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Autore: crazyhorse    10/05/2011    1 recensioni
Credete che l'amicizia si possa trasformare in amore? No? E se in fondo in fondo a un'amicizia ci fosse sempre stato qualcos'altro? Quanto deve essere forte un'amore per resistere al tempo e alla distanza? Ma sopratutto può un'amicizia sopravvivere ad un amore finito? Questa storia racconta di questi due sentimenti che, quando sono DAVVERO sinceri, rendono una persona DAVVERO fortunata.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SUMMER OF '69 Questa è una storia inventata...quasi. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o persone realmente esistenti è puramente casuale...più o meno.

SUMMER OF '69(1)

L'aria era tiepida, il sole primaverile era alto nel cielo terso e la temperatura era di circa vetidue gradi centigradi, cioè la temperatura ideale per Rachele; anzi la primavera le piaceva così tanto che più di una volta aveva pensato di trasferirsi in qualche isola tropicale. Poi, inevitabilemente, arrivava l'inverno e lei si rendeva conto che stare a letto, al caldo sotto il suo piumone colorato mentre fuori pioveva o, meglio ancora, nevicava, le piaceva ancora di più della primavera, per cui, nonostante il suo lavoro glielo avesse permesso senza troppi problemi, lei si convinceva che l'isola tropicale avrebbe dovuto aspettare e che Bologna sarebbe rimasta la sua città ancora per molto tempo.
Già il suo lavoro. Che strazio! Fare la scrittrice aveva i suoi vantaggi: poteva lavorare a casa seguendo i ritmi che preferiva, se voleva scrivere di notte e dormire di giorno lo poteva benissimo fare, l'importante era fornire a Giorgio, il suo editore, un libro best-seller come aveva fatto negli ultimi quattro anni. Il problema, però, di recente era proprio quello: scrivere un best-seller.
Rachele aveva cominciato a scrivere a quindici anni, ma non seriamente, lo faceva per sfogare tutte le sue frustrazioni. Non essendo mai stata brava con le persone, non aveva molti amici...anzi non ne aveva per niente, l'unico modo per comunicare con il mondo esterno, per lei era scrivere, anche se il destinatario di tutti i suoi pensieri sarebbe stato sempre e soltanto il suo computer. Scrivere non le era mai stato difficile; le bastava inventare dei personaggi e far vivere a loro quello che avrebbe voluto capitasse a lei; doveva solo sguinzagliare i suoi desideri e la sua immaginazione per farsi catapultare nel Suo Mondo, quello in cui tutto può succedere e niente è impossibile.
Poi un bel giorno, quando Rachele aveva circa ventun anni, sua madre aveva trovato alcune delle sue storie e aveva deciso di inviarne una ad un editore senza dirle niente. Il problema di vivere a Bologna è che Bologna non è una città abbastanza grande per essere definita metropoli, ma non è, contemporaneamente, troppo piccola per non ospitare una succursale di una delle più grandi case editrici d'Italia: L'Idea. Siccome Lucia, la mamma di Rachele, quando fa una cosa la fa in grande, in quell'occasione aveva spedito un'e-mail con una delle storie della figlia al capo della sede di Bologna de L'Idea, appunto. Quando glielo aveva detto Rachele per poco non ci era rimasta secca, in fondo lei scriveva per sè stessa, e non aveva mai pensato di far leggere le sue storie a qualcuno, anzi si vergognava così tanto di quello che scriveva che aveva protetto con una password che lei pensava inattaccabile il suo computer. A quanto pareva però, o questa password non era poi così inattaccabile come lei pensava o sua madre era più intelligente di quello che lei credeva. Comunque fosse, Rachele aveva tolto la parola ed il saluto alla madre per un'intera settimana, cioè fino a quando non era arrivata la risposta dall'editore, che, sorprendentemente, era rimasto entusiasta di una storia così fresca e semplice ma che rifletteva i desideri e i pensieri dei giovani. A quel punto, dopo qualche modifica, il suo primo romanzo era andato in stampa con uno pseudonimo (piuttosto che usare il suo vero nome Rachele si sarebbe fatta sparare un colpo in testa), e, piano piano, aveva scalato le classifiche di vendita...complice anche l'avvicinarsi del Natale.
Ora, cinque anni dopo il primo, Rachele, ora era al suo quinto romanzo. No, scusate, avrebbe dovuto essere al suo quinto romanzo, perchè di esso, in effetti, l'unica cosa che c'era era una spaventosa, minacciosa e terrificante pagina bianca sullo schermo del computer; erano settimane (dodici per la precisione) che fissava tutti i santi giorni quel dannato schermo sempre bianco. Una volta, presa dalla rabbia, lo aveva addirittura rimproverato perchè non si scriveva da solo. Rachele sapeva che, prima o poi, il blocco dello scrittore sarebbe arrivato, solo sperava che arrivasse il più possibile vicino all'età pensionabile. Giorgio, al contrario, non era preoccupato per niente. In fondo il suo quarto libro era appena uscito, quindi, secondo lui, Rachele avrebbe avuto tutto il tempo per inventarsi qualcosa. Il problema era che tutte le idee che le venivano in mente le sembrava che fossero già state raccontate, da lei o da qualcun'altro. Le aveva provate tutte, perfino cercare l'ispirazione nella sua nutrita collezione di dvd di telefilm. Rachele era una grande appassionata di serie tv. Il suo preferito, nonchè primo amore, era e sarebbe sempre rimasto "X-Files", ma si era appassionata subito anche a "Fringe", "Firefly", "Dexter" e "Bones", solo per dirne alcuni. Ok, le storie le piacevano, ma ne approffittava anche per "farsi" le storie d'amore degli altri, perchè, dovendo essere sinceri fino in fondo, la desertificazione non si era fermata solo alla sua creatività di scrittrice. Va bene, seguiva assiduamente anche "Supernatural": insomma lei era pur sempre fatta di carne, come poteva farsi sfuggire le vicende di due fratelli giovani e carini che combattevano demoni e vampiri...no, ma lei "Supernatural" lo seguiva solo per la trama....
Siccome ormai non aveva più senso stare a spremersi le meningi, cosa che se si faceva senza ottenere nessun risultato era anche maledettamente frustrante, quella mattina di fine aprile Rachele aveva deciso di dedicarla al relax; ragione per cui non aveva neanche acceso il computer, ma era direttamente andata dal suo cavallo. Sì, perchè se Rachele non era brava con le persone, riscuoteva un notevole successo con gli animali ed il suo cavallo, l'enorme e tutto muscoli puledro di sei anni di nome Just Dance with Me, era praticamente il suo migliore amico. Una bella e lunga passeggiata a cavallo, godendosi la musica nelle orecchie e la primavera intorno a sè con il suo tripudio di profumi, colori e fiori era di sicuro la soluzione migliore per liberare la mente da tutto, che fosse il suo lavoro o la solitudine del suo appartamento nel quale non c'era mai nessuno ad aspettarla.
Era sull'argine del fiume Reno a gironzolare fra alberi e fagiani senza meta da circa un'ora quando, attraverso l'iPod, arrivò alle orecchie di Rachele la voce rauca di Bryan Adams che cantava "Summer of '69". Il suo cuore accellerò improvvisamente i battiti. Quella canzone le ricordava la sua estate più bella. Per la verità si trattava di una serie di estati, cominciata nel 1984, a Cattolica quando aveva conosciuto quelli che sarebbero rimasti i suoi unici amici. Respirando profondamente l'aria pulita del parco intorno a sè, Rachele rivisse tutti quei momenti, dall'inizio un po' traumatico fino all'inevitabile fine. Perchè, tristemente, ce n'è sempre una, quando si parla di amici conosciuti durante le vacanze.

CATTOLICA, giugno 1984 - Bagni N. 84 "Franco"

Sotto l'ombrellone N. 35 della terza fila dei bagni "Franco" sulla spiaggia di Cattolica, una mamma stava pacificamente leggendo un libro, mentre la figlia, Rachele di cinque anni, se ne stava seduta sulla sabbia a giocare con alcune formine. Cioè, per la verità stava facendo finta di giocare con le formine, perchè tutta la sua attenzione era catalizzata da due bambini, più o meno della sua età, che giocavano con le biglie a pochi metri da lei su una pista bellissima; la bambina era stata letteralmente rapita da quella superficie così liscia e larga sulla quale le biglie con le foto dei ciclisti all'interno rotolavano spinte dalle piccole dita dei due bambini; e poi era piena buche e ponti e ponti sopra le buche e c'erano anche un sacco di ostacoli da superare. Oh, come le sarebbe piaciuto avere il coraggio di avvicinarsi a loro e giocare tutti insieme!
-Rachele...perchè non vai da quei bimbi e non chiedi loro se puoi giocare anche tu?- disse la mamma guardando la figlia con occhi pieni di affetto e, allo stesso tempo, preoccupazione per la sconfinata timidezza di quest'ultima, il cui broncio, in effetti, non le era sfuggito. Per la verità il broncio di Rachele aveva proporzioni talmente monumentali che non sarebbe sfuggito neanche a un cieco.
La bimba non rispose; semplicemente distolse faticosamente lo sguardo dai suoi vicini di ombrellone e lo volse alla madre, fissandola. Dopo un istante tornò a dedicarsi alle sue formine.
Poi, improvvisamente, come se fosse stata colpita da un fulmine, si alzò e, sicura come un pompiere, si avvicinò ai due bambini che stavano incitanto ognuno la propria biglia:
-Ciao...- disse timidamente e con un filo di voce. I due bimbi si fermarono per un istante e si voltarono verso la nuova arrivata. Avevano entrambi occhi e capelli scuri, ma uno aveva la pelle color latte e ricoperta da uno strato di crema solare così spesso che gli avrebbe permesso di affrontare senza danni un'ora di cottura in un forno a legna, mentre l'altro era leggermente più alto, aveva occhi e capelli nerissimi e aveva la carnagione molto più scura, quasi avesse origini latino-americane.
-Ciao!- risposero in coro e allegramente. Poi il bambino con la pelle più scura chiese: -Come ti chiami?-
-Rachele....- rispose lei sempre con un filo di voce fissando la sabbia ai suoi piedi mentre il cuore le martellava nel petto per la paura.
-Ciao Raci....Rach....beh ti chiamerò R è più semplice...- sentenziò lui risoluto.
A quel punto intervenne il bambino sotto la crema solare dicendo: -Io sono Marco e lui è Christian...vieni giochiamo insieme!-
Così Marco affidò a Rachele  "Fausto Coppi" e tutti e tre andarono avanti a giocare e ridere per circa un'ora, finchè la mamma di Rachele non la chiamò:
-Rachele!! Vieni qui! E' arrivato papà! Vieni a salutarlo poi torni a giocare!-
La bimba saettò via abbandonando i suoi nuovi amici per quello che doveva essere un secondo soltanto. Si avvicinò al padre, lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia:
-Ciao papà! Io vado ancora a giocare con i miei amici!- disse voltandosi e correndo nuovamente verso di loro.
A metà strada, però, si fermò. C'era qualcosa di sbagiato nel punto dov'era lei prima. Cosa? Già, un'altra bambina. Una spanna più alta dei suoi amici e con i capelli castani e mossi si era impadronita di "Fausto Coppi", del SUO "Fausto Coppi". Il cuore di Rachele cominciò a correre come impazzito, mentre lei se ne stava paralizzata fra due file di ombrelloni senza neanche sentire il dolore della sabbia bollente sotto i piedi. E adesso? Beh, adesso non poteva più tornare da loro...c'era già lei....aveva vinto la sua timidezza e si era avvicinata a loro perchè avevano la faccia simpatica, ma adesso che c'era quella lì...non poteva...sentì due grosse lacrime inondarle gli occhi.
Poi successe una cosa che a Rachele non sarebbe più accaduta per tutto il resto della sua vita. Christian le si avvicinò, la prese per mano e l'accompagnò di nuovo alla pista per le biglie. Prima di raggiungere gli altri due, però, le sussurrò piano in un orecchio: "Senti lo so che Isabella non è molto simpatica, ma per giocare, qui intorno ci siamo solo noi...dai vieni anche tu..."
-Senti tesoro...ma sei sicura che quella là sia nostra figlia?- chiese Mauro, il papà di Rachele.
-Beh, se qualcuno l'ha sostituita io non me ne sono accorta..- ribattè Lucia riprendendo a leggere il suo libro.
-E' la stessa bambina per la quale la maestra ci ha fatti chiamare apposta pochi mesi fa per dirci che era preoccupata perchè in tre anni di asilo non aveva legato con nessuno? Sei sicura?-
-A quanto pare...-
Quell'anno Rachele diventò R, scoprì che i suoi amici avevano la sua stessa età, Marco abitava a Pavia ed aveva una sorellina più piccola, mentre Christian abitava a Milano e la sua pelle scura era dovuta al fatto che sua madre era originaria del Perù.
Di quell'estate lei ricordava un'infinita serie di partite a biglie, bagni interminabili, corse sulla battigia che facevano indignare le vecchiette, giochi con le carte e, soprattutto tante, ma tante risate. I momenti più divertenti erano quelli in cui loro tre costruivano la pista per le biglie, in particolare quando il papà di Marco prendeva uno dei tre bambini per i piedi e lo trascinava con il sedere sulla sabbia in modo da costruire una pista bella larga. Era così divertente che i tre amici facevano i turni per farsi trascinare.
Ok, non è che fosse tutto rose e fiori. Quando facevano il bagno, per esempio,  Marco e Christian avevano preso la pessima abitudine di schizzare Rachele prima che lei potesse buttarsi in acqua, e questo la mandava su tutte le furie..per quanto furiosa potesse diventare una bambina di cinque anni. Ma, soprattutto, Isabella ogni tanto faceva le sue comparsate e Rachele reagiva chiudendosi a riccio e senza spiccicare una sola parola per tutto il tempo. Non cedeva, anche se Marco e Christian facevano di tutto per coinvolgerla o farla ridere, lei, ostinata come un branco di muli messi insieme, se ne stava leggermente in disparte aspettando che Isabella se ne andasse. Decisamente quella bambina non le stava per niente simpatica, arrogante, invadente e strafottente com'era.
Negli anni successivi, loro tre, si erano sempre incontrati e la tradizione delle biglie era continuata fino a che non erano diventati troppo grandi e avevano rivolto la loro attenzione verso altri passatempi, come il beach volley solo per dirne uno. Altre tradizioni, invece, erano rimaste: i bagni in mare, per esempio, preceduti dal pre-bagno cui Rachele doveva obbligatoriamente sottoporsi neanche fosse un rito purificatore, mentre le corse sulla battigia erano state sostituite da più tranquille passeggiate, con buona pace delle vecchiette.
Ma la più bella estate di cui Rachele avesse memoria, la più meravigliosa in assoluto, fu quella del 1996.

(1) "Summer of '69" - Bryan Adams
  
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