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Autore: Laleith    06/05/2011    0 recensioni
La risata arrivò alle orecchie di Deia come se fosse stata immersa nell’acqua. E in quel momento voleva esserlo. Voleva andare affondo in una pozza d’acqua cristallina, in grado di lavare quella sensazione di sporco e sbagliato che avvertiva, di cancellare ogni traccia della violenza e, perché no, di lei.
Storia sospesa.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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A King, che mi fa ancora apprezzare la scrittura.
A Yamane, che mi sostiene ed incita sempre.






 

 

-Basta con quell’arco! Mi è più utile una spada ben affilata! E arrotala in fretta, non ho tutto il giorno, IO!
 

Io, io, io. Odiava sul serio quell’auto appellarsi, come se lui, solo e soltanto lui, avesse compiti urgenti da sbrigare.
Uno sguardo d’odio partì dagli occhi che osservavano l’uomo. Era davvero sgradevole, sia alla vista sia all’udito. Barba rossa e non curata. Un vero e proprio cespuglio che spuntava da un terreno abbronzato e rugoso. Il naso appuntito stonava molto sopra a quel volto tondeggiante e mostruoso, pieno di cicatrici e di piaghe causate dal sole. Gli occhi poi. Erano quanto di più maligno esistesse al mondo. Neanche la divinità più antica e malvagia dell’intera storia cosmica poteva avere degli occhi tanto perfidi. Di un azzurro glaciale, piccoli e irrisori, avrebbero scatenato qualunque bestia.
Lord Atili.
Che titolo importante, che carica imponente. Peccato che l’altezza lasciasse a desiderare. A prima vista avrebbe potuto passare facilmente per una botte, ricoperta da un’armatura e da un muschio marcio color ruggine.
E la voce. Una cornacchia si sarebbe offesa al solo paragone.

-Non osare guardarmi a quel modo!

L’acuto riecheggiò nella piccola stanza quando il Lord si accorse dello sguardo irato e subito preparò il proprio braccio, affinché potesse colpire il bersaglio.
Una figura però s’intromise fulminea, bloccando l’arto dell’uomo prima che potesse abbattersi sulla sua vittima.

-Signore non lo faccia: altrimenti non finirà mai il suo lavoro e la sua spada non trafiggerà nessuno.

Anche se l’unica cosa che poteva vedere erano le spalle, sapeva che due profondi occhi neri stavano tentando di convincere, con sguardo fermo e instancabile, l’omino che gli era di fronte. Il grande Atili arrivava a malapena al suo petto. Nemmeno.
La piccola botte umana emise un ringhio unito a uno sbuffo, mentre si rassegnava ad abbassare il braccio.
La fermezza di quel ragazzo gli era sempre piaciuta. Ma quel suo difendere sempre e comunque chiunque lavorasse con lui, lo avrebbe certamente messo nei guai, prima o poi.

-Hai ragione ragazzo. Bada bene, però. Se non fa in fretta, vi frusterò entrambi.

Solito tono scocciato di quando il moro lo metteva a tacere. Un ghigno però gli illuminò in modo macabro il volto orrendo, alla sola idea della schiena lacerata dalla sua frusta dei due ragazzi.
Uscì dalla stanza, arretrando velocemente verso la porta.
Sembrava un cane che, spaventato dal suo padrone, indietreggiava con il terrore di abbassare per un solo attimo la guardia. Anche se il lord continuava a fingere uno sguardo altezzoso.
Il ragazzo rimase qualche attimo in piedi, le mani sui fianchi, la schiena leggermente ricurva e la testa bassa.

-Devi smetterla. Non aspetta che un tuo passo falso e il tuo atteggiamento mette a repentaglio il tuo lavoro, o peggio…

Aggiunse tetro.
Aveva parlato senza voltarsi, con voce seriamente preoccupata.
Ricordava ancora il suo primo giorno…
 
La sosta davanti al castello era stata interminabile. Due giorni e tre notti ad aspettare che qualche anima pia decidesse di aprire quelle stramaledette porte, affinché una sola, semplice opportunità potesse essere colta. Un lavoro, era l’unica cosa che voleva da quel posto. E quello era l’unico posto in cui voleva trovarlo.
Quando però, il primo vero pensiero di cedimento aveva iniziato a farsi strada nella sua mente, il volto di un ragazzo era apparso dal portone della servitù.
Occhi neri come la pece, sguardo spento ma saldo. La pelle era scura, come quella di chi ha passato tanto, tantissimo tempo a lavorare sotto il sole, ma per nulla rovinata. Dimostrava poco più di vent’anni, nonostante la postura e la compostezza lo facessero somigliare ad un uomo provato da mille battaglie, prossimo al congedo. Eppure non si trattava di un cavaliere. I vestiti non lasciavano dubbi. Delle semplicissime braghe di lino marrone e una camicia, dello stesso tessuto, bianca.
Il suo volto esprimeva sarcasmo e curiosità.
Non poteva di certo biasimarlo. La domanda che uscì dalle sue labbra, poi, era più che legittima.

-Quale giovane donna, sana di mente, verrebbe a implorare per giorni interi un lavoro nella dimora di Lord Atili? 





Note dell'autrice:
Saaaalve!
Questo è solo un esperimento e quello che avete appena letto è solo un assaggio. In assoluto il primo racconto che scrivo, perciò in caso di critiche, errori, o altro, non esistate a farmelo notare, perchè tengo molto a migliorare!
Inoltre ringrazio chi è giunto fin qui!
   
 
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