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Autore: kia84    11/02/2006    1 recensioni
Ciao a tutti, propongo una 7 serie di uno dei telefilm più amati degli ultimi tempi e che è finito. Prima di leggerlo scordatevi l'ultima puntata "Per sempre", tutto inizia da quando Joey torna da Parigi e molte cose sono cambiate nel corso delle vacanze: nuovi amori, vecchi ritorni e amicizie che si consolidano... leggete e ogni dubbio sarà risolto, spero vi piaccia. Ad agosto continuo a postare nuovi episodi.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Drammatico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima scena
Worthington, esterno dormitorio
Musica: "Say goodnight not goodbye" di Beth Nielsen Chapman
Vediamo un taxi giallo fermarsi davanti ai dormitori della Worthington. Affacciato al finestrino c’è un ragazzo biondo che guarda la struttura dell’università chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta ad arrivare fin li. Pagò il taxista e scese col borsone in spalla dirigendosi nel famoso dormitorio ormai da lui conosciuto in lungo e in largo. Salì le scale sorridendo al solo pensiero di rivederla, lasciando passare studenti troppo impegnati a ripassare per guardare dove mettevano i piedi, svoltò l’angolo e si fermò nel corridoio di colpo. Era come paralizzato e tutto l’entusiasmo che si portava dentro per quella sorpresa era sparito a ciò che gli si presentò davanti. Joey era appoggiata alla porta della sua stanza mentre baciava selvaggiamente un tizio dai capelli castani poco più alto di lei che aveva inoltrato la mano sotto la camicetta di lei. La sua Joey, a Dawson crollò il mondo addosso. Nonostante avesse già assistito a scene del genere tra la sua anima gemella e il suo migliore amico e avesse sofferto di più di vederla tra le braccia di un altro, non riuscì a capacitarsene che la sua Joey frequentasse un estraneo proprio mentre lui era tornato da lei. Non poteva crederci, ogni volta che uno dei due era pronto per una storia l’altro non lo era e questo si ripeteva sempre. Come nei suoi peggiori incubi, Joey si fermò per un attimo senza fiato e lo guarda stupita con un sorriso.
Joey: Buongiorno Dawson.
Lui non ci capiva più niente, voleva seguire il suo istinto e fuggire via da li via da tutto ciò che lo stava facendo soffrire. Come se non bastasse il ragazzo si voltò verso di lui, era Pacey che gli sorrideva come ai vecchi tempi. Tornò a baciarle il collo per poi tornare a guardare l’amico con occhiata interrogativa mentre continuava a giocherellare con le dita con gli angoli stropicciati della camicetta di Joey.
Pacey: Dawson! (gli si avvicinano sempre continuando a sorridere)
Joey: E’ ora, tra poco deve partire.
Pacey: (scuote le spalle dell’amico) Si svegli signor Leery!
Dawson rimane frastornato mentre Pacey continuava a scuoterlo finché non vide tutto nero e riuscì ad aprire gli occhi intontito. Girò il volto stropicciandoli e accorgendosi felicemente che era ancora all’aeroporto e che Kelly, l’hostess, era accanto a se per cercare di svegliarlo.
Kelly: Signor Leery si svegli, le squilla il cellulare.
Dawson: Come? Oh (si tasta il taschino della camicia ed estrae fuori il cellulare guardando con espressione interrogativa il display, mettendosi sull’attenti rispose ansiosamente)…pronto? Cosa? (l’espressione diventa preoccupata e si alza di scatto) Arrivo!
Kelly: Cos’è successo? (lo guarda stranita mentre Dawson prende il borsone)
Dawson: (si volta di scatto verso la ragazza) A che ora parte la coincidenza New York - Capeside?
Kelly: L’aereo per New York parte tra dieci minuti…se si sbriga riesce ancora a prenderlo. (ma ormai stava parlando da sola visto che Dawson era già sparito nel nulla correndo)
Sigla
Seconda scena
New York, casa Lindley
Musica: “Don’t speak” dei No Doubt
Jen entra in cucina sbadigliando e stropicciandosi gli occhi ancora assonnata. Si blocca appena vede sua madre armeggiare tra i fornelli mentre preparava le frittelle. Helen le sorrise continuando a dedicarsi al cibo mentre Jen si avvicina alla credenza, prende un tazza riempiendola di caffè e si siede al tavolo guardando la madre dietro alla tazza.
Jen: E tu cosa ci fai li? Dov’è Jack?
Helen: Preparo la tua colazione non si vede? Comunque Jack è uscito presto stamattina ma non indossava la solita tuta per fare jogging…forse aveva un appuntamento.
Jen: Non lo hai mai fatto in vita tua…(gesticola con la mano verso la madre) intendo cucinare, perché iniziare proprio adesso?
Helen: Perché no? È compito di ogni madre sfamare i propri figli.
Jen: Non ho più cinque anni, sono cresciuta. (fa un mezzo sorriso e beve un sorso di caffè)
Helen: Me ne sono accorta troppo tardi…ti va del pane tostato con del bacon e un succo di frutta? Quel caffè non ti fa bene. (spegne il fornello e mette le ultime frittelle nel piatto)
Jen: La nonna…(fa un sorriso al ricordo del primo periodo mentre abitava con Grames) a me basta solo una tazza di caffè per tirarmi su, non mangio molto a colazione e poi non eri tu quella che metteva a dieta tutti?
Helen: Un tempo, adesso le cose sono cambiate radicalmente e tuo padre non c’è più. Se ti fossi stata più vicina queste cose le avrei sapute invece ti ho spedita da tua nonna e sei cresciuta con lei, mia madre sa tutto e questo m’infastidisce.
Jen: Ormai quello che è stato è stato, ora siamo di nuovo tu ed io.
Helen: Forse è stato meglio così, se saresti rimasta a vivere con noi non saresti mai diventata quella che sei e che tutti amano. E questo è grazie ad un tuo madornale errore.
Jen: (le va di traverso il caffè e tossisce poi torna a fissarla quasi con ira) Cosa? Non dare tutte le colpe a me se ero diventata una quindicenne sballata…prima di giudicare fatti un esame di coscienza che anche per colpa vostra sono dovuta entrare persino in terapia. (si alza di scatto facendo cadere indietro la sedia, la rimette su sbuffando e va verso il lavandino a buttare via il caffè, si accorge di alcune macchie schizzate sulla maglietta e inizia ad inumidirla spazientita per cercare di toglierla)
Helen: Frequentavi persone sbagliate e ti sei fatta influenzare dai loro modi. È ovvio che non…
Jen: Oh non dirlo! (scuote la testa e si gira di scatto verso la madre continuando a far scorrere l’acqua) Non dire nemmeno per scherzo che non dovevate nemmeno sorprendervi quando mi avete beccata a letto con Billy! Non ci posso credere, sono passati quasi sette anni e tu mi stai ancora accusando di essere stata una puttana drogata all’età di quindicenni? Cristo santo cos’erano allora tutte quelle belle frasi che mi hai detto prima? Fumo negli occhi?
Helen: Sto solo dicendo che non eri una ragazzina normale. Hai fatto soffrire me e tuo padre in un modo assurdo…Theo continuava ancora a vederti a letto con quello e ha dovuto prendersi una vacanza. (si toglie nervosamente il grembiule e lo appende)
Jen: Sveglia mamma! Il tuo caro Theo si è preso quella vacanza non per colpa mia….io gli ho offerto la scusa di andarsene su un vassoio d’argento ma lui aveva già preparato i biglietti una settimana prima. (Helen la guarda stupita) Si mamma, biglietti! Due per Majorca e stai sicura che l’altro non era di certo per te!
Helen: Cosa stai insinuando Jennifer? Come ti permetti di dire una cosa del genere su tuo padre? (la schiaffeggia per poi rimanerne scioccata e se ne sentì in colpa)
Jen: (la guarda stupita e con occhi accusatori portandosi una mano alla guancia violata) A lui sono sempre piaciute giovani e vitali, ci ha persino provato con la mia amica Joey…l’ho visto con i miei occhi. Prima che succedesse tutto quello, quando dovevamo andare dalla nonna a Capeside per le feste lui è voluto rimanere a casa, io ho fatto tante di quelle storie affinché tu mi facessi tornare a casa e tu acconsentisti solo perché ti disturbavo…sono tornata a casa ma ho trovato papà a letto con la figlia di quelli che abitavano sopra di noi, era la mia babysitter da piccola e di certo troppo piccola per papà. Ma lui la voleva e ha continuato a gironzolarle dietro finché non è riuscito a portarsela a letto e io li ho beccati e so che lui quella notte mi ha visto. Il tuo Theo non è quell’esemplare perfetto che tu credevi di aver sposato…è solo un uomo con tutti i vizi possibili. Credevo che fossi cambiata ma mi sbagliavo, mi porti ancora tutto quel rancore…quando capirai che ormai è tutto passato? (esce dalla cucina infuriata lasciando sola Helen che non riusciva a muoversi)
Terza scena
New York, panchina di un parco
Musica: “Rock your body” di Justin Timberlake
Cj: Questo è tutto. Stavamo bene insieme e adesso è tutto finito come se niente fosse.
Jack: Adesso capisco meglio lo strano comportamento di Jen…me lo aveva spiegato a grandi linee e non era entrata nei dettagli. Mi dispiace Cj.
Cj: Non puoi farle cambiare idea?
Jack: Stiamo parlando di Jen non di chissà chi…neppure io riuscirei a farle cambiare idea e poi è sempre meglio non mettersi in mezzo tra una coppia.
Cj: Parlale…
Jack: Mi piacevate come coppia, sul serio, ma è inutile insistere con lei se ha preso una decisione come questa. Rassegnati e cerca un’altra ragazza.
Cj: Come se fosse facile, sono ancora innamorato di lei.
Jack: Cj non devi essere arrabbiato con lei per questo. Conosco bene Jen e so con certezza che vorrebbe che tu svoltassi pagina senza rancori contro di lei…ti ha voluto molto bene ma non è facile per lei amare, ha paura di farlo…ha paura di rapportarsi con le altre persone, per questo ha scelto un gay come migliore amico. Non c’è nessuna complicazione sessuale o altro tra noi.
Cj: Ha paura di cedere all’amore.
Jack: Già…guarda lo strano rapporto che ha con i genitori, è la conferma di tutto quello che ti ho detto. La sua principale paura deriva da loro, persino con sua nonna agli inizi ha avuto un rapporto turbolento…è stato grazie a Grames che ha iniziato a cambiare e la sua malattia l’ha messa a confronto con le sue paure peggiori…perdere le persone che ami.
Cj: Lo so ma non può andare avanti così…se non cede o si espone non potrà mai sapere se ne vale la pena…non potrà essere felice se si nasconde dietro la scusa del cancro di Grames.
Jack: Se n’è accorta pure lei finalmente…dobbiamo ringraziare mia sorella Andie per averla svegliata un po’. Speriamo solo che Jen ce la metta tutta.
Cj: Su una cosa ha ragione…nonostante tutto lei non mi ha mai amato veramente e forse neppure io. Credo sia così…allora perché sento questo vuoto dentro di me?
Jack: Mi dispiace ma non si decide chi amare…succede e basta e magari della persona che nemmeno immaginavi poter provare quel sentimento.
Cj: Mi dispiace Jack per come è finita con David.
Jack: Succede…
Cj: Ne ha sofferto molto…l’ultima volta che l’ho sentito stava ancora a Boston per dare un esame, è molto impegnato.
Jack: Immagino ma dopotutto non è previsto nel contratto di “separazione” che chi ha lasciato sia in obbligo di richiamare l’altro. È meglio così.
Cj: E’ diventato testardo e per i primi tempi si rifiutava di uscire…figurati che non si avvicinava all’Hells Kitchen per paura che ci fossi tu.
Jack: Può tirare un sospiro di sollievo, rimarrò ancora per molto a New York…forse per anni. Può andare dovunque lui voglia.
Cj: Pure a New York?
Jack: Cosa centra New York adesso? Lui è qui?
Cj: Forse…non sono la sua segretaria privata .
Jack: Cj!
Cj: Aveva detto che voleva venire a visitare un amico…non ha specificato la data però, magari è già venuto e se n’è andato nel giro di quattro ore senza nemmeno che lo sapessi dopotutto New York è grande.
Jack: Grazie tante Cj e pensare che stavo provando pena per te. Che amico!
Cj: Io sono solo il messaggero, non ero nemmeno tenuto a dirtelo. Sapeva che ero diretto qui, ma la sua presenza in fin dei conti non era un segreto per nessuno…a parte te.
La scena sfuma con l’occhiataccia di Jack a Cj che si stringeva nelle spalle non sapendo cosa dire
Quarta scena
Capeside, Bed and Breakfast Potter
Musica: “Love is all around” di Wet wet wet
Alex: Uffa mi sto annoiando! (mette i gomiti sul tavolo e appoggia la testa tra le mani sbuffando)
Andie: Dovresti allargare le tue amicizie, a quest’ora non saresti qui con me a giocare a scacchi. (muove un pedone soddisfatta della sua mossa)
Alex: Ti ho proposto di giocare a nascondino ma tu hai rifiutato.
Andie: Non ho più l’età per giocare a certi giochi e poi sarebbe stato meglio che ci fossero più di due partecipanti. Non continuare a seguire le orme dei solitari Potter.
Alex: Non è colpa mia se la maggior parte dei maschi della mia età è stupida…tenti di iniziare un discorso e tutto va a monte perché la conversazione si fa inutile e vuota.
Andie: (lo guarda quasi con diffidenza) Mi sembra di sentire tua zia Joey e la cosa mi spaventa un po’ visto che hai ancora sette anni. Perché non giochi con Lily?
Alex: Lei è ancora troppo piccola e mi sta attaccata come una ventosa, non mi lascia stare in pace un secondo e poi è ossessionata dal cinema.
Andie: Ti credo suo fratello diventerà presto uno dei più famosi registi in circolazione! Comunque dovresti essere un po’ più gentile con Lily, lei ti vuole bene e state crescendo insieme.
Alex: Anch’io le voglio bene, è come se fosse la mia sorellina minore ma è piccola e se me la porto dietro gli altri mi prenderanno in giro a vita.
Andie: Sopportali e fai finta di niente, prima o poi si stancheranno e prenderanno di mira qualcun altro. E poi è sempre meglio difendere Lily che dar retta a quei mocciosi con il latte ancora alla bocca che non ti sono nemmeno amici…altrimenti sarebbero qui con te. Scacco matto.
Alex: Uffa questo non vale! Mi hai distratto con tutti quei discorsi.
Andie: La prima regola per chiunque giochi a scacchi è non perdere mai la concentrazione, nemmeno se l’avversario tenta di distrarti con parole e, se sei astuto,cerca di fare lo stesso. Hai fatto i compiti?
Alex: Sembri mia madre! Si, li ho fatti appena tornato a casa. Adesso cosa facciamo?
Andie: Che ne dici se ti porto alla sala giochi?
Alex: Non sopporto i videogames e tutti quei pupazzetti che puoi vincere…è roba da bambini!
Andie: Già e tu non sei certo un bambino (sorride)…Cosa ti piacerebbe fare?
Alex: Disegnare…da quando zia Joey è partita uso i suoi colori e le sue tele bianche. È divertente disegnare come la zia. Quando torna la mamma?
Andie: Tra un po’…ricordati che voleva qualche ora libera tutta per se ed è per questo che mi ha chiesto di stare con te.
Alex: Non sono più un bambino!
Andie: Anche se non sembra sei stato molto tempo con Joey, ti ha contagiato…sei la sua copia sputata, potrei definirti il suo piccolo clone.
La porta della cucina si apre ed entrano Pacey e Bessie nascosti dai sacchetti della spesa. Li appoggiano sul bancone mentre Pacey chiude la porta con un leggero calcio e aiuta la donna a mettere a posto il cibo in frigorifero, mentre Alex s’intrufola tra loro in ricerca dei suoi cereali preferiti.
Andie: Finalmente sei tornata, tuo figlio era diventato impaziente.
Bessie: Grazie di aver badato a lui, ti ha creato problemi?
Andie: No, assolutamente nessuno…era come parlare a Joey. E tu cosa ci fai qui? Non sapevo che avevamo un appuntamento. (si volta verso Pacey con sguardo interrogativo)
Pacey: Piacere di vederti McPhee come sempre. Ho incrociato Bessie al market e ho deciso di fare l’ennesima follia oggi visto che oggi il Leery’s Fresh Fish apre solo la sera.
Andie: Quale follia?
Pacey: Se vai a cambiarti e indossi qualcosa di più comodo molto presto lo saprai.
Andie: Witter che intenzioni hai? L’ultima volta mi hai portata a New York…oggi cosa farai?
Pacey: McPhee ti porterei persino sulla luna ma il mio stipendio non me lo permetterebbe. Fidati e vatti a cambiare, non metterci troppo potrei anche non esserci più se ci impieghi troppo.
Andie: Spiritoso Witter! (sale nella camera di Joey mentre Pacey continua a guardarla salire con un sorriso in volto)
Quinta scena
Strada per Capeside, pullman
Musica: “Juliette” di Venessa Daou
Vediamo Dawson guardare preoccupato dal finestrino del pullman senza nemmeno accorgersi del panorama che gli stava passando davanti. Improvvisamente prese in mano il cellulare e compose un numero, aspettando nervosamente che qualcuno venisse a rispondergli il prima possibile. Dopo i primi cinque squilli, pensò che non ci fosse nessuno e stava per chiudere quando finalmente una voce trafelata andò a rispondere.
Bessie: Bed and Breakfast Potter pronto?
Dawson: Ciao Bessie sono Dawson.
Bessie: Dawson finalmente! Dove sei?
Dawson: Tra un’ora sarò a Capeside. Cos’è successo di preciso?
Bessie: Non volevo allarmarti, scusa per la chiamata ma tua madre non voleva che tu sapessi niente e io continuavo a preoccuparmi.
Dawson: (fa un gesto di stizza contro il finestrino) Il dottore cos’ha detto?
Bessie: Che è depressione e ha aggiunto che ha avuto un calo di pressione per questo è svenuta. Negli ultimi tempi si mostrava serena con tutti ma so che si nascondeva spesso piangendo nello stanzino delle conserve…sembrava che parlasse da sola.
Dawson: Ho paura di sapere con chi stesse parlando.
Bessie: Tuo padre Dawson e questo mi sembrerebbe normale nei primi mesi ma adesso sono passati quasi due anni. Si è tenuta tutto dentro per poi scoppiare adesso, nel modo peggiore per la sua psiche.
Dawson: C’è qualcosa che si può fare?
Bessie: Hanno consigliato di mandarla in terapia ma lei si rifiutava e non potevamo costringerla. Forse tu riuscirai a convincerla che è la cosa migliore, bisogna pensare anche a Lily.
Dawson: Come sta la bambina?
Bessie: Si è accorta che qualcosa non andava, è sveglia. Non voglio pensare al peggio ma Lily c’è di mezzo e più vostra madre sta male pi la bambina ne risentirà.
Dawson: Resterò a Capeside, è ora che mi dedichi a loro. Sono stato egoista per troppo tempo e non posso continuare ad esserlo quando la mia famiglia ha più bisogno di me. Grazie di tutto Bessie, senza il tuo aiuto sarei perso.
Bessie: Ci conosciamo da sempre Dawson, è il minimo che posso fare per la vostra famiglia. Lei ha bisogno di aiuto e tu sei l’unico che in questo momento può darglielo.
Dawson: Ok. Ci vediamo presto Bessie e non dirle nulla finché non sono arrivato a Capeside.
Bessie: Come vuoi, qui ti aspettiamo tutti!
Dawson: Già…a dopo Bessie e salutami Bodie e Alex. Ciao.
Bessie: Ciao.
Dawson chiude la conversazione accorgendosi solo allora che una lacrima gli bagnava il viso. Infastidito l’asciugò subito e sospirando provò a richiamare Joey per l’ennesima volta in quelle ore ma il cellulare dell’amica era ancora spento. rimise il cellulare nel taschino e appoggiò la fronte contro il finestrino angosciato e chiuse gli occhi dalla stanchezza mentre aveva una gran voglia di piangere. La scena sfuma.

Sesta scena
New York, tavoli esterni bar
Musica: “Sere nere” di Tiziano Ferro
Vediamo Jack intento a leggere le sue solite e-mail mattutine sul suo pc portatile. Bevve un sorso di caffè e aprì la prima.

From: DawsonLeery@usc.edu.net
To: jackmcphee@bbcollege.edu.net
Object: Non ho un minuto libero nemmeno per respirare
Ciao Jack, scusa se ti rispondo adesso ma stanno succedendo molte cose e tutte molto in fretta. Non sai quanto vorrei prendermi una lunga vacanza da tutto quello che mi circonda. Allontanarmi da tutti e tutto come se niente fosse infischiandomene delle responsabilità. Adesso devo proprio lasciarti, la prossima volta ti spiegherò tutto se ne esco vivo questa settimana. Un abbraccio a Jen e alla nonna da parte mia. A presto
Dawson

Sorrise alla solita frettolosa e-mail che l’amico gli mandava. Era sempre così con lui, tutto di corsa perché il suo mondo correva più di lui e Dawson doveva rincorrere quel sogno di una vita prima di perderlo visto che adesso era in quell’ambiente. Bevve un altro sorso di caffè e decise di rispondere più tardi all’amico per concentrarsi sull’e-mail successiva di Joey.

From: joeypotter@worthington.edu.net
To: jackmcphee@bbcollege.edu.net
Object: Eddie è tornato
Arriverà il giorno in cui la gente mi lascerà in pace? Se lo sai dimmelo che me lo segno sul calendario con un bel cerchio rosso! Audrey è sempre più strana ma insostituibile, non so cosa farei senza di lei qui a Boston. Hanno soppiantato Emma con uno mezzo spagnolo che è pure impertinente e provocatore, ha sempre la risposta pronta appena fiato soltanto…è seccante ma cerco di tenerlo a bada. Audrey dice che è molto carino e che può anche essere il tuo tipo ma spiacente di deluderti in anticipo: non è gay. Eddie…Eddie sbuca sempre dal nulla quando meno te lo aspetti. Visto che sei più sveglio di me credo tu possa immaginarne il motivo. Come al solito io cercavo di illudermi con la storiella che mi ha propinato inizialmente. Mi chiedo che fine ha fatto la vecchia Joey Potter, ormai non mi riconosco più. L’altro giorno ho intravisto di sfuggita David che partiva…come stanno ora le cose tra voi due? Visto che non mi hai più parlato di lui ne ho dedotto che avete reciso completamente i contatti. Non fare errori di cui potrai pentirtene Jack, dammi retta lo so per esperienza. Mi chiedo se a Jen hanno amputato le mani o se è completamente presa dal ritorno di Cj per scrivermi. Hai saputo niente di quello che la perseguita? E la nonna come sta? Ho sentito che adesso Andie è a Capeside con Pacey…sono felice che sia tornata. Ora devo scappare a lezione. Mi mancate tutti. Con affetto.
Joey
P.s. Audrey vi saluta e da un bacio particolare alla nonna…e dice a Jen di fare tutto quello che lei farebbe con Cj…questa ragazza è matta :P

Jack si mise a ridere leggendo il post scriptum dell’amica e finì di bere il suo caffè ormai freddo. Il suo sguardo fu attratto da due ragazzi che si erano fermati nella strada opposta di fronte al fioraio e uno di loro lo stava fissando come se vedesse un fantasma. Jack non lo riconobbe subito, ma il ragazzo attraversò la strada dirigendosi verso di lui e man mano che la distanza diminuiva a Jack vennero quasi i brividi intuendo che si trattava di David.
David: Ciao.
Jack: David!
David: Non sei sorpreso di vedermi.
Jack: Nemmeno tu. Cj non è sempre una tomba dopo le proprie delusioni amorose.
David: Allora Jen lo ha rifiutato…sospettavo che andasse a finire così ma non sono riuscito a fermarlo. Mi ha detto che vi siete trasferiti entrambi a New York.
Jack: Infatti. Cosa ci fai tu qui?
David: Sono venuto a trovare un vecchio amico che abita da queste parti.
Jack: (guarda dietro di David e vede il ragazzo che, guardandolo con sospetto, si stava avvicinando ovviamente a loro infastidito) Lui?
David: No, lui è Robert.
Robert: (è ormai dietro di David e gli si affianca sorridendo e intimando sottilmente con lo sguardo a Jack di starsene da parte) Il suo ragazzo, piacere. E tu?
Jack: Jack, un suo vecchio amico. (si stringono la mano quasi con astio trattenuto ma sempre continuando a sorridere affabili l’uno verso l’altro)
Robert: Strano, David non mi ha mai parlato di te ma dopotutto devo scoprire ancora molte cose su di lui, sai siamo ancora nella fase del rapporto quando ogni scusa è buona a nascondersi solo per fare sesso.
David: (arrossisce lievemente e fa un colpo di tosse quasi a voler soffocarsi con la sua stessa saliva) Robert è meglio andare o faremo tardi.
Robert: Come vuoi caro, ciao Jack. (si allontana un po’ da loro quel tanto che basta per sentirli scambiarsi gli ultimi saluti)
Jack: Robert. (gli fa un mezzo cenno con la testa volendo scomparire da quell’assurda situazione)
David: Mi dispiace che la prima volta che ci incontriamo le nostre strade si separino ancora, forse un giorno…
Jack: Non credo David, buona fortuna.
David: Anche a te. Ciao.
David e Robert sono ormai lontani mentre Jack sussurra addio e torna a guardare l’e-mail di Joey. decise di risponderle subito per rivolgersi all’amica sempre più demoralizzato mentre le sue dita scorrevano velocemente sulla tastiera dando sfogo a quell’urlo che sentiva dentro. Un urlo al quale non aveva dato mai voce negli ultimi mesi.
Settima scena
Boston, Hell’s Kitchen
Musica: “My immortal” degli Evanescence
Vediamo Joey con un vassoio in mano a servire delle birre ad un tavolo. Sorrise ai clienti e andò a sparecchiare un tavolo poco distante e controllò delusa la povera mancia che le avevano riservato. Sospirando dalla stanchezza, mise i soldi in tasca e finì di sparecchiare. Improvvisamente qualcuno la prese di spalle chiudendole gli occhi, riconobbe subito chi era e sorrise felice scuotendo la testa quel poco che riuscì.
Audrey: Indovina chi è?
Joey: La mia coinquilina che a quest’ora dovrebbe essere a una di quelle costose lezione?
Audrey: Non sei divertente! (le toglie le mani dagli occhi e Joey si volta verso l’amica che le mette davanti un pacchetto incartato) Questo è per te! Buon compleanno coniglietto. (l’abbraccia)
Joey: Audrey non dovevi!
Audrey: Si che dovevo! Chiudi il becco e scarta il regalo…quell’antipatica della cassiera non ha voluto farlo ed è per quello che il pacchetto è conciato in quel modo.
Joey: Non fa niente…
Audrey: Su adesso aprilo! (Joey inizia a scartare il regalo finché non trovò una guida turistica della Francia e un biglietto per Parigi. Joey rimane disorientata dal regalo e guarda interrogativa l’amica)
Joey: E questo cosa significa?
Audrey: Significa che non ti ho mai visto così felice e nostalgica da quando hai lasciato Parigi e quel biglietto, ancora non datato, è tutto tuo per tornarci il più presto. E ovviamente ne ho preso uno anche per me, così ti farò compagnia nella città degli innamorati…non sono mai stata in Europa.
Joey: Audrey non so che dire…grazie! (l’abbraccia felice)
Audrey: Di nulla coniglietto. Ti ha già chiamata qualcuno?
Joey: Jack me li ha mandati per e-mail e Bessie mi ha chiamata stamattina, gli altri non si sono fatti sentire ma non fa niente.
Lucas: Potter non ti pago per chiacchierare ma per lavorare! Cosa stai combinando? (si fionda su di loro con lo sguardo severo rivolto a Joey)
Joey: Stavo prendendo cinque minuti di pausa, è d’obbligo prenderla per un lavoratore! Dovresti controllare la legge.
Lucas: Credevo che l’avevi presa dieci minuti fa!
Joey: Non ero in pausa, nel mio contratto di lavoro mantenere dei buoni rapporti con la clientela è fondamentale altrimenti nel tuo prezioso localino non ci verrà più nessuno.
Lucas: Rimettiti al lavoro e subito!
Joey: Ma cosa ti prende? Ti è andata buca con la biondina di ieri? (Lucas a guarda male)
Audrey: Hey tu, lascia in pace la mia amica. Oggi è il suo compleanno!
Lucas: E tu chi saresti? Il difensore degli oppressi?
Audrey: Hey! Come ti permetti?
Joey: Adesso basta. Audrey ti prego calmati e va via…ci vediamo più tardi al dormitorio. Vai! (Audrey sbuffa inviperita e segue il consiglio dell’amica)
Lucas: Una festa di compleanno? Perché non mi avete invitato? Avrei portato anche la torta! (va nel retro del locale)
Joey: Smettila! (lo segue con la guida in mano finché non lo vede fermo a sbattere un pugno sul muro per sfogarsi) Cos’hai?
Lucas: Niente! Leggi questo. (le porge una lettera che Joey inizia a leggere preoccupata)
Joey: Vogliono chiudere l’Hells Kitchen…ma non possono farlo! E noi che faremo?
Lucas: Secondo te gliene frega a qualcuno dei dipendenti che ci lavorano? Maledizione!
Joey: Non si può fare qualcosa? Se andassimo a parlare con…
Lucas: Con chi Joey? Chi ci ascolterebbe? Siamo solo una vocina tra un immenso mondo di leoni che ruggiscono. Scusa per prima, non volevo aggredirti così ma non sapevo che fare.
Joey: E ti sei sfogato contro me e la mia amica naturalmente. Sarai fortunato se riuscirò a farla calmare, potresti rischiare grosso con lei se è ancora incavolata con te. (lo guarda con la coda dell’occhio)
Lucas: (finalmente le sorride e la guarda grato) Dovrei guardarmi le spalle allora…mi daresti una mano? (le porge la mano)
Joey: (sorride annuendo e gli prende la mano tra la sua) Certo capo. Conta pure su di me. (la scena sfuma sulle loro mani unite)
Ottava scena
Capecode, spiaggia
Musica: “Everything I do it for you” di Bryan Adams
Vediamo Pacey spegnere il motore e scendere mentre osserva divertito l’espressione incredula e felice di Andie che era scesa di corsa in spiaggia a guardare il panorama incurante della leggera brezza di mare che li circondava. Si tolse il casco e raggiunse l’amica da dietro cercando di farla spaventare ma non ci riuscì suo malgrado perché Andie lo sorprese girandosi di colpo saltellando per abbracciarlo forte.
Andie: Pacey ti adoro!
Pacey: Calma McPhee!
Andie: (gli sorride e gli bacia una guancia per poi staccarsi dall’abbraccio e voltarsi verso il mare) Sei un uomo dalle mille risorse…lei sa con chi si è messa?
Pacey: Credo di si ma potresti domandarglielo tu…lei lo sa? (si guardano sorridendo con complicità)
Andie: Cavolo Pacey, le tue sorprese mi spiazzano sempre…perché ci siamo lasciati quattro anni fa?
Pacey: Se non ricordo male tu sei andata a letto con quel tizio e io mi sono innamorato della più improbabile ragazza al mondo adatta a me…credo si possa riassumere tutto così.
Andie: E mi ero fatta perdere l’occasione con Will a causa tua…sei difficile da dimenticare, peggio dell’acne giovanile da mandar via.
Pacey: Lo so dolcezza, queste parole sono musica per le mie orecchie. (fa il segno di un pugnale nel cuore che cerca di tirar via con dolore ed Andie ride spingendolo da parte)
Andie: Non montarti la testa Witter!
Pacey: Questo è niente dopo tutte le cattiverie che hai detto sulla mia moto…hai offeso black e non credo che ti perdonerà facilmente dopo aver intaccato la sua dignità motociclistica.
Andie: Pacey ha due ruote e un motore, è solo una maledetta moto e per di più neanche tanto bella e poi tu guidi come un pazzo. Sono sorpresa che Doug non ti abbia ancora fermato…so che lo farebbe con estremo piacere se gliene dai l’occasione.
Pacey: Ma non succederà in questo globo terrestre nei prossimi dieci anni. Mi ha già fermato un casino di volte per vari motivi e se non ricordi bene ho pure passato una notte in cella in sua compagnia. No grazie, un’esperienza da non rivivere te lo assicuro. E comunque non ripetere quelle assurdità su black altrimenti non ci sali più e dovrai farti l’autostop per il ritorno bellezza.
Andie: Quanto sei gentile! Ma non dovevi lavorare oggi?
Pacey: Non ricordi? Il ristorante di sabato apre solo di sera e si da il caso che ho ancora cinque ore libere da passare in tua compagnia, non farmene pentire McPhee!
Andie: Ok capo. Fatti dire una cosa però, qualunque cosa succederà sono felice che tu sia rientrato nella mia vita all’improvviso.
Pacey: (le sorride) Anch’io McPhee.
Andie: E adesso che facciamo?
Pacey: Credevo fossi un pozzo di idee in ogni situazione.
Andie: (sorride) Prova a prendermi Witter! (scappa correndo mentre Pacey sorride e la rincorre a perdifiato per tutta la spiaggia. La scena sfuma)
Nona scena
New York, casa Lindley
Musica: “The art of losing” di American Hi Fi
Troviamo Jack sul divano intento a giocare con la playstation mentre Jen entra in casa distrutta. Vede l’amico e si butta letteralmente sul divano accanto a lui facendogli perdere la partita. Jen sorride e Jack borbotta infastidito spegnendo lo schermo della televisione e fermando il gioco. Sbuffa e si volta verso l’amica guardandola con la coda dell’occhio facendo il finto offeso e Jen lo imita finché nessuno dei due riesce a reggere il gioco più a lungo e iniziano a ridere. Jack le mette un braccio intorno alle spalle e la stringe a se facendole posare la testa sul suo torace ancora scosso dalle risa.
Jen: Come mai sei uscito così presto stamattina? So che non avevi lezione.
Jack: Adesso controlli pure i miei orari scolastici Sherlock Holmes? Avevo una mezza idea di fare jogging come sempre.
Jen: Ma è rimasta solo un’idea perché non ti ho visto in tenuta da corsa…e per l’esattezza mia madre non ti ha visto così. Sputa il rospo, chi era?
Jack: Nessuno.
Jen: Dai…(si allunga di più verso l’amico e lo guarda in faccia maliziosa) il gelataio? O quello carino all’emporio qui sotto? Su Jack, non puoi tenere un segreto come questo con me!
Jack: Nessuno che ti farebbe piacere sapere.
Jen: (lo guarda attentamente e capisce di chi sta parlando e diventa subito seria) Perché ti sei incontrato con lui? Cosa voleva?
Jack: Jen voleva solo sfogarsi e poi oggi non è la giornata giusta per un terzo grado. (fa una smorfia)
Jen: Cos’è successo a parte confabulare alle mie spalle con il mio ex e fare comunella con lui contro di me la tua migliore amica?
Jack: (si alza nervoso) David è a New York.
Jen: Cosa? (si alza anche lei stupita) David?! (segue l’amico mentre va in cucina) Quel David…il tuo David?
Jack: Conosci altri David? Comunque non è più il mio David da tempo…adesso sta con un certo Robert, uno spocchioso e velenoso con la puzza sotto il naso che minaccia chiunque voglia portarglielo via. Come fa a stare con uno del genere?
Jen: Forse ha cambiato gusti e gli serve uno che lo tratti così…
Jack: Non lo trattava male…in fin dei conti era solo geloso.
Jen: Mi dispiace Jack, a me piaceva David ma se ha fatto una fine simile è stato meglio per voi mollarvi.
Jack: E’ stato imbarazzante l’incontro…ero al solito bar a rispondere alle e-mail di Dawson e Joey quando alzo lo sguardo e mi trovo quasi faccia a faccia con David che ovviamente si è avvicinato. Non l’ho riconosciuto subito…incrocio il suo sguardo un po’ sorpreso di incontrarmi in quel modo e poi compare Robert al suo fianco come se fosse la sua ombra. Era strano…non soffrivo a vederli insieme, non avevo più quel macigno che mi pesava sul petto ma mi sentivo triste. Non perché ci volevo essere io al posto di Robert ma perché lui ha trovato qualcuno che nonostante tutto sta con lui…che tiene così tanto a lui da marcare i suoi territori con possibili avversari…non so se mi sono spiegato.
Jen: Ti capisco…nonostante mi stavo immaginando un cane che fa pipì (si sorridono tristemente). Hai nostalgia di un rapporto di coppia e non vorresti condividerlo con uno qualsiasi ma con la persona giusta. Lo vorrei anch’io Jack e forse un giorno lo troveremo, bisogna solo pazientare e cercare ogni tanto…ma credo che quando meno te lo aspetti te lo troverai davanti.
Jack: Spero che l’attesa non duri tanto. (apre il frigorifero e ne tira fuori una scatola di aranciata e, confortato dall’assenza di Helen, la beve dal contenitore)
Jen: Accontentati di me per il momento! (gli va vicina e lo abbraccia da dietro)
Jack: (le accarezza un braccio sorridendo e volta la testa verso di lei guardandola con la coda dell’occhio) E’ quello che cerco di fare ma tu non hai gli attributi giusti, mi dispiace.
Jen: Dispiace più a me Jack, fidati. Saremmo una coppia perfetta se tu non fossi gay.
Jack: (alza le spalle impotente continuando a sorridere) Così è la vita…e poi se fossi etero non faremmo tutte le cose che facciamo insieme e specialmente non saremmo i confidenti l’uno dell’altra. Mi mancherebbero i nostri pigiama party.
Jen: Oppure le chiacchierate sui divi più carini del momento…oppure su problemi familiari, quelli sono quelli più discussi.
Jack: (si scioglie dall’abbraccio e si volta verso di lei preoccupato e con aria interrogativa) Hai di nuovo litigato con Helen?
Jen: (scuote la testa) Non ora Jack ti prego, ho solo bisogno che tu mi abbracci. Ti prego. (lo guarda triste e Jack l’abbraccia forte mentre Jen inizia a piangere. La scena sfuma)
Decima scena
Worthington, biblioteca
Musica: “Torn” di Natalie Imbruglia
Audrey: Che noia! (sbuffa)
Joey: Ti sei accorta che siamo in una biblioteca e che solitamente non si viene qui per bere e ballare?
Audrey: Peccato, sarebbe bello.
Joey: Perché sei qui? È l’ultimo posto dove tutti ti cercherebbero.
Audrey: Avevo la giornata libera dopo le due ore di letteratura moderna di stamattina (fa una smorfia) e mi stavo annoiando da sola al dormitorio.
Joey: Non hai migliorato di molto la situazione.
Audrey: Cavolo quanti ragazzi sprecati!
Joey: Ti consiglio di parlare a bassa voce prima che qualcuno ti sbatta fuori.
Audrey: Ho notato che stanotte te ne sei andata.
Joey: Dovevo scusarmi col mio nuovo capo…Eddie lo ha messo ko ieri sera.
Audrey: Ma ti attraggono così tanto gli uomini violenti? Capisco che hanno un certo fascino misterioso ma…
Joey: Dawson non è violento!
Audrey: Certo, l’ultima speranza dell’isola che non c’è…ma se quello che mi hanno detto è vero, Dawson ha messo due volte ko Pacey per stupidaggini e una volta Jack per averti baciata…avrei voluto proprio vederlo fare a botte per te con Pacey.
Joey: Ma non è successo e non succederà mai.
Audrey: Come trovi il tuo capo? Carino? Per me lo è da quel che ho visto anche se troppo litigioso e aggressivo per i miei gusti…ma decisamente carino, perché vedi questa è l’unica risposta che mi viene in mente per capire perché sei andata da lui stanotte e ci sei rimasta fino all’una e mezza a far cosa non lo so, ma non puoi tenermi all’oscuro di questo. Su avanti Joey, confessa.
Joey: Non abbiamo fatto niente! Audrey cosa stai pensando? Mi sono scusata e quell’impertinente in risposta mi ha fatto sgobbare a posto suo con la contabilità del locale. Divertimento garantito! (fa una smorfia tornando sul libro che stava leggendo mentre le persone intorno a loro fanno segno di silenzio e Joey vorrebbe sprofondare sentendosi a disagio)
Audrey: Joey mi deludi! Ti sei accorta di quanto carino sia Lucas? Perché lo sminuisci così? Se fossi in te lo inchioderei all’angolo e gli strapperei i vestiti di dosso.
Joey: (imbarazzata arrossisce mentre gli altri le sgridano con lo sguardo) Audrey, ti prego siamo in biblioteca!
Audrey: Va bene…riprenderemo il discorso più tardi. Oh mio dio! Quello è il tipo giusto da legare al letto e non farlo uscire dalla stanza per settimane! (guarda alle spalle di Joey con un sorriso di cupidigia)
Joey si volta incuriosita seguendo lo sguardo dell’amica e scorge un uomo chino su una ragazza a spiegarle animatamente qualcosa. Joey lo guardò attentamente e concordò mentalmente con l’amica, era davvero un bell’uomo biondo e con familiari occhi magnetici, gli stessi occhi che incrociarono i suoi appena si accorse di essere osservato e le sorrise. Joey imbarazzata arrossì e torno a consultare il suo libre mettendosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, Audrey se ne accorse a mala pena troppo interessata a gustarsi la sua visuale.
Joey: Audrey smettila di fissarlo in quel modo, è maleducazione. Ma non pensi proprio ad altro che al sesso tu?
Audrey: Certo ai ragazzi e quello merita qualsiasi lode!
Joey: Audrey! Potrà avere dieci anni più di te!
Audrey: E allora? L’età non conta…specialmente per divertirsi. Oddio sta per venire qui!
Joey: Cosa? (alza lo sguardo di scatto ansiosa mentre un ombra dietro di se le oscurava il libro, si volta leggermente e incrocia di nuovo quello sguardo)
Dan: Ciao.
Audrey: (tira un calcio sotto il tavolo a Joey per farla riprendere e continua a sorridere all’uomo) Ciao. Io sono Audrey e tu? Te lo ha mai detto nessuno che sei carino?
Dan: (sorride divertito) Piacere io sono Dan. E tu? (si volta verso Joey fissandola negli occhi e mettendola leggermente in imbarazzo)
Joey: Joey…Joey Potter.
Dan: Piacere Joey Potter. Ti serve aiuto? (le indica il libro)
Audrey: Joey non ha mai bisogno di aiuto nello studio, è una cima in tutte le materie. Se vuoi puoi aiutare me.
Dan: Certo potrei.
Joey: Oppure potresti liberarmi della sua presenza così riuscirò a finire di studiare prima del test. (le fa una smorfia)
Audrey: Spiritosa come al solito coniglietto!
Dan: Se vi serve aiuto chiamatemi pure io sono di là. Ciao. (sorride di nuovo a Joey e si allontana seguito dal suo sguardo, Audrey le tira un altro calcio)
Joey: Ahi! Audrey ma sei impazzita!
Audrey: C’è Eddie che sta puntando dritto verso di noi!
Joey: Cosa? Da quando è li? (prende la borsa)
Audrey: Non lo so ma sta di fatto che ti ha visto e continua a fissarti. Su alzati, cerco di distrarlo e guardarti le spalle ma adesso corri.
Joey: Perché lo fai? (si alza e la guarda)
Audrey: Perché ti voglio bene e so che adesso non lo vuoi vedere, è ancora presto e hai bisogno di tempo per decidere. Vai coniglietto e sbrigati.
Joey: Grazie Audrey. (le sorride ed esce quasi di corsa dalla biblioteca mentre Audrey si era piazzata davanti ad Eddie per bloccargli la strada. La scena sfuma sullo sguardo confuso di Eddie che guarda la schiena di Joey svoltare l’angolo)
Undicesima scena
Capeside, casa Leery
Musica: “Take a bow” Madonna
Dawson entra di corsa a casa preoccupato e molla il borsone sulla soglia controllando il pianterreno. Non si accorse della bambina dai capelli biondi che gli veniva incontro felice finché non gli saltò addosso urlando il suo nome felice.
Lily: Dawson sei tornato!
Dawson: Ciao tesoro come stai? (l’abbraccia per poi scostarsi e sorriderle accarezzandole dolcemente i capelli)
Lily: Bene, mi sei mancato.
Dawson: Lo so e mi dispiace, ma stai sicura che staremo insieme più spesso ora. Dov’è la mamma?
Lily: Dorme ma prima piangeva, adesso è in camera sua.
Dawson: Che ne dici di andare per un po’ da Bessie al Bed and Breakfast? Giocherai con Alexander.
Lily: Lui non mi vuole intorno. Dice che sono piccola.
Dawson: Non tanto piccola e poi Alex ti vuole bene. Tra un po’ ti porto da Bessie, ora rimani un po’ qui sul divano mentre vado su a salutare la mamma.
La solleva e la fa sedere sul divano dandole un buffetto sulla guancia e poi sale le scale dandosi il coraggio che non aveva, lo stesso coraggio che tentava di mostrare dopo la morte del padre. Sospira ed entra nella camera della madre. Era buia e a stento riuscì a trovare il letto prima d’inciampare per terra, si avvicinò alla finestra e tirò le tende per far entrare quel sole che mancava da molto in quella stanza. Quei rumori fecero socchiudere gli occhi arrossati e gonfi di Gale mentre cercava di coprirsi da quella fastidiosa luce.
Gale: Abbi pietà e chiudi quelle tende Bessie.
Dawson: Non sono Bessie e no, non chiuderò quelle tende.
Gale: (spalanca sorpresa gli occhi guardando felice ma triste il figlio che le stava davanti e gli si buttò tra le braccia) Dawson! Oh mio dio sei qui…perché? Non devi saltare i corsi all’università…e poi non avevi un progetto tra le mani da realizzare? È per quello che sei fuggito di corsa a Los Angeles accorciando le vacanze.
Dawson: (fa un mezzo sorriso) Una domanda per volta! Si ero a Los Angeles per quel progetto…e seguo ancora le lezioni ma adesso sono tornato, ho preso un time out da tutto e da tutti almeno per un po’ non preoccuparti.
Gale: (si stacca dall’abbraccio e lo guarda stupita e sospettosa) Perché?
Dawson: Per stare insieme a te e a Lily, non ci vediamo da tanto tempo.
Gale: E’ stata Bessie! È una cara ragazza ma non doveva dirtelo per farti preoccupare, non ho niente sto bene.
Dawson: Era preoccupata per te e a quanto ho visto adesso ha tutta le ragioni per esserlo. Bessie ha fatto bene a chiamarmi.
Gale: Ma io sto bene…non sono mai stata meglio nella mia vita!
Dawson: Non stai bene mamma. Questa è depressione ed è una malattia abbastanza grave da non sottovalutare nonostante quello che dice la gente. Devi essere curata, entrare in terapia.
Gale: Non sono malata io…
Dawson: Guarda in faccia la realtà e sii sincera. Prima lo accetterai meglio sarà per te, per tutti noi.
Gale: (cede e inizia a piangere sprofondando nel letto) Mi manca…era tutta la mia vita, cosa farò senza di lui?
Dawson: Hai noi, me e Lily e hai ancora una vita da vivere.
Gale: Senza di lui sono vuota…(Dawson l’abbraccia mentre una lacrima gli riga il volto finché non cede pure lui e si mette a piangere. La scena sfuma)

Dodicesima scena
Capecode, spiaggia
Musica: “Always” di Bon Jovi
Vediamo Andie e Pacey seduti sulla spiaggia in silenzio a guardare il mare davanti a loro persi nei loro pensieri. Andie ha la testa posata sulle ginocchia che racchiude tra le braccia, mentre Pacey ha il gomito appoggiato al ginocchio mentre con l’altra mano giocherellava con la spiaggia fredda. Entrambi pensavano all’estate appena trascorsa insieme e ormai finita, che lasciava il posto sconsolata ai ritorni a casa e alla lontananza di quei luoghi lontani che li avevano uniti di nuovo. Andie si voltò verso Pacey e si mise ad osservarlo attentamente, scrutando nei minimi dettagli ogni cambiamento del suo primo amore. Era cambiato in quegli anni, era diventato maturo e responsabile e sembrava quasi non accorgersi lui in prima persona di questi cambiamenti che lo differivano dal giovane Pacey. Era affezionata a quel bel viso, amava ogni sua espressione ogni suo gesto in fondo lui non era mai cambiato veramente. Specialmente il suo sguardo completamente perso tra le onde del mare e da quella strana estate che li aveva uniti. Pacey si accorse del suo sguardo e si voltò a fissarla dolcemente sorridendole, alza una mano e le accarezza il viso mentre lei continua a guardarlo quasi con tristezza accarezzandogli quella mano gentile.
Andie: Quanto tempo è passato?
Pacey: Troppo anche per me. Vorrei tornare indietro di due mesi, sembra tutto cambiato qui.
Andie: Anche noi, ma non cambierei mai questi momenti da sola con te per nulla al mondo.
Pacey: (sorride addolcendo gli occhi) Neanch’io McPhee.
L’atmosfera si fece magica e rimasero loro due con il mare da sfondo. Una leggera brezza scompigliò i capelli di Andie, i loro occhi erano incollati l’uno all’altra e i loro ricordi emersero dal nulla. Lui avvicinò il viso al suo cercando la sua meta sempre guardandola negli occhi finché non si accostò così tanto da chiuderli ed Andie fece lo stesso allungandosi verso di lui. Le bocche si avvicinarono quasi a sfiorarsi ma Andie corrugò la fronte riprendendosi e si allontanò facendo aprire gli occhi a Pacey che la guardò confuso ma anche leggermente sollevato da quel gesto.
Andie: Scusa.
Pacey: Non devi scusarti con me.
Andie: Avrei voluto veramente baciarti ma non potevo e non potevi tu, lo sappiamo entrambi. (scuote la testa dispiaciuta)
Pacey: Hai ragione, non potevamo. Abbiamo bisogno di tempo.
Andie abbassò lo sguardo imbarazzata di aver sbagliato e Pacey si protese a baciarle dolcemente la fronte. Andie lo guardò e sorrise riconoscente stringendosi nelle spalle e tornò a guardare pensierosa il mare. Pacey sospirò e fece lo stesso.
Tredicesima scena
Worthington, ufficio prof. Hetson
Musica: “Nobody’s wife” di Anouk
Joey entra di corna nell’ufficio del professor Hetson chiudendo la porta dietro di se senza nemmeno guardare se la stanza fosse vuota. Tirò un sospiro di sollievo sentendo fuori dei passi che facevano dietro front e si girò sorridendo finché non si accorse delle due persone che la stavano guardando incuriosite.
Hetson: Signorina Potter non credevo di mancarle così tanto affinché lei potesse pedinarmi.
Joey rimane bloccata non riuscendo a rispondere per la prima volta continuando a fissare l’altro uomo altrettanto stupito di vederla.
Dan: Joey…(le sorride)
Hetson: (li guarda un po’ seccato) Intuisco che avete già fatto conoscenza…come al solito ti fai sempre riconoscere Dan.
Dan: Ci siamo conosciuti in biblioteca prima e comunque è obbligo di ogni insegnante conoscere tutti gli studenti del college.
Hetson: Il solito professor Williams! Ecco perché sei molto popolare tra gli studenti.
Joey: Professore?
Hetson: Non le hai detto chi sei veramente? Mi deludi amico.
Dan: Ci siamo conosciti in circostanze particolari e poi non sapevo che fosse una tua allieva.
Hetson: Invece lo è e sarà anche una tua allieva. La definiscono una delle migliori allieve degli ultimi anni anche se devo ancora capire il perché.
Joey: Noto che il suo senso dell’umorismo non cambia mai professore.
Hetson: E’ un piacere per me saperlo. Lui è il professor Daniel Williams il nuovo professore di lettere che sostituirà il posto che un tempo era di un certo Wilder. Credo che fosse il suo professore se non sbaglio signorina Potter.
Joey: Si…quindi le voci del ritorno del professor Wilder erano false.
Hetson: Mi sembra delusa. Il rettore gli ha di nuovo offerto la cattedra ma lui ha rifiutato perché sta scrivendo un libro e vuole dedicarsi solo a quello.
Dan: Buon per me. Finalmente ho di nuovo un lavoro.
Hetson: E ringrazia me per aver messo quelle buone parole con il rettore.
Dan: Piuttosto dovrei ringraziare la tua noi, senza di me non ti saresti divertito.
Joey: (continua a spostare lo sguardo dall’uno all’altro) Siete amici?
Hetson: Si signorina so tutto io, ci conosciamo da anni. Andavamo allo stesso college…lui il dongiovanni secchione io lo scapestrato che combinava guai. Che belli i vecchi tempi.
Dan: Solo che tu sei rimasto lo stesso di allora.
Hetson: Senti chi parla, hai ancora uno stuolo di ragazze che ti corrono dietro…peccato che ti sei tolto l’orecchino.
Joey: L’orecchino?
Hetson: Signorina Potter ma dove vive? Specificando che non siamo ultra ottantenni si usava molto l’orecchino ai nostri tempi.
Dan: Ricordo che era segno di ribellione è per questo che lo porti ancora?
Joey: (guarda Hetson) Come mai non mi sorprende questa notizia? Comunque non vi ho mai visti insieme.
Hetson: Da quando ha iniziato ad interessarsi alla mia vita privata? Adesso ci vedrà spesso insieme. Dan è il padrino di Harley.
Dan: Avevamo una cosa in comune però, detestavamo tua moglie.
Hetson: E’ per questo che è durata poco…
Joey: Capisco di più il comportamento di Harley adesso.
Hetson: Harley è ancora una bambina, cambierà.
Dan: Non è più una bambina, quando te ne accorgerai?
Hetson: Spero non quando inizierà ad avere una cotta per te. Non c’è ragazza nel giro di un miglio che non ti viene dietro! È anche quel tuo fascino francese.
Joey: Francese?
Dan: Si da parte di madre. Sei mai stata a Parigi? (si guardano perdendosi nello sguardo dell’altro. La scena sfuma)
Quattordicesima scena
Capeside, ristorante Leery
Musica: “From my head to my heart” di Evan e Jaron
Vediamo Pacey controllare il gusto della salsa preparata dal nuovo apprendista che aveva preso Gale. Dopo averla assaggiata si voltò verso il ragazzo un po’ timido e gli diede le direttive giuste per eseguire il compito affidatogli nel migliore dei modi. Si allontanò per andare a tagliare il sedano quando improvvisamente si aprì la porta che divideva la cucina dalla sala e comparve Dawson col viso stanco e un mezzo sorriso. Pacey mollò il coltello, si pulì le mani nel grembiule e sorridendo andò ad abbracciare l’amico di una vita che non vedeva da mesi.
Dawson: Ciao.
Pacey: Allora è vero quello che ho sentito dire, sei tornato a casa! (gli indica due sedie poco distanti e i due amici si siedono)
Dawson: Le cose non vanno bene come sembrano.
Pacey: Tua madre?
Dawson: Già, cerca di nascondere la depressione dopo la morte di mio padre e questa chiusura al mondo esterno la fa star male ancora di più.
Pacey: Mi dispiace Dawson, avevo notato che era cambiata e che fingeva ma mi sentivo inutile. Ho provato a starle accanto da quando sei partito…poi sono partito anch’io e il tempo era sempre poco e lei metteva barriere difensive per nascondersi dietro a finti sorrisi di serenità,. Mi dispiace di non esserci riuscito Dawson.
Dawson: Non è facile starle dietro ma grazie comunque del tuo aiuto. Mi ha chiesto cosa farà senza di lui e io stavo male solo a sentirla.
Pacey: E’ naturale, lui era tuo padre e quello che ha successo ha sconvolto tutti…ma tua madre ha ancora te e Lily e pure questo ristorante che senza di lei può andare in malora.
Dawson: Ho paura che m’incolpi per la sua morte.
Pacey: Non dire stupidate! Tu non hai nessuna colpa e lei lo sa bene, ricordatelo sempre. Lo hai detto agli altri?
Dawson: No, non mi sembrava il caso di coinvolgerli…
Pacey: Amico siamo come una grande famiglia, ricordati che prima o poi lo sapranno comunque.
Dawson:…Lo so…ma se per altri intendi dire la famosa ragazza di molte dispute tra noi, ancora lei non lo sa. (scuote la testa sorridendo tristemente) Ho provato a chiamarla ma aveva sempre il cellulare staccato, proverò più tardi sperando in un po’ di fortuna.
Pacey: Ah…credevo foste più assidui nel contattarvi. (sorride malizioso)
Dawson: Lo siamo…a parte inconvenienti. Voi due vi siete sentiti?
Pacey: Come? Non lo sai? E tutte quelle chiamate?
Dawson: Ti abbiamo menzionato una sola volta per sapere come fosse andata a finire tra noi. Come mai non…
Pacey: Troppi impegni o dimenticanze. (taglia corto alzandosi per continuare a tagliare il sedano di prima per fare l’indifferente) Andie è tornata.
Dawson: Non lo sapevo, sono felice. (sorride veramente per la prima volta) Dove sta adesso?
Pacey: Al Bed and Breakfast da Bessie e Bodie.
Dawson: Voi…avete un’altra possibilità…(lo guarda sornione)
Qualcuno apre la porta di scatto e la frase rimane in sospeso mentre i due ragazzi guardano imbarazzati la nuova venuta.
Andie: Chi è che ha un’altra possibilità?
La scena sfuma sui volti impacciati di Dawson e Pacey.
Quindicesima scena
New York, ospedale
Musica: “Fields of gold” di Eva Cassidy
Jen è seduta in sala d’aspetto con in mano un bicchiere di caffè mentre si guarda le scarpe pensierosa ed in ansia. Il suo sguardo viene attirato dal rumore familiari di un paio di tacchi che si avvicinavano, non alzò lo sguardo nemmeno quando le si sedette di fianco. Fece un mezzo sorriso di derisione e scosse la testa infastidita dal quel forte profumo che si era messa.
Jen: Perché sei qua?
Helen: Sono solo venuta a vedere come sta mia madre, non preoccuparti.
Jen: Ah già, adesso è diventata tua madre tutto in un colpo, ma dov’eri negli ultimi sei anni? O anche prima? A parte qualche rarissima visita di poche ore non ti sei mai interessata molto della sua vita, Helen Lindley si preoccupa solo di Helen Lindley e basta il resto del mondo non esiste.
Helen: Se ti fa comodo pensarlo fai pure, non sono qui a obbligarti di pensarla come me.
Jen: Balle sono tutte balle mamma e tu lo sai meglio di me.
Improvvisamente sbucò dall’angolo il dottore della nonna con una cartelletta in mano e l’espressione stanca. Appena le vede si avvicina a loro, Jen lo guarda in ansia e si alza subito andandogli incontro. Helen sente che qualcosa non va e segue la figlia allarmata.
Helen: Cos’è successo?
Jen: Come sta adesso? (guarda il dottore ignorando la madre)
Dottore: Adesso sta finalmente riposando, oggi è stata più dura del solito.
Helen: Jen cos’è successo?
Jen: La nonna si è sentita male durante la terapia di oggi.
Dottore: Signora Lindley adesso non c’è più da preoccuparsi, le cose sono tornate alla normalità. Sua madre sta bene.
Helen: Oddio! Jen perché non me lo hai detto prima?
Jen: Forse perché ero talmente preoccupata per lei da ricordarmi di avvertirti o magari perché non volevo parlare con te.
Dottore: Scusate, è meglio che vi lasci sole. Vi terrò informate se succederà qualcosa.
Jen: Grazie mille dottore. Rimarrò qui fino alla fine dell’orario di visite…dovrebbe venire anche Jack.
Dottore: Ma certo, può rimanere quanto vuole informerò l’infermiera di turno. Non si stanchi però Jennifer non le fa bene. A presto. (sorride per il commiato e s’inoltra nel corridoio)
Helen: Me lo avresti detto?
Jen: Non mi chiamo Helen Lindley. Te lo avrei detto prima o poi.
Helen: Prima o poi? Lei è mia madre!
Jen: E mia nonna e per quanto ne so tu non ci sei stata per lei quanto lei c’è stata per te. Ha persino accettato l’improvviso arrivo della scapestrata nipote di New York senza dire nulla…abbiamo risolto qualsiasi incomprensione tra di noi e abbiamo sempre vissuto bene insieme mentre tu e papà vi allontanavate sempre di più dall’esiliata e dall’anziana donna puritana.
Helen: Glielo avevamo chiesto e lei…
Jen: No, non glielo avevate chiesto ma imposto e nonostante la sua forza di carattere lei non si è rifiutata di accontentarvi. Basta! Non ne voglio più parlare tanto è inutile discutere con te, tu non superi il passato ma continui a sguazzarci dentro perché è impossibile per te dimenticare e perdonare. Si vede che non hai passato tanto tempo con la nonna. (fa una smorfia butta il caffè e torna a sedersi)
Helen: (sospira e guarda desolata la figlia per poi sedersi di nuovo al suo fianco) Lo sapevo.
Jen: (la guarda di scatto confusa) Cosa?
Helen: Di tuo padre intendo. Sapevo delle sue continue scappatelle con ragazze più giovani ma facevo finta di niente perché non potevo farci nulla. Per questo rimanevo sempre poco a casa per cercare di non vedere l’ovvietà della situazione e bevevo molto per cercare di dimenticare, ma la realtà era ancora quella non cambiava di una virgola. Mi dispiace di essermi sempre comportata così con te e con mia madre ma ormai sembrava quasi irrecuperabile il nostro rapporto, fortunatamente adesso ho avuto una possibilità con voi e non vorrei sprecarla in stupide discussioni sul passato.
Jen: Sei stata tu ad iniziare…non mi hai ancora perdonato niente. (torna a guardarsi le scarpe scuotendo la testa tristemente)
Helen: Jen ti ho già perdonato e molto tempo fa, ma non ho mai perdonato me stessa per quello che ti ho fatto. Puoi perdonarmi? (la guarda in faccia supplichevole prendendole le mani nelle sue)
Jen: (guarda le mani unite e poi sposta lo sguardo sulla madre e una lacrima le scorre sul viso) Ti avevo perdonato anni fa grazie alla nonna. Credevo non mi volessi più.
Helen: Io ti voglio Jen tu sei mia figlia e ti voglio bene. Scusami. (Helen inizia a piangere e Jen l’abbraccia con gli occhi umidi. La scena sfuma sul volto triste di Jen)
Sedicesima scena
Capeside, ristorante Leery
Musica: "Crush" di Jennifer Paige
La scena riprende da dove l’avevamo lasciata con Pacey e Dawson che si guardano impacciati per poi guardare il viso solare e divertito di Andie.
Dawson: Andie bentornata! (si alza in piedi per abbracciarla con affetto)
Andie: Sono felice di rivederti, adesso posso dire di aver rivisto tutti. (si scioglie dall’abbraccio sorridendo)
Dawson: Perché?
Pacey: Siamo andati a New York a trovare Jen Jack e la nonna.
Dawson: Allora ti manca solo di conoscere Audrey…e di rivedere Joey.
Andie: (scambia uno sguardo strano con Pacey del quale Dawson se ne accorse incuriosito) Oh già dimenticavo Joey! Prima o poi rivedrò pure lei.
Dawson: E’ ancora a Boston…forse tra poco tornerà a Capeside.
Andie: Come mai?
Dawson: (scambia uno sguardo con Pacey e quest’ultimo risponde con l’espressione del “te lo avevo detto” stringendosi nelle spalle e continuando a sbucciare verdura) Mia madre soffre di depressione.
Pacey: E’ tornato per aiutarla e stare anche con Lily.
Andie: Capisco e so personalmente cosa vuol dire soffrire di depressione…non lo augurerei a nessuno, mi dispiace Dawson e mi dispiace anche per…
Dawson: Non dirlo nemmeno, lo so. (le sorride)
Andie: Era una persona straordinaria.
Pacey: Il padre che desideravo avere…da piccolo mi sentivo veramente a casa solo quando mi rifugiavo da voi, siete sempre stati la mia famiglia. Se avevo avuto degli scontri con mio padre i tuoi genitori con una sola parola sapevano come risollevarmi il morale, li definirei unici.
Dawson: Anche per noi è lo stesso (sorride tristemente all’amico), eravamo come fratelli tu Joey ed io…
Andie: Già fratelli che si baciavano e si scambiavano la stessa ragazza che doveva essere la “sorella” litigando tra loro per lei. Bel trio. (ride maliziosa)
Pacey: Dimmi McPhee, sei venuta a rovinarci l’atmosfera da finti uomini duri o sei venuta per altro? Stai rovinando i ricordi di una vita!
Andie: Entrambi siete stati in tutti i sensi con Joey se non sbaglio. (continua a guardarli con malizia)
Dawson: (guarda Pacey in modo interrogativo) Come riuscivi a stare con lei?
Pacey: Sniffavo dalla mattina alla sera ricordandomi che era l’unica ragazza che mi filava all’epoca. (ride alla smorfia della ragazza)
Andie: Bravo Witter, ricordatelo sempre.
Pacey: Spiacente di deluderti McPhee, ora sono un sex simbol!
Dawson: (annuisce divertito) Gli hanno persino offerto di fare un calendario nudo!
Pacey: Ma poi ho dovuto rifiutare, Gale mi reclamava nella sua cucina.
Andie: (guarda Dawson indicando Pacey) Da quando è diventato un sex simbol?
Dawson: Da quando si è messo con Joey (fa un mezzo sorriso al ricordo di come si era sentito durante il sogno di quella mattina)…poi ne ha cambiate una marea, sicuramente quest’estate avrà fatto faville!
Pacey: (punta il coltello nella direzione di Andie) Dovresti chiederlo a lei visto che abbiamo passato insieme l’estate.
Dawson: Insieme? (passa lo sguardo sorpreso dall’una all’altro)
Andie: Si di nuovo insieme…è stata una bella estate la nostra piena d’imprevisti e sorprese a non finire. (scambia un sorriso d’intesa con Pacey e la scena sfuma sul viso sorridente di Dawson)
Diciassettesima scena
Capeside, casa Witter
Musica: “Everywhere” di Michelle Branch
Vediamo Pacey e Doug in piedi nel corridoio di casa Witter proprio vicino all’entrata del salotto a sorseggiare una birra.
Pacey: (ha un’espressione contrariata) Capisco che sono in debito con te per molte ragioni Doug, ma non capisco perché mi costringi a questa tortura. Cosa ti ho fatto di male? (beve)
Doug: Sono i nostri genitori Pacey e se te lo sei dimenticato è venuta persino nostra sorella Paige.
Pacey: Si e ha portato persino quei tre marmocchi casinisti per torturarci. Abbi pietà almeno tu e fammi tornare a casa.
Doug: Assolutamente no Pacey anche se per la cronaca quella è casa mia. E poi devo ricordarti che la mamma ci vuole tutti insieme per tirare su di morale Kerry perché il suo matrimonio sta andando male? Piuttosto di continuare a lamentarti vai in cucina ad aiutare la mamma con la cena…è sempre stata un eccellente cuoca ma non ho mai avuto il coraggio di dirle che il suo polpettone lascia molto a desiderare.
Pacey: (beve) Vai a dirglielo tu, io in quella cucina non entro! L’ultima volta che ho cercato di dare consigli culinari mi ha guardato come se fossi un marziano poi ha tentato di nascondere la pietà con quel mezzo sorriso solo per assecondarmi come se fossi uno scemo e mi ha cacciato dicendo che la cucina non è un posto per uomini. Non voglio ricevere un’altra offesa simile dalla mia genitrice, da una donna che non fa altro che cucinare e badare alla casa da tutta una vita e che non sa di cosa sta parlando. (beve)
Doug: Devi capire che per la mamma fare la casalinga è un dono del cielo ed è ovvio che…
Pacey: Dono del cielo? Non è per niente ovvio Doug! Da quando lavoro dai Leery non ha mai assaggiato un mio piatto, non è nemmeno entrata al ristorante anche solo per salutarmi e vedere come me la cavo. Se non esistevo era meglio, sarebbero stati soddisfatti della loro prole…persino di Gretchen dopotutto.
Doug: Non dire così. (Pacey gli lancia uno sguardo ironico) Va bene, allora resta qua con me ma calmati e non fare scenate. Oggi non è la giornata giusta. (beve)
Pacey: (lo guarda) Perché siamo qui? Sento che mi nascondi qualcosa Doug.
Doug: Ti prego Pacey…
Improvvisamente sbucò quasi dal nulla una bimbetta sui cinque anni dai lunghi capelli castani che si bloccò vedendoli e gettò un urlo buttandosi tra le braccia di Pacey.
Elisa: Zio Pacey!
Pacey: (sorride abbracciando teneramente la nipotina) Ciao peste. Come stai?
Elisa: Bene. Finalmente sei venuto a salutarci!
Pacey: (guarda il fratello che gli sorride ironico alzando la bottiglia di birra nella sua direzione) Già, finalmente sono tornato. Come stanno tua madre e i tuoi fratelli?
Elisa: Benone. Anche se la mamma è un po’ triste e irritabile. Ciao zio Doug.
Doug: Ciao scoiattolo. (le scompiglia i capelli)
Pacey: Come sta tuo padre?
Doug: Pacey!
Elisa: Papà non lo vedo da una settimana…ha litigato con la mamma.
Pacey: Bene…un buon motivo per dimenticarsi finalmente dei miei guai in famiglia. Adesso potrei benissimo tornarmene a casa, non serve più la pecora nera.
Elisa: Che cos’è la pecora nera?
Pacey: Sono io la pecora nera.
Doug: Pacey smettila di dire sciocchezze di fronte alla bambina.
Elisa: La mamma ha detto che ci trasferiremo qui.
Pacey: Come?
Doug: Mi sono dimenticato di dirti che Kerry rimarrà qui a Capeside e che quindi, a meno che non decida di prendere un appartamento, risiederà qui.
Pacey: Ottimo, così staremo più insieme di prima visto che camera mia sarà infestata da marmocchi. Questo mi consola.
Doug: Perché volevi tornare ad abitare qui?
Pacey: Ma sei impazzito? Toglitelo dalla testa fratellone.
Elisa: C’è ancora quell’antipatico di Alex?
Pacey: (scambia uno sguardo ironico col fratello) Si certo che Alex c’è ancora e ti assicuro che non è antipatico…e poi c’è Lily, la sorellina di Dawson ricordi? Farai nuove amicizie.
Doug: (sghignazza divertito) E un nuovo triangolo si forma. (sorride a Pacey e beve un sorso di birra. La scena sfuma sul mezzo sorriso pensieroso di Pacey)
Diciottesima scena
New York, ospedale
Musica: “Baby run” di Jennifer Paige
Vediamo Jen osservare Grames dormire tranquilla nel suo letto incurante del mondo che la circondava. Si voltò appena Jack entrò nella camera e le sorrise appollaiandosi vicino a lei.
Jack: Ciao Grace!
Jen: Ciao Will!
Jack: (indica la nonna) Come sta?
Jen: La terapia sta dando i suoi effetti ma è debole e stanca. A volte o paura che un giorno entrando da quella porta potrei vederla non respirare più e questo mi terrorizza.
Jack: Ci sono io con te Jen, non ti lascerò mai da sola. (le prende le mani tra le sue baciandole dolcemente) Sono arrivato ad una conclusione.
Jen: Quale?
Jack: A meno che tu non voglia diventare uomo ho deciso che se la montagna non va da Maometto, Maometto andrà alla montagna. La mia montagna è l’amore e sono deciso a trovarlo costi quel che costi.
Jen: E bravo Jack! Finalmente hai deciso di fare il primo passo verso la felicità. Sono contenta per te.
Jack: Dovresti farti pagare per tutti quei buoni consigli che propini a tutti. (si guardano e si sorridono)
Jen: Stai pensando che ti verrà il colpo della strega in quella posizione?
Jack: (annuisce facendo la faccia da cane bastonato) Si, ti prego aiutami.
Jen ride sotto i baffi e si alza aiutando l’amico ad alzarsi in piedi a massaggiarsi la schiena dolorante. Tutti quei rumori e quelle risate sommesse fecero svegliare la nonna che li guardò sorridendo a vederli così uniti e felici. Sembravo due fratelli.
Grames: Non fate nemmeno riposare una donna anziana in pace. Vergogna!
Jen: (lei e Jack la guardarono sorpresi) Nonna! Ti abbiamo svegliata scusa.
Grames: Non importa bambina, mi dovevo svegliare prima o poi.
Jack: Come ti senti nonna?
Grames: Bene figliolo, adesso molto meglio. Di cosa stavate ridendo prima?
Jen: Jack ha finalmente deciso di cercare la sua dolce metà.
Jack: Oh no, la mia dolce metà esiste già e io di certo non la soppianterò con un’altra. Cerco l’amore con la A maiuscola.
Grames: Sono felice per te Jack. Hai preso la decisione giusta, vederti da solo dopo la rottura con David ha reso tutti tristi e tu non eri più lo stesso.
Jack: Voglio cambiare approccio alla vita, sicuramente ci sarà quello giusto per me da qualche parte devo solo cercarlo e non rimanere solo mentre la vita va avanti.
Jen: Questo è da festeggiare.
Jack: Un altro motivo, il primo è che oggi è il compleanno di Joey ricordi?
Jen: Me ne sono completamente dimenticata! Che sbadata se non ci fossi tu a ricordarmi le cose non saprei come cavarmela! Spero che non se la prenderà con me.
Jack: Stai sicura che non se la prenderà…almeno a pensare al compleanno dell’anno scorso ha avuto altre cose che le passavano per la testa a causa di Dawson. Magari adesso è con lui a festeggiare.
Grames: Ventun’anni…ragazzi siete diventati grandi e uno nemmeno se ne accorge del tempo che passa. (guarda la nipote con tenerezza) Jennifer come va con tua madre?
Jen: Va come sempre…ci siamo chiarite e abbiamo cercato di parlare di noi e di papà ma la situazione non cambia di molto. Continuava anno dopo anno a far finta di non vedere le scappatelle di papà con ragazze più giovani che dopo si è convinta che lui fosse l’uomo perfetto e impeccabile che sembrava. Continuava ancora a darmi colpe passate.
Jack: Tu sai le cose come stanno Jen…e poi il passato è passato.
Grames: Non è facile per Helen cambiare ma ci sta provando man mano e lo fa soprattutto per te. Nemmeno speravi che ci offrisse il suo aiuto per trasferirci qui…diamole tempo e cambierà.
Jen: Già…stamattina ha persino tentato di prepararmi la colazione. (sorride al ricordo e Jack le mette una mano sulla spalla)
Jack: Bene ci sta provando…ma non mi fido molto ad assaggiare la sua cucina.
Grames: Jack!
Jen: Se vuoi appena arriviamo a casa ti cucino qualcosa io.
Jack: (la guarda diffidente in tralice) No grazie…sai tale madre tale figlia e poi ho già assaggiato la tua cucina e ti assicuro che una volta basta e avanza per tutta la vita!
Jen: Jack! (gli tira un pizzicotto nel braccio mentre lui cerca di sfuggirle inutilmente ridendo)
Grames: Mi dispiace ammetterlo ma Jack ha ragione, tu non sei portata in cucina ma in altre cose cara.
Jen: Nonna ti ci metti anche tu?
Jack: Se siamo in due a dirlo ci sarà qualche verità. E tu e l’amore Jen? Hai perso ogni speranza di trovarlo senza nemmeno provarci? (la scena sfuma sul viso triste e angosciato di Jen)
Diciannovesima scena
Capeside, stanza di Dawson
Musica: “Winds of change” di The scorpions
Vediamo Dawson sdraiato sul letto con le mani dietro la testa a guardare il soffitto preoccupato e stanco. Girò il viso verso il comodino e guardò la foto incorniciata che lo ritraeva con Joey, la sua Joey. Era stata scattata nel periodo della loro storia e li ritraeva felici e spensierati senza nemmeno il minimo dubbio che entro pochi mesi sarebbe finita tra loro. Gli mancavano quei momenti con lei, gli mancava lei specialmente in quel momento quando aveva più bisogno della sua anima gemella che lo confortasse con il suo amore. D’impulso prese il cellulare e pregò che lei rispondesse e appena lo fece sospirò calmo.
Joey: Dawson! (l’inquadratura si divide a metà e vediamo entrambi seduti a letto a sorridere ascoltando l’altro) Ho appena acceso il cellulare e ho letto le tue chiamate, scusami se non l’ho fatto prima ma ho avuto una giornata piena e stressante. Stavo proprio per chiamarti.
Dawson: Joey calmati. Buon compleanno.
Joey: (sorride) Grazie Dawson, te ne sei ricordato.
Dawson: (sorride) Come potrei dimenticarmene? Io e te per sempre ricordi?
Joey: Dopotutto per ogni Dawson ci sarà una Joey.
Dawson: Giusto. Cos’hai avuto di così impegnante oggi?
Joey: Iniziamo con una bella litigata con il mio nuovo capo, cercare di placare l’ira di Audrey al secondo posto, al terzo c’è la fuga da Eddie il cacciatore e per ultimo la conoscenza del mio nuovo professore che è anche il migliore amico di Hetson e con il quale Audrey ci sta provando. (lo sente sorridere e sospirare e si preoccupa) Dawson cosa c’è? Cos’è successo?
Dawson: Sono a Capeside. Bessie mi ha chiamato mentre ero all’aeroporto e mi ha detto che mia madre non stava bene, è svenuta alcune volte e il medico dice che soffre di depressione. Ovviamente mia madre ha negato ma bastava guardarla in faccia per capire la verità. Lei ha mentito per un anno interro sul suo stato di salute per non preoccupare nessuno ma più faceva così più stava male. Lei ha sottovalutato questa depressione. Farà del male anche a Lily se si rifiuta di essere aiutata.
Joey: Dawson non lo sapevo! Come ti senti tu?
Dawson: Distrutto e inutile. Per fortuna che c’è Bessie a darmi una mano mentre Pacey si occupa del ristorante. Non avrei mai creduto che potesse succedere proprio a lei…parla con lui.
Joey: Parla con tuo padre?
Dawson: Si come se lui fosse ancora vivo. Vorrei veramente che lo fosse per dire che non ci sono più problemi ma ormai è passato un anno e lei sembra ancora aspettare il suo ritorno da un momento all’altro. Non può occuparsi da sola di Lily in queste condizioni…ho deciso di rimanere a Capeside per un po’, forse mollo tutto e torno in definitiva dalla mia famiglia che ha bisogno di me.
Joey: Vengo appena posso Dawson, non ti lascerò da solo ad affrontare questi problemi. Domani prenderò il primo treno e…
Dawson: No Joey, non puoi mollare tutto per venire qui…non voglio che tu lo faccia. Resta a Boston. Ho bisogno della tua forza e del tuo appoggio ma non me lo perdonerei mai se tu venissi qui.
Joey: Dawson ma io devo venire! Ricordi io e te per sempre? Non mi puoi chiedere questo!
Dawson: E’ l’unica cosa che ti chiedo invece. Ti prego Joey.
Joey: Dawson io non…
Dawson: Joey sei la mia migliore amica ti prego fallo per me.
Joey: (momento di silenzio vediamo il Joey chiudere gli occhi sofferente per poi mettersi una mano nella fronte) Va bene, rimarrò a Boston…ma fammi sapere come vanno le cose. Non voglio prometterti una cosa che detesto fare, è contro i miei principi ma se è questo che tu vuoi lo farò.
Dawson: Grazie Joey. Ti terrò costantemente informata non preoccuparti.
Joey: lo spero ma le preoccupazioni rimangono. Buonanotte Dawson.
Dawson: Buonanotte Joey.
Entrambi riattaccano il cellulare e rimangono ad osservarlo ancora scossi per alcuni secondi. Si girano verso i rispettivi comodini, Dawson prende tra le mani la foto di lui e Joey insieme mentre quest’ultima si accorge di una lettera vicino alla lampada indirizzata a lei senza mittente. La prende tra le mani e apre la busta con aria interrogativa e legge il biglietto sorridendo. L’inquadratura si sposta sulle frasi scritte: “Tanti auguri Joey, non me ne sono dimenticato…non posso dimenticarmi di te. Porto Parigi ancora nel cuore. Mi manchi. Tuo anonimo corteggiatore”. Joey passò una mano sul foglio con nostalgia finché il suo sguardo non si spostò sul dono di Dawson e il suo sorriso svanì.

 

   
 
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