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Autore: Ratchel Vitani    07/05/2011    1 recensioni
Questo è il diario di Talim Evans, scritto fra il 1986 e il 1990, ovvero gli anni dell'orfanotrofio.
Ad ogni anno è dedicato un capitolo.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutto su Talim Evans'
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1988

27 febbraio 1988

“Oggi Kitty mi ha portato la sua bambina per farmela vedere. Ha i capelli castani come lei e gli occhi azzurri di Jason, il fidanzato di Kitty. Ho saputo anche che fra poco si sposeranno. Mi piacerebbe esserci al loro matrimonio. Sarebbe veramente bello.”

 

3 marzo 1988

 

“Da qualche mese sono in camera da sola. I bambini nuovi diminuiscono sempre di più, così non è necessario che io divida la camera con qualcuno. Mary Anne ha cambiato stanza da un po’ e sta con Susan. Mi ha detto che stare con Susie è più divertente perché si raccontano i segreti. Contente loro, io sono felice di stare da sola. Oggi ho cercato di andare a vedere Ebrill. Uscita da scuola sono corsa verso il negozio senza farmi vedere da Anna. Ma Ebrill non c’era. Sono entrata e ho chiesto al signore dov’era. Lui mi ha detto che non c’è più. Era malata. -Non c’è più bisogno che la cerchi, la tua Ebrill ti vede dall’alto-“

 

25 aprile 1988

 

“Kitty non viene più a trovarmi. Peter mi tormenta sempre di più. Ormai ha 12 anni e ogni volta che mi picchia mi fa sempre più male. La signora Smith non lo vede mai. Quella donna sta invecchiando e si vede. Sono stanca di stare qui. Le giornate sono tutte uguali.

L’orfanotrofio si sta svuotando. Dopo quel bambino, Michael, ne sono stati trovati morti altri tre. La signora Smith è nei guai. Quegli uomini con le armi passano di qui sempre più spesso.

Credono che lei sia responsabile delle morti dei bambini. Ma non è colpa sua. Lei è una donna buona, sempre più vecchia ma buona.

Il denaro è sempre meno e a volte lei non mangia. Le razioni di cibo diminuiscono. A volte non possiamo neanche accendere la luce. Restiamo al buio per settimane perché non ci sono i soldi per pagare l’elettricità. Allora si va in giro con le candele, ma vanno tenute accese per poco perché anche quelle finiscono.”

 

21 luglio 1988

 

“ Oggi alcuni uomini sono entrati nell’orfanotrofio.

È suonato il campanello e la signora Smith è andata alla porta. Non ha tolto il catenaccio ma ha aperto quel tanto che bastava per vedere chi era. Poi senza dire niente, come un burattino, la signora Smith ha tolto la catena e fatto entrare i due uomini, ma è rimasta vicino al muro immobile.  I due uomini erano incappucciati e avevano dei lunghi mantelli neri.

Io li ho visti perché ero sulle scala di fronte alla porta, ma loro non mi hanno visto, almeno non in quel momento. Li ho visti andare in cucina, poi nella stanza più grande dove c’erano tutti gli altri bambini che giocavano e strillavano, ma quando sono entrati loro si sono ammutoliti.  Tutti tranne Peter, che si è alzato da terra e ha chiesto chi erano.

Uno dei due uomini si è abbassato il cappuccio. Sono riuscita a vederlo in faccia. Il viso era magro e i capelli spettinati e la barba erano biondi. Gli occhi erano chiari ma c’era qualcosa di strano: uno dei due era più chiaro, quasi bianco. E la faccia era piena di cicatrici.

Poi ha puntato qualcosa contro Peter. Sembrava un ramo. Peter è indietreggiatoPoi un raggio è uscito da quella specie di ramo e Peter si è accasciato per terra. I bambini hanno urlato e allora l’altro uomo ha puntato un altro ramo contro di loro e ha detto qualcosa del tipo: oblivio. Tutti sono stati zitti.

L’uomo biondo aveva preso in braccio Peter e quando era arrivato alla porta per uscire si è girato indietro e mi ha visto. Ma non ha fatto nulla. Non sono neanche sicura che mi abbia visto. Poi è uscito. L’altro invece prima di uscire ha fatto la stessa cosa che aveva fatto ai bambini alla signora Smith. Poi ha chiuso la porta alle sue spalle. L’unica cosa che mi ricordo era un anello. D’argento con incise delle fiamme e un occhio.”

 

 

6 settembre 1988

 

“Fra poco ricomincerà la scuola. A dire il vero ho proprio voglia di andarci. Più che altro per non dover rimanere qui tutto il tempo chiusa in queste quattro mura con gente che non mi vuole neanche vedere. La signora Smith passa sempre più tempo chiusa nella sua stanza a firmare documenti e gestire i conti. Non ce la faccio più. Non vedo l’ora di uscire da qui.

Allora sarò finalmente libera e potrò correre senza che nessuno mi insegua urlando di fermarmi e mi riporti di corsa al coperto, anche se fuori ci sono trenta gradi. Certo che la vita è proprio ingiusta. Chissà come vive un bambino normale…”

 

 

17 novembre 1988

 

“ Fra poco sarà il terzo Natale che passerò qua. I bambini stanno diminuendo.  Ma non so se sia perché spariscono nel nulla o qualcuno dal buon cuore viene a prendersi un figlio. Credo proprio che non sia la seconda scelta. Chi ci vorrebbe? Siamo degli scarti, abbandonati dai propri genitori per loro volontà o no. Nessuno ci ha mai voluto. Noi ci odiamo gli uni gli altri, ignari del perché, sarà istinto di sopravvivenza? Litighiamo e urliamo. Ormai è raro che veniamo fermati: le donne sono sempre troppo occupate a correre da una parte all’altra dell’orfanotrofio. Siamo pieni di debiti fino al collo, da quello che sento dire. La signora Smith non ha più soldi per tenerci tutti. Insieme ad Anna ci sono un altro paio di ragazze, una peggio dell’altra, di cui la signora Smith potrebbe fare a meno e risparmierebbe i soldi per darci un po’ di più da mangiare. “

   
 
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