Eternal
Moonglow
capitolo 06:
Abbraccio
«Perché
non ha aspettato che tu lo
chiamassi?», chiese Edward a Carlisle, sibilando, quando il
ragazzo in
fondo al prato si mosse per dirigersi verso di noi.
Il dottore aprì la bocca per rispondere, ma fu preceduto.
«Attendere non è la mia specialità,
Edward Cullen».
Quella voce, mai udita prima di allora – così mi
sembrava –
mi spiazzò. Quel tono roco, caldo, ma con
un’inflessione
minacciosa smosse qualcosa nella mia coscienza. Era una voce
familiare…
era forse l’ultima cosa che avevo sentito prima di perdermi
nel nulla
assoluto di fiamme che mi aveva fatta diventare quello che ero?
Ne ricordavo solo il suono, non le parole che mi erano state dette da
quella
voce vigorosa.
Il ragazzo era già a pochi metri da noi, e non mi toglieva
gli occhi di
dosso. Forse era per quello che Edward non smise un momento di
ringhiargli
contro. Qualcosa, dentro di me, mi disse che avrei dovuto fare lo
stesso.
A prescindere dall’odore che mi faceva storcere il naso,
percepivo quanto
fosse diverso da me.
Il mio istinto, nonostante quella persona non mi avesse fatto nulla di
male e
non avesse mostrato alcun comportamento ostile nei miei confronti, me
lo
segnalò come nemico.
Eppure aveva un aspetto così umano, così diverso
dai Cullen.
Emanava… calore?
Il mio cervello calcolò reazioni diverse rispetto a quello
sconosciuto,
non sapevo come comportarmi.
Ero così confusa!
«Le buone maniere nemmeno», commentò
Edward, gelido.
«Ragazzi», li ammonì Carlisle,
frapponendosi tra i due,
bonario. La sua mano quasi toccò il petto ampio del ragazzo
da quanto
era vicino. Ai miei occhi fu lampante il contrasto di carnagione tra i
due: la
mano di Carlisle sembrava ancora più bianca su quello sfondo
bronzeo.
Lo sconosciuto non gli prestò attenzione, gli occhi fissi
nei miei. Gli
sfuggì un sorriso per metà, spento.
«Ciao, Bells», mormorò al mio indirizzo.
Lo squadrai,
incuriosita da quel nomignolo che aveva usato per rivolgersi a me.
Bells, Bells…
«Bells,
amore, sono qui».
Sussultai, quando quell’eco, che aveva il sapore dei ricordi,
mi invase
la mente. Fu un flash velocissimo, che si dissolse
nell’attimo esatto in
cui era affiorato dalla mia memoria.
La voce di Carlisle mi riportò istantaneamente alla
realtà. «Potete
scusarci?», disse, rivolto agli altri.
Esme, Emmett, Alice e Rosalie annuirono e scomparvero
all’istante; Edward
non accontentò Carlisle così velocemente.
«Figliolo, ne abbiamo già parlato», gli
disse Carlisle,
guardandolo serio.
«Non mi fido di quel cane. Potrebbe perdere il
controllo»,
ribatté Edward, lanciando al ragazzo
un’occhiata sprezzante.
Ma lui non lo degnò di risposta, lo sguardo ancora perso nel
mio.
«Sai bene che non le farebbe mai del male».
«Penso che sia troppo presto adesso, Carlisle. Sono entrambi
imprevedibili».
«Più passa il tempo, più i ricordi
umani di Bella diventano
effimeri e instabili. Ora è nelle condizioni ideali per
lavorare sulla
sua memoria a trecentosessanta gradi».
«Ma–».
Carlisle lo interruppe: «È la cosa più
giusta Edward, lo
sai. Per favore, lasciaci soli».
Sotto lo sguardo intenso di Carlisle, Edward non poté
controbattere.
Sospirò, lanciandomi uno sguardo fugace, contrito, e
sparì.
Carlisle si passò una mano tra la chioma bionda, sospirando
a sua volta,
poi cercò di sorridere.
«Vuoi accomodarti dentro, figliolo?», chiese, con
cortesia, al
ragazzo.
Lui, in tutta risposta, si rivolse a me.
«Bella, sono io. Ti ricordi di me?»,
domandò cauto,
sorridendomi e compiendo un passo verso di me. Nonostante quel
trambusto,
eravamo rimasti ancora ad almeno due metri di distanza.
Anche a quella distanza, il suo calore pulsava contro la mia pelle,
infiammando
la mia gola. E spingeva il suo odore tremendo alle mie narici,
facendomi
provare disgusto.
Provai tutto questo il primo millesimo di secondo. Per il resto di
quell’attimo che scorse a rilento, rimasi completamente
ammutolita dai
suoi occhi neri, che produssero nel mio cervello una reazione
fortissima: un
ricordo sbiadito di un’emozione umana, come di una stretta
allo stomaco.
Poi, mi concentrai sulla sua immagine, sforzandomi con tutta me stessa
di
provare a ricordare.
Seguii con attenzione i suoi tratti, che stuzzicarono qualcosa, nella
mia
mente: studiai le sue labbra, i suoi zigomi alti, il suo volto stanco
scalfito
da un dolore a me sconosciuto, e tornai di nuovo ai suoi occhi neri.
Mi concentrai più che potei per ricordare chi
fosse… mi sembrava
familiare, tanto…
«I-Io sono confusa», biascicai, mortificata.
Qualcosa continuava a
premere contro la mia consapevolezza, qualcosa che, in quel momento,
non
riuscivo proprio ad afferrare e chiarire. Nella mia mente ampia,
avvertii nota
di dolore di fronte alla mia incapacità di ricordarmi di lui.
«È normale, Bella – mi disse Carlisle,
ma sembrava rivolto
anche a lui – Sei una vampira giovanissima, e
dimenticarsi…
può succedere. Prima non ti ricordavi nemmeno di noi, o
sbaglio?».
Annuii, senza lasciare lo sguardo del ragazzo abbronzato. Sul suo volto
si era
dipinta un’espressione di dolore autentico, e quando vidi
quel dolore
sussultai.
Carlisle mi circondò leggero le spalle. «Su,
avvicinati a lui,
Bella. Non ti farà del male».
Il ragazzo sorrise, cercando di tranquillizzarmi, ma la tristezza non
aveva
abbandonato i suoi occhi. Dentro di me, sentii che ciò che
mi avrebbe calmata
del tutto sarebbe stato proprio il suo sguardo libero da quel tormento.
Annuii, provando a sorridergli, e Carlisle mi guidò
lentamente verso il
ragazzo, che mi aspettava a braccia aperte.
«Bella, posso prenderti la mano?»,
domandò piano, quando gli
fui a meno di un metro di distanza.
La sua domanda mi lasciò spiazzata, per una qualche ragione
sconosciuta,
e una parte di me rifiutò, istintivamente, il suo invito.
Eppure, vidi la mia mano muoversi lentamente in direzione della sua,
protesa
verso di me.
I nostri sguardi non scioglievano la presa.
Afferrò il mio polso con delicatezza, e se lo
portò
all’altezza del cuore.
Sentire quel battito, che non aveva smesso un solo secondo di fare da
sottofondo a quella situazione, sotto le dita mi procurò un
brivido.
«Il cuore…», sussurrai, tenendo lo
sguardo fisso sulla mia
mano. «Il tuo cuore batte».
Ecco cos’era, quel suono così vitale.
«Sì, Bells», disse, guardandomi
teneramente.
Chiusi gli occhi, ascoltandone il ritmo irregolare ma vigoroso. Era
agitato.
«E’ un suono bellissimo» mormorai,
rapita. Schiusi le labbra
in un sorriso, beandomi della calma che il battito del suo cuore o
stava
diffondendo dentro di me. «Mi fa venire in mente il mare.
Caldo. Il sole,
il rumore delle onde…».
Da quelle emozioni scaturirono delle visioni, anche se sfocate, che
avevano il
sapore dei ricordi.
Ci misi più concentrazione.
Vidi due giovani, un ragazzo e una ragazza, che si tenevano per mano,
passeggiando su una spiaggia. Erano felici. Il ragazzo la baciava e lei
arrossiva. Se ne stavano stesi contro un tronco, a guardare
l’orizzonte.
Mi sembrava quasi di sentire ciò che la ragazza provava,
stretta tra le
braccia di lui.
Felicità. Serenità. Calore. Senso di rinascita.
Poi, capii.
Capii che quella ragazza ero io. Ero stata io. E il
ragazzo…
Riaprii gli occhi di scatto, focalizzando immediatamente il volto di
Jacob
– eccolo, il suo nome.
E tutti i pezzi tornarono al loro posto.
«Jacob», mormorai, gli occhi immersi nei suoi.
«Jake…».
«Sì, Bella. Sono io».
In un secondo, la tristezza svanì dai suoi occhi, mentre io
iniziai a
sentire pizzicare i miei. Era così che piangeva un vampiro?
«Jake… io…», mormorai
confusamente, avvicinandomi
ancora di più a lui.
Non aveva lasciato andare la mia mano.
«Ti ricordi?», domandò, lo sguardo
illuminato dalla gioia.
«Io… sì, ma…»,
risposi, sconvolta. Non conoscevo
affatto la natura delle emozioni che mi stavano travolgendo, tutte
assieme.
Alla mia affermazione, il cuore di Jacob mancò un battito, e
vidi la
speranza riempire i suoi occhi.
«Non sai come sentirti?», sussurrò a
voce bassa. Sembrava
che comprendesse perfettamente il mio stato d’animo.
«Esatto», mormorai, usando il suo stesso tono
dimesso, ma il mio
era più che altro stupito.
Mi guardò dritto negli occhi qualche secondo, intensamente,
e strinse
ancora di più le nostre mani intrecciate sul suo cuore.
«Allora abbracciami».
Rimasi basita alla sua proposta, e una piccola parte di me –
l’istinto di vampira – rifiutò
immediatamente; la parte
restante, invece, si stava chiedendo come mai non fossi ancora tra le
sue
braccia.
Guardai Carlisle, che annuì sorridendo.
Il mio sguardo si riallacciò a quello di Jacob, nello stesso
istante in
cui stava lasciando la mia mano.
Fece un passo indietro, poi, con estrema cautela, appoggiò
entrambi le
mani sulle mie spalle, per avvicinarmi a sé.
Con la stessa lentezza che aveva usato lui, posai le mie mani sui suoi
fianchi,
e lo sentii sussultare al contatto con le mie dita fredde.
Mi avvicinai ancora, avvertendo il suo calore tutto intorno a me, e
ciò
mi causava una sete impellente, che ero decisa a ignorare.
Il battito del suo cuore stava accelerando di secondo in secondo.
Fece scivolare le braccia attorno al mio collo, e istintivamente
trattenni
immediatamente il respiro, mentre mi mettevo in punta di piedi.
Affondai il volto nella sua spalla, con attenzione.
Quell’attimo rasentò l’infinito.
Mi tornarono alla mente tutti i nostri ricordi, dal primo
all’ultimo;
sembrava che quella vicinanza li rendessi più chiari,
vividi. I sorrisi,
le risate, le nostre mani intrecciate, i baci, gli abbracci: ogni
ricordo di
quei gesti che mi avevano legato giorno dopo giorno a Jacob si fece
strada
dentro di me, imprimendosi nel mio cuore e nella mia testa, tornando a
far
parte di me stessa. Ogni rimembranza sembrava essere trasmessa dalla
pelle
calda di Jacob alla mia, che assorbiva il suo calore e mi faceva
sentire viva.
Viva, come altre mille volte, come altre mille
emozioni diverse che
Jacob mi aveva fatto provare.
E un’emozione su tutte si fece strada nel mio cuore morto:
l’amore.
L’amore per Jake, il mio immenso amore per lui, appena
riscoperto. Fu un
ricordo potente, improvviso, travolgente, che bruciò dentro
di me
più del fuoco che mi aveva trasformata.
Nessun altro ricordo, fino a quel momento, si era fatto così
vero dentro
di me più di quello.
Ma l’amore è inscindibile dal dolore, e, insieme a
quella
rimembranza di adorazione assoluta nei confronti di Jacob, mi tornarono
in
mente anche tutto il dolore e i problemi che gli avevo causato.
L’avevo ferito nel modo peggiore possibile, cadendo di nuovo
tra le
braccia di Edward, perché ero una stupida e debole umana.
Mi sentii orribile, ma in un modo ancora più amplificato. La
mia vecchia
mente non sarebbe riuscita a sopportare tutto quel disgusto e odio nei
miei
confronti e in quelli di Edward. La cosa che mi sorprese di
più fu la
sparizione assoluta di quella piccola parte di me che lo desiderava
ancora.
Non lo amavo, anzi… lo odiavo per
l’essere in cui mi aveva
trasformata.
Jacob, inconsapevolmente, calmò quella furia improvvisa
continuando
ancora ad abbracciarmi, chissà dopo quanto tempo.
Non meritavo che mi trattasse così, non dopo tutto quello
che gli avevo
fatto.
Non meritavo lui e il suo abbraccio. Non meritavo niente da Jacob,
nulla.
Dovevo sparire dalla sua vita, dovevo farlo, così non
avrebbe più
sofferto…
Era inaccettabile per quanto lo amavo, ma dovevo farlo, anche se il
solo
pensarlo mi dilaniava.
«Bella…».
Sussurrò il mio nome con una dolcezza tale che mi fu ancora
più
difficile anche soltanto concepire l’
ipotesi di stare lontana da
lui. Allo stesso tempo, mi chiesi come mai nel suo tono di voce o nel
suo
sguardo, fino ad allora, non avessi scorto neppure una nota di rancore,
o odio,
o rabbia.
Come se non fosse successo nulla, come se non stesse abbracciando
quello che
era diventato, ormai, il suo peggior nemico. O la persona che l'aveva fatto soffrire di più in assoluto.
Che fosse una facciata per tranquillizzarmi, dato la mia
imprevedibilità
di neo-vampira?
Se lui fingeva, avrei finto anche io.
Avremmo finto entrambi fino a quando non avrei trovato la forza
necessaria per
sparire dalla sua vita, o fino a quando lui non si fosse stancato di
indossare
quella maschera per non scatenare il mostro che era in me.
Nonostante stessi trattenendo il respiro, riuscii comunque a mormorare
il suo
nome: «Jacob…».
Jacob, ti amo, ti amo. Perdonami, sono un mostro, dimenticami, resta
con me…
Quanto avrei voluto dirglielo, e quanto sforzo mi richiese non aprire
bocca.
«Ricordi solo il mio nome?», domandò,
tra i miei capelli.
I vampiri sono bravi bugiardi, Bella. Sei un vampiro, sforzati di
essere
credibile.
Senza che potesse avvertirlo, strinsi un pugno, pronta a mentire.
«Non proprio. Qualche ricordo c’è, ma
è sfocato e
disconnesso».
Forse lo dissi con troppa sicurezza, senza nemmeno
un’esitazione; sperai
che attribuisse quella fluidità nel parlato alla nuova me
stessa.
«Ho capito», mormorò, la voce delusa.
«Beh, non
importa», aggiunse subito, aumentando, ma di pochissimo, la
presa.
Come faceva a fingere così bene? Probabilmente, se fossi
stata ancora
umana, gli avrei creduto.
«Sul serio, Bella?», si intromise Carlisle.
Chiusi gli occhi, digrignando i denti, sperando di riuscire ad
ingannare anche
lui. «Sì», fu la mia risposta lapidaria.
«Capisco… beh, non ti preoccupare, è
normale che per certi
ricordi ci voglia più tempo. Forse fai fatica a ricordarti
pienamente di
lui perché Jacob è un licantropo»,
ipotizzò
Carlisle, dubbioso.
Mi staccai da Jake, irrequieta, ma lui mi poggiò una mano
sul braccio
per non interrompere quel contatto.
«Adesso ho capito cos’erano quelle
emozioni… negative che ho
provato nei tuoi confronti, quando ti ho visto», dissi con
finta aria
casuale, rivolgendomi a Jacob.
Lui ridacchiò, provato, probabilmente per allentare la
tensione. E non
disse nulla, ma affondò di nuovo lo sguardo nel mio.
Mentre mi arrendevo nuovamente ai suoi occhi neri e profondi e a quella
perfetta maschera indecifrabile, mi chiesi per quanto tempo sarei
riuscita a
sopportare tutte quelle bugie, mie e sue.
*L’amore è inscindibile dal dolore è una frase che ho tratto dal manga ‘Nana’, che adoro.
Angolo
autrice.
Non mi sento
di
aggiungere nient’altro a questo capitolo…
l’ho scritto di
botto ieri, e credo che sia completo così. Questo capitolo
solo spazio
alle emozioni! Per le chiacchierate, il prossimo ;)
Ringrazio immensamente jakefan
e
raggiodisole90
che
hanno recensito lo scorso capitolo… non vi ho fatto
attendere tanto, dai J
Spero che il loro
incontro vi sia piaciuto ^_^ come avete visto, le pare di Bella non
mancano
mai!
Alla
prossima, allora :)
Un bacione,
Bea :3
Ps: Ma perché non c’è più
nessuno??? T___T