo,

Marty



  
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