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Autore: kresbiten    08/05/2011    5 recensioni
Cos'è l'amore? E' quel brivido che ti attraversa la spina dorsale nel momento in cui incroci i suoi occhi, nel momento in cui ti sfiora? No, l'amore è sofferenza, sono lacrime versate, è dolore. L'amore è solo un'illusione che ti aiuta ad andare avanti, a crescere e a diventare la persona che sei o sarai un giorno.
La professoressa Isabella Swan decide di tornare a Forks, dopo precisamente quattordici anni. Tutto è cambiato nella sua vita, lei per prima. E' convinta di essersi lasciata tutto alle spalle, anche se gli occhi di sua figlia la riportano troppe volte indietro nel tempo. Ma cosa succederà quando, in un tranquillo giorno scolastico, non saranno gli occhi di sua figlia a farle ricordare, ma il soggetto stesso dei suoi ricordi?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Scusateeeeeeeeeeee!!!!!!!!!! siiii.. sono vivaaaaaaaaaaaaaaa!!! mi posso giustificare.. sul serio =S
molte di voi sanno che questo è l'ultimo mese scolastico... ed è il più duro perchè 1) la voglia ormai ci ha abbandonate definitivamente... 2) ultimi compiti e ultime interrogazione 3) sono i voti con cui ci giochiamo l'estate!! questa settimana sarà tremenda e anzi che ho deciso di postare xke deo scappare a studiare .-.
questo è un capitolo diverso dagli altri... diciamo che è tanto atteso da tutte voi... non dico nulla.. ma mi limito ad augurarvi una buiona lettura!! non so quando posterò di nuovo... anche perchè ho altri due capitoli e poi.. credo che ce ne vorrà un pò x continuare.. il tempo che la scuola finisca!!! non so se riesco la settimana prossima xke martedi ho le invalsi e domani devo studiare.. martedì pom devo studiare.. mercoledì è il mio compleanno.. giovedì devo preparare le valige e venerdì parto per tornare il martedì dopo!! non so.. cercherò di trovare un pò di tempo.. promesso..
un bacione.. grazie.. e recensite care!!!!



CAPITOLO 15

Cosa ci facevano i genitori di Edward con Tanya, la bionda ossigenata? Chiacchieravano allegramente e si stringevano la mano. Esme la prese a braccetto mentre Carlisle le circondava una spalla con un braccio. Mi girai allibita dall’altra parte e incontrai gli occhi di Edward. erano rossi come il fuoco, rabbiosi e teneva i pugni serrati mostrando le nocche alquanto bianche.
<< Ecco cosa è successo>> urlò e indicò quel trio alle mie spalle che avevo visto prima, ma che quando mi girai non c’era più. Ritornai con lo sguardo su Edward, ma nemmeno lui c’era. Inizia a chiamarlo, urlando il suo nome, ma sentivo una sola voce: l’eco della mia.
Mi svegliai tremante e sudata al centro del letto. Sentivo le goccioline di sudore scorrere sulla fonte e un gran freddo, strano freddo, attraversarmi le ossa. Possibile che fosse paura? O semplice influenza? Respiravo in modo affannato. Mi passai una mano sulla fronte, asciugando il sudore e portai una mano tra i capelli, legati con un codino.
Erano due giorni che stavo in convalescenza. Edward ogni mattina era venuto a prendere Renesmèe e l’aveva portata puntualmente a casa. Non era mai salito e si limitava di chiedere a mia figlia come stessi. Guardai la sveglia e segnavano le.. dieci del mattino? Mi alzai, forse un po’ troppo velocemente dal letto e mi catapultai i camera di Renesmèe. Niente. Andai in cucina e lei non c’era, ma vidi un foglio attaccato al frigo. Lo lessi nonostante la testa pulsasse.
Non ti ho svegliata perché stavi dormendo profondamente e non mi sembrava giusto interrompere il tuo sonno ora che era tranquillo. Mi sono lavata, vestita e presa la merenda.. sono stata puntuale e adesso Edward mi sta aspettando giù. Riposati e guarisci.
Ti voglio bene mammina, Renesmèe.
Sorrisi leggendo il bigliettino. Mi dovevo rendere conto una buona volta che mia figlia stava crescendo e non aveva bisogno necessariamente di me che la svegliassi e badassi a lei. vabbè, ero la madre e lei sarebbe stata sempre la mia piccolina.
Lentamente ritornai in camera da letto e misi la vestaglia per non prendere freddo. Andai in bagno e mi sistemai i capelli che erano molto simili ad una balla di fieno. Ritornai in cucina e mi feci un thé caldo. Lo versai nella tazza  e mi sedetti sul divano guardando la tv.
Era noiosissimo rimanere a casa; ero talmente abituata alla solita routine che comprendeva: sveglia, figlia, preparazione, scuola, figlia, pulizie, doccia, cucina e letto. Ora, anche se erano solo due giorni, stavo solo a letto, bevevo thé caldo che il dottor Cullen mi aveva consigliato e guardavo televisione. Mi resi conto che facevano dei programmi assurdi e che era davvero cambiata la generazione. Dalla noia mi appisolai sul divano, con la tazza tra le game e quando il telefono squillò sobbalzai col cuore in gola dallo spavento. Mi alzai trascurando il giramento di testa. Presi il telefono e senza nemmeno vedere chi fosse, risposi.
<< Pronto?>>
<< Ei Bells!>> James..
<< James! Da quanto tempo! Non ci sentiamo da qualche giorno>> lo sgridai e nel frattempo mi riandai a sedere sul divano.
<< Sì, è vero. Scusami, ma il trasloco e la scuola mi tengono perennemente impegnato>> sbuffò.
<< Come stanno andando?>>
<< Bene. I pacchi sono già metà chiusi, ho lasciato aperte solo le cose essenziali. A scuola ho finito. A proposito, questa è la tua ora libera vero?>> mi chiese non sapendo dei giorni di riposo.
<< Veramente non ci sono proprio andata a scuola. Sono due giorni che non ci vado.>> mi lamentai e lo sentii bestemmiare.
<< Cosa ti ha fatto quel bastardo??>> urlò arrabbiato.
<< Niente, niente, anzi.. mi ha.. aiutato>> ci fu un attimo di silenzio.
<< Aiutato? Bella mi sono perso qualcosa?>>
<< Non quello che pensi. Ma molto altro..>> sono sicura che stesse pensando che fosse successo qualcosa tra me ed Edward. impossibile!
<< Racconta. Primo, perché sei a casa?>> chiese evidentemente preoccupato.
<< Non sto molto bene. Ho qualche linea di febbre ma diciamo che ho perennemente giramenti di testa. Edward dice che probabilmente è a causa dello stress>> spiegai.
<< Ferma. Ferma. Mi sono perso su due punti! Edward?? e poi.. stress?? Ti stai stressando?? Ti avevo detto di goderti la vita e no di rovinartela!!>> mi sgridò.
<< Non è colpa mia se mia figlia vuole seguire lezioni private di pianoforte da suo padre e suo padre vuole che lei le segua. Non è colpa mia se si presenta Edward che mi fa la paternale, dicendomi che lo avrei dovuto chiamare tempo fa! Non è colpa mia se quello stupido pensi che l’abbia tradito mentre stavamo insieme anziché pensare che sia lui il padre. Non è colpa mia se Alice implicitamente mi dice che ha capito tutto. Non è colpa mia se quando vado ad accompagnare mia figlia da suo padre per la lezione mi trovo di fronte i suoi genitori che mi dicono certe cose.. Non è colpa mia se in quel momento mi sento male e Edward è costretto a prendermi in braccio e non è colpa mia se mi ha detto che non parla con i suoi da quindici anni e che poi sarà costretto a spiegarmi tutto, con calma. Non è colpa mia. Non è colpa mia se la mia vita è questa! >> urlai e scoppiando finalmente in lacrime. James rimase in silenzio per alcuni minuti, fino a quando calmai i singhiozzi.
<< Scusa Bells, non sapevo cosa fosse successo..>> era chiaramente dispiaciuto.
<< Scusami tu. È che avevo bisogno di sfogarmi e tu sei l’unico con cui possa farlo e che sa tutto di me..>> spiegai rimpiangendo che lui non fosse qui a stringermi e a consolarmi come ha fatto in questi ultimi quattordici anni. Ogni volta che nei primi anni sentivo la mancanza di Edward, lui mi prendeva e mi abbracciava, fino a quando non spuntava un sorriso sulle mie labbra. Ogni volta che scoppiavo a piangere a causa dei ricordi, lui mi asciugava le lacrime e diceva stupidaggini per farmi ridere. Lui era il mio sole.. Lo sentii sorridere.
<< Una cosa però non me l’hai detta..>> pensò ad alta voce.
<< Che cosa?>>  chiesi ironica.
<< Promettimi di rispondere sinceramente>> mi chiese e io mi preoccupai. Forse era seria..
<< O- okay>> risposi balbettando.
<< Bella, tu lo ami??>> oddio! Mi sarei aspettata di tutto anziché questa domanda. Eh sì, lo amavo? Bella domanda. Tossii. << Rispondimi sinceramente>>
<< ti rispondo quello che ho pensato appena me lo hai chiesto?>> domandai.
<< Sì, vai>> mi incoraggiò.
<< Lo amo? Non lo so! In questo momento sono molto confusa. Da una parte vorrei tornare con lui, dicendoli tutta la verità e formare una famiglia con lui, come ho sempre desiderato. Ma dall’altra io non posso perdonarlo per quello che mi ha fatto: mi ha tradito e fatto sì che non gli dicessi niente della bambina, crescendola senza un padre, da sola.. quindici anni senza vederlo.. sai cosa vuol dire? È un’eternità. E a me non basta rivederlo, rivedere i suoi occhi in cui ci si può specchiare come le acque del mare caraibico, non mi bastano alcuni incroci di sguardi e qualche parola di troppo per farmi tornare tra le sue braccia. Io al mio fianco voglio qualcuno di cui possa fidarmi ad occhi chiusi e no di cui abbia paura di poterlo perdere facendo soffrire la sottoscritta e mia figlia. Non stiamo parlando solo di me, ma c’è in gioco anche Renesmèe. Non posso dirle tutto improvvisamente. Come reagirebbe lei? come reagirebbe Edward?>>
<< Bella, non voglio scoraggiarti, ma ipotizza che in tutti gli anni di carriera, tu ed Edward sarete sempre colleghi e lui sarà insegnante per cinque anni di Renesmèe, come vuoi che lui non si insospettisca?>>
<< Gli ho detto che dopo poco che ci siamo lasciati sono andata a ballare e ho avuto un incontro occasionale con un ragazzo..>> sussurrai, sperando che non avesse ascoltato.
<< Cosa hai fatto tu?????>> urlò facendomi allontanare il telefono dall’orecchio.
<< Ho dovuto. Non potevo dirgli: oh scusami Edward, mi sono dimenticata di dirtelo. Renesmèe è tua figlia>> dissi ironica.
<< Non sto dicendo che gli dovevi dire la verità, ma inventarsi una così squallida storia, non è bello>>
<< Almeno si sentirà in colpa.. in parte>> spiegai.
<< E’ questo che volevi?>>
<< No>>
<< E allora?>> ecco il punto.
<< Io ho paura>> sussurrai e un’altra lacrima scappò dai miei occhi.
<< Di cosa?>>
<< della reazione di Edward e di Renesmèe..>>
<< Bella non puoi sapere se la prenderebbero bene o male. Non puoi sapere cosa succederà! Chi ti dice che lui non lo scopra da solo e tutto sarà molto peggio? È meglio che glie lo dica tu anziché lui lo venga a sapere da solo..>>
<< Lo so. Ma non posso presentarmi adesso da lui e dirtelo. E se Renesmèe si arrabbiasse come lui? Io rimarrei senza di lei.. e non ce la farei mai..>> sussurrai
<< Bella, bisogna dare tempo al tempo. Arriverà o non arriverà il momento della verità, sappi che io ci sarò e ti appoggerò sempre e comunque>>
<< Grazie James, non so come farei senza di te. Tu mi dai forza, mi fai ragionare, mi dici come la pens, sei sincero e soprattutto: mi capisci meglio di tutti gli altri>> lo sentii sogghignare: il momento teso era finito.
<< Eh ma io sono un mago. Prevedo il futuro>> disse e fece il verso di un lupo, facendomi scoppiare a ridere.
<< James adesso vado a riposare, sto crollando>> dissi sentendo gli occhi chiudersi.
<< Giusto. Riposati piccola e guarisci. Ti voglio un mondo di bene>>
<< Anche io James. Vieni presto. Ciao>> riattaccai e poggiai la testa sul cuscino, tenendo stretto a m il telefono in caso di emergenza. Chiusi gli occhi e cercai di trovare un sonno tranquillo.
Sobbalzai al rumore della serratura che scattava. Subito guardai l’orologio e mi resi conto di aver dormito cinque ore. Mi sedetti sul divano, aggiustando i capelli con le mani.
<< Renesmèe?>> chiamai, posando il telefono sulla tavola.
<< Mamma, sono tornata!>> urlò e dopo poco fu in cucina. Le avevo vietato di avvicinarsi, ci mancava pure che si ammalasse anche lei. << Come stai?>>
<< Meglio. A te come è andata a scuola?>> le chiesi alzandomi e portando la tazza nel lavandino e sciacquandola.
<< Bene. È venuta una supplente al tuo posto che ci ha fatto delle domande per vedere quando fossimo preparati>> la guardai preoccupata. << Non ti preoccupare, ti abbiamo fatto fare bella figura! Abbiamo risposto tutti>> disse sorridendo e io feci altrettanto.
<< Ricordami di ringraziarvi>> le dissi dirigendomi in camera mia. Stavo molto meglio e la testa non girava più.
<< Cosa hai fatto di bello?>> mi chiese ironica.
<< Ho dormito, bevuto thè caldo, parlato a telefono con James e dormito. Tutto molto noioso, assolutamente!>> mi lamentai.
<< Beata te! Non mi dire che avresti preferito la scuola?>> era scandalizzata. Annuii.
<< Effettivamente>> la sua faccia era sbalordita. << Sono quindici anni che sono abituata a questo ritmo, ed è una noia non seguirlo per qualche giorno>> mi giustificai e lei sorrise.
<< Okay. Ora vado a fare i compiti.>>
<< Okay>>
<< Ah mamma! Ho dato il tuo numero a Edward, dopo ti chiama per sapere come stai..>> accidenti!
<< Va bene>> si chiuse in camera sua e io mi andai a fare una sciacquata. Indossai una tuta grigia al posto del pigiama e mi misi seduta sulla scrivania della mia seconda camera che faceva da ufficio e iniziai a correggere alcuni temi. Avevo iniziato di fare già un teme in ogni classe, per vedere le loro modalità di scrittura e soprattutto a che capacità avevano. Dopo averne letti dieci alzai lo sguardo e notai che si erano già fatte le sette. Mi alzai spegnendo la lampada e andai in cucina per cercare di cucinare qualcosa e di far mangiare qualcosa di decente a mia figlia. Non esagerai e feci un’insalata mista e un hamburger. Io non me la sentivo di mangiare, avevo lo stomaco chiuso. Chiamai mia figlia per la cena e subito corse contenta a deliziare qualcosa cucinato da parte mia. Fortunatamente sapevo cucinare bene, pure quando arrangiavo. Mia madre fin da piccola aveva fatto in modo che sapessi cucinare. Mi diceva sempre..Se un giorno avrai una famiglia, devi sapere cucinare! Risi a quel ricordo. meno male che si era sbrigata a insegnarmi, altrimenti sarebbe stato un vero problema con Renesmèe. Certo, quando era ancora una neonata avevo avuto dei problemi! Mia madre non aveva previsto che avessi potuto avere una figlia a vent’anni e non mi aveva insegnato a scaldare il biberon. Beh, senza parlare di quando iniziò lo svezzamento! Avevo sempre paura di sbagliare e di bruciare o scolare cruda quella minuscola pastina; gli omogeneizzati, i succhi, la mela grattugiata.. certo erano sempre risate ogni volta che doveva mangiare e c’era James ad aiutarmi. Sono convinta che quella peste lo facesse a posta a fare i capricci ogni volta che c’era lui che a sua volta si ritrovava la pappa sputacchiata e appiccicata addosso. L’unica cosa certa, era che ci divertivamo un mondo!!
<< Mamma tu non mangi?>> mi chiese.
<< No, ho ancora lo stomaco chiuso>> le risposi sorridendo e toccandomi la pancia. lei annuì. Mangiò tutto e quando finì andò a farsi una doccia calda, poi mise il pigiama e alle nove e mezza era già a letto, stanca della giornata e di essersi svegliata dieci minuti prima del solito.
Io lavai i piatti e un po’ la cucina. Andai a fare una doccia calda anch’io e indossai il pigiama di seta, coprendomi con una vestaglia e andai a sedermi sul divano a guardare un qualche film. Me la sarei presa con comodo, domani non sarei andata ancora a scuola, sarei ritornata dopo domani. Iniziai a cambiare canali, non mi piaceva nessun film. Tutti romantici, e nonostante da ragazza fossero i miei preferiti, adesso, diciamo da quindici anni, li odiavo!
Sobbalzai al bussare della porta d’ingresso. Chi poteva essere alle, guardai l’orologio, dieci di sera?? Lasciai la televisione su un canale dove trasmettevano un film, che avevo visto negli ultimi cinque minuti, su un vampiro e un umana. Mi sembra si chiamasse Tulit.. tulat.. ah! Twilight. A quanto pareva era leggermente romantico, ma leggermente anche d’azione. Mah! Mi sistemai la vestaglia, aggiustai i capelli con le mani e mi recai alla porta. Vidi dal buco chi era e mi si gelò il sangue in testa. Meno male che mi ero sistemata un po’ prima! Ma cosa voleva a quest’ora e soprattutto da me??
Facendo un sospiro profondo, aprii trovandomelo davanti nella sua camicia grigio chiaro e i suoi capelli ribelli.
<< Ciao>> sussurrai imbarazzata, ma cercai di non far caso al calore che sentivo nelle guance. Accidenti Bella, sembri un’adolescente!
<< Ciao. Ti ho svegliata o disturbata?>> chiese preoccupando, sbirciando alle mie spalle. Scossi il capo.
<< No, no, non preoccuparti. Entra!>> lo invitai e nello stesso momento mi mozzicai la lingua.
<< Non vorrei disturbarti..>> sussurrò ma io scossi il capo e aprii maggiormente la porta per farlo entrare. Entrò e si guardò attorno. Lo portai in cucina dove mi trovavo poco prima e accesi le luci, abbassando il volume della televisione e indicandogli il divano di pelle su cui sedersi e su cui mi stavo sedendo io. Accettò l’invito a si sedette al mio fianco.
<< Cosa ti porta qui?>> chiesi ironica e lui sorrise malinconico.
<< Volevo venire a vedere come stessi..>> sussurrò.
<< Oh! Sto bene grazie. Sto molto meglio>> lo rassicurai..?
<< Hai avuto più giramenti di testa?>> adesso aveva assunto la postura da medico. Mi sforzai di non sorridere e scossi il capo.
<< Solo questa mattina..>> spiegai e lui annuì.
<< Posso?>> domando indicando il mio polso. Nonostante non sapessi cosa volesse fare, annuii. Perché agisci senza pensare e sapere?? Ma che sei matta?
Prese il polso tra due sue dita e osservando l’orologio rimase così per circa un minuto. Poi lo lasciò, poggiandolo delicatamente sulle mie gambe. Rabbrividii.
<< Il battito si è regolarizzato. Quando torni a scuola?>> era tornato rigidi. A volte mi chiedevo perché si comportasse così.. dovevo essere io quella arrabbiata, delusa e che metteva il broncio, ero stata io quella tradita, e invece a volte sembrava fosse il contrario. Sì, forse io sono più matura perché di sicuro la mia vita è stata più difficile. Prima di tutto ho dovuto crescere mia figlia e questo è il momento in cui devi crescere, diventare responsabile, perché devi prenderti cura di qualcuno.. quel qualcuno che è la tua vita.. tua figlia.
<< Dopodomani. Non ho ancora ripreso tutte le forze per tornare domani>> confessai e lui annuì.
<< Renesmèe?>> chiese guardandoci in giro. La calamita di un padre che cerca il suo ferro.. sua figlia.
<< Era molto stanca. Sta facendo la mamma>> risi e lui con me, piano.
<< E’ una bambina.. ragazza stupenda. L’hai cresciuta stupendamente nonostante fossi sola>> si complimentò ed era come se mi avesse dato un pugno nello stomaco.
<< G- grazie>> balbettai.
<< Adesso vado, non voglio disturbarti ulteriormente>> annunciò e si alzò. Io annuii e mi alzai insieme a lui. Appena feci un passo, inciampai come quando accadeva sempre da adolescente, nei miei stessi piedi. Prima che potessi scontrare il pavimento freddo e duro su una qualsiasi parte del corpo, sentii due braccia afferrarmi strette, evitando la botta. Alzai il capo e subito me ne pentii. Trovai il suo viso molto più vicino di quanto immaginassi e incontrai subito il suo sguardo. Verde contro marrone.. marrone contro verde..
Mi tuffai in quelle pozzanghere, cercando di leggerne l’anima e sembrava che lui facesse la stessa cosa con me. mi teneva stretta al suo petto, con una mano attorno ad un fianco ed una dietro la schiena. Potevo benissimo sentire il suo alito di menta peperina che soffiava docilmente sul mio viso, sulle mie labbra.. istintivamente dischiusi leggermente le labbra per sentire l’essenza del suo profumo.. era fresca e dolce. Non l’avevo dimenticata.. ma adesso tutto sembrava più reale e sembrava che i miei ricordi non gli avessero dato giustizia. Lui non si allontanava e nemmeno io lo facevo.
Improvvisamente o forse istintivamente, con le sue affusolate dita mi accarezzò leggero una guancia, facendomi rabbrividire. Eppure la forza di allontanarmi non c’era..
Non so come, non so quando, ma lentamente si avvicinò maggiormente e poggiò le sue labbra sulle mie. Appena si sfiorarono fummo travolti entrambi da un brivido e un gemito. Era passato troppo tempo.. troppo tempo in cui erano state lontane.. troppo tempo senza unirsi.. semplicemente troppo tempo..
La mia mano, senza che potesse seguire gli ordini del cervello, che a sua volta stava prendendo la strada di non ritorno, arrivò ai suoi capelli e li strinse. troppo tempo che non li toccavo.. troppo tempo che non li afferravo.. troppo tempo che non mi c’immergevo.. semplicemente troppo tempo..
Lui portò una mano sul mio fianco e toccò un mio lembo di pelle scoperto a causa della maglia che si era alzata. Rabbrividii a quel contatto.. troppo tempo che non mi sfiorava.. troppo tempo che non mi toccava.. troppo tempo che non immergeva le sue dita nella mia pelle.. semplicemente troppo tempo..
Con la stessa mano che stringeva tutto il mio fianco e accarezzava la mia pelle, mi avvicinò maggiormente a lui, facendoci scontrare e incastrare come due pezzi di un puzzle. Sussultammo. Troppo tempo che stavamo lontani.. troppo tempo che non ci avvicinavamo.. troppo tempo che non ci stringevamo.. semplicemente troppo tempo..
Con l’altra mano continuò ad accarezzarmi il viso. Troppo tempo che non mi sfiorava.. troppo tempo che non mi accarezzava.. troppo tempo che le sue affusolate dita erano state lontano da me.. semplicemente troppo tempo..
Forse passarono secondi, forse ore, forse giorni, forse mesi o forse anni, ma in quel momento sembrava che il tempo si fosse fermato e che fosse tutto nostro. Ma una stupida consapevolezza, che si era nascosta nell’anticamera della mia testa, nel mio inconscio diventato improvvisamente conscio, era riemersa e  ricordai quello che mi aveva fatto.. Lui mi aveva tradita riempendomi di belle parole e tante carezze, e adesso avrebbe potuto fare lo stesso. E poi, quella mia parte del cervello priva di orgoglio, ma che non riusciva a prevalere, mi ricordava che io avevo una figlia con lui e lui non sapeva. Mi sentii improvvisamente in colpa per quello che avevo fatto in merito a questa situazione e in colpa per quello che stavo facendo in questo momento. Mi beai dell’ultimo contatto con le sue labbra e sospirando mi allontanai, aprendo gli occhi e riscontrando il suo sguardo, dopo tanto tempo lucido e brillante. Da quando lo avevo rincontrato il suo verde era spento, adesso aveva ripreso vita, come un prato in primavera appena bagnato dalla fresca rugiada mattutina.
<< Edward..>> riuscii a dire, ma lui mi zittì con un altro bacio. Lo lasciai fare ma poi mi allontanai.
<< Edward..>> ridissi e lui sorrise amaro.
<< So cosa mi stai per dire e non posso fare altro che darti ragione. Mi dispiace.. non posso giustificarmi dicendo che non volevo, perché l’ho desiderato farlo dal primo momento che ti ho vista>> arrossii a queste parole.
<< E’ difficile>> riuscii solamente a dire e lui mi guardò dolce.
<< Lo so. Lo sarà sempre. Sappi solo che non mi sono pentito e ho accertato quello che provo ancora per te>> quasi piangevo, ma non potevo..
<< Scusa>> dissi e lui fece per andarsene, ma ritornò a scontrarsi col mio sguardo.
<< Presto ti racconterò tutto con calma.. sperando che mi crederai. Ti aspetterò sempre Bella. Ho aspettato quindici anni fa, ti ho aspettato per quindici anni e posso aspettare ancora adesso>> detto queste se ne andò sorridendo e con una nuova luce negl’occhi.. di nuovo vivi. Quando sentii il rumore della porta d’ingresso chiudersi, mi lasciai andare sul divano, incredula ed esausta. Guardai la televisione e vidi la scena in cui il vampiro dice all’umana che adesso lei è tutta la sua vita.. come era facile la vita nella fantasia..
Scoppiai a piangere con il viso sul cuscino a soffocare le lacrime. Non piangevo per il mio passato, per quello che mi aveva fatto, per i forti e vivi ricordi, per la mancanza, per le bugie, per mia figlia e per suo padre, o per quello che avevamo appena fatto. Ma piansi perché la mia mente accettò con tanti sforzi una consapevolezza.. una consapevolezza sempre esistita dentro di me ma sepolta per evitare dolore, ma adesso che con un semplice sfioramento, un semplice bacio era riemersa. Era difficile accettarla eppure, sembrava non ne potessi fare proprio almeno. Io ero ancora totalmente e incondizionatamente innamorata di lui.
 

SPOILER:

<< Dove andiamo?>> chiesi.
<< A fare un semplice giro. Avrei voluto portarti nel mio ufficio, ma non posso fare un torto del genere a mia nipote>> disse e a me si raggelò il sangue nelle vene. Cosa aveva detto? Strabuzzai gli occhi e ingoiai senza che ne avessi bisogno, a vuoto.
<< Come hai chiamato mia figlia?>> le chiesi e lei sogghignò.
<< Pensi che siamo tutti stupidi come mio fratello, che pensa che tu lo abbia tradito anziché fare due più due?!>>
   
 
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