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Autore: Slytherin Nikla    10/05/2011    2 recensioni
Premetto che è un tentativo, nato da mesi e mesi di fantasticherie sul mio telefilm preferito: una ragazza cresciuta in polizia torna, dopo una brutta esperienza, a ricaricare le pile nell'Agenzia Governativa dove il suo Maestro regna sovrano.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Donald Mallard, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo umilmente perdono... Sia per l'attesa (non riesco mai a rispettare i tempi che mi prefiggo, e mi dispiace tantissimo!!!) che per l'oggettiva, temo, melensaggine del capitolo... Che tuttavia spero possa piacervi! :P siate clementi...! 

« Abby dice che sarà qui non appena... Christine! Cos'è successo? »

Cercai di riprendere fiato, ma era difficile: più tentavo di calmarmi, di ritrovare la concentrazione necessaria a dominare il panico, più il pensiero di quanto appena accaduto mi sembrava insopportabile... E guardavo Ducky, che guardava me senza capire.

« Non riesco... » Mi mancò il respiro. Svelto, Donald mi avvicinò la mascherina dell'ossigeno. Bastarono pochi secondi, e fui di nuovo me stessa. « Il braccio! Non riesco a muovere la mano, e nemmeno le dita... » Per assurdo, trovavo che la parte peggiore di quell'incubo fosse che in simili condizioni non avrei più potuto ritornare al lavoro. Non in Agenzia, ma neppure a New York... Lui invece sembrò sollevato.

« Anestetici locali e fasciatura stretta... O preferiresti che un movimento sbagliato potesse strappare le suture vascolari? Tornerà tutto come prima, vedrai; ci vorrà solo un po' di tempo »

« Potrò tornare a lavorare, allora? » Trovai sul suo viso un'espressione strana, in un certo senso divertita.

« Potrai tornare a lavorare, sì... Anche se questo mi costringe a porti due domande »

« Due domande? Sentiamo! » Pensai che, cosa che del resto non mi avrebbe stupito, stesse semplicemente cercando un modo per distrarre la mia attenzione e allontanare lo stress, ma rimasi sorpresa.

« Dove rientrerai? »

« Speravo potesse rimanere un segreto ancora per un po'... »

« Non svicolare »

« Non voglio tornare a New York, se è questo che vuoi sapere. Ho presentato domanda di assunzione all'NCIS, quindi non mi resta che sperare che mio zio firmi il mio congedo e Jen la accetti... » Donald Mallard rise, a dispetto della stanchezza che - forse avrei dovuto rendermene conto prima - certo provava e vedevo sul suo volto.

« Bene. Ora però questo ci porta necessariamente alla seconda domanda. Una volta che Jen avrà ratificato la tua assunzione... »

« Sì? »

« Mi chiedevo, ecco... Come dovrei comportarmi, secondo te, nei confronti della Regola Numero Dodici? »

Lo ammetto. Sulle prime ho creduto, nell'ordine, che la stanchezza avesse avuto la meglio su di lui, che mi stesse prendendo in giro, e infine che gli antidolorifici avessero compromesso la mia capacità di comprensione. La Regola Numero Dodici. Mai uscire con un collega. Mi mancava di nuovo il respiro, ma decisamente per altri motivi.

« Ti prego, Donald, non scherzare. Rischio troppo facilmente di fraintendere »

« Non è detto che tu fraintenda... »

Rimasi in silenzio per non so quanto tempo. Era come se il mio cervello fosse sopraffatto, come se non riuscisse a produrre neppure un pensiero sensato, come se, al pari del mio braccio sinistro, la mia mente fosse momentaneamente fuori uso. Mi morsi un labbro, sentendo salire le lacrime.

« Ho proprio rischiato di morire, allora. »

« Sì »

« Oddio. »

Il viso di Ducky, la commozione nei suoi occhi... Lui, che con la morte aveva a che fare ogni giorno. Si sedette sul bordo del mio letto; prese la mia mano destra fra le sue, l'accarezzò piano.

« Ma non è successo. Il cielo mi ha ascoltato, mi ha dato un'altra possibilità anche se non la meritavo. »

« Un'altra possibilità di fare cosa, Donald? »

Il suo volto segnato dalla stanchezza si avvicinò al mio. Sfiorò le mie labbra per un istante, come la carezza di un fiore, e quando si allontanò vidi che aveva gli occhi lucidi. Guardava altrove, come se fosse imbarazzato.

« Di dirti che ti amo. »

  
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