Rompo un po’
le scatole anche qua, prima che iniziate a leggere il nuovo capitolo.
Sei
recensioni nel capitolo precedente O_O davvero
ragazze, e ragazzi, non so come ringraziarvi. Leggere i vostri commenti è
davvero un piacere e soprattutto un onore.
Credevo
sinceramente che la trama fosse troppo sentita, ripetitiva e masticata in mille
lingue. Vedere invece i vostri commenti mi fa un certo effetto ç_ç
Vabbè, aehm, vi lascio in santa pace, per ora xD
Buona
lettura.
Quando
si tocca il fondo, si può solo risalire
4. Armonia bucolica
Usopp alzò il capo verso il
cielo che stava andando a tingersi di rosso.
Spostò gli occhi verso la sua
sinistra. Lì Rufy, appoggiato svogliatamente alla paratia, manteneva lo sguardo
fisso sotto di se, sul ponte della nave dove lo spadaccino era intento a
ripulirlo dai residui di pioggia che era caduta nel pomeriggio.
Guardando anche lui in quella
direzione vide la sagoma di Zoro e ne sentì le bestemmie.
Almeno, alcune cose
sembravano non essere cambiate.
“Dov’è Nami?”
Entrambi voltarono lo sguardo
verso Chopper. Anche lui era appoggiato come loro alla paratia.
“Nella sua cabina” fu la
risposta che ricevette da Robin, comparsa in quell’istante.
Il cecchino tornò a fissare
il cielo passandosi una mano sul mento.
“Non può rimanere per sempre
lì dentro” mormorò triste il piccolo medico poggiando il musetto sul petto.
Avevano ripreso il mare da
più di tre giorni ormai, e la situazione era precipitata ancora. Era come se
niente fosse accaduto su Frozen, l’isola che si erano
lasciati alle spalle e che era stata protagonista di quelli che avevano
definito piccoli passi.
La rossa navigatrice era
tornata a rinchiudersi in se stessa.
“L’hai detto tu Chopper che
ci vuole tempo” cercò di rasserenarlo Usopp esibendo un sorriso tirato e
battendo un paio di volte la mano sulla spalla dell’altro.
Robin sospirò fissando il
capitano che rimaneva in silenzio, lo sguardo ancora rivolto al ponte sotto di
loro.
Non è da lui si
ritrovò a pensare inconsapevolmente.
Da quando lo conosceva,
certo, non era poi da molto, ma aveva imparato che quel ragazzino di gomma,
sempre col sorriso sulle labbra, andava incontro ai problemi. Ora, sembrava
girargli attorno.
Scacciando quel pensiero
molesto dalla mente l’archeologa tornò a posare lo sguardo sul medico di bordo.
Chopper aveva ragione.
“Non possiamo far nulla”
disse l’esatto contrario di quello che aveva pensato solo pochi istanti prima.
Le doleva ammettere che per
quanto avesse voluto, loro non potevano fare nulla. Lei non poteva far nulla,
se non stare accanto alla navigatrice e cercare di aiutarla. O almeno fermarla
nei vari tentativi che più di una volta aveva intrapreso per farsi del male.
“Chopper…”
Rufy aveva parlato continuando a mantenere inalterata la sua posizione. “Se
Nami non dovesse reagire…” lasciò la frase in
sospeso.
Forse per paura delle parole
che l’avrebbero conclusa.
Forse perché nemmeno lui
sapeva come concluderla.
C’erano troppi forse.
Nessuno diede però una
risposta. Chopper, l’unico che poteva dare spiegazioni ai compagni, infossò
ancor di più il musetto, nascondendo gli occhi con la tesa del cappello,
cercando di sfuggire lui stesso alle parole che invece la sua mente dava.
<< Nessuna
possibilità. >>
“Dove stai andando?” domandò
il cecchino vedendo Rufy alzarsi e lanciarsi letteralmente sul ponte.
“A provare l’impossibile”
mormorò quello facendo un semplice segno allo spadaccino che di risposta lasciò
cadere a terra lo scopettone.
“Che?” si domandò perplesso
Usopp.
Ma presto la preoccupazione
prese il posto a qualsiasi altro pensiero.
Rufy e Zoro erano entrati
sottocoperta.
Zoro aveva capito subito. Non
gli ci voleva molto a capire cosa passasse per la testa del suo capitano, e
quel segno, ne era stato solo la conferma.
Lo seguì fino alla porta
della stanza delle ragazze.
Camminando lentamente bloccò
con una mano le else, rendendo il silenzio ancora più fitto, interrotto solo
dai loro passi sul legno. Passi che si arrestarono solo in prossimità della
porta.
Aspettò che Rufy allungasse
la mano per bussare, ma quel gesto sembrava non voler arrivare.
“E se sbagliamo?” fu un
sussurro, l’ennesimo.
Lo spadaccino si portò la
mano alla testa. Passandosi la mano sul volto cercò di schiarirsi le idee che
confuse gli annebbiavano il cervello.
Rufy voleva una risposta che
lui non era in grado di dare.
Più volte l’idea di entrare
nella stanza delle ragazze e di prendere di peso Nami e portarla fuori lo aveva
colto. Idea che aveva sempre represso.
Aveva davvero creduto che
qualcosa si fosse sbloccato cinque giorni prima.
Idea stupida si ritrovò a
pensare.
“Se non sei sicuro Rufy,
allora lascia perdere” rispose infine calmo. “Possiamo rimanere qui, fermi come
degli stoccafissi ad aspettare che lei esca, oppure…”
si appoggiò lentamente con una spalla alla parete, le braccia incrociate sul
petto e lo sguardo puntato sulla figura di Rufy. “Oppure possiamo provare a
farla reagire” finì scuotendo il capo e facendo tintinnare i tre orecchini che
portava al lobo sinistro.
Rufy ora lo fissava e Zoro
ricambiò lo sguardo facendogli capire che lasciava a lui la scelta. Lui avrebbe
capito e compreso qualsiasi cosa avesse deciso, anche se, in caso avesse deciso
di lasciar perdere, probabilmente non gli avrebbe dato retta.
Con un sospiro Rufy bussò
alla porta per poi aprirla.
La stanza delle ragazze, ai
loro occhi, era sempre sembrata una meta inavvicinabile. Ora invece, non
riuscivano a riconoscere quell’ambiente che più volte avevano catalogato come
pulito ed ordinato.
Stonava quasi, come se anche
lì i colori fossero sbiaditi e loro avessero davanti agli occhi una pellicola
in bianco e nero.
“Nami” ancora una volta la
navigatrice era rannicchiata ai piedi del letto.
Ai suoi piedi, Zoro riconobbe
immediatamente la pagina di giornale che ormai da un mese la rossa continuava a
stropicciare tra le mani.
Fu la prima cosa che Rufy
fece.
La prese stringendola forte
per poi passarla al suo compagno che la fece semplicemente sparire in una
tasca, ripromettendosi di gettarla il prima possibile.
Zoro tornò a guardare Rufy
avvicinarsi a Nami e provare debolmente a scuoterla.
“Nami” la chiamò ancora il
ragazzo di gomma provando ad alzarle il volto. “Devi reagire” le disse duro
cercando di mantenere lo sguardo fisso in quegli occhi marroni che avevano
perso il loro brio.
Zoro, ancora alle loro
spalle, fece lentamente quei pochi passi che li separavano inginocchiandosi poi
a sua volta. Le spade riposte con cura addosso alla parete.
“Nulla è perduto” provò a
dire. Ma si accorse molto presto che quelle parole risuonavano strano anche
alle sue di orecchie.
Videro la navigatrice
stringere gli occhi, scuotere il capo con forza e liberarsi dalla presa gentile
del capitano tornando così a chiudersi a riccio.
Fu la classica goccia che fa
traboccare il vaso quella.
“Credevo che fossi diversa”
biascicò Rufy chinando il capo e facendosi cadere il capello sul volto. “Ti
credevo pronta a lottare, ma devo essermi sbagliato” rialzò il capo solo per
vedere Nami di fronte a se che lo guardava con espressione ancora più persa.
Vedendo l’espressione della
rossa Zoro fissò Rufy, intuendo dove volesse andare a parare. Scuotendo
lievemente il capo lasciò che continuasse a spronarla.
“Non ti riconosco più” fu il
colpo di grazia di quello.
Una lacrima solcò la guancia
pallida della navigatrice che nascose ancora una volta il capo, stringendo
forte le gambe al petto.
“Aiutami…”
il sussurro misto a lacrime giunse come se fosse stato gridato.
Lasciandosi sedere a terra
Rufy l’abbracciò stringendola forte.
Zoro rilasciò il fiato che
non si era accorto di trattenere. Prendendo posto a sedere anche lui, passò
delicatamente una mano sulla schiena di Nami sentendola ancora sussurrare
quella richiesta di aiuto che tutti loro stavano aspettando.
Aprì gli occhi cercando di
ricordare cosa fosse accaduto.
“Buongiorno Nami-san” riconobbe la voce e voltando il capo riconobbe la
figura di Sanji che, seduto a cavalcioni di una sedia accanto al giaciglio, la
osservava con un sorriso sulle labbra.
Usopp e Rufy erano
scomodamente addormentati a terra, poggiando la schiena alla parete in legno.
“Scusaci per l’invasione”
parlò ancora il biondo notando dove lo sguardo dell’altra si era andato a
posare. “È quasi l’alba, vuoi mangiare qualcosa?” le chiese alzandosi in piedi
e mantenendo un tono di voce basso.
Nami scosse il capo mentre
lentamente le immagini del giorno prima le tornavano alla mente.
“Un tè?” provò ancora Sanji
inginocchiandosi e guardandola ancora con quel sorriso rassicurante sulle
labbra.
La risposta che ricevette fu
affermativa.
Rialzandosi in piedi,
finalmente sereno e contento della risposta ricevuta, si avviò verso la porta
mentre la rossa tornava a chiudere gli occhi.
La sera prima avevano sentito
tutto.
Sospirando Sanji ringraziò il
cielo che quel testone di Rufy fosse finalmente riuscito a far reagire in
qualche maniera la rossa.
Anche Chopper si era
visibilmente tranquillizzato dopo aver sentito quel lieve sussurro uscire di
propria volontà dalla bocca della ragazza.
Entrando in cucina non si
meravigliò di trovare lo spadaccino e l’archeologa seduti al tavolo. Nessuno di
loro era riuscito a dormire quella notte, Rufy e Usopp si erano assopiti da
poche ore e probabilmente, notando l’assenza del medico, i due rimanenti erano
riusciti a convincerlo ad andare a riposarsi.
“Quello è il giornale di
oggi?” domandò vedendo il giornale buttato malamente sul tavolo.
Dallo sguardo serio che
ostentavano intuì che non fossero riportate buone notizie.
“C’è stato uno scontro tra la
marina e gli uomini pesce” lo redarguì spiccia Robin passandosi una mano sulla
fronte.
Il biondo posò lo sguardo
sullo spadaccino che lentamente prese il giornale e glielo lanciò.
“Brucialo” mormorò infine.
§
Ok, non chiedetemi da dove salti fuori il titolo di questo
capitolo.
Tornando a noi, sinceramente la mossa di Rufy è stato un
grosso, grossissimo azzardo u.u ma ho fatto finire
bene la cosa. O no???
Chissà, al momento, la richiesta di Nami è preziosa.
Questo era il passo vero e proprio che tutti aspettavano. Ora,
la parte più difficile, perché il problema è guarire da un simile tormento, e
la strada, non è sempre in discesa.
La parte finale, quella in cui mister bushido
ordina al mastro cuoco-perverso di bruciare il giornale, direi che è tipico di
loro. Io, se fossi al posto loro, brucerei tutto, dal primo foglio all’ultimo. Non
è un gesto fatto per tenere all’oscuro la navigatrice, semplicemente, credo che
lo facciano anche per loro stessi. Ripeto: io lo farei u.u
Voi?