Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: TheWhiteFool    08/05/2011    2 recensioni
Quando un affascinante sconosciuto si presenta alla porta di Glenn Brennan dicendole che è una strega, lei lo prende per matto. Peccato solo che sia tutto vero, e che la realista Glenn si ritrovi catapultata nel bel mezzo di una lotta millenaria fra i maghi del Sole e maghi della Luna... e non è detto che lei stia dalla parte dei buoni.
E, come se non bastasse, ci si mettono anche il misterioso Nathan e il dolce Anthon a confonderle le idee...
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Roven Lake è un perfetto esempio di cittadina di provincia: situata a pochi chilometri dal confine col Canada, ad un primo sguardo sembra essere composta da nient'altro che casette dalla calce sbiadita, gatti randagi e vecchietti sgorbutici. Però, se non ci si sofferma sui particolari più rozzi, si riesce a cogliere la bellezza della mia città, che si mostra nelle rose selvatiche che crescono anche nei meandri di terra più dura, o gli arcobaleni che si affacciano timidi fra un temporale e l'altro, svettando colorati fra il cielo plumbeo.

Ma la parte più bella di Roven Lake è l'acqua: la città si erge sulle rive del lago Diven. È un enorme, implacabile distesa d'acqua fredda, selvaggia e bella come solo la natura può essere. Da piccola mi spaventava, ma ora vengo spesso a passeggiare sulle sue rive. Sull'estremità opposta sorge un' altra cittadina, Distan Spring, ma il lago è talmente grande che questa è visibile solo di notte, grazie alle luci delle case che emergonodal buio.

Stringendomi le braccia al petto per combattere il freddo pungente, mi avvio verso la baia.

La spiaggia di sabbia chiara viene usata dagli abitanti per tenerci le barche: si tratta per lo più motoscafi scrostati. Qui quasi tutte le famiglie ne hanno uno: mi ricordo che quand'ero piccola mio papà comprò un motoscafo, color rosso fuoco, e portava me e mia madre al centro esatto del lago; da ingenua bambina che ero, pensavo che nelle profondità di tutta quell'acqua si trovasse il popolo del mare (tralasciando che i laghi sono d'acqua dolce), prorpio come nel cartone Disney della Sirenetta.

Smetto di camminare quado sono quasi arrivata alla baia delle barche. È completamente deserta, a parte per un'unica, solitaria figura di fronte a me.

È seduto su un motoscafo verde sbiadito, con le mani sprofondate nelle tasche del cappotto scuro e una sigaretta fra le labbra.

Mi avvicino, cercando di essere silenziosa, ma è come se lui avvertisse la mia presenza: alza lo sguardo, e l'azzurro dei suoi occhi mi investe.

-Glenn- mormora Nathan con la sua voce roca, a mò di saluto. Getta il mozzicone di sigaretta sulla sabbia, e avanza verso di me. La sua espressione scura e fredda non ha niente da invidiare alle acque del lago attorno a noi. Ho come l'impressione che Nathan, dietro le sue sigarette e alle sue espressioni criptiche, sia ancora più freddo e selvaggio del lago stesso.

-Sei venuta.-

-Davvero? Molto perpsicacie. E io che pensavo di essere ancora a casa a lavorare a maglia!-

Lui ghigna -Vorrei proprio vederti, a lavorare a maglia.-

Lo guardo truce: chi gli ha dato il permesso di mettersi a parlare come se fossimo due vecchi compagni di scuola? Prima mi deve dare delle spiegazioni.

-Poche ciance: è meglio che tu chiarisca per bene questa storia della stregoneria.-

-Molto bene- dice ghignando -molto molto bene...almeno non sei una ragazza che si perde in giri di parole. Cosa vuoi sapere?-

Si siede di nuovo sul bordo del motoscafo verde, senza smettere di guardarmi. Con la mano indica il posto accanto a lui. È un invito.

Beh, non è che mi ucciderà starmene seduta accanto a questo cretino...” sbuffo, sedendomi anch'io sul bordo del motoscafo “sempre meglio che starsene in piedi come una beota.”

Mi fisso le punte degli anfibi, ma in qualche modo so che sta sorridendo soddisfatto. Solo perchè ho accettato di sedermi? Che cretino. Non gli darò altro tempo per gongolare.

-ho visto delle cose strane- gli dico di colpo -prima nel riflesso di una porta-finestra, e poi nello specchio del bagno di casa mia. Ho visto il mio viso... il mio viso deturpato. Quella ero e non ero io.- sospiro.

-Ha tutto a che fare con la faccenda della stregoneria? Perchè se l'unico mio potere magico è vedere le cose deformate, allora tanto valeva diventare miope.-

-Quella che hai visto non eri realmente tu, Glenn. Almeno non fisicamente. Quei riflessi erano delle manifestazioni dei tuoi poteri nascosti, che premono per essere svelati. Succede a tutti. Anch'io percepisco il mio riflesso diverso, di tanto in tanto. Ma non preoccuparti: solo tu puoi vedere la tua immagine distorta. Agli umani comuni che guarderanno, ad esempio, uno specchio dove ti stai riflettendo, apparirai come sempre.-

I miei occhi scuri sono persi a contemplare le acque del lago. Sono sollevata: se Nathan dice il vero (e ho deciso che per ora gli darò il beneficio del dubbio), non devo preoccuparmi di mutare aspetto in una strega fredda e terribile. Cioè, mi dicono che sono una strega, ma non penso di essere così tremenda... il che mi riporta ad un altra questione.

-Frena un attimo, moretto. Non mi hai ancora detto in cosa consistono le mie facoltà di presunta strega. Se ti aspetti che indossi una palandrana nera e mi metta a preparare pozioni nella cantina di casa mia, allora credo che tu abbia preso una bella cantonata.-

Nathan mi guarda sogghignando. -niente del genere. La cosa è un po' più complicata delle storie che hai letto nei libri di favole, dolcezza.-

Lo guardo incupita: -non chiamarmi dolcezza.-

Inclina la testa, un sorriso strafottente stampato sulle labbra -perchè no? Tu prima mi hai chiamato moretto.-

Sento un vago calore salirmi alle guance -ti ho chiamato moretto perchè è la verità. Se non ti va bene tingiti i capelli e ti chiamerò biondone.- sbuffo, incrociando le braccia.

-Seguendo il tuo filo logico secondo il quale dovrei chiamarti con un aggattivo che ti descrive, allora no... - inizia lui indecifrabile- no davvero. “Dolcezza” non ti si addice affatto.-

-Ecco- faccio sarcastica -almeno su questo siamo d'accord...-

non ho il tempo di finire la frase, che mi giro e il volto di Nathan è accanto al mio. Non respiro. Il mio coure si è temporaneamente fermato, o forse è volato via.

Riesco a vedere ogni singola sfumatura colorata dei suoi occhi celesti, e il suo profumo mi arriva chiaro fino alle narici. Profumo di pino, di pioggia e di... maschio.

-La dolcezza non ti si addice- mi sussura con la sua voce roca. Riesco a sentire il respiro caldo delle sue parole.

  • Eppure ci sarebbero altre decine di qualità che potrebbero descriverti, e nessuna te la farebbe invidiare.-

Riesco a sentire la presenza fisica del suo corpo, le sue torsioni e il suo calore.

È troppo vicino. Troppo. La sua presenza fisica, il suo odore, la sua voce...

È talmente piacevole da star male.

-Non ci provare!- lo allontano di scatto, piantandoli una mano sul petto e spingendolo via. Ho le gote in fiamme. Diavolo, l'ho appena conosciuto! Lui non... non può respirarmi sul collo e... e odorare di maschio in quel modo! E no, che cavolo! Come può uno sconosciuto avere degli occhi così pazzeschi? Dovrebbe essere punito da una qualche pena capitale.

Mentre io lo guardo rossa e fumante di rabbia, Nathan si è allontanato e si è lisciato la camicia, ma ha la sua solita arietta compiaciuta. Ma com'è che lui è sempre così rilassato e io in questo momento vorrei scomparire con la testa sotto la sabbia, modello struzzo?

Si alza in piedi -scusa- dice, ma non sembra dispiaciuto. Si vede che gli piace provocare le ragazze in quel modo. Chissà a quante avrà detto le parole che ha detto a me.

Mi sorride.

Lo strozzo, giuro che lo strozzo.

-Forse tu hai del tempo da perdere, ma si dà il caso che io abbia di meglio da fare che stare qui ad ascoltare i tuoi monologhi. Vorrei che mi spiegassi qualcosa di più concreto prima che il 2012 arrivi e ci ammazzi, tutti.- lo riprendo sbuffando.

Lui alza le spalle e, di nuovo con quel suo sguardo indecifrabile (non so se detesto di più quello o il suo sorrisetto strappa-schiaffi), si avviccina alla riva del lago. Mi da la schiena, fissando pensieroso le acque grigie d'autunno, come se stesse riordinando le idee.

-Le leggende che mia madre mi narrava quando ero ancora bambino parlano di come all'inizio la comunità delle streghe e degli stregoni fosse unita. Vivevamo in pace ed egemonia, o almeno questo è quello che dicono le storie. Poi, qualcosa si ruppe, e la comunità si divise in due fazioni maggiori. Queste due fazioni hanno un punto di vista sulla vita e sull'uso della magia totalmente opposto. Io e te facciamo parte del Circolo della Luna.- fa una pausa.

-Il nostro Circolo ha varie comunità in tutto il mondo, e così anche il Circolo del Sole. Per lo più cerchiamo di tenerci lontani dalla fazione avversa, ma sulle sponde del lago Diven si sono insediate due comunità, sulle due rive opposte.-

Mi ci vuole un attimo per metabolizzare la notizia -intendi le due città, Roven Lake e Distan Spring?- chiedo confusa -ma mica tutti gli abitanti di una città possono avere la magia... cioè, non avrebbe senso. Me ne sarei accorta.-

-infatti- continua lui -solo alcuni membri della popolazione hanno quel particolare... gene nel sangue, quel che ci rende ciò che siamo. Da sempre i componenti del Circolo del Sole locale si sobo insediati a Distan Spring, mentre i nostri antenati seguaci della Luna hanno mischiato il nostro destino con la popolazione di Roven Lake. O forse ne sono stati i padri fondatori, chissà.-

-ma avevi detto che ci sono stati dei conflitti- dico pensosa -è sicuro avere l'altro Circolo così vicino a noi?-

Senza neanche accorgemene, credo ad ogni singola cosa che Nathan mi sta dicendo. C'è qualcosa, dentro di me, che mi prega di ascoltarlo. Forse è l'atmosfera che crea il lago, o la magia che si sta risvegliando in me. O forse sono gli ormoni del ciclo in arrivo.

Nathan ha di nuovo quel suo sorrisetto stampato in volto... ma sembra diverso. Una sorta di sarcasmo più triste e sconsolato che mai.

-oh, ovvio che non è sicuro avere i nostri rivali così vicini. È da decenni che combattiamo per il possesso del lago e dell'area nei dintorni. Abbiamo alternato le lotte clandestine a degli armistizi, o ci siamo ignorati a vicenda. Fino a quindici anni fa.-

Mi fissa scuro in volto -la tensione è cresciuta ripetutamente, e noi del Circolo della Luna siamo stati i primi a rompere l'armistizio.- inspira, e le parole sembrano venirgli fuori a fatica.

-ci eravamo stufati di dover sopportare il Circolo del Sole e i suoi moralismi. Volevamo usare la nostra magia senza doverci giustificare con nessuno. All'epoca avevo undici anni, e restai a casa da solo, imbaccucato sotto la mia coperta di flanella, come se questa potesse difendermi dalla guerra clandestina che stava infuriando là fuori, e di cui le persone normali non avevano idea. Vidi uscire di casa mia madre e mio padre, e i loro corpi erano talmente vibranti di magia, printi per la guerra, da farmi quasi paura.-

Lo guardo in silenzio. Nathan fissa con sguardo indecifrabile un punto lontano.

-è stata l'ultima volta che li ho visti. Il Circolo del Sole aveva preparato della adeguate difese. Quella notte, nella pianura deserta poco lontana dal lago, si è svolta una guerriglia. Il Circolo del Sole intimò di trovare un accordo alla nostra Prima Strega, il nostro capo. Naturalmente lei rifiutò, come tutti del resto. Il Circolo della Luna è sempre stato fin troppo un amante della vendetta e della guerra per rinunciare.-

Sospira. I suoi occhi azzurri mi sembrano così distanti.

-Com'è... com'è finita?- gli chiedo, anche se dentro di me conosco già la risposta.

Lui fa di nuovo quel sorriso triste -oh, Glenn, non è un caso che io sia il primo stregone che tu incontri. Quella notte, il Circolo del Sole ha comesso una strage. Non solo hanno ucciso tutti i maghi adulti che avevano partecipato alla guerriglia, ma il giorno seguente hanno invaso Roven Lake... e hanno preso tutti quelli che restavano. Bambini. Anziani. Donne gravide. Almeno quelle checche del Circolo del Sole sono famose per concedere una morte rapida ed indolore...- sbuffa, scuro in volto come non mai.

-Che ipocriti. Secondo loro la strage sulla città dopo la battaglia aveva scopo di eliminare definitivamente una minaccia, per “proteggere la loro gente da attacchi futuri...” non hanno neanche le palle per dire che era da tanto che volevano torglierci di mezzo.-

Resto in silenzio, la fronte incrinata, il viso fra le mani. Nathan è a qualche passo da me, ancora rivolto a guardare il lago. O forse quarda la cittadina del Circolo del Sole, Distan Spring, sull'altra riva. Mi chiedo se riesca davvero a vederla, o se stia solo fissando un punto imprecisato nella nebbia che si forma spesso sopra le acque torbide del lago.

Devo pensare. Sento come le piccole tessere di un puzzle che pian piano stanno tornando al loro posto.

-Hai detto...- inizio -hai detto che il Circolo del Sole ha fatto una carneficina. Ma la polizia... le persone comuni, come possono... ?-

-non essersene accorte?- conclude, tirado fuori un pacco di sigarette dalla tasca -è bastato un potente incantesimo di alterazione di memoria. Coloro che conoscevano i maghi e le streghe di Roven Lake sono convinti che i loro amici abbiano lasciato la città, una famiglia per volta, nel corso degli anni. Streghe e stregoni non sono poi molti: era una storia credibile.-

-Un attimo-

lui si gira verso di me, con la sigaretta in mano e l'accendino nell'altra, fissandomi sorpreso dal mio tono di voce.

Mi sento la gola spaventosamente secca e la mente annebbiata.

-Dici che quindici anni fa c'è stato un massacro- parlo a voce bassa, tanto che Nathan è costretto ad avvicinarsi per sentirmi. Forse in condizioni normali farebbe qualche commento sarcastico, ma dal tono della mia voce capisce dove sto andando a parare.

Si siede davanti a me, col peso del corpo sui talloni. Mi guarda in silenzio.

-ho tre domande- dico in un soffio.

-la prima: hai detto che vivevi a Roven Lake all'epoca. Io sono sempre vissuta qui, e se ho fatto i conti giusti avevo quattro anni. Allora come abbiamo fatto a sfuggire a... a?-

non serve nemmeno che completi la frase: mi ha capita alla perfezione.

-sono riuscito a scappare, la notte prima che il Circolo del Sole venisse a cercare i superstiti a Roven Lake- mi spiega, con un timbro stranamente gentile -il mio istinto mi diceva che i miei genitori erano già morti. Quando un essere magico è così legato ad una persona, queste cose le avverte.

Mi sono rifugiato a Chicago, la città più vicina che ospitava un altro Circolo della Luna. Sapevo dove trovare altre streghe ed altri maghi grazie ai racconti dei miei genitori. Credevo di essere l'ultimo superstite...- i suoi occhi azzurri mi fissano in volto, immobili.

-ma c'eri anche tu. I maghi di Chicago ti hanno localizzata con un incantesimo di rilevamento: eri l'ultima adepta della Luna a Roven Lake: una bambina piccola, insignificante. Non avevi più di quattro anni. Gli adepti del Sole si aggiravano per la città, non in modo appariscente per evitare di insospettire la gente comune, ma si addentrarono nelle case di coloro che possedevano la magia, per ucciderli. Presto ti avrebbero trovata.-

Degludisco. Non ho molti ricordi della mia infanzia, e di certo non ricordo quello di cui Nathan sta parlando. Però qualcosa mi dice che è tutto vero.

-Il Circolo della Luna di Chicago ti ha imposto un sigillo: hanno messo sotto chiave i tuoi poteri, per così dire. Era l'unica possibilità di salvarti: era troppo tardi per venire a prenderti. Il sigillo ti ha fatto apparire ai componenti del Circolo del Sole come una bambina normale, e ti hanno risparmiata.-

Mi fisso le dita. Nathan è ancora vicino a me, seduto senza sfiorarmi. Per quanto io abbia spesso voglia di spaccargli la faccia, in questo momento sento che mi è vicino. Siamo gli ultimi due superstiti di una grande famiglia, che hanno perso tutto. Lui più di me: la casa, la sua vita, coloro che amava.

-Riguardo ai tuoi genitori, Glenn, se non ricordo male da quel che mi hanno detto, tua madre si è trasferita col suo nuovo marito ben prima della guerriglia, e tuo padre è un uomo comune. Gli adepti del Sole non gli avrebbero tolto un capello.- aggiunge, vedendomi silenziosa.

Alzo gli occhi, e lui è così vicino -perchè sei tornato?- gli chiedo, più duramente di quanto intendessi.

Si alza in piedi. Quel momento di vicinanza, quasi di fratellanza, è finito:

-dovevo tornare. Sono cresciuto al Circolo di Chicago, ma questo posto è dove sono nato. La comunità di Chicago crede che, un poco alla volta, i maghi della Luna debbano riprendersi quello che meritano.- dice altezzoso. Poi rispunta fuori quel sorrisetto strafottente.

-Inoltre, qualcuno doveva pur cominciare il tuo addestramento di strega. Dopo quindici anni, il sigillo si sta per rompere. Come si dice, meglio tardi che mai!-

Sbuffo, guardandolo in tralice -di che accidenti di addestramento stai parlando, moretto?-

Nathan si china di nuovo verso di me, con un sorriso, si sfila la sigaretta dalle labbra. Tiene la cicca fra le mani e io lo guardo scettica, sempre più convinta che sia mezzo scemo.

Se non fosse che dalle sue mani risplende una luce argentea, e un attimo dopo la sigaretta si è trasformata in un giglio nero.

-Oddio!- urlo, e per la sorpresa cado all'indietro, nella pancia del motoscafo. Sento le chiappe e la testa doloranti per la botta, e poi sento la voce bassa di Nathan che ride.

Ride di me! E la sigaretta era... e adesso è... !

Fra sigarette mutanti, luci argentate e la botta in testa, è gia tanto che io non sia svenuta sul colpo. Credo alla storia di Nathan. Ma una cosa è sentire parlare di streghe e un altra è vedere compiersi una magia davanti ai tuoi occhi!!

Con un po di fatica, torno a sedere. Lo vedo giochellerare con il fiore nero e guardarmi divertito -hai della sabbia nei capelli- mi dice col suo ombroso sguardo divertito.

Stronzo.

-e tu hai un buco nero al posto dal cervello! Come ti salta in testa di fare una magia del genere senza avvertirmi?- ringhio, passandomi le mani nei capelli a casaccio per togliermi la sabbia. Non voglio pensare in che condizioni pietose sono, mentre lui se ne stà li, fresco e sexy con il suo giglio-sigaretta in mano.

Sexy?!

Devo aver preso una botta bella forte, perchè come diavolo posso trovare sexy una persona così insopportabile?

-lascia, faccio io- mi dice avvicinandosi, per togliermi la sabbia dai capelli. Respingo la sua mano infastidita, e mi alzo in piedi.

Non saranno neanche le undici del mattino, ma io mi sento a pezzi come se avessi appena scalato l'Everest. Immagino che sia questo l'effetto che fanno le grandi rivelazioni.

-e adesso che facciamo?- butto lì, guardandolo in cagnesco. Vorrei davvero andarmene e lasciarlo a tramutare cicce in fiori tutto da solo, ma non c'è più nessun altro stregone o strega che possa rispondere alle mie domande e chiarirmi le idee. Ho la consapevolezza di essere dipendente da lui.

E questa consapevolezza mi uccide.

-beh, tanto per dirne una- fa Nathan, alzando le spalle -pensavo di invitarti a pranzo.-

lo guardo a bocca aperta, indecisa se tirargli una scarpa. Non è che abbia fatto qualcosa di male... ma c'è qualcosa in lui che mi da una strana sensazione. È irritazione, probabilmente.

E poi come può uno prima fare truchetti di magia e raccontarti storie di lotte assurde, e poi invitarti a prazo?!

-non è che mi insegneresti qualche incantesimo per sparare fulmini?- gli chiedo sarcastica -perchè adesso mi sarebbe davvero utile...-

Lui ghigna e si affianca a me. Di nuovo, mi rendo conto di quanto sia alto.

-in realtà, pensavo di portarti a mangiare a Distan Spring.- dice, ignorando completamente le mie parole.

Guardo a bocca aperta l'altra riva del lago, dove c'è la città dei maghi del Sole;

-ma...ma cosa faranno quando ci vedranno?-

-Quelle checche? Niente- lui alza le spalle -il loro assurdo codice d'onore impone di non attaccare un nemico se questo non gli minaccia o gli attacca per primo.-

Sbuffo -e quindi devo supporre che ci lascieranno mangiare indisturbati nel loro ristorante migliore?- chiedo scettica.

-oh, no- dice lui atono -immagino che ci lancieranno qualche sguardo sospettoso... o forse non ne incontreremo nessuno. Chissà, magari saremo fortunati.-

E, prima che io possa protestare, lo stronzo mi fa sedere sul motoscafo più vicino alla riva delle acque gelate. Sfiora la superficie del lago con la punta delle dita e di nuovo compare quella luce argentea, giusto un attimo prima che un onda venuta dal nulla ci sospinge in acqua, e che il motoscafo parta a tutta velocità verso la riva opposta, con me che urlo e Nathan seduto pacifico.

 

 

Hioiiii! =) Salve a tutti!

Ed eccoci qua col nuovo capitolo... la storia prende e delinearsi un pò meglio. Presto si chiarirà meglio la questione fra le due fazioni del Sole e della Luna (purtroppo non ho una grande fantasia per inventarmi i nomi), si chiarirà la moralità “particolare” del Circolo della Luna e comparirà un personaggio inedito mooolto interessante...

Spero che fin qui la storia vi piaccia, e mi raccomando, ditemi cosa ne pensate! Per me i vostri pareri sono importantissimi, e anche le critiche. Anzi, se avete dei consigli su cosa vi piacerebbe che sucedesse o quale personaggio vi piacerebbe approfondire (a quest'ultima frase mia cugina mi ha urlanto “Nathan!!” nelle orecchie), non esitate a dirmelo.

E scusate per la lunghezza del capitoo!! il prossimo sarà più corto, giuro.

E, ultimo ma non meno importante, GRAZIE 1000 a chi mi ha lasciato un recensione!

quindi una abbraccio speciale a DarkEyes, Miss_Slytherin e Sophia90! <3 <3 <3

Baci baci!

TheWhiteFool.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: TheWhiteFool