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Autore: BeckyPanda    08/05/2011    1 recensioni
Mick è un chitarrista pieno di vita che, però, ha perso ogni voglia di suonare.
Gabe è il suo migliore amico, ottimo cantante che ha un sorriso micidiale.
Anne è una ragazza dagli occhi color delle nuvole cariche di pioggia e, di certo, anche lei è in tempesta.
Una chitarra, una voce, un piano.
{MOMENTANEAMENTE SOSPESA.}
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TSOY4 Rabbrividì, per l'ennesima volta.
La campanella che segnalava l'inizio delle lezioni era suonata da un pezzo, ma Mick non riusciva a trovare la forza per uscire da quel maledetto bagno.
S'era appoggiato al muro, confuso.
Chi lo aveva appena baciato?
Ok, in quel momento si sentiva una ragazzina in preda ad una crisi di panico.
Sospirò, passandosi una mano fra i capelli, mugugnando appena.
Di solito quello emotivo e fragile era Gabe, quello che faceva scenate per un qualsiasi tipo di motivo.
E, a tal proposito, si ricordò che l'amico probabilmente lo stava aspettando in classe.
Morsicandosi con fare nervoso il labbro inferiore, si staccò dalla parete.
Perché? Perché non poteva stare tranquillo e in pace?
Strinse i pugni, uscendo dai servizi, sbattendo con forza la porta dietro di lui, attirando su di sé lo sguardo di un inserviente che stava pulendo il pavimento.
-Ehi, ragazzo, perché non sei in classe?- chiese questo, rivolto al giovane.
-Bagno, bagno.- rispose Mick, indicando la porta dietro di sé, affrettandosi a raggiungere la sua classe.
Stringendo le labbra, poggiò una mano sulla maniglia, non prima di aver bussato.
Ok, aveva appena trovato una scusa che non suonasse troppo banale.
Sorridendo, con fare sicuro, aprì la porta, entrando nell'aula.
Ovviamente, il professore lo fissò in cagnesco, chiedendogli poi dove fosse stato per tutto quel tempo.
Il giovane si portò una mano al petto, afferrando il nodo della cravatta, assumendo un espressione colpevole.
-Mi dispiace, professore. Ma la professoressa di filosofia mi ha intrattenuto in una piacevole chiacchierata che riguardava essenzialmente la mia posizione riguardo certi aspetti della sua materia.- disse, con le labbra piegate in un sorrisetto compiaciuto.
Il professore lo spedì al posto, dopo una piccola ramanzina.
Mick, baldanzoso, si sedette, sorridendo vittorioso al migliore amico, che lo guardava con un sopracciglio alzato.
-Discussione di filosofia?-
-Ovvio che no. E' successa una cosa, poi ti racconto.-
Gabe lo fissò, sorrise e poi scosse la testa, concentrandosi su una pagina del libro.
Il moro, seduto al banco, non riusciva a seguire la lezione come avrebbe dovuto.
La mente continuava a tornare a qualche tempo prima, a quel bacio, a quelle labbra così sconosciute ma al tempo stesso familiari.
Non riusciva a capire perché, ma si era sentito a casa, in quel momento.
Sospirò, prendendosi la testa tra le mani.
I dubbi lo avrebbero divorato, la curiosità lo avrebbe ucciso.
A chi appartenevano quelle labbra?
Le prime ore andarono avanti così, tra sospiri e domande senza risposta.
Gabe ogni tanto si girava verso l'amico, sorrideva, sempre, ma poi tornava ai libri, con un espressione curiosa che gli accendeva gli occhi.
Finalmente, la campanella trillò la fine della terza ora e, quindi, l'inizio dell'intervallo.
Mick s'alzò, tentando di sfuggire all'amico che, di certo, avrebbe voluto parlare di ciò che entrambi avevano visto nel manifesto.
Il biondo, prontamente, lo afferrò per un braccio rimettendolo a sedere, piazzandosi davanti a lui, seduto sul banco.
-Mick Gant, ci conosciamo da secoli, oramai.- attaccò, alzando la testa e socchiudendo gli occhi, suscitando nell'amico la tentazione di spingerlo giù dal banco.
-Sai benissimo quanto io adori quella band. Quindi, per l'amicizia che abbiamo, suona anche solo una volta, per il video. Poi non ti chiederò più nulla.-
Mick sbuffò, scuotendo la testa.
-Gabe, non posso, lo sai. E se anche potessi o volessi tornare a suonare, il video non potremmo farlo comunque. Ci manca un pianista.- borbottò.
Il biondo lo fissò, sbiancando, poi scoppiò a ridere, gettando il capo all'indietro.
-Non ti preoccupare, l'unico problema qui sei tu. Ma comunque, ti darò tempo un giorno per riflettere. E poi mi dirai che suonerai. Ora, abbiamo un altra questione per la quale discutere. Che è successo, perché hai fatto tardi?- chiese, spalancando istintivamente gli occhi.
Mick sospirò, alzandosi in piedi.
-Ero in bagno, come ti avevo detto. Ad un certo punto è saltata la luce.-
-E sei rimasto chiuso dentro, tipico.-
-Non mi interrompere, tappetto. Ero sulla porta, quando qualcuno è entrato...-
-E ti ha visto nudo! Oh Dio, Mick, chi era?!-
-Ti ho chiesto di non interrompermi, idiota. Ho anche detto che ero sulla porta, quindi non potevo essere nudo. Comunque. E' entrato qualcuno e...E mi ha baciato, questo maledetto qualcuno.- esclamò il moro, sibilando le parole come una mitragliatrice.
Subito dopo, successero due cose.
Gabe trattenne un 'OH!' di sorpresa, ma si sbilanciò e cadde a terra.
Mick, spossato per il breve discorso appena fatto e confuso per gli avvenimenti della prima ora, decise di uscire dalla classe, incurante dell'amico caduto a terra.
Ecco, per un'assurda coincidenza il moro inciampò nei propri piedi e andò a cadere a pochi centimetri da Gabe, che lo scrutava quasi come fosse pazzo.
-Ti hanno baciato.-
-Sì.-
-E stai sanguinando.-
-Sì...No, cosa?!-
-Stai perdendo sangue dalla testa.-
C'è da dire che Mick, nella caduta, era andato a sbattere contro lo spigolo del banco e, di conseguenza, s'era ritrovato con un taglio sulla fronte.
Gabe allungò una mano coperta dalla manica della felpa e la strofinò contro la ferita dell'amico, borbottando.
-Sarà meglio che tu vada a casa, stai sanguinando molto.-
Mick annuì, in effetti non si sentiva molto bene.
Ma più che altro era stata la vista del sangue, il suo sangue, contro la manica dell'amico a fargli girare la testa.
S'alzò, aiutato dal biondo, e insieme andarono dal professore che, preoccupato, accettò le richieste dei due.
-Certo, Gant, vada a casa. E' un brutto taglio. Vada, vada.- esclamò, spingendo l'alunno fuori dalla classe, seguito dal fedele compagno che aveva recuperato le cose dell'amico.
-Mick, vengo da te, oggi, niente prove. Evita di fracassarti qualche osso, tornando a casa.- disse Gabe, dando al moro lo zaino e la giacca.
Il giovane, sempre più confuso e in preda alle fitte alla testa, s'avviò barcollando verso l'esterno della scuola.
Qualcuno avrebbe avvisato i suoi, questo era certo.
Riuscì a prendere l'autobus e a sedersi al solito posto, prima ancora di rendersi conto che era uscito dalla scuola tre ore prima della fine delle lezioni.
Avrebbe esultato, una volta che il dolore alla testa fosse passato.
Si passò una mano contro la fronte, rincuorato dal fatto che stava smettendo di sanguinare.
Era confuso, sempre di più.
Avrebbe approfittato volentieri dell'intervallo per scoprire qualche cosa su chi era entrato in bagno, ma invece era caduto e, non sapeva bene come, s'era tagliato la fronte.
Rise piano, incredulo.
In una sola giornata erano accaduti fatti che a lui capitavano di rado.
La situazione sfiorava l'incredibile.
Scese dal veicolo, rendendosi conto che non c'era nessuno in casa, poiché la macchina della madre non era nel vialetto e il padre era fuori città.
Perfetto, pensò.
Almeno non avrebbe avuto nessuno tra i piedi.
Entrò in casa, gettando lo zaino e la giacca in un angolo.
Per prima cosa si diresse in bagno, dove disinfettò la ferita, applicandoci sopra un cerotto.
Bene, adesso sembrava reduce da una rissa.
Sbuffò, iniziando a vagare per la casa.
Si gettò poi sul divano, prendendosi la testa tra le mani.
Avrebbe voluto capire chi è che lo aveva baciato.
Se ci pensava sentiva ancora la sensazione di quelle labbra sulle proprie.
Era stato...Bello?
Non sapeva dirlo.
Sospirò, tormentandosi il labbro inferiore con i denti.
Chi poteva essere stato?
Magari qualcuno che lo aveva confuso con un'altra persona.
Beh, certo, questo era più che probabile.
Ma Mick sapeva, sentiva, di conoscere quella mano, che si era posata sui suoi occhi.
S'alzò, andando in camera.
Lì, gettata in un angolo, c'era la sua chitarra.
S'immobilizzò, fissando quello strumento che un tempo aveva tanto amato.
D'improvviso, si ricordò che aveva il plettro in tasca, ancora.
Lo tirò fuori, con la chiara intenzione di riporlo in un cassetto, ma si fermò, lanciando un'occhiata alla chitarra.
Non sarebbe successo niente, era in casa, era solo.
Prese lo strumento, sfiorando con delicatezza le corde, trattenendo il fiato.
Azzardò un accordo, stringendo il plettro tra le dita, con il cuore che si riempiva di calore.
Le dita scivolavano piano, timorose, scorrevano contro le corde.
L'aria si riempì di una musica dolce, lenta e delicata, suonata da un chitarrista spaventato e confuso, da un chitarrista che si incontrava di nuovo con il suo strumento, s'avvicinava e tornava di nuovo indietro, temendo di rimanere di nuovo scottato.
Le note risuonavano nell'aria, vibravano e spezzavano il silenzio.
Una canzone lenta, una canzone dolce, una canzone dettata dal cuore di Mick, che pulsava felice.
Finalmente, dopo un tempo troppo lungo, si sentiva di nuovo completo.
Un sorriso andò a decorare il volto luminoso del ragazzo.
Gabe ne sarebbe stato felice.




BeckyPanda's Space.

Chiedo scusa.
Sono in ritardo, lo so.
Mi dispiace, ma l'ispirazione è andata a donnine.
Questa sera, però, ho deciso che avrei dovuto assolutamente aggiornare.
E così è stato.
Si vede che sono ancora senza ispirazione?
Sì, sì, ovvio.
Ma comunque.
Spero di riuscire ad aggiornare al più presto, anche perché di idee ne ho, ma non riesco a svilupparle come vorrei.
Beh, speriamo in bene.
Al prossimo capitolo, cari <3




















   
 
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