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Autore: Aribea398    09/05/2011    1 recensioni
Cassandra, vampira sempre abituata a vivere nei sotterranei di Venezia, è a capo, insieme al suo patrigno Edgard, di tutti i vampiri che abitano il nostro mondo moderno.
Dopo una notte di caccia per le vie della città rischia di uccidere un ragazzo, Florenzo, che, scoprendo il loro segreto, diviene il "padrone" di Cassandra.
Lei all'inizio è scettica, ma ritornerà a vivere grazie ai suoi occhi cobalto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Friends

Ero in un angolo della sala, il Suo odore mi faceva impazzire. Lui stava tranquillo, seduto sul divano a vedere la televisione, mentre in me si scatenava l'inferno; io stavo lottando con la parte animale di me stessa per non saltargli addosso e finirlo una volta per tutte.

Dovevo pensare ad altro, dovevo concentrami sul libro che stavo leggendo: mi misi ad osservare le fantasie che creava la carta pressata, non visibili da un occhio umano.

Proprio quando pensavo di essermi estraniata dal mondo ecco che Fiore si ravvivò i capelli facendo spandere il suo profumo violentemente per tutta la piccola stanzetta; mi costrinse a coprirmi la bocca con la mano per nascondere i canini allungati. Senza accorgermene mi misi a fissarlo, intensamente. Osservavo ogni piccola vena che pulsava sotto pelle, a me visibile anche a quella distanza. Sentivo il suo cuore battere, che accelerava quando un giocatore della squadra di calcio per cui tifava si avvicinava alla porta avversaria nella partita che stava guardando attentamente in televisione.

Quel cuore batteva e doveva continuare a battere, se si fosse fermato non sarebbe stato per causa mia, di questo ne "dovevo" essere certa. Dovevo.

<< Lo stai facendo di nuovo. >> Mi disse senza smettere di fissare lo schermo.

<< Cosa? >> Domandai mentre cercavo di rilassarmi e di far tornare normali i miei denti.

<< Mi stai fissando come se fossi un hamburger. >>

Borbottai una scusa e mi rigirai sulla moquette. Da quando ero entrata in quella casa passavo il tempo sul pavimento: aveva ragione Sebastian, stare per terra è stranamente rilassante, forse per la "trasgressione" del non sedersi su poltrone e letti opulenti.

L'aria era impregnata di odore umano, ogni respiro era una pugnalata al mio autocontrollo.

Trattenendo il respiro gli passai davanti e spalancai la finestra che dava sulla strada: una guardia in incognito mi fece un cenno con la testa per farsi riconoscere, ma gli diedi poca importanza, ero troppo impegnata a riprendere a respirare.

Posai i gomiti sul davanzale e mi portai le mani alle tempie iniziando a massaggiarle: stavo impazzendo, letteralmente.

<< Tutto ok? >> Fiore provò ad avvicinarsi, ma lo respinsi alzando il palmo della mano. Stava minando la mia volontà di mantenerlo in vita.

<< Sei molto più simpatica quando non hai sete. Tè, serviti! >> Mi porse il polso facendolo passare sotto il mio naso, per un secondo netto presi in considerazione di morderlo, in fondo me lo aveva offerto lui, un morso veloce, poco spargimento di sangue, di quel dolcissimo sangue…

Presa da una grande forza di volontà gli circondai il polso con le mie dita sottili e lo allontanai con me con gentilezza, poi: << Ma sei un'essere demente o cosa? Sei, sei… un imbecille! Ti stavo per ammazzare! >> Mi misi le mani fra i capelli e mi accasciai a terra colta da brividi violenti, causati sia dall'astinenza, sia dall'orrore che stavo per compiere.

<< Non lo avresti fatto, mi fido di te. >> I suoi ragionamenti rasentavano l'assurdo.

<< Tu non mi conosci, come fai a fidarti di me? >> Mi allontanai da lui dirigendomi verso la porta.

<< Ok, senti, mi dispiace. Non pensavo di fare una cosa così spaventosa! Però ti prego, non te ne andare: ho paura di rimanere da solo. Se per me esiste veramente un pericolo non mi sembra la cosa più ragionevole lasciarmi da solo. Con mia sorella, per altro. >>

<< "La cosa più ragionevole"!? Ma da che pulpito arriva la predica! Parla il ragazzo con la testa sulle spalle! >> Mi avvicinai a lui e racchiusi la stoffa della sua maglietta fra i miei pugni. << Lo sai vero che non mi nutro da quasi una settimana? Prima mi nutrivo quasi ogni sera. Ed ora solo perché hai "paura" di rimanere da solo tu vuoi farmi morire per astinenza? La casa è circondata da guardie, ma il signorinello qui vuole la sua serva personale a fargli compagnia! Vai al diavolo! >> Dal petto mi uscivano ruggiti sommessi e il mio respiro era affaticato dalla rabbia, non ci vedevo più e tutto pian piano diventava nero: stavo per entrare di nuovo in stasi. Mi costrinsi a rimanere sveglia, dovevo uscire da quella casa.

<< Ripeto, sei più simpatica quando non hai sete. >> Incrociò le braccia assumendo un'aria offesa << E ti ordino di rimaner qua. >> Chi si credeva di essere? La pecorella che dice al lupo cosa fare.

<< Io invece ripeto: vai al diavolo! >> Sbattei la porta violentemente e per un secondo pensai di averla fatta uscire dai cardini, ma per mia fortuna ero riuscita a trattenermi.

 

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<< Ti farò una domanda, ma devi rispondermi sinceramente: per quale assurda ragione litighi sempre con Florenzo? >> Edgard era di nuovo in camera mia e ricominciava di nuovo a farmi la predica.

<< Non mi nutro da una settimana, e se prima lo sopportavo ora mi va di traverso. >> Si batté la fronte con la mano adamantina e poi si girò verso di me con una faccia ridicola.

<< Che sciocco che sono stato, e cieco aggiungerei. Tu, sei innamorata del signorino Florenzo! >> Scandì l'ultima frase come se avesse di fronte un ebete. 

<< Tu sei un pazzo da internare! >> Mi sedetti sul letto che scricchiolò sotto la mia forza << Come può un umano attirare la mia attenzione? E' assurdo! >> Mi si avvicinò inginocchiandosi per raggiungere la mia altezza.

<< Ragiona: stai sempre con lui, hai giurato di proteggerlo fino alla morte, litigate come una coppia di fidanzati, oggi non l'hai morso nonostante lui ti avesse offerto il polso, entri in paranoia se non sai dov'è, soprattutto da quando sai che il clan Sânge sta per arrivare. Ed ultimo per importanza hai finto di essere la sua "ragazza" senza che nessuno ti obbligasse. >> Allargò le braccia come per dire: "Ti serve ancora qualche prova? "

Quel ragionamento non aveva ne capo ne coda. Edgard cercava da così tanto tempo un compagno per me che ora si buttava a pesce sul primo ragazzo con cui avevo iniziato a tessere una piccola amicizia, andata completamente distrutta dopo la mia ultima sfuriata.

<< Edgard, passiamo a discorsi più seri: oggi mentre ero a casa di Fiore ho pensato che durante la tua festa non possiamo lasciarlo da solo, è troppo pericoloso. Quindi, o io rimango con lui e non vengo al tuo compleanno oppure lo dovremmo portare qua. Lo so che è rischioso portarlo proprio dove ci saranno un centinaio di vampiri, ma in questo modo sarà controllato meglio sia da me che da tutta la guardia. >> Speravo vivamente che accettasse la mia proposta; in una cosa il mio patrigno aveva ragione: ero completamente ossessionata dal fatto che Fiore non fosse mai al sicuro.

<< Fai come credi più giusto, ma la responsabilità sarà tua. Ora vai subito a scusarti con il ragazzo. >> Detto questo se ne andò via da camera mia lasciandomi sola.

Sempre a scusarmi con Fiorenzo, possibile che Edgard non capiva che la maggior parte delle volte non ero io la causa dei litigi?

Colta da una vena artistica ripresi dallo scaffale il diario che avevo iniziato a scrivere proprio la sera in cui incontrai il ragazzo e iniziai a scrivere:

" Diario, pensavo che non ti avrei scritto più e invece eccomi ancora qua. Ho bisogno di uno sfogo:

quella sera in cui ho scritto su di te ho incontrato un ragazzo e nutrendomene l'ho quasi ucciso. Da quel giorno per sdebitarmi lui è diventato il mio padrone e io sono sotto i suoi voleri anche se a volte vengo colta da un moto di ribellione.

Comunque, oggi Edgard ha insinuato che io mi stia innamorando di Fiore (così si chiama), ma credo che sia una cosa assurda ed improbabile.

E' un ragazzo simpatico e gentile, ma non credo che potrebbe mai nascere qualcosa. Mi rendo conto solo ora che è anche molto bello: alto, biondo ed occhi di un colore quasi innaturale, più intensi di un cielo di primavera. Il naso dritto è al centro di un viso con i lineamenti molto ben proporzionati e le sue labbra… "

Mi bloccai, mi stavo prendendo un'infatuazione per autoconvincimento; tutta colpa di Edgard e le sue strambe idee.

Basta scrivere, dovevo andare dal ragazzo e dimostrarmi dispiaciuta per il mio comportamento.

Quando aprii la porta mi ritrovai con grande piacere Florenzo davanti, ma osservando meglio affianco a lui c'erano due guardie che tenendolo per le braccia lo alzavano di almeno una spanna da terra.

<< Questo ragazzo ha bussato alla porta del passaggio, dice di conoscerti. Che facciamo? Lo facciamo sparire? >> A queste parole sgranò gli occhi e strinse ancora di più quello che teneva in mano: il mio libro.

<< Marcus, Livio riposo. Lui sta con me. >> Con un sonoro sbuffo causato da una succulenta cena mancata, i due vampiri lasciarono andare il ragazzo, che per poco non cadde se non ci fossi stata io a prenderlo prontamente.

<< Si, ecco! Sto con lei! Io ve lo avevo detto, ma voi nooo… Non mi avete creduto! Andatevene via, imbecilli! >> La parte ignorante di Fiore aveva parlato e se non lo avessi trascinato nella mia camera a quest'ora sarebbe sotto i canini di Livio e Marcus, alquanto irritati.

<< Mi dispiace, sono stato uno stupido, mi rendo conto solo ora di quello che sarebbe potuto succedere. Mi perdoni? Ah, e qui c'è il tuo libro, te lo sei dimenticato a casa mia. >> Si sedette rumorosamente sul mio letto, sdraiandocisi sopra.

<< No, tranquillo, fa con comodo! Vuoi che ti porto anche una tazza di tè? >> Dissi sarcastica vedendo come si fosse appropriato senza imbarazzo del mio letto.

Si alzò prontamente in piedi borbottando delle scuse con una faccia da bambino adorabile. Sbuffai portandomi le mani agli occhi, poi senza aprirli gli dissi sospirando: << Fa pure quello che vuoi. >>

Pian piano la stanza iniziava ad impregnarsi del suo odore e non potendo aprire le finestre essendo sotto terra; mi ritrovai nella stessa situazione di prima. Mi serviva del sangue, in quel preciso momento.

<< Vieni con me. >> Gli dissi solamente tendendogli una mano per aiutarlo a scendere dal letto. Quando la sua pelle entrò in contatto con la mia socchiusi leggermente le palpebre beandomi di quel momento di calore.

Percorremmo vari corridoi raggiungemmo la stanza di Edgard: bussai, ma nessuno rispose, quindi con una piccola pressione aprii la porta ed entrai. Solo in quel momento mi resi conto che le nostre mani erano ancora saldamente allacciate; prima di lasciarci ci guardammo un secondo negli occhi per poi ritrarre le mani imbarazzati: cercavo in tutti i modi di convincermi che il mio patrigno si sbagliava, ma ogni secondo le mie convinzioni si sgretolavano anche a causa della vicinanza col ragazzo.

Andai dalla libreria dove sapevo che dietro c'era la porta frigo. Iniziai a spostarla, ma Fiore cercò di fermarmi: << Lascia faccio io… >> Lo guardai alzando un sopracciglio. << Giusto, giusto… superpoteri… >> Spostata la libreria aprii il frigo prendendo una sacca a caso. Florenzo mi guardava un po' inorridito, ma comunque non dava segno di svenimenti causati dalla vista del sangue.

Cercai per tutta la stanza un bicchiere, ma ne trovai uno già usato dal mio patrigno: pazienza, non ero molto schizzinosa e in quel momento non avevo tempo, il sangue di Fiore mi chiamava come una sirena.

Aprii la valvolina e premetti leggermente per fare uscire il liquido vermiglio. Sapevo che non mi avrebbe dato forza a causa della quasi mancanza di adrenalina in esso, ma comunque aiutava a lenire la sete. Quando il bicchiere era colmo mi sedetti sulla poltroncina di fronte alla parente sulla quale stava posato il ragazzo. Senza guardarlo iniziai a bere avidamente, deglutendo rumorosamente. Il fondo arrivò troppo velocemente: con velocità quasi vampirica riempii di nuovo il bicchiere svuotando di già metà sacca.

<< Se ti fa impressione ti puoi voltare, ma non lasciare la stanza: sono arrivate da poco nuove guardie appena trasformate e non riescono ancora a controllare a pieno gli istinti, non mi perdonerei se ti dovesse succeder qualcosa. >> Lui annuì, ma non diede segno di voltarsi.

<< Mi ci dovrò abituare, se vorrò diventare tuo amico. >> Lo guardai con la coda dell'occhio senza però smettere di bere.

<< Concedimi un secondo per comprendere: non avevamo detto che non ci dovevano essere coinvolgimenti? >> Posai il bicchiere su un comodino e la sacca di nuovo in frigo: per quel momento poteva bastare.

<< Lo so, ma inizi a diventarmi simpatica, attacchi di ira esclusi, quindi perché non rendere questa "convivenza" più piacevole ad entrambi? >> Mi diressi verso di lui, continuando a fissarlo negli occhi, meravigliandomi ancora di quel colore così particolare. Gli porsi una mano col palmo aperto.

<< Quindi… amici? >> Mi strinse calorosamente la mano e rimasi sorpresa che la mia pelle fredda non gli facesse più venire i brividi.

<< Amici. >> Mi sorrise caldamente e il mio cuore perse un colpo. 

   
 
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