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Autore: Ely_11    04/05/2011    9 recensioni
Tratto dal primo capitolo: "C'era uno strano silenzio nell'aula, un silenzio stupito, come se fosse successa una cosa assolutamente stravolgente.
Alzai immediatamente la testa, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Lo spettacolo che mi si parò davanti fu assolutamente... unico.
Lei, una ragazza nuova, faceva il suo ingresso nell'aula, con passo deciso, perfetto ed elegante. Un portamento che solo pochi avevano, e che io avevo avuto l'onore di avvicinare...
Il suo viso, perfetto e pallido, aveva una sfumatura di durezza, decisione e mistero, come se la sua mente contenesse segreti assolutamente inviolabili.
Le labbra carnose e rosee erano tagliate perfettamente, senza alcuna ombra di sorriso.
I capelli, mossi e sinuosi, erano lasciati liberi, liberi di ondeggiare sulla sua schiena coperta. La cosa che più mi colpì, però, fu il loro colore. Un colore unico e familiare: bronzei. Bronzei come i capelli del ragazzo più importante della mia vita. Bronzei come quelli di Edward.
E, infine, gli occhi. Non appena li vidi sussultai. Incredibilmente familiari, con un colore noto e sorprendente: marrone cioccolato. Assolutamente espressivi, poi, lasciavano trasparire anch'essi decisione, rassegnazione e dolore, come di una persona che in vita sua aveva visto troppe cose. E troppe cose orribili."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Capitolo 13: Verità sconvolgenti



Bella


Rimanevo lì, ferma, guardando il volto eccitato di Luis con la stessa espressione di una bambina che ha appena scoperto che Babbo Natale non esiste. Non riuscivo a muovere un muscolo, né a battere le ciglia, mentre la percezione che avevo dell'esterno sfasava lentamente. Anche l'azione del pensare si era arrestata.

L'incredulità aveva completamente intasato il mio cervello, impedendomi le operazioni più semplici come quella di chiudere la mia bocca ormai spalancata.

Come poteva essere?

Un'idea assurda, una teoria inconcepibile. Semplicemente non era possibile. Stavano mentendo, non c'era altra spiegazione.

Eppure una parte di me, di cui non avevo mai neanche sospettato l'esistenza, si affannava nei ricordi e dettagli di tutti gli incontri avuti con Renesmee. Molti tasselli tornarono al posto giusto, molte azioni e risposte apparentemente confuse ebbero d'improvviso un senso, ma non riuscivo ancora a crederci. Avevo il timore che quei tre stessero dicendo la verità.

Io non ero una madre. Non avevo mai neanche pensato alla possibilità concreta di avere figli ed ora gli avvenimenti mi coglievano del tutto impreparata.

Anche se fossi stata io la futura madre biologica di Renesmee, attualmente non l'avevo mai portata nel mio grembo, non avevo mai assistito a nessun momento della sua vita. Era un'estranea. Non riuscivo a immaginare tutto questo. L'arrivo di quella ragazza, per me, era come un fulmine a ciel sereno. Imprevisto. Pericoloso. Innaturale. Spaventoso.

Il mio cervello si rifiutava di accettarlo, di accettare tutti gli avvenimenti di quel giorno. Era troppo per me. E così caddi nel buio.


Renesmee


Cadevo nel buio. Giù... giù... giù... non c'era mai una fine.

La testa dolorante. La mente persa in un dolore non classificabile, di quelli che non sai mai quando finirà. Di quelli che ogni attimo ti sembrano dieci anni. Di quello che ti tortura, ti sfinisce, e consuma tutta te stessa.

Sembrava la trasformazione, con l'unica differenza che poi non sai se finirà mai, quest'agonia.

E perfora il tuo essere, ti uccide. Ti uccide ancora. E ancora, ancora e ancora.

Chi mai avrà subito questa tortura, può capirmi.

Capire quanto il coraggio venga sgretolato. Quanto la memoria, la coscienza, la speranza si annulli ad ogni secondo che passa. Anche la tua ragione di vita perde il suo significato, davanti a tutto quello. L'obbiettivo diventa solo un puntino che si allontana sempre più dall'orizzonte. Tutto viene soppresso. Diventi solo l'incarnazione stessa del dolore, e desideri romperti.

Desideri farla finita.

I più deboli muoiono, e i più forti impazziscono. Perché, a quel punto, ci vuole molto più coraggio a continuare a vivere che a morire.

Ed io non volevo più vivere. Detestavo la vita, che mi aveva donato tutto per poi rubarmelo dalle mani in modo così brutale. Volevo semplicemente dire basta. Basta a tutto questo, quest'agonia infinita. Eppure, non ne avevo il diritto. Non avevo neanche il diritto di smettere di soffrire.

Perché erano loro quelli che avevano diritto su di me. Loro, se volevano, potevano farla finta e uccidermi. Ma no, io dovevo continuare a soffrire. Per loro decisione.

Intanto, mi sottraevo, cercando di scappare, ma ero persa nel mio stesso corpo. La percezione della realtà si era completamente dissolta, sostituita dalle tenebre assolute. Tentai di sentire una parte di me – le braccia, le gambe, la testa... - oppure qualche suono, uno qualunque che mi aiutasse a rimanere sveglia. Lucida.

Ma perché dovevo rimanere lucida?

Non ricordavo più niente. Né la mia missione, il mio odio, la mia famiglia, il mio nome...

No. Ora c'ero solo io. Io insieme al mio dolore, in una partita che non potevo vincere.

Chi ero? Dov'ero? Perché continuavo a lottare, per che cosa? Per quale ragione continuo ad esistere?

Non riuscivo a darmi una risposta; e intanto il dolore reclamava il suo trofeo.


Bella


Una sensazione spiacevole alla testa mi fece capire che mi stavo svegliando.

Per fortuna...

La mia mente aveva fatto un volo di quasi un giorno, inventando un sacco di cose impossibili e irreali. Viaggi nel futuro... figli immaginari... spiegazioni assurde...

Dei sussurri confusi e fastidiosi ronzarono improvvisamente nella mia mente, troncando i miei pensieri e facendo aumentare il mal di testa.

<< Quanto credi che... >>

<< …aspettare... >>

<< …possibile! >>

<< E la ragazza, Renesmee, come... >>

<< … avere pazienza. >>

Cercai di metterle a tacere, ma ottenni l'effetto contrario: quelle voci si fecero ancora più reali e i sussurri aumentarono di intensità, bruscamente, come se qualcuno avesse avesse alzato di colpo il volume della radio. Gemetti; non aiutava di certo la mia testa. Come mai mi sentivo così male?

Tentai di parlare, di dire a chiunque fosse di abbassare il volume, ma dalla mia bocca uscirono solo lamenti impastati e incoerenti.

<< Bella? >>. La voce del mio amore fu la prima ad arrivarmi chiara. << Bella, amore, sei sveglia? >>.

Ma allora le voci non provenivano dalla mia testa. Strano. Aprii gli occhi e mi sorpresi della facilità di quell'operazione. A pochi centimetri dal mio volto si trovava quello di Edward.

<< Ed-ward? >> balbettai difficilmente, ancora un po' stordita.

Lui mi rivolse un sorriso che nascondeva una tensione evidente. << Stai bene? Ti ho presa quando sei svenuta, ma... >>.

<< Sono svenuta? >> gli domandai sorpresa. Come potevo essere svenuta? << Perché? >>.

Il volto di Edward era scuro e nervoso, e non tentava neanche di nasconderlo. Si spostò da me e indicò con la testa il resto degli individui nella stanza.

Mi accorsi immediatamente che c'erano più persone di quante ce se sarebbero dovute essere in realtà. Per la precisione, tre in più. E li avevo già visti, nel mio sogno.

Annaspai, quando mi accorsi che in realtà non avevo sognato nulla. Era tutto vero.

No, no, no, no...

<< Edward... >> chiamai soffocata, mettendomi bruscamente seduta, lo schock ben visibile sul volto. << Ma... allora... allora... non era un... un... >>.

<< Un sogno? No. >> rispose rigidamente lui, mentre continuava a fissare il trio che parlava con Carlisle.

Io avevo ancora il respiro ansante, la mente ancora sconvolta. << Cosa...? Ma qallora è... è v-vero? >>.

Edward non mi rispose subito, non mi guardava neanche. << Non lo so >> decise infine, con tono cauto. << Non riesco a leggergli la mente. A nessuno dei tre, come con Renesmee >>.

Al suono del suo nome quasi mi ritrassi. Renesmee...

Sembrava la prima volta che lo sentivo. E forse, lo era davvero. Tutto aveva preso una piega imprevista, assumendo una luce nuova ma altrettanto terrorizzante.

Poi, d'improvviso, un'altra consapevolezza mi colpì la mente con forza tale da farmi barcollare, se fossi stata in piedi.

Lei ci odiava. O almeno, odiava me. Questo era sicuro.

Tutti quegli sguardi pieni di rancore, odio, desiderio di vendetta...

Cosa avevamo fatto? Eravamo stati tanto terribili da farla tornare nel passato per impedire la sua stessa nascita?

Quasi inconsapevolmente, le lacrime iniziarono a scendere dalle mie guance ed io non provai neanche a trattenerle. Sapevo già che non ci sarei mai riuscita.

Il tempo sembrava essersi fermato. I secondi sembravano minuti, e i minuti delle ore.

Dov'era lei, ora?

Volevo incontrarla, volevo capire. Capire cosa fosse successo, quale errore avevamo compiuto, così da poterlo correggere. Ma la parte più tetra di me diceva che non sarebbe servito a niente. Il nostro era un errore imperdonabile.

No. Ci sarei riuscita. Ci saremmo riusciti, a qualunque costo.

Ma prima dovevo sapere.

<< Carlisle... >> chiamai stancamente. << Come sta lei? >>. Non riuscivo neanche a nominare il suo nome.

Lui distolse l'attenzione dal trio per posarla su di me. Il suo volto era corrucciato. << Sono riuscito a calmarla. Ha un paio di costole rotte e un ematoma alla schiena, ma guarisce molto in fretta. Non è quello che mi preoccupa, però. A quanto pare non si è nutrita e non ha dormito per un paio di notti, il ché, con una buona dose di stress, le ha causato una crisi abbastanza grave. Ma ora sta bene...>> aggiunse velocemente, vedendo il mio sguardo preoccupato. << Si rimetterà presto >>.

Io annuii, ancora non del tutto tranquilla. << E dov'è? >> chiesi.

Carlisle si accigliò. << Nella mia stanza. Ma, Bella, sta dormendo... >>.

<< Non mi interessa >> lo interruppi, quasi bruscamente. Volevo vederla, nient'altro importava. Mi alzai dal divano di Edward, dove ero stata adagiata, e mi diressi verso la porta.

<< Ferma! >> tuonò Nahuel, afferrandomi saldamente un braccio.

La reazione fu immediata. La presa su di me si staccò di colpo e il corpo di Nahuel fu scaraventato all'indietro, colpendo il muro e lasciandone una crepa. Era stato Edward, che ora si era posizionato davanti a me in modo protettivo.

<< Toglile le mani di dosso! >> ringhiò minacciosamente.

Immediatamente il capo del trio fu affiancato dai suoi compagni, che assunsero una postura difensiva ma non minacciosa. << Calmati, Edward Cullen. >> lo ammonì Anita con disapprovazione, aiutando Nahuel ad alzarsi. << Non siamo noi i vostri nemici. E il mio amico non voleva ferire in alcun modo la tua compagna. >>.

<< Beh, allora dì al tuo amico che se la tocca ancora in questo modo, succederà di peggio! >>.

<< La ragazza non può andarsene ora! >> protestò Nahuel, ignorando la minaccia. << Non sa ancora tutta la storia, così come Renesmee non è a conoscenza che voi sapete >>.

<< E cosa proponi, allora? >> chiese Carlisle con quel solito tono conciliante.

Improvvisamente Nahuel si fece nervoso. << Le parlerò prima io quando si sveglierà, spiegandole con calma ciò che sta succedendo >>. Poi la sua espressione si fece incredibilmente tetra. << Non le piacerà affatto che vi abbia raccontato tutta la storia. Distruggerà il suo piano per trasformare l'umana >> sospirò amaramente. Poi si rivolse a Carlisle: << Quanto ci vorrà perché si svegli? >>.

Il dottore non rispose subito. << Dipende >> disse infine. << Un umana ci impiegherebbe circa quattro o cinque giorni per riprendere coscienza – e molto di più perché le ossa guariscano – ma data la sua velocità di guarigione... direi che per oggi sia meglio farla riposare e forse domani sarà già in grado di svegliarsi. Per le ossa, temo, ci vorrà un po' più di tempo... >>.

Nauhel annuì. << Ti ringrazio >> disse piano, per poi lasciarsi andare su una sedia vicina. Sembrava esausto. << È così difficile spiegare... >> sussurrò.

<< Perché? >> chiese d'improvviso Luis. << La bomba ormai è stata sganciata, no? Il resto fila tutto liscio come l'olio >>.

Nahuel gli riservò un'occhiataccia irritata. << Ma tu non chiudi mai la bocca? Cosa devo fare per farti stare zitto, tranciarti la lingua? >>. Poi, senza attendere risposta, rivolse lo sguardo al pavimento, i denti ancora serrati.

 Luis borbottò ma non disse niente.

Nahuel sospirò di nuovo. << Vedete... >> iniziò. << Anche per noi tutto questo... questa guerra … è un mistero. Non sappiamo cosa abbia scatenato il tutto, ma improvvisamente i vampiri hanno iniziato la “caccia ai mezzosangue”. Nessuno era risprmiato. C'erano anche mezzi vampiri non completi, dei veri neonati, assassinati dal proprio genitore. I più anziani, quelli che riuscirono a sopravvivere, scapparono per evitare la morte, ma alla fine anche la maggior parte di loro morirono. Fu in quel momento che i Volturi vennero per “sistemare” le cose. Inizialmente andarono dagli Sterminatori – credo intenzionati a demolire il loro esercito. Quando sapemmo la notizia ci sembrò un sogno. Presto saremmo stati liberati. Oh, ma ci illudevamo >>. Nahuel fece una pausa. Sembrava che facesse fatica a continuare. Sospirò. << I Volturi, allora, vennero nel posto in cui ci eravamo sistemati in quel momento – non rimanevamo mai in un luogo troppo a lungo – e ci dissero che, per non insospettire gli umani, saremmo dovuti rimanere entro i confini del Messico e che loro avrebbero saputo se noi avremmo rotto l'imposizione. Ribellarci non servì a nulla, solo altre morti inutili.

Eravamo tutti disperati. Io dissi che conoscevo un numeroso clan di vampiri che non odiava quelli della nostra razza, che probabilmente ci avrebbe aiutato. Eravate voi, i Cullen.

Non sapevo però come contattarvi senza rompere l'imposizione dei Volturi, ma non ce ne fu bisogno. Sei di voi erano venuti a conoscenza della loro avanzata sui mezzi vampiri e ovviamente eravate preoccupati per Renesmee, così il giorno dopo eravate già nel nostro territorio. Vi informaste su ciò che era accaduto ed io, intanto, chiesi il vostro aiuto, contando sul fatto che anche voi avevate una mezzosangue in nel clan. Ma voi decideste, dopo molti dibattici, che era più sicuro per tutta la famiglia – e soprattutto per Renesmee – che non vi immischiaste nella guerra >>. Nahuel sospirò ancora. << Inizialmente ciò mi aveva fatto arrabbiare molto, ma devo ammettere che era la mossa più intelligente da fare. Quasi tutti i vampiri d'America erano schierati contro di noi, e otto vampiri in più non sarebbero stati sufficienti per vincere. Tanto più che perdere anche un solo componente della famiglia per voi sarebbe stato motivo di grande sofferenza. Invece a noi non interessava nulla l'uno dell'altro, ognuno pensava solo a salvare la propria pelle. Diciamo che posso capirvi... >> mormorò a voce bassa.

Anita rimase impassibile, come lo era stata da quando mi ero svegliata, ma notai che Luis aveva contratto leggermente le labbra, come se non fosse completamente d'accordo con Nahuel.

<< Allora... >> continuò il capo. << noi mezzi vampiri abbiamo deciso di dividerci in cinque gruppi, cosicché gli Sterminatori non potessero distruggerci tutti in una volta, se ci avessero trovati., ma allo stesso tempo saremmo stati in grado di organizzare una minima resistenza contro i neonati. Ovviamente avevamo più probabilità che qualcuno si salvasse se a combattere contro cinque vampiri c'erano dieci mezzosangue, invece che uno, come succedeva di solito.

Eravamo in cinquanta, circa, così ogni gruppo era formato da dieci persone. Il più anziano del gruppo era il capo. Io sono il capo del gruppo Tre e dei miei dieci compagni ne sono rimasti solo questi due >> e indicò Luis e Anita. << Sono passati circa cinquant'anni da allora, e dalla venuta dei Volturi. So per certo che il gruppo Cinque è stato completamente annientato, nel gruppo Uno sono rimasti cinque membri, tra i quali mia sorella, nel gruppo Due è sopravvissuta una sola persona, che poi si è unita al gruppo Quattro, attualmente con otto membri >>. Diede un'occhiata amara nella direzione dei Cullen. << Ma sono sicuro che loro avessero deciso di lasciare alcuni di noi ancora in vita. Se l'avessero davvero voluto, ci avrebbero annientati tutti nel giro di una settimana >> esclamò stringendo i denti affilati, colto da un'improvvisa furia. << Faceva tutto parte di un grande disegno, un grandioso piano elaborato non solo per ucciderci, ma anche per farci perdere coscienza di noi stessi. Volevano che arrivassimo a un livello di sopportazione così basso da farci dimenticare persino chi siamo >>. Fece una pausa, forse per riordinare le idee.

<< Non aveva mai mostrato alcun interesse per la vostra famiglia, né per Renesmee, ma nessuno si preoccupò. Avevano ancora mezza centinaia di vampiri da sterminare. Perché si sarebbero dovuti interessare a lei? Nonostante questo, però, voi continuaste a tenere la guardia alta , nell'eventualità di un attacco improvviso. Renesmee era all'oscuro di tutto questo. Non conosco esattamente le vostre ragioni, ma credo che non volevate preoccuparla inutilmente >>. Nahuel si fermò di nuovo. Il volto gli si era incupito di colpo. << È stata la notte del 13 Marzo 2216 che gli Sterminatori sono passati all'azione >> borbottò lui con gli occhi così cupi che sembrava fosse scesa la notte nelle pupille stesse.

Io, di riflesso, mi irrigidii e il mio cuore iniziò a correre. Sulla stanza era sceso un silenzio spettrale, che mi diede i brividi. Tutti i Cullen aspettavano di sentire il proprio destino, e anch'io.

Nahuel sospirò di nuovo, in modo quasi doloroso. << Avevano approfittato di un vostro... momento di debolezza, si può dire... e quando arrivarono non eravate preparati. Prima si diressero verso la casa di Esme, Carlisle, Alice e Jasper e li annientarono tutti >>.

Io annaspai, sgranando gli occhi.

Carlisle, Esme, Jasper... Alice...

Nel futuro non esistevano più. Nonostante cercassi di fermarle, delle immagini terrificanti mi offuscarono la mente.

La dolce e materna Esme che gridava dal dolore, una figura nera che la uccideva...

Carlisle, il padre del clan, che assisteva senza poter fare niente alla distruzione della propria famiglia...

Il tenebroso e solitario Jasper circondato da nemici, troppi, che lo circondavano e gli strappavano dal corpo un arto dopo l'altro...

Ed Alice... con il corpo così piccolo e fragile che tentava di liberarsi invano dalle grosse mani dell'aggressore... quelle stesse mani che le laceravano la pelle di marmo...

Mi coprì il viso con le mani, sentendo le lacrime agli occhi. Non osavo alzare lo sguardo; avevo paura delle facce che avrei visto. Un paio di mani mi cinsero rassicuranti le spalle e, senza neppure guardare, seppi già che era Edward.

Ma il terrore non era ancora finito.

<< Non sappiamo se anche loro subirono delle perdite, né quanti vampiri erano stati mandati in quella spedizione. Comunque, l'effetto sorpresa fu determinante per loro. Non sappiamo perché, ma Emmet e Rosalie si erano appartati in una villa fuori città. Anche Isabella, Edward e Renesme si erano isolati momentaneamente dal gruppo. Il team degli Sterminatori puntò immediatamente su Rosalie e Emmet, uccidendoli velocemente >>.

I miei occhi si chiusero a quelle parole, rinnovando nuove lacrime. Ancora, non riuscii a trattenere le immagini brutali che mi attraversarono la mente, tutte incentrate sulla morte di Rosalie e Emmet.

<< E infine toccò a voi >> disse Nahuel in modo definitivo, come se questo concludesse la storia.

Il mio corpo si paralizzò, così come il respiro. Il mio cuore perse un battito e mi sentii come se dovessi svenire di nuovo.

Edward...

No, no, no, no... ti prego... non lui...

Poco importava se io avessi perso io la vita, ma la sua... la sua era troppo importante. Lui non poteva morire.

Ti prego, non morire...

Nauhel sembrava non volesse aggiungere altro, o forse non ci riusciva, così fu Luis a terminare per lui: << Siete morti entrambi >> sussurrò.

E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Scoppiai in singhiozzi isterici, mentre la mia mente cadeva sempre più nel mio essere.

No, non è vero. Lui è qui. Edwarrd è proprio qui, che ti sta abbracciando. Non è scomparso, non è morto...

<< Stai mentendo! >> urlò a quel punto il mio amore, togliendo le mani dalle mie spalle e avvicinandosi minacciosamente al trio. << Tutto questo è una grossa bugia! Perché lo state facendo? Qual'è il vostro vero scopo, eh? Che cosa volete da noi? >>.

I tre non si spaventarono affatto del sua reazione, anzi, sembrava che l'avessero già calcolata.

Luis fece un sorrisino ironico. << Se non lo sai tu che leggi nel pensiero... >>.

Edward si fermò di colpo, socchiudendo sospettosamente gli occhi. << Già... >> sussurrò. << A me sembra davvero strano. Guarda caso non riusco a leggere né nella mente di Renesmee, né in quella vostra. Devo considerarla una coincidenza? >>.

<< In realtà no. >> rispose tranquillamente Nahuel. << Non sono sicuro di aver capito bene, ma a quanto pare noi dal futuro siamo immuni a qualunque potere del vostro tempo. Un esempio... >> aggiunse velocemente. << tu non riesci ad ascoltare la mia mente, né quella dei miei compagni, ma puoi sentire tutte quelle dei tuoi famigliari. Lo stesso è per noi. Luis potrebbe utilizzare il suo potere su di me o Anita, ma non funzionerebbe mai su di voi. In effetti non so il perché, ma è una regola del viaggio temporale >> spiegò.

Ma io non avevo sentito nulla. La mia mente era ancora persa negli avvenimenti futuri, nella morte di Edward.

Potevo accettare tutto. Potevo accettare la mia morte, la morte dei Cullen, di Charlie, di tutte le persone che mi stavano più a cuore. Ma Edward no. Lui non poteva morire.

La sola consapevolezza mi diede una fitta al petto e nuove lacrime mi riempirono gli occhi.

Improvvisamente tutto mi era sembrato troppo piccolo, stretto, soffocante. La stanza, la casa, Forks, il mondo... era diventato tutto troppo piccolo.

Non ce la facevo più. Dovevo uscire, andarmene. Scappare.

Senza degnare sguardo a qualcuno, mi diressi verso la porta e lentamente uscii dalla stanza. Sentivo gli sguardi di tutti su di me, ma non mi importava. Mi ero persino dimenticata del desiderio di vedere Renesmee. Ormai il mio cervello era impostato solo su un'azione: fuggire.

Scesi silenziosamente le scale. Dietro di me non sentivo nessun altro, ma questo non significava che non mi stavano seguendo. Edward non mi avrebbe mai lasciata solo, specialmente adesso.

Arrivai ai piedi delle scale, iniziando a guardare da tutte le parti. Dove andare? Sapevo che i Cullen non mi avrebbero mai permesso di uscire ed io non lo volevo, ma neanche volevo rimanere in casa.

Mi sentivo stranamente smarrita. Volevo scappare, sì, ma in un posto preciso. Un posto dove mi sentissi al sicuro, dove a dominare c'era sempre l'attimo presente e non un futuro terribile.

Con un sospiro mi girai, trovando Edward in cima alle scale che mi guardava con un misto di profonda malinconia e dolcezza.

Lentamente risalii i gradini, fino a quando non mi trovai con il volto vicino al suo. Gli appoggia la testa al petto e lui mi cinse cullante i fianchi.

Ora ero a casa.

<< Ti amo >> lo sentii sussurrare.

Sospirai. << Ti amo >> dissi, prima di sprofondare nuovamente nell'oscurità.

  

Eccomi tornata con un altro noioso, barboso, capitoletto da quattro soldi! Prima di tutto, vorrei farmi le mie scuse più sincere. Non c'è scusa che tenga questo ritardo mostruoso, lo so. Scusate ancora...

Lo so, questo doveva essere una capitolo cruciale, bellissimo, strappalacrime... peccato che mi sia venuto la metà di quello che avrei voluto. Dopo un po', però, ho detto che se continuavo a cercare il capitolo perfetto allora non avrei aggiornato più. E così... eccomi qua! Spero che voi non abbiate perso la speranza perché, ribadisco, non ho alcuna intenzione di abbandonare questa fanfic. Ci tengo troppo!

Perciò dovrete sopportarmi per un altro po'! Le stesse raccomandazioni: Se c'è qualcosa che non capite chiedete, se avete critiche costruttive esponetele senza la paura che vi mangi la testa e, soprattutto, recensite in tanti!! =D

Scusate, ora volevo fare una sottospecie di sondaggio: Vi sembra normale che una storia viene seguita in totale da 128 persone e solo 6 o 7 la recensiscono?? U.U

A me, matematicamente, sembra che si sia qualcosa che non va'...

Alla prossima e spero di sentirvi presto!! ;D

Ely_11

 

   
 
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