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Autore: bluemary    12/02/2006    2 recensioni
Un Demone, una Fanciulla, un rituale tramandato per anni che sta per essere riportato alla luce. Quando vita e morte si intrecciano in un passato di leggenda e magia che non è mai stato dimenticato.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 2-

-Capitolo 2-

Una volta raggiunte le prime case, i due ragazzi notarono con una certa sorpresa che il grande edificio al centro del villaggio aveva le porte spalancate e si guardarono perplessi: quell’edificio era adibito ai membri del Consiglio e di solito veniva aperto solo durante la loro riunione mensile, l’ultima delle quali era avvenuta appena cinque giorni prima.

Incuriosita, Haris fece un paio di passi verso l’entrata, subito seguita dall’amico…

-E voi due che ci fate qui?- esclamò una voce che si sforzava invano di risultare adirata.

La ragazza si volse, trovandosi di fronte a Royl, un mago biondo la cui somiglianza con Vahn era fin troppo evidente per non riconoscerlo come suo padre. Lentamente cercò di indietreggiare senza farsi notare, il suo intuito le faceva sospettare che l’amico avesse nuovamente saltato le sue lezioni per allenarsi con lei, e non desiderava particolarmente averne la conferma.

-Sbaglio, o tu adesso dovresti essere in palestra con il maestro di scherma?- chiese ancora l’uomo, rivolgendosi direttamente al figlio.

Vahn si dipinse in volto un’espressione innocente, era pienamente consapevole dell’adorazione che il padre aveva per lui e della sua incapacità di sgridarlo, così sfoderò il migliore dei suoi sorrisi, mentre gli rispondeva.

-Ma non è lo stesso se mi alleno con Haris? Tanto lo sai anche tu che è più brava del mio maestro.-

Royl si girò a guardare l’amica del figlio ed i suoi lineamenti si rilassarono ancora di più: esattamente come Vahn, provava un’incredibile simpatia per quella buffa ragazza che si vestiva come un maschio e infrangeva una regola dopo l’altra, eppure, a fatica, riuscì a mantenere un’espressione quasi severa.

-Haris, e tu non dovresti imparare a comportarti come si conviene ad una donna, invece di sostenere le mascalzonate di mio figlio?- le chiese in tono gentile, sapendo benissimo a priori che le sue parole non avrebbero avuto nessun effetto.

La ragazza assentì, lanciando nel contempo un’occhiata assassina all’amico che l’aveva coinvolta, quindi Royl cominciò a redarguire entrambi con una predica sui doveri e sulle regole del villaggio, per poi rivolgersi unicamente Vahn e sgridarlo senza troppa convinzione.

-Va bene, scusa papà, non lo farò più.- disse il giovane, più preoccupato per l’occhiataccia di Haris che per la predica del padre.

-Lo spero.- borbottò l’uomo con aria burbera.

Vahn assunse un’espressione contrita, mettendo a dura prova la finta arrabbiatura del padre, quindi si allontanò assieme a lui dopo aver salutato Haris con un sorrisetto senza alcuna traccia del pentimento tanto ostentato.

Rimasta sola, la ragazza si rese conto che l’edificio di fronte a lei stava cominciando a riempirsi con tutti i maghi più anziani ed autorevoli del villaggio, segno di un’imminente riunione del Consiglio.

Subito si avvicinò alle porte dorate, spiando all’interno senza dare nell’occhio per capire cosa stava succedendo.

Il Consiglio era un organo di protezione non solo del villaggio, ma di tutte le Terre dell’Ovest, una delle frazioni in cui era diviso il continente delle Cinque Terre, ed era formato dai più potenti maghi di quel tempo, detti Saggi. Questi uomini si riunivano una volta al mese per discutere e prendere le decisioni per la collettività.

La ragazza aveva sentito dire che anche nelle altre terre c’erano dei simili concili di maghi, ma non raggiungevano né la fama né la potenza del Consiglio, conosciuto in tutto il continente per aver sconfitto Grelkor più di un secolo prima; la ragazza rabbrividì inconsapevolmente nel ricordare il nome del Demone della leggenda, l’oscura incarnazione della magia di Tenebra che, prima di essere fermata dai Saggi dell’epoca, aveva portato morte e devastazione in tutte le Terre dell’Ovest.

Haris scosse la testa, essendo totalmente priva di talento non aveva mai studiato a fondo la magia, ma sapeva che ne esistevano di due tipi: quella di Luce, utilizzabile in particolar modo per curare o difendersi, la stessa che veniva insegnata nelle scuole del suo villaggio, e l’altra, quella di Tenebra. Nessuno era a conoscenza delle origini di questi due differenti poteri, ma c’era una teoria, osteggiata dalla maggior parte degli studiosi, secondo cui la magia inizialmente era unica e priva di inclinazione, e fu poi l’uomo a dividerla in due rami, uno buono e uno malvagio, per poterla utilizzare.

Un paio di persone quasi urtarono la ragazza persa nelle sue riflessioni accanto alle alte porte dorate, facendole prendere all’improvviso una decisione. Nascosta dalla folla di maghi anziani, entrò nella grande sala circolare fermandosi accanto ad una colonna senza farsi notare, e subito i suoi occhi verdi si volsero a fissare uno per uno tutti i Saggi, seduti al lato più lontano della stanza.

Nel posto più a destra, quasi totalmente in ombra, riconobbe Thori, il più giovane, che aveva raggiunto questo rango solo qualche settimana prima e, come dimostrava la sua aria timida, ancora non si era abituato a far parte del Consiglio.

Seduto accanto a lui, con l’espressione severa e la barba striata di grigio, si ergeva fieramente Talok, il più conservatore tra questi maghi. Haris fece una smorfia contrariata: era stato lui a redarguirla severamente quando aveva deciso di vestire abiti maschili e diventare una spadaccina, le sue parole incollerite l’avevano umiliata di fronte al padre e ancora bruciavano nella sua mente.

Lo sguardo della ragazza si spostò verso il centro del gruppo, fissandosi con una sorta di muto rispetto sull’unica donna del Consiglio. Kayla, colei che aveva più potere e più autorità di ogni altra persona nel villaggio e forse nelle stesse Terre dell’Ovest. I Saggi erano persone meritevoli ed incredibilmente dotate dal punto di vista magico che venivano scelte tra i candidati di tutti  i villaggi delle Terre dell’Ovest, ma le capacità della donna erano tenute in alta considerazione perfino dagli stessi membri del Consiglio. Con i capelli argentei e la figura eretta, Kayla sembrava la reincarnazione stessa dell’autorità e della magia; nonostante si facesse vedere poco tra la gente, conosceva ogni faccia ed ogni luogo del villaggio, eppure Haris si rese conto con stupore che nessuno sembrava conoscere le sue origini.

E accanto a lei, con il mantello azzurro chiuso da una piccola spilla dorata, c’era Ferhion.

Haris sorrise con orgoglio nel vedere suo padre seduto composto con la sua solita aria tranquilla. Da quando era morta sua madre, la ragazza si era scontrata diverse volte con il Saggio, sfidando e spesso infrangendo le sue regole, ma tra loro c’era un forte legame affettivo e, nonostante i frequenti litigi, Haris amava suo padre sopra ogni cosa.

Con una certa sorpresa si accorse che la sedia alla sinistra di Ferhion, solitamente vuota, era occupata dal più anziano del gruppo, Ramak, un vecchio dalla barba e dai capelli completamente bianchi, che lasciava di rado la sua casa e disertava la maggior parte delle riunioni mensili.

Un vago senso di inquietudine s’impadronì della ragazza quando vide che tutti i Saggi erano presenti nella sala: solo un avvenimento particolarmente grave poteva richiedere un concilio inaspettato.

Cercò di mimetizzarsi il più possibile tra i mantelli degli uomini accanto a lei: le riunioni del Consiglio solitamente erano aperte solo ai maghi più anziani e meritevoli, che si posizionavano in piedi ai lati della sala e di rado osavano prendere la parola, tuttavia la presenza di Haris, se composta e silenziosa, era tollerata.

C’erano voluti diversi episodi prima che la ragazza conquistasse questo privilegio, ma la sua perseveranza nei tentativi di ascoltare attraverso gli spessi muri dell’edificio, o di entrare di nascosto, aveva sortito il proprio effetto e, vista l’inutilità di prediche e punizioni, i maghi si erano infine rassegnati e durante le riunioni mensili fingevano di non vederla.

Perfino Talok aveva dovuto arrendersi e lasciare che la ragazza fosse presente a questi incontri, ma Haris era quasi sicura che quella riunione sarebbe stata diversa dalle precedenti e pensò a ragione che questa volta i Saggi l’avrebbero buttata fuori se si fosse fatta scoprire.

Il brusio nella sala cessò di colpo non appena Talok richiese con un gesto il silenzio. Da una porta laterale, scortato da un paio tra i rari guerrieri del villaggio, si fece avanti l’uomo che Haris aveva notato mentre era in compagnia dell’amico.

Molti maghi lo fissarono con curiosità, ma lo straniero non mostrò la minima traccia di soggezione mentre s’inginocchiava rapidamente e subito rialzava il capo, solo un’espressione stanca trapelava dai suoi occhi azzurri, cerchiati per la fatica e la sofferenza.

-Chi sei?- chiese Ramak, ponendo la domanda di rito che apriva tutti i Consigli in cui uno straniero chiedeva la parola.

-Mi chiamo Aster, del villaggio di Northlear.- rispose l’uomo, contraendo la bocca in una smorfia amara mentre rivelava le sue origini. Aveva una voce dal timbro forte e autoritario, eppure, in quel momento, il suo suono ed il contegno fiero contrastavano non poco con il suo volto esausto.

Haris spalancò gli occhi, sorpresa. Northlear era un villaggio a parecchie leghe di distanza, da dove provenivano i migliori spadaccini delle Terre dell’Ovest; il suo sguardo corse istintivamente al fianco dell’uomo, soffermandosi con desiderio sull’elsa decorata che spuntava appena dal mantello grigio in cui lui era avvolto.

La ragazza non era mai stata a Northlear, ma contava di visitarlo una volta raggiunta la maggiore età.

-Perché hai chiesto udienza al Consiglio?- chiese Talok.

Aster incurvò le labbra in un accenno di sorriso sarcastico.

-Non conosco un modo per alleggerire la notizia che vi porto, quindi sarò diretto.- mormorò con appena un velo d’ironia per quella formalità forzata che vigeva all’interno del Consiglio. Riprese a parlare subito dopo, con voce grave ed un’espressione seria –Grelkor è tornato.-

Un silenzio di morte seguì a questa dichiarazione, Haris stessa scosse la testa, come per negare quelle parole che avrebbero turbato le vite di innumerevoli persone. Possibile che il Demone della leggenda fosse tornato?

Nella sala esplose il caos.

I membri del Consiglio si guardarono attoniti tra loro, mentre dai maghi ai lati della sala partirono mormorii confusi e spaventati, prima che la voce autoritaria di Talok si levasse alta a riportare la calma nello scompiglio generale.

-Non è possibile, i nostri predecessori lo hanno sconfitto più di cento anni fa.-

Aster sostenne il suo sguardo trattenendo a stento la rabbia.

-E invece vi dico che è tornato, l’ho visto io stesso, prima di trovare il mio villaggio ridotto ad un cumulo di macerie fumanti.-

-Potresti esserti ingannato, Grelkor è morto.- la voce roca di Ramak rimbalzò contro di lui senza scalfire in alcun modo la sua determinazione.

-Quel demone ha distrutto il mio villaggio! Dovrà forse rimanere impunito e libero di distruggere perché voi non credete alle mie parole?- urlò l’uomo, dando sfogo al suo dolore con un violento pugno alla colonna più vicina. L’impatto con i suoi guanti di maglia risuonò nel silenzio per diversi secondi, accompagnando l’eco delle sue parole.

Questa volta fu Ferhion a rispondere con un tono ben più calmo e conciliante di quello utilizzato da Talok.

-No, ma sarebbe sciocco agire senza prima avere la conferma alle tue parole.-

Aster si irrigidì, lanciando un’occhiata colma di sdegno all’intero Consiglio.

-Ho galoppato per due giorni senza sosta in modo da arrivare ad avvertirvi il prima possibile, e adesso sapete solo temporeggiare?- la sua voce si abbassò in un sibilo amaro –Non pensavo che voi Saggi foste un branco di codardi.-

Tutta la sala trattenne il respiro, perfino Haris sentì il battito del suo cuore rimbombarle sempre più veloce nella mente, sconvolta dall’accusa irrispettosa pronunciata da quello straniero.

I Saggi si guardarono tra loro, ma, prima che Talok, con il volto arrossato per l’ira, prendesse la parola, Kayla si alzò in piedi.

Subito tutta la sala tacque, ed anche Aster  ricompose i suoi lineamenti in un’espressione rispettosa.

-Comprendo la tua impazienza ed il tuo dolore.- proferì la donna, con una voce senza età –Tuttavia le tue accuse sono ingiuste. Se Grelkor è davvero tornato, allora noi lo uccideremo per la seconda volta.-

L’uomo la guardò a lungo nei limpidi occhi verdi prima di annuire.

-Ti chiedo perdono per le mie parole.-

Kayla fece un leggero cenno con la testa, prima di tornare a sedere.

-Hai detto che vieni da Northlear, è lì che hai visto il Demone?-

Aster scosse la testa, nascondendo i ricordi dietro la piega amara delle labbra.

-L’ho incontrato quando era a metà strada tra il mio villaggio e Liektawn. Sono riuscito a sfuggirgli per miracolo, e una volta tornato a Northlear ho visto cos’aveva fatto.- la sua voce si perse nel silenzio della sala -Non ha lasciato in vita nessuno.-

-Ci sono altri villaggi tra Northlear e questo. Perché sei venuto da noi, invece di avvisarli?- domandò Thori, che fino ad allora era rimasto in silenzio nella penombra della sala.

-Voi Saggi siete gli unici con il potere di fermare il Demone, proprio come hanno fatto i vostri predecessori un secolo fa.-

-Ma così gli altri villaggi sono condannati! Se li avessi avvisati, i loro abitanti avrebbero avuto almeno il tempo di scappare, invece adesso moriranno tutti.- esclamò il più giovane del Consiglio, manifestando tutto il suo orrore per la situazione che si era venuta a creare. Si accasciò sulla sedia, cercando di rimanere calmo, sotto lo sguardo quasi protettivo di Ramak e Ferhion.

Kayla si rivolse ad Aster, con un leggero sorriso d’apprezzamento sul volto ora teso e preoccupato.

-Hai preso la decisione giusta.- commentò, prima di alzarsi in piedi -Adesso noi ci ritiriamo, dobbiamo prepararci ad affrontare Grelkor e abbiamo bisogno di concentrazione. Tu sarai nostro ospite, le guardie ti accompagneranno nella tua camera.-

-Vi ringrazio.- rispose l’uomo con voce stanca, mentre abbassava la testa in un inchino appena accennato. Barcollò leggermente prima di ritrovare l’equilibrio.

-Ma tu sei ferito!- esclamò Ferhion, notando le macchie vermiglie sul mantello, che a prima vista potevano sembrare semplice terriccio, ed il volto grigio per il dolore e la stanchezza –Perché non l’hai detto subito?-

-Volevo avvertirvi il prima possibile.-

Un’ondata di dolore lo sommerse facendolo vacillare in cerca di sostegno, mentre la forza di volontà che l’aveva tenuto in piedi fino a quel momento gli veniva meno. Si appoggiò ad una colonna, passandosi una mano sul volto sudato.

In pochi passi, i maghi più vicini a lui gli furono accanto, pronti a soccorrerlo. Nonostante le sue proteste gli scostarono il mantello, rivelando profonde lacerazioni all’altezza della terza costola che erano state tamponate frettolosamente da delle strisce di stoffa ormai luride. Un fiotto di sangue scuro uscì dalle ferite, facendolo gemere per il dolore, poi un velo nero si stese sulla sua coscienza.

Nel momento in cui cadeva a terra, Haris incrociò i suoi occhi azzurri velati dalla sofferenza ed uno strano senso di turbamento la colpì, facendole distogliere lo sguardo. Con tutto il suo cuore, senza nessuna razionalità, sperò che quello straniero sopravvivesse.

Subito Thori fu accanto all’uomo privo di sensi, silenzioso e concentrato come suo solito.

Un fioco bagliore dorato apparve tra le sue mani, sollevate a coppa a qualche centimetro di distanza dal volto, ed un fascio di luce raggiunse le ferite di Aster, pulendole e rimarginandole in qualche minuto.

-Questo è il massimo che riesco a fare, ho guarito la sua carne, ma ha perso molto sangue e quello non glielo posso restituire.- disse come per scusarsi, tenendo verso il basso il volto pallido per lo sforzo.

Ferhion gli mise una mano sulla spalla per rassicurarlo.

-Hai già fatto abbastanza.- gli disse, prima di voltarsi verso le guardie –Portatelo a casa mia.-

   
 
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