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Autore: Bitter_sweet    05/05/2011    7 recensioni
Niente urla, niente pugni.
Un clima surreale si era andato a creare. E tutta colpa di uno stupido giornale.
Sospirando il cecchino tornò a prestare attenzione al mare che lento percorrevano. Poggiando il mento sulle braccia incrociate sentì Rufy allontanarsi silenzioso.
Il ponte sotto di loro era tornato silenzioso.

Perchè c'è sempre un conto in sospeso con il passato e questi prima o poi torna a pareggiare i conti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Rompo un po’ le scatole anche qua, prima che iniziate a leggere il nuovo capitolo.

Sei recensioni nel capitolo precedente O_O davvero ragazze, e ragazzi, non so come ringraziarvi. Leggere i vostri commenti è davvero un piacere e soprattutto un onore.

Credevo sinceramente che la trama fosse troppo sentita, ripetitiva e masticata in mille lingue. Vedere invece i vostri commenti mi fa un certo effetto ç_ç

 

Vabbè, aehm, vi lascio in santa pace, per ora xD

Buona lettura.

 

 

 

Quando si tocca il fondo, si può solo risalire

 

 

 

4. Armonia bucolica

 

Usopp alzò il capo verso il cielo che stava andando a tingersi di rosso.

Spostò gli occhi verso la sua sinistra. Lì Rufy, appoggiato svogliatamente alla paratia, manteneva lo sguardo fisso sotto di se, sul ponte della nave dove lo spadaccino era intento a ripulirlo dai residui di pioggia che era caduta nel pomeriggio.

Guardando anche lui in quella direzione vide la sagoma di Zoro e ne sentì le bestemmie.

Almeno, alcune cose sembravano non essere cambiate.

“Dov’è Nami?”

Entrambi voltarono lo sguardo verso Chopper. Anche lui era appoggiato come loro alla paratia.

“Nella sua cabina” fu la risposta che ricevette da Robin, comparsa in quell’istante.

Il cecchino tornò a fissare il cielo passandosi una mano sul mento.

“Non può rimanere per sempre lì dentro” mormorò triste il piccolo medico poggiando il musetto sul petto.

Avevano ripreso il mare da più di tre giorni ormai, e la situazione era precipitata ancora. Era come se niente fosse accaduto su Frozen, l’isola che si erano lasciati alle spalle e che era stata protagonista di quelli che avevano definito piccoli passi.

La rossa navigatrice era tornata a rinchiudersi in se stessa.

“L’hai detto tu Chopper che ci vuole tempo” cercò di rasserenarlo Usopp esibendo un sorriso tirato e battendo un paio di volte la mano sulla spalla dell’altro.

Robin sospirò fissando il capitano che rimaneva in silenzio, lo sguardo ancora rivolto al ponte sotto di loro.

Non è da lui si ritrovò a pensare inconsapevolmente.

Da quando lo conosceva, certo, non era poi da molto, ma aveva imparato che quel ragazzino di gomma, sempre col sorriso sulle labbra, andava incontro ai problemi. Ora, sembrava girargli attorno.

Scacciando quel pensiero molesto dalla mente l’archeologa tornò a posare lo sguardo sul medico di bordo.

Chopper aveva ragione.

“Non possiamo far nulla” disse l’esatto contrario di quello che aveva pensato solo pochi istanti prima.

Le doleva ammettere che per quanto avesse voluto, loro non potevano fare nulla. Lei non poteva far nulla, se non stare accanto alla navigatrice e cercare di aiutarla. O almeno fermarla nei vari tentativi che più di una volta aveva intrapreso per farsi del male.

Chopper…” Rufy aveva parlato continuando a mantenere inalterata la sua posizione. “Se Nami non dovesse reagire…” lasciò la frase in sospeso.

Forse per paura delle parole che l’avrebbero conclusa.

Forse perché nemmeno lui sapeva come concluderla.

C’erano troppi forse.

Nessuno diede però una risposta. Chopper, l’unico che poteva dare spiegazioni ai compagni, infossò ancor di più il musetto, nascondendo gli occhi con la tesa del cappello, cercando di sfuggire lui stesso alle parole che invece la sua mente dava.

 

<< Nessuna possibilità. >>

 

“Dove stai andando?” domandò il cecchino vedendo Rufy alzarsi e lanciarsi letteralmente sul ponte.

“A provare l’impossibile” mormorò quello facendo un semplice segno allo spadaccino che di risposta lasciò cadere a terra lo scopettone.

“Che?” si domandò perplesso Usopp.

Ma presto la preoccupazione prese il posto a qualsiasi altro pensiero.

Rufy e Zoro erano entrati sottocoperta.

 

 

 

Zoro aveva capito subito. Non gli ci voleva molto a capire cosa passasse per la testa del suo capitano, e quel segno, ne era stato solo la conferma.

Lo seguì fino alla porta della stanza delle ragazze.

Camminando lentamente bloccò con una mano le else, rendendo il silenzio ancora più fitto, interrotto solo dai loro passi sul legno. Passi che si arrestarono solo in prossimità della porta.

Aspettò che Rufy allungasse la mano per bussare, ma quel gesto sembrava non voler arrivare.

“E se sbagliamo?” fu un sussurro, l’ennesimo.

Lo spadaccino si portò la mano alla testa. Passandosi la mano sul volto cercò di schiarirsi le idee che confuse gli annebbiavano il cervello.

Rufy voleva una risposta che lui non era in grado di dare.

Più volte l’idea di entrare nella stanza delle ragazze e di prendere di peso Nami e portarla fuori lo aveva colto. Idea che aveva sempre represso.

Aveva davvero creduto che qualcosa si fosse sbloccato cinque giorni prima.

Idea stupida si ritrovò a pensare.

“Se non sei sicuro Rufy, allora lascia perdere” rispose infine calmo. “Possiamo rimanere qui, fermi come degli stoccafissi ad aspettare che lei esca, oppure…” si appoggiò lentamente con una spalla alla parete, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo puntato sulla figura di Rufy. “Oppure possiamo provare a farla reagire” finì scuotendo il capo e facendo tintinnare i tre orecchini che portava al lobo sinistro.

Rufy ora lo fissava e Zoro ricambiò lo sguardo facendogli capire che lasciava a lui la scelta. Lui avrebbe capito e compreso qualsiasi cosa avesse deciso, anche se, in caso avesse deciso di lasciar perdere, probabilmente non gli avrebbe dato retta.

Con un sospiro Rufy bussò alla porta per poi aprirla.

La stanza delle ragazze, ai loro occhi, era sempre sembrata una meta inavvicinabile. Ora invece, non riuscivano a riconoscere quell’ambiente che più volte avevano catalogato come pulito ed ordinato.

Stonava quasi, come se anche lì i colori fossero sbiaditi e loro avessero davanti agli occhi una pellicola in bianco e nero.

“Nami” ancora una volta la navigatrice era rannicchiata ai piedi del letto.

Ai suoi piedi, Zoro riconobbe immediatamente la pagina di giornale che ormai da un mese la rossa continuava a stropicciare tra le mani.

Fu la prima cosa che Rufy fece.

La prese stringendola forte per poi passarla al suo compagno che la fece semplicemente sparire in una tasca, ripromettendosi di gettarla il prima possibile.

Zoro tornò a guardare Rufy avvicinarsi a Nami e provare debolmente a scuoterla.

“Nami” la chiamò ancora il ragazzo di gomma provando ad alzarle il volto. “Devi reagire” le disse duro cercando di mantenere lo sguardo fisso in quegli occhi marroni che avevano perso il loro brio.

Zoro, ancora alle loro spalle, fece lentamente quei pochi passi che li separavano inginocchiandosi poi a sua volta. Le spade riposte con cura addosso alla parete.

“Nulla è perduto” provò a dire. Ma si accorse molto presto che quelle parole risuonavano strano anche alle sue di orecchie.

Videro la navigatrice stringere gli occhi, scuotere il capo con forza e liberarsi dalla presa gentile del capitano tornando così a chiudersi a riccio.

Fu la classica goccia che fa traboccare il vaso quella.

“Credevo che fossi diversa” biascicò Rufy chinando il capo e facendosi cadere il capello sul volto. “Ti credevo pronta a lottare, ma devo essermi sbagliato” rialzò il capo solo per vedere Nami di fronte a se che lo guardava con espressione ancora più persa.

Vedendo l’espressione della rossa Zoro fissò Rufy, intuendo dove volesse andare a parare. Scuotendo lievemente il capo lasciò che continuasse a spronarla.

“Non ti riconosco più” fu il colpo di grazia di quello.

Una lacrima solcò la guancia pallida della navigatrice che nascose ancora una volta il capo, stringendo forte le gambe al petto.

Aiutami…” il sussurro misto a lacrime giunse come se fosse stato gridato.

Lasciandosi sedere a terra Rufy l’abbracciò stringendola forte.

Zoro rilasciò il fiato che non si era accorto di trattenere. Prendendo posto a sedere anche lui, passò delicatamente una mano sulla schiena di Nami sentendola ancora sussurrare quella richiesta di aiuto che tutti loro stavano aspettando.

 

 

 

Aprì gli occhi cercando di ricordare cosa fosse accaduto.

“Buongiorno Nami-san” riconobbe la voce e voltando il capo riconobbe la figura di Sanji che, seduto a cavalcioni di una sedia accanto al giaciglio, la osservava con un sorriso sulle labbra.

Usopp e Rufy erano scomodamente addormentati a terra, poggiando la schiena alla parete in legno.

“Scusaci per l’invasione” parlò ancora il biondo notando dove lo sguardo dell’altra si era andato a posare. “È quasi l’alba, vuoi mangiare qualcosa?” le chiese alzandosi in piedi e mantenendo un tono di voce basso.

Nami scosse il capo mentre lentamente le immagini del giorno prima le tornavano alla mente.

“Un tè?” provò ancora Sanji inginocchiandosi e guardandola ancora con quel sorriso rassicurante sulle labbra.

La risposta che ricevette fu affermativa.

Rialzandosi in piedi, finalmente sereno e contento della risposta ricevuta, si avviò verso la porta mentre la rossa tornava a chiudere gli occhi.

La sera prima avevano sentito tutto.

Sospirando Sanji ringraziò il cielo che quel testone di Rufy fosse finalmente riuscito a far reagire in qualche maniera la rossa.

Anche Chopper si era visibilmente tranquillizzato dopo aver sentito quel lieve sussurro uscire di propria volontà dalla bocca della ragazza.

Entrando in cucina non si meravigliò di trovare lo spadaccino e l’archeologa seduti al tavolo. Nessuno di loro era riuscito a dormire quella notte, Rufy e Usopp si erano assopiti da poche ore e probabilmente, notando l’assenza del medico, i due rimanenti erano riusciti a convincerlo ad andare a riposarsi.

“Quello è il giornale di oggi?” domandò vedendo il giornale buttato malamente sul tavolo.

Dallo sguardo serio che ostentavano intuì che non fossero riportate buone notizie.

“C’è stato uno scontro tra la marina e gli uomini pesce” lo redarguì spiccia Robin passandosi una mano sulla fronte.

Il biondo posò lo sguardo sullo spadaccino che lentamente prese il giornale e glielo lanciò.

“Brucialo” mormorò infine.

 

 

 

§

 

Ok, non chiedetemi da dove salti fuori il titolo di questo capitolo.

Tornando a noi, sinceramente la mossa di Rufy è stato un grosso, grossissimo azzardo u.u ma ho fatto finire bene la cosa. O no???

Chissà, al momento, la richiesta di Nami è preziosa.

Questo era il passo vero e proprio che tutti aspettavano. Ora, la parte più difficile, perché il problema è guarire da un simile tormento, e la strada, non è sempre in discesa.

La parte finale, quella in cui mister bushido ordina al mastro cuoco-perverso di bruciare il giornale, direi che è tipico di loro. Io, se fossi al posto loro, brucerei tutto, dal primo foglio all’ultimo. Non è un gesto fatto per tenere all’oscuro la navigatrice, semplicemente, credo che lo facciano anche per loro stessi. Ripeto: io lo farei u.u

Voi?

   
 
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