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Autore: Allegra Yep    06/05/2011    1 recensioni
Da cinque anni Camilla, Carletto e Cecilia occupano orgogliosamente l'ultima bancata della loro classe. A forza di stare sempre vicini sono diventati migliori amici e hanno dato vita alla "Combriccola delle C".
Li conosceremo tramite i loro occhi: ognuno narrerà 8 ore di una giornata che è uguale a tante altre, ma anche completamente diversa.
Una storia che parla di amore, di amicizia,di squadra, di piani geniali e diabolici e di Principi Azzurri.
CAMILLA: "Stavo sognando di stare ricevendo il Premio Nobel per la Scienza quando sono stata svegliata dal beep-beep di un messaggio sul cellulare. Imprecando, ho cercato a tentoni gli occhiali sul comodino e li ho inforcati per riuscire a vedere che ora fosse: le due e sette minuti. Cazzo, vi pare un'ora per mandare sms?"
CARLO: So che sono un ragazzo e che quindi non dovrei essermela presa così tanto con Cecilia perchè non mi ha raccontato nulla su come sia finita la sua serata, ma capitemi! Sono cinque anni che passo tutte le mie giornate a stretto contatto con due ragazze della peggior specie, tranne le ore di allenamento dove grazie al cielo siamo tutti uomini, perciò è scontato che ormai mi abbiano attaccato il Virus del Pettegolezzo!
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CARLO

So che sono un ragazzo e che quindi non dovrei essermela presa così tanto con Cecilia perchè non mi ha raccontato nulla su come sia finita la sua serata, ma capitemi! Sono cinque anni che passo tutte le mie giornate a stretto contatto con due ragazze della peggior specie, tranne le ore di allenamento dove grazie al cielo siamo tutti uomini, perciò è scontato che ormai mi abbiano attaccato il Virus del Pettegolezzo!

"E poi, stronzetto, nemmeno tu mi hai detto di esserti preso una sbandata colossale per una tipa, quindi siamo pari!"

Almeno avesse una mira decente, Cece! Invece i suoi bigliettini del cazzo mi colpiscono sempre in testa... tra un po' inizierò a pensare che lo faccia apposta! Anche perchè così poi vanno a finire regolarmente sul banco di Camilla, che si arrabbia un sacco! Guai a chi non la lascia seguire le lezioni in pace! Una volta - eravamo in terza se non sbaglio - è arrivata a tapparmi la bocca con lo scotch marrone, quello per i pacchi! È una strega, quando ci si mette!
Quando suona la campanella, mi alzo svogliatamente e vado fuori a fumarmi una sigaretta. Tutti gli altri invece tirano fuori libri e quaderni per ripassare un'ultima volta, ma io proprio non li capisco: quello che non hanno studiato, mica spereranno di farselo entrare in testa in così pochi minuti! A parte Camilla, perchè lei ne sarebbe in grado, ma d'altra parte sono sicurissimo che sappia già tutto alla perfezione.
- Ciao, Lu'! - esclamo sedendomi accanto a un mio compagno di nuoto, su una panchina. - Cazzo se è gelata però, 'sta cosa! -
- Eh, che pretendi? È già tanto che sia intera in questa scuola che ci ritroviamo! Non è che c'hai una sigaretta? Son proprio a corto - mi chiede implorante, ed io – da buon samaritano – tiro fuori il pacchetto e gliene do una. Alla fin fine mi fa un favore a farmi fumare di meno, visto che dalla prossima settimana iniziano le gare e farei meglio a smettere... e lui pure. Fumare mi piace perchè mi svuota la testa e il gesto meccanico del portarsi la sigaretta alla bocca, aspirare ed espirare il fumo mi rilassa tantissimo. Di solito lo faccio in privato, per evitare rompicoglioni che rovinino il mio attimo di pura pace, ma prima di questa dannata simulazione di Terza Prova ci stava tantissimo!
- Ci sei oggi ad allenamento? - mi chiede Luca, stiracchiandosi. La domanda è quasi ridicola fatta lui, visto che non perde mai un'occasione per saltarli, soprattutto quando abbiamo preparazione atletica. Io invece solitamente ci sono sempre, principalmente perchè più tempo passo fuori da casa mia e dal suo Inferno meglio è.
- Certo! Anche perchè ho passato fin troppi pomeriggi a studiare ultimamente... non vedo proprio l'ora di essere in acqua! - rispondo con tono vivace. Poi mi alzo per andare a buttare il mozzicone e passare a bere un po' d'acqua, considerato che per le prossime tre ore non potremo muoverci dal banco nemmeno per andare in bagno. Che ingiustizia del cazzo!

La proff ci distribuisce i compiti ghignando e in quest'istante – per la prima volta – sento un brividino lungo la schiena. Poi, guardando i fogli del compito, vedo che i miei peggior timori si sono avverati: Matematica, Latino, Storia ed Arte! Mi accascio sul banco preso dallo sconforto e vedo Cecilia poco distante da me fare lo stesso, mentre Camilla – alla mia destra – è già assolutamente assorta e concentrata in quello che sta scrivendo. Finchè sta con la bocca chiusa e non lancia le sue provocazioni del cazzo, è davvero stupenda con i suoi riccioloni biondi, anche se Paola... lei è stupenda, ecco. È morbida, come il suo nome: provate a ripeterlo Pa – o – la, sembra rotolare sulla lingua come una pallina di zucchero. La parte finale della serata non l'ho raccontata a nessuna delle due iene perchè è stata troppo umiliante, per me: non solo mi ha rifiutato facendomi sentire una merda, ma mi ha spinto addirittura a chiedere a mezza sala se potessero dirmi qualcosa in più su di lei! Non avevo mai fatto una cosa del genere, nemmeno per Sibilla, la ragazza con cui sono stato più di un anno, con la quale ci siamo cornificati a vicenda innumerevoli volte, e che a detta di tutti era davvero stupenda. Capelli lunghissimi, biondi, magra e un sorriso da favola, anche se un po' troppo tirato la maggior parte delle volte. Comunque, non sono riuscito a ricavarne molto: ha 2o anni, si chiama Paola e studia Medicina. La mia unica consolazione è che mi hanno detto che frequenta abbastanza spesso la discoteca dove eravamo ieri, così ho deciso di provare a tornarci oggi, che c'è una grande serata a tema.
- Psss! Carlo! - sibila Cecilia, dal mio fianco. Mi ridesto all'improvviso dai miei pensieri e mi giro verso di lei con nonchalance, sperando che la proff non mi veda.
- Cosa ti serve? - le chiedo, rendendomi conto che non ho ancora letto le domande e non sono così sicuro di poterla aiutare in un qualche modo.
- Dovresti iniziare a scrivere, sai? È già passata più di mezz'ora! - risponde lei facendomi l'occhiolino, prima di tornare a concentrarsi sui suoi fogli.
Cazzo. Non mi ero accorto di aver passato così tanto tempo a pensare alla Paola: tra un po' inizierò anche a fantasticare sul nostro matrimonio da favola, su quanti figli avremo e che nomi gli potremmo dare! Santo Cielo! Sono proprio messo male! Se poi Cecilia mi fa la predica, non è che una conferma: dei tre, Camilla è la Secchiona, Cece la Capra ed io quello che si barcamena tentando di strappare un sei in ogni materia studiando il meno possibile.
Salto a piè pari Arte, che in questi giorni non ho degnato nemmeno di uno sguardo. È una materia che proprio non mi piace, per cui vedrò di inventarmi qualcosa e sperare di avvinarmi abbastanza alla risposta corretta! Anche perchè io mi aspettavo che ci sarebbe stato Inglese, com'è ovvio, ma invece le proff hanno deciso di fare le stronze sul serio questa volta! In quella materia vado anche abbastanza bene, considerato che non serve studiare molto se te la sai cavare con la lingua... uffa! Ero addirittura andato a fare una passeggiatina di nascosto nella Sala Professori per vedere se per caso nei loro stipetti ci fosse qualcosa che ci potesse dare un indizio sulle materie, se non addirittura tutte le domande, com'era successo l'anno scorso. Evidentemente però qualcuno di loro deve aver mangiato la foglia, anche se non l'hanno mai ammesso davanti a tutti: e in effetti lo scorso anno gli splendidi voti di tutta la classe , persino miei e di Cece, devono aver destato più di qualche sospetto... Cam era stata l'unica a non voler sapere niente e a urlare come un'isterica ogni volta che ne parlavamo, tappandosi le orecchie con le mani per tenersene fuori e riuscire a cavarsela da sola. Non la capirò mai!
In matematica me la cavo abbastanza, invece... come si dice? Ah già! Ho un dono di natura per questa materia, per cui non ho grosse difficoltà neppure coi teoremi: Cecilia invece – poveretta – proprio non riesce a mandarli a mente. Le ho dato una mano per studiare per il recupero del primo quadrimestre e mi sono reso conto allo stesso tempo di quanto sia difficile per lei come materia e di quanto la stimi. Io se non riesco in qualcosa perdo totalmente la voglia di applicarmi, mentre lei no! Cece si intestardisce finchè non riesce a capire le cose almeno in minima parte: così la sera prima del compito di recupero siamo stati alzati fino alle quattro di mattino, credo, ma poi è riuscita a passare con un bel nove! Purtroppo adesso è di nuovo da capo, ma come ha detto più volte quello che le basta è passare l'anno, per poi eliminare totalmente la matematica dalla sua vita.
- Psst! Cece! - dico sibilando per richiamare la sua attenzione. Lei si gira verso di me, attendendo che finisca il mio discorso. - Tieni! - sussurro lanciandole un bigliettino appallottolato con le risposte di matematica e facendole l'occhiolino. La vedo arrossire quasi dall'emozione e – lo ammetto – non posso non sentirmi un minimo orgoglioso di essere riuscito a rendere felice una mia amica. Poco mi frega che non sia corretto copiare: è solo una stupida Simulazione di Terza Prova, che non ha nessun valore. All'esame di Maturità penso mi farei maggiori scrupoli di coscienza, perchè è pur sempre un esame ufficiale, ma alla fin fine so perfettamente che se Cece mi sorriderà speranzosa non riuscirò a non fare il possibile per darle una mano. Ho il cuore tenero io!
Guardo indeciso i fogli di Latino e Storia, per decidermi per il primo. Per le proff sono il classico ragazzo che "potrebbe fare molto meglio se si applicasse di più" – cosa che non ho assolutamente intenzione di fare finchè riesco a tirare avanti così! -  e perciò si meravigliano fin dalla prima del mio amore per il Latino. Quando sono passato in triennio la nuova insegnante mi ha interrogato ogni settimana per tre mesi prima di rassegnarsi al fatto che non copiassi in tutti gli scritti per avere voti così alti... che donna stupida! All'inizio mi sono applicato solamente perchè lo trovavo molto matematico: una serie di regole da mandare a memoria e saper applicare nel modo giusto, tutto qua. Poi, quando abbiamo iniziato letteratura non so bene cosa sia successo, ma ho iniziato ad appassionarmi sempre di più, forse per il mondo così vicino e allo stesso tempo così lontano dal nostro, per le regole di metrica, forse per nessuno di questi motivi. Fatto sta che ho continuato a studiarlo, affrontando persino argomenti che non si riescono a mettere nel programma... è per questo che riesco a rispondere in fretta alle tre domande in cinque righe!
La finestra non mi è mai sembrata così interessante come in questo periodo. Siamo a metà aprile e l'idea di dover passare ancora tre mesi sui banchi di scuola mi deprime davvero tantissimo. Così passo la maggior parte delle mie ore di lezione a guardare fuori dalla finestra. Potrebbe sembrare noiosa come attività, ma se lo fate per circa cinque ore al giorno per tanti giorni di fila si possono notare tanti cambiamenti interessanti: le foglie agitate dal vento, un gatto che ogni tanto sbuca sul ramo vicino alla finestra e che ha dato vita al mio desiderio più grande, ovvero vederlo saltare in classe e creare scompiglio! Che idea! Potrei provare a mettere dei croccantini appena fuori dalla finestra e vedere se abbocca!
Infervorato, inizio a scrivere immediatamente un bigliettino e lo mando a Cecilia, restando a pregustarmi la sua reazione. In un primo istante vedo le sue sopracciglia corrugarsi perplesse, poi invece si preme una mano sulla bocca, cercando di trattenere le risate. Mitica Cece! Questa è una di quelle cose che apprezzerebbe pure Cam,  ma adesso è in modalità barbosa e non posso condividere questa piccola perla con lei! Uffa! Cecilia nel frattempo si è ricomposta e mi ha indicato l'orologio... Ok! Sono ufficialmente nella merda! Non so come, ma queste due ore e mezza sono letteralmente volate, ed io ho solo mezz'ora per scrivere scrivere scrivere e sperare di avere abbastanza fantasia da strappare dieci quindicesimi sia in Storia che in Arte! Ma cazzo, non potevano proprio capitare altre materie, eh? Anche solo Filosofia lascia più spazio alla fantasia!

Il venerdì è un giorno speciale per la nostra Combriccola delle C perchè ci fermiamo tutti e tre a pranzare a scuola. Infatti Cecilia ha riunione col gruppo di Teatro, del quale è costumista, Camilla da ripetizioni ad un paio di mocciosi, ed io ho allenamento alle tre e mezza e non farei in tempo a passare da casa. D'inverno solitamente ci concediamo un panino del Bar della scuola seduti ad uno dei pochi tavolini, che occupiamo dopo dure lotte contro primi orgogliosi; da quando invece fa più caldo andiamo a sederci sotto il famoso albero che guardo dalla finestra e – soprattutto – invece di mangiare panini prefatti Cecilia ci delizia con la sua cucina strepitosa!
- Che ci hai fatto di buono, oggi? - le chiedo guardando con curiosità le scatole che sta tirando fuori dallo zaino. Inizio ad avere una fame!
- Pasta con mozzarella e pomodoro, carote da sgranocchiare  e torta al cioccolato! - ci rivela, mentre io e Cam ci scambiamo uno sguardo d'intesa. La sua torta è qualcosa di speciale... fantasmagoricissima!
Abbiamo fatto appena in tempo a mangiare qualche forchettata di pasta, che Camilla getta una bomba delle sue...  e per fortuna non riguarda me!
- Cecilia, tesoro – inizia con voce zuccherosa ed ammaliatrice. - Che ne dici di raccontarci più nei dettagli la tua... esperienza notturna? -
Cecilia, poveretta, rischia di soffocarsi con il boccone ed arrossisce tantissimo. Probabilmente solo per via di questo interrogatorio si sta pentendo tantissimo di quello che ha fatto!
- Camilla! - esclama quasi indignata. - Ti ho detto che non volevo più parlarne! Mi vergogno un sacco a raccontare queste cose! -
- Ma dai, non c'è assolutamente niente di cui vergognarsi! Anche io e Carletto ti abbiamo raccontato la nostra esperienza, no? - fa notare la riccia sorridendo serafica.
- Si, ed io ero traumatizzata e non volevo ascoltare! Se non ricordo male tentavo di tapparmi le orecchie e tu mi bloccavi! - ribatte lei, stizzita. Non ho capito bene perchè ma Cecilia ha sempre tentato di conservare assolutamente casta e pura la sua reputazione, rifiutandosi addirittura di nominare la semplice parola s-e-s-s-o.
- Dai, Carlo! Dammi una mano! - mugugna Camilla, iniziando a sgranocchiare una carota. Cecilia si sta rivelando un osso ben più duro del previsto! Non aveva mica immaginato che sarebbe stata così ritrosa!
- Quanto ce l'aveva grosso? - chiedo quindi, ridendo. È più o meno l'unica cosa che mi possa interessare in un discorso del genere: che le sia piaciuto e che non si è pentita della sua decisione l'ho già capito questa mattina, quindi non posso fare a meno di buttarla sul ridere, per tentare di sciogliere un po' di tensione.
- Carletto! - urla Cecilia, rossissima. - Non ti ci mettere pure tu o... niente torta al cioccolato!
- No, Cece! Non puoi farmi questo! Dai! - esclamo disperato. Tutto, ma non privatemi della mia torta!
- Posso posso, se non la smetti! Sai che mi imbarazzo... e posso pure rincarare la dose: o la smetti o non solo non ti dò una fetta di torta, ma inizio a fare domande a mia volta sulla bella bionda che non ti ha cagato neppure di striscio! - ribatte lei, con un luccichio battagliero negli occhi. Quando vuole sa tirare letteralmente fuori le palle.
- Mi arrendo, mi arrendo... Anzi, non è che potresti darmi due fette di torta in un tovagliolino, eh? - chiedo speranzoso. Non ero sicuro che avrei trovato il fegato per farlo, ma ieri sera prima di buttarmi a dormire ho dato una sbirciata agli orari di Medicina del secondo anno e ho visto che dovrebbero finire alle due... e già che l'Università è solo a dieci minuti di distanza...
- Due? Come mai? E poi non è presto per andare in piscina? - chiede Camilla con fare inquisitore. Che palle di donna che è talvolta! Anche se oggi Cecilia non è da meno e mi chiede la stessa cosa con lo sguardo.
- Prometto solennemente di raccontarvi tutto dopo! Cece, dai che ci guadagni pure, così io e le mie domande imbarazzanti ci togliamo di torno! - le dico speranzoso, anche se sono certo che non mi negherà due belle fette di dolce.
- E va bene... Ma voglio sapere tutto tutto tutto! Alle dieci davanti alla disco, ok? - afferma sorridendo, tagliando la torta ed incartandola con cura. È sempre estremamente precisa e puntigliosa!
- Ci sarò! - esclamo, chinandomi a baciare sulla guancia prima una e poi l'altra. Infilo la tracolla nera e lascio la scuola a passo svelto, diretto verso l'Università. In verità non sono troppo sicuro di volerla incontrare, così poi... Potrei semplicemente aspettare questa sera, però non sto più nella pelle!
Mi appoggio ad una delle colonne della maestosa entrata della nostra Università, sperando di vederla comparire. Ho pure controllato scrupolosamente che le sue lezioni si tenessero in questa sede e pure non in una delle sedi distaccate, eppure dopo venti minuti non l'ho ancora vista comparire. Sconfortato, vado dall'altra parte della strada per prendere l'autobus che mi porta in piscina – ed arriverò tremendamente in ritardo! - pensando a quanto sarò apparso ridicolo impalato lì davanti come uno stoccafisso per tutto questo tempo agli altri ragazzi. Almeno così facendo mi sono guadagnato una razione doppia di torta, ma sinceramente avrei preferito riuscire ad incontrare Paola.

Scendo dall'autobus correndo all'impazzata e mi fiondo su per le scale della piscina, incurante delle urla del custode. Di solito sono abbastanza posato da queste parti, lasciando la parte degli scansafatiche ad altri, quella che io di solito adotto a scuola.
In spogliatoio non mi aspettavo di trovare nessuno, e invece c'è Nicola che si sta spogliando in fretta.
- Ehi! Ciao! - saluto, iniziando a cambiarmi a mia volta. È il ragazzo con cui ho legato di più in piscina, e che conosco da quando eravamo dei nanerottoli di otto anni.
- Carlo! Tutto a posto? - chiede lui, trovando il tempo di rivolgermi un sorriso.
- Guarda, mi sono preso una sbandata per una ragazza... poi ti racconto! - rivelo infilandomi il costume bianco.
- Ci conto, eh! Ho anch'io qualche novità, sai? - mi dice strizzandomi l'occhiolino. Riesco a leggere il sollievo nei suoi occhi, quando gli racconto di essermi preso una cotta per Paola. A distanza di quattro anni, si sente ancora tremendamente responsabile per i problemi che continuo ad avere in casa con la mia famiglia: dovete sapere che Nicola è gay e che quando eravamo ragazzini un giorno che eravamo a casa mia mi ha chiesto se per caso ero disposto a baciarmi con lui, che quel pomeriggio aveva il primo appuntamento con quello che in seguito era diventato il suo primo ragazzo e non voleva sfiguare. A me la cosa un po' incuriosiva, un po' non mi dispiaceva perchè era un modo per dare una mano ad un amico e poi era stato un bacio fantastico! Uno dei migliori, devo ammetterlo. Anche se sarebbe stato meglio se mio padre non avesse avuto la malaugurata idea di entrare in camera e di trovarci con le labbra ancora incollate... Da quel giorno, per quanto abbia cercato di spiegare alla mia famiglia che non sono gay, non mi hanno più considerato come prima, ma d'altra parte la cosa mi sta bene, anche se non posso fare a meno di soffrirci: il loro comportamento dimostra la loro pessima tolleranza, che nemmeno mi piace come parola, e non posso sopportare una cosa simile, considerando che Nicola è il mio migliore amico. Sì, perchè quelle due pagliacce di Camilla e Cecilia sono le mie migliori amiche e degne compari, ma ogni tanto ho l'assoluta necessità di stare in compagnia maschile. Sono pur sempre un ragazzo!
  
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