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Autore: Burdock 95    07/05/2011    0 recensioni
Non riesco più ad aspettare Brotherhood. Così ho deciso di scrivere la mia versione. Spero sia gradita.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Desmond scattò su, ansimando. Le sue mani stringevano convulsamente le coperte. Aveva la fronte imperlata di sudore.
“Merda.” sussurrò. Alzò lo sguardo, vedendo Altair fuggire da alcuni crociati. L’effetto Osmosi stava dando frutti negativi.
A fatica si alzò dal letto, e si incamminò per il corridoio. Si fermò a metà strada allarmato da dei rumori: spari.
Sentì un urlo di donna, e corse a perdifiato nel corridoio, entrando sparato nel magazzino. Un proiettile gli fischiò vicino all’orecchio.
La mano corse subito alla piccola pistola donatagli da Lucy mentre erano in viaggio verso la base del Maestro, ma non fu abbastanza rapido: un uomo gli puntò un coltello alla gola.
“Eccoti, bastardo!”
Non era una guardia di sicurezza della Abstergo, Desmond ne era sicuro. Ma allora chi era?
Non aveva importanza in quel momento. Con un’abile mossa di cui si stupì perfino lui, Desmond disarmò l’avversario con una torsione delle spalle e colpendogli la mano armata col calcio della pistola. Non stette a riflettere: puntò la pistola sull’aggressore e fece fuoco, uccidendolo.
Si guardò intorno, e vide cadaveri ovunque: Lucy, Hajar e Rebecca si erano date da fare.
Shaun era fermo, appoggiato ad un pilastro con le braccia conserte.
“Com’è farsi proteggere da una donna?” gli chiese Desmond a bruciapelo.
“Quelle tre non sono donne, Desmond, sono Assassine.”
Rebecca ignorò la frase di Shaun e si rivolse a Desmond: “Le pallottole hanno subito cominciato a volare per tutta la base, possibile che tu non abbia sentito nulla?”
“Le mie orecchie avvertivano solo il rumore della spada di Altair che faceva a brandelli le carni dei crociati.”
“Stai avendo delle strane visioni?” gli chiese Rebecca.
“Sì. Avete scoperto qualcosa del traditore?” fece Desmond.
Shaun scosse la testa “No. Ma presto lo scopriremo, visto che stai per entrare nell’Animus.”
Desmond si sedette sull’Animus, pensando ancora a chi potessero essere i loro aggressori, e partì la visione.
Ezio stringeva convulsamente l’elsa della spada: era attonito.
L’uomo davanti a lui ghignò.
Il potere della mela era abbastanza grande da portare in vita i morti? Questa è la domanda che si fece mentalmente Ezio, perché l’uomo che si ergeva davanti a lui, nella sua veste candida, era Giovanni Auditore.
Giovanni gli puntò contro la spada, dicendo “Arrenditi, Ezio Auditore, se fai resistenza all’arresto riceverai una risposta armata.”
Ma Ezio non era più il ragazzo che aveva assistito all’impiccagione in piazza: era diventato freddo, razionale, adulto … era diventato come Altair. E sapeva. Sapeva che quello non era davvero suo padre, ma solo un’illusione generata da quel frutto infernale.
Ripensò ad Al Mualim, il maestro di Altair, che era stato completamente assuefatto alla mela dopo averla vista in azione a Baghdad, quando ancora era giovane ed ingenuo.
Ezio sguainò la spada, deciso più che mai: non sarebbe bastata un’illusione a fermarlo. Giovanni si scagliò su di lui, ma Ezio seppe aspettare. Quando l’arma del nemico fu a un passo dal suo collo, Ezio la evitò con maestria e agitò in avanti la spada. Giovanni indietreggiò, con un’ampio segno rosso sul petto.
“La ferita è larga, ma solo superficiale.” constatò Ezio tra sé.
Evitò un altro fendente, e un altro ancora, per poi parare quello seguente. Evitò un affondo, e vibrò un colpo. Giovanni annaspò, e cadde in ginocchio.
Ezio gli piantò la lama celata sinistra nella gola, e il suo nemico cadde a terra morto. Quando fu riverso al suolo, privo di vita, il suo corpo mutò, perdendo le forme di Giovanni e assumendo quelle di un soldato che Ezio aveva visto in giro per Roma qualche tempo prima.
L’Assassino rimase qualche minuto a fissare il cadavere, e si perse nei ricordi di dolore che attanagliavano la sua coscienza: l’impiccagione di Giovanni, di Petruccio e di Federico, la morte di Cristina Vespucci durante i tumulti di Firenze, la caduta di Mario nell’attacco di Cesare a Monteriggioni …
La voce di Francesco lo riportò duramente alla realtà “Maestro, la prego, si svegli! Dobbiamo fuggire!” Ezio si riscosse, e corse subito via, seguito da Francesco e dal novizio.
Poco dopo, raggiunsero un piccolo accampamento appena al di fuori di Roma: Lorenzo De La Vega si trovava lì. “Aspettatemi qui, e agite solo se ve lo chiedo.” disse Ezio ai due apprendisti, e si mosse.
Con la grazia e la sveltezza di un felino, Ezio corse sul muro, aggrapandosi ad una sporgenza, dalla quale si issò e scalò la parete. Si gettò giù dall’altra parte, e subito corse al riparo. Sentì dei rumori, cozzare di spade e di scudi: dei soldati stavano arrivando. La sua mano corse rapida alla sua arma più fedele: la balestra.
Le guardie erano tre. Passarono oltre il suo nascondiglio, ed è allora che Ezio agì. Puntò la balestra alla schiena di quello più indietro, e scoccò. Il dardo volò nell’aria, conficcandosi nelle sue carni.
Ezio si mosse in avanti, e scagliò un'altra freccia. La seconda guardia cadde senza un lamento. L’ultima si girò, ma subito Ezio le fu addosso, e le conficcò una lama celata in mezzo alla gola.
Ezio scattò via, evitando abilmente i piccoli gruppi di guardie che eliminò sempre con lo stesso metodo: balestra e lama celata.
Dopo un tortuoso percorso, raggiunse il prototipo del carro armato. Afferrò una torcia e la gettò su di esso. Il carro armato cominciò a bruciare, e fulmineo l’Assassino afferrò i progetti che giacevano sul tavolo e li gettò tra le voraci fiamme che stavano nutrendosi della macchina da guerra.
Leonardo sarebbe stato soddisfatto, mancava solo da uccidere Lorenzo De La Vega.
Si spostò di poco, e si trovò davanti ad una casa piena di guardie. A sorvegliare l’ingresso c’erano quattro guardie papali.
L’Auditore fischiò, e due giovani vestiti di bianco si precipitarono lì: Francesco e l’apprendista.
“Cosa desidera, Maestro?” chiese l’apprendista, con fin troppa enfasi.
“Attaccate le guardie papali e fatevi inseguire: cercate di non rischiare troppo la pelle.” disse loro, per poi congedarli con un rapido cenno del capo.
I due Assassini si avvicinarono alle guardie papali, per poi attaccarle. Inizò la contesa, e ben presto i due Assassini si diedero alla fuga, con i quattro nemici alle calcagna.
Ezio buttò giù la porta della dimora con una spallata, e si ritrovò circondato da nove soldati, accompagnati niente poco di meno che da Lorenzo De La Vega.
“Benvenuto, Assassino.” disse il Templare “Come vedi, ti stavo aspettando. Uccidetelo!”
E le guardie partirono all’attacco. Ezio evitò un colpo di spada, disarmò l’esecutore con un calcio e gli conficcò la lama celata nel cuore. Afferrò le braccia del secondo avversario mentre vibrava un fendente, gli sferrò un calcio nelle parti basse e gli strappò la spada di mano, usandola subito per finirlo. Parò un fendente, e finì un terzo avversario con un affondo. Si girò si scatto, scagliando la spada contro un quarto avversario. Evitò un affondo, uccise l’attaccante con la lama celata e con un movimento rapido estrasse la propria daga romana.
Cinque avversari erano caduti, ne rimanevano altrettanti.
Evitò un fendente, conficcò la daga in un piede al sesto avversario e lo eliminò recidendogli la giugulare. Si gettò contro il settimo avversario, i suoi primi tre fendenti vennero parati, ma il quarto gli fece perdere la presa sulla spada, e Ezio potè finirlo con un rapido colpo al miocardio. L’ottavo nemico gli si scagliò contro, ma Ezio evitò il colpo, estrasse un pugnale da lancio, colpì al petto il nemico con la daga e scagliò il pugnale contro il decimo soldato. Il pugnale da lancio si conficcò nella gola del soldato, uccidendolo. Ezio colpì con un calcio il nono soldato, quello che aveva ferito al petto, per poi finirlo con la lama celata.
Ezio si girò verso Lorenzo De La Vega, che lo fissava con una picca in mano e senza più il suo sorriso di compiacimento stampato in volto.
“Non fai più il duro, ora, spagnolo?” fece Ezio, e si gettò contro di lui.
Lorenzo attaccò, ma Ezio colpì la picca con la daga, facendola volare via. Con un movimento fluido, ripose la daga e afferrò lo spagnolo per il collo. Lo scagliò contro il muro, e, incurante delle sue suppliche, gli sferrò un pugno al volto, che gli spezzò il collo. Lorenzo De La Vega era morto. Ezio lasciò cadere il nemico sconfitto, e si girò.
Uscì dall’edificio, si defilò in fretta, sperando che i suoi due Assassini se la fossero cavata.
Desmond aprì gli occhi, ed uscì dall’Animus.
“Sentite ...” fece “… probabilmente ho interrotto tutto, ma io devo sgranchirmi le gambe.”
Hajar lo guardò in modo abbastanza criptico, poi gli fece segno di seguirlo.
I due uscirono dal garage, e Desmond vide dove si trovavano.
“Oh cazzo.” esclamò.
“Sorpreso, Desmond?” fece la corvina “Quando quelli dell’Abstergo ti hanno prelevato ti hanno fatto fare un volo oltre l’oceano, e tu non te ne sei nemmeno accorto.”
Erano nientemeno che a Monteriggioni, sotto Villa Auditore.
“Incredibile …” esclamò sorpreso “… siamo in Italia.”
Monteriggioni era un po’ diversa da come l’aveva vista l’ultima volta, nel 1500 (con gli occhi di Ezio, ovviamente), c’erano molte macchine e un impianto elettrico che illuminava artificialmente il borgo, ma per il resto era praticamente uguale.
“L’Italia è splendida, non è vero?” fece la Maestra degli Assassini “Io vivo in questo paese da quando avevo un anno.”
“Hai vissuto qui, in Italia?” le chiese Desmond “Dove di preciso?”
“A Monticelli, un paesino in provincia di Cremona, in Lombardia.”
Desmond la guardò interrogativamente: quei nomi non gli dicevano nulla.
“È la stessa regione di Milano.”
Desmond si illuminò, e poi le chiese “Come mai sei un’Assassina?”
“Mia madre e mio padre …” cominciò a raccontare “… erano in contatto con delle persone che non conoscevo. Un giorno, degli uomini irruppero in casa nostra, e li uccisero. Io me la cavai solo perché mi ero nascosta. Avevo nove anni, all’epoca. Il giorno seguente, venni contattata dalle persone con cui erano in contatto i miei genitori.”
“Erano gli Assassini?”
“Sì. Stupita da ciò che erano in grado di fare, decisi di unirmi a loro. Misi così tanta abnegazione nell’addestramento e nel Credo dell’Assassino, che ben presto nessun altro Assassino in tutto il globo fu più in grado di sconfiggermi.” spiegò “Divenni una massacratrice di Templari senza eguali, ma poi l’allora Maestro Dan Brown morì a causa di una malattia.”
“Dan Brown? Ma non era mica uno scrittore? Ho letto sia il Codice Da Vinci che Angeli e Demoni. Erano suoi, no?”
“Sì, e non ti sei chiesto come sapesse tutte quelle cose?” Silenzio imbarazzato.
“Comunque …” continuò Hajar “… alla sua morte, venni proclamata Maestro, in quanto l’Assassina migliore che la Confraternita avesse mai avuto.”
“Quei tizi di prima …”
“Sì, li ho uccisi perlopiù io.”
“Non sai chi potessero essere?”
“Agenti inviati dalla Abstergo sotto copertura, naturalmente. Ne ho già affrontati come loro, sono semplice carne da macello, che l’Abstergo invia per fare irruzioni rapide e ricavare informazioni da loro una volta morti. Loro, ovviamente, ignorano il loro relae ruolo.”
“Non ha molto senso: come fanno a carpire informazioni dai morti?”
“Ognuno di loro ha una piccola telecamera in fronte.”
“Ma allora … ci hanno scoperti!”
“Calmati, Desmond, nessuno può scoprire questa base: loro sono arrivati qui per puro caso e i nostri sofisticati strumenti hanno messo fuori uso le loro telecamere. No, non siamo stati scoperti.”
Desmond interruppe la conversazione gettandosi giù da una trave lì vicino e finendo illeso in un mucchio di paglia. Aveva eseguito un perfetto salto della fede.
“Bel salto, Desmond.” commentò Hajar.
“Altair e Ezio l’hanno fatto molte vole, e ora che ho aquisito le loro abilità non vedevo l’ora di farlo anch’io.” rispose Desmond, una volta uscito dal covone “Prova a fare di meglio, Maestra.”
Hajar accennò un sorriso, poi eseguì un perfetto salto della fede, balzò immediatamente fuori dalla paglia eseguì una piroetta che raffigurava una perfetta schivata estraendo nel frattempo un pugnale, e a piroetta conclusa lo lanciò. Esso passò a pochi millemetri dalla guancia sinistra di Desmon e si conficcò nel centro di una sagoma da allenamento. L’Assassino americano era senza parole.
“Ho fatto di meglio, Desmond?”
Desmond indietreggiò involontariamente: alla faccia della ventenne.
“Tanto per curiosità, Hajar … siamo parenti?”
“Non ho nulla né di Altair né di Ezio se è questo che intendi, le mie abilità sono solo frutto di un duro allenamento.”
Hajar si girò, e rientrò nel garage.
Desmond prese fiato, e la seguì.



  
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