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Autore: Natalja_Aljona    06/05/2011    1 recensioni
Ettore Troiano, italo-greco di diciassette anni, con una devastante passione per la filosofia, inguaribile anticonformista, ritardatario patologico.
Caterina Asburgo, tredicenne fiorentina, è conosciuta a Messina come la nipote del Lupo, il più famoso brigante ed eroe della bella città siciliana.
Sogna di diventare una grecista, o, in alternativa, di spacciare mentine a Copenaghen. E, come dimenticare, ha un caimano immaginario.
E' capace di fare ottantadue frasi di analisi logica in spiaggia, al posto delle parole crociate, come lo è di offrire un gelato ad Ettore con i soldi che suo nonno, il Lupo, ha appena rubato al ragazzo.
Così comincia la nostra -loro?- storia, in bilico tra le bizzarrie di Ettore e Caterina e l'impietoso Mondo Materiale.
-Diomede Ettore Troiano. Ho diciassette anni, ma fai come se ne avessi sedici-
Siamo di fronte alla frase standard di Ettore Troiano. A lui non piaceva presentarsi come persona potenzialmente nella norma. Eh no, troppo banale [...]
Se mi conoscessi. Caterina non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma quel congiuntivo imperfetto le aveva fatto sentire come un pizzico all'altezza del cuore.
Improvvisamente provò il desiderio di conoscerlo, Diomede Ettore Troiano. Di conoscerlo davvero.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Cinque

Dove si scopre che le canzoni dei Beatles e le patelle possono attenuare una grande malinconia



Oh, baby, baby, it's a wild world
It's hard to get by just upon a smile
Oh, baby, baby, it's a wild world
I'll always remember you like a child, girl


Oh, baby, baby, è un mondo selvaggio

E' difficile da ottenere solo con un sorriso

Oh, baby, baby, è un mondo selvaggio

Io ti ricorderò sempre come una bambina, ragazza

(Wild Word, Cat Stevens)



-E' dannatamente presto per poter dire di provare qualsiasi genere di forma d'affetto nei suoi confronti-

Ettore diede un calcio ad una pietra.

-Ho rifiutato l'invito di Zoe a prendere un gelato. Ne avevo già mangiato uno, non sono un ingordo. Le ho detto di chiamarmi Alessandro. Come Alessandro Magno, no? Tutti sentono il bisogno di evadere dalla propria identità, almeno una volta nella vita...no? No, ma al diavolo la diplomazia. Io non sono mai stato un ragazzo diplomatico, accidenti!-

Si buttò nella sabbia, come un bambino al suo primo incontro con il mare.

-In secondo luogo -ma che dico, in primo- mio fratello è nelle mani di un criminale. Povero Giuseppino mio! Eppure ho come la sensazione che preferisca quest'esperienza al bagno serale e alla mia compagnia. In fin dei conti, sono fatti suoi-

Si avvicinò carponi ad uno scoglio e, una volta dopo aver individuato un nutrito gruppo di patelle, provò a staccarne qualcuna.

-E Caterina? A che gioco sta giocando Caterina? A me piace, Caterina. E' bella, è...sorprendentemente uguale a me. Una ragazza come lei, prima, non l'avevo mai incontrata. Mi piacerebbe sapere cosa fare, una volta nella vita. Io sono un filosofo. Non posso stare qui a rompermi le dita con queste stupide patelle e...-

Ettore tacque di colpo.

-Bello, bello e impossibile, con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale-

In tutta la sua vita non aveva mai sentito una voce più stonata.

In tutta la sua vita, non aveva mai pensato di mandare al diavolo la filosofia.

Su uno scoglio poco lontano, Briseide Caterina Asburgo era alle prese con l'ottantatreesima frase di analisi logica, oltre che con una canzone che non sapeva assolutamente cantare.

Raggiungendola, le si inginocchiò di fronte, scrutando quei suoi occhi belli e irrimediabilmente tristi.

Irriconoscibili.

-Ehi, Cate...o chiunque tu sia. Noi siamo amici, soggetto e predicato nominale, ma se non mi spieghi cosa sta succedendo...-

Lei scrollò le spalle, con una piccola smorfia.

-Look what you're doing, I'm feeling blue and lonely, would it be too much to ask you what you're doing to me?-

-Beatles For Sale, 1964. Sai che questa canzone non la conosce quasi nessuno?-

Con una mano le scostò i capelli dalla fronte, guardandola dritto negli occhi.

-Stavi cantando per Séan, prima? Eppure, se lui è tedescoungherese, gli occhi neri...-

-Ce li hai tu-

-Appunto, ma io sono italo-greco, cosa...-

-Lascia perdere...- lo interruppe lei, con un sospiro.

-Lascio perdere? Oh, come vuoi-

Poi inclinò la testa da un lato, guardandola con un mezzo sorriso.

-Hai mai provato a staccare le patelle dagli scogli?-

Caterina sorrise.

-Qualche volta- esitò, dubbiosa -Cosa ti ha detto Zoe?-

-Che sei una stupida, che avevi una cotta per Pericle... Io le ho detto di chiamarmi Alessandro-

In quel preciso momento, la tasca dei pantaloni di Caterina iniziò a vibrare.

Lesse velocemente, dopodichè sorrise.

-Oh, Ginevra-


Strozzala


-Chi?-

-Ginevra, la mia amica-

Ripensò alle parole di Ettore.

Alessandro.

Sorrise.


Le ha detto di essere Alessandro Magno

Cat


La ragazza posò il dito sulla scritta invio, dopodiché alzò la testa di scatto.

-Magno?-


-Beh, no. Mi sembrava poco verosimile-

-In effetti-


No, non Magno. Alessandro e basta.


Si corresse velocemente.


E come hai detto che si chiama?


Lanciò uno sguardo al ragazzo pensieroso di fianco a lei.


Ettore.


Un nome che, dopotutto, le era sempre piaciuto.


Di Troia?


Oh, magari.


Troiano. Ettore Troiano.


Si lasciò sfuggire un sorriso, che durò giusto fino al momento in cui lesse la risposta.


Proprio un nome da incidere sulla fede!


-Cretina- bofonchiò, per poi gettare il cellulare in acqua.

-Che hai fatto?!- gridò Ettore, inorridendo alla vista del povero telefono annegato.

-Che ho fatto?-

-Hai ucciso il cellulare!-

-Era di Zoe-

-Di Zoe?-

-Proprio-

Ettore sorrise.

-Guarda un po' che furbetta-

Caterina alzò lo sguardo.

-Chi?-

Era chiaro che Ettore si riferiva a lei, ma davanti all'ostinata tordaggine di Caterina preferì non ripetersi.

-Questa patella. Non vuole saperne di staccarsi, provaci tu-

-Vediamo un po'-

Cominciò ad armeggiare con le unghie sulla parete dello scoglio, ma poco dopo gettò la spugna, sconfitta.

-Niente da fare-

-Peccato. Mi sarebbe piaciuto portarla a mio fratello...mio fratello!-

Ettore sussultò, scattando in piedi.

-Giuseppe. E' ancora con tuo nonno, vero? Sta bene, vero?-

Caterina alzò le spalle.

-Beh, lo sapremo subito. Passami il cellulare-

Seppur dubbioso, Ettore eseguì.


Nonno, il fratello dell'ostaggio chiede notizie.

Caterina


Digitò velocemente il numero criptato del Lupo, accertandosi che Ettore non la vedesse.

Pochi minuti dopo gli potè mostrare la risposta.


Se n'è andato.


-Oddio, l'ha ucciso!-

Caterina scosse la testa, senza staccare lo sguardo dal display.


Dove?


Scrisse velocemente, per poi lanciare un'occhiata apprensiva ad Ettore.


Con la bicicletta. Ha detto che tornava a casa.


-Sei tranquillo, adesso?-

Ettore sembrava in preda ad una crisi.

-Giuseppino...sette anni...tornato a casa...da solo...-

Caterina gli posò una mano sulla spalla.

-Se la caverà benissimo-

-E' caduto. Ha battuto la testa. L'hanno investito. Una pantegana gli ha tagliato la strada!-

-Ettore, sono sicura che non... Una pantegana, dici?-

-Infidi animali! Chissà dove l'avranno portato... Il mio povero fratello! Quando era piccolo mi ha attaccato la varicella, sai? Non gli ho parlato per due settimane. Una volta mi ha morso il naso: ho ancora la cicatrice. Però...però...io gli voglio bene!-

-Dubito che le pantegane siano così intelligenti. Voglio dire, addirittura sequestrare un bambino...-

-Non sottovalutare quei roditori!- gridò Ettore, fuori di sé -Potrebbero averlo indotto a fare qualsiasi cosa. Ma io lo salverò!-

-Ci piomba addosso del furibondo Ettorre la ruina. Oh, gaudio!-

-Libro XI- affermò quest'ultimo, sicuro. Poi afferrò il cellulare.

-Potrebbe avermi scritto!- gridò, esultante.

-Dal covo delle pantegane, si capisce.

Ettore lesse l'ultimo messaggio arrivato e, piano piano, cominciò a riprendere colore.


Pinuccio è con me. E anche Criseide.

Leen


Tirò un sospiro di sollievo, facendo il segno della croce. Poi si lasciò cadere nella sabbia, esausto.

-Hold me close and tell me how you feel- sussurrò poi, guardando distrattamente Caterina -Let me hear you say the words I long to hear-

-Beatles For Sale, 1964- Caterina distolse lo sguardo, imbarazzata -Words of Love-

-Esatto-

-A chi ti riferivi?-

Ettore aggrottò la fronte, socchiudendo gli occhi.

-A nessuno in particolare-

Poi le prese le mani e cominciò a canticchiare.

-She said: I know what it's like to be dead, I know what it is to be sad.And she's making me feel like I've never been born-

Caterina scosse la testa, sorridendo.

-You don't understand what what I said-

Il ragazzo si accigliò.

-No, no, no, you're wrong. When I was a boy...-

Caterina tremò nel pronunciare quelle parole tanto lontane dal suo stato d'animo.

-Everything was right-

-Everything was right*- ripetè Ettore, stringendole la mano -Soggetto e predicato nominale-

-Soggetto e predicato nominale-

All'improvviso, davvero andava tutto bene.



You know I've seen a lot of what the world can do
And it's breakin' my heart in two
Because I never wanna see you a sad girl
Don't be a bad girl


Tu sai che ho visto molto di ciò che il mondo può fare

E ciò ha spezzato il mio cuore in due

Poiché io non vorrei mai vederti triste, ragazza

Non essere una cattiva ragazza

(Wild Word, Cat Stevens)


Note


* Citazioni di “She Said She Said” dei Beatles (Revolver, 1966).


Buon pomeriggio ;)

In questo capitolo ho introdotto Ginevra, l'amica di Cate, personaggio che si dimostrerà in seguito piuttosto particolare.

Caterina non ha ancora spiegato a Ettore la situazione con Zoe, ma ugualmente cominciano a conoscersi, a fidarsi, a piacersi.

E sarà vero che staccare le patelle dagli scogli cantando canzoni dei Beatles aiuta ad attenuare la malinconia? ;)


Grazie ad eveline90 e a KumaCla per aver recensito :)


Al prossimo capitolo!

Marty

  
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