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Autore: Fabi_    10/05/2011    5 recensioni
Durante il lungo periodo che aveva passato nel bagno della scuola, in quegli anni di solitudine forzata, c’era un ricordo che tornava prepotentemente a colpire Mirtilla, quasi fosse una scheggia di legno infilzata nel suo indice che tornava a farsi sentire ogni tanto, ma di cui era incapace di liberarsi.
Sospirò pensando a quella giornata, la più speciale della sua esistenza. Era passata una vita, anche di più.

Partecipante al contest 'la Coppa delle Case', di cui ancora non si conoscono i risultati.
Personaggi: Mirtilla Malcontenta, OC.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Penultimo capitolo, un grazie anche a BAbyDany94 per aver commentato, spero che questo capitolo non ti deluda ^^

Ringrazio tutti i lettori, la storia è quasi finita. Non ne sono convinta, ma ormai è fatta, un saluto alle mie compagne di casa che mi staranno maledicendo dopo averla letta XD


 


 

 

Capitolo 4:

L’illusione e la Giratempo.

 

Foresta Proibita, ore 15:55, anno 1942.

 

Fu una questione di attimi. Teofano scoccò una freccia verso il demone e lo colpì al braccio, la creatura gridò, il suo grido era acuto e forte, l’unico risultato che ottenne fu di far accorrere il branco più velocemente.

A quel punto era sicuro che l’avrebbero fatto a pezzi.

Teofano si lanciò nel ruscello e pescò la ragazzina, non era esperto di rianimazione umana ma fece il possibile per farle sputare l’acqua, le parlava e lei continuava a piangere, almeno era cosciente. Mirtilla iniziò a tossire e si accartocciò su se stessa, piangendo e gridando frasi sconnesse.

“Era un sogno, un effetto di quella creatura! Fermati, ragazzina!”

Mirtilla si sentì di nuovo in grado di respirare, una voce l’aveva riportata alla realtà. Allora non era vero: qualcuno c’era intorno a lei.

Il freddo era rimasto, ma quando aprì gli occhi per osservare quello che aveva intorno rimase a bocca aperta: due occhi profondi come la notte la stavano guardando, brillavano di una luce pulita e le infondevano serenità. Per un attimo credette di essere morta, quell’essere doveva essere uno degli angeli che lei immaginava far parte del cielo. La sua voce era profonda e tranquilla: “Non avere paura, ora ti accompagneremo a scuola, starai bene.”

Le grida acute del Pogrebin facevano da sottofondo al tutto. I Centauri l’avevano legato e l’avrebbero presto portato fuori dai confini, dove una delegazione di maghi si sarebbe occupata di lui.

“Aspetta qui un secondo.”

Mirtilla cominciò a mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava, capì che il suo angelo non era che un Centauro e che la causa del suo incubo era una creatura che riconobbe essere un Pogrebin, lei le conosceva queste cose, come aveva fatto a non capirlo?

Il suo angelo tornò da lei con un sorriso un po’ tirato: “Ti accompagnerò da Silente.”

Mirtilla avrebbe tanto desiderato cavalcare il Centauro, ma sapeva benissimo che questo non gli avrebbe fatto troppo piacere, fece per alzarsi ma cadde nuovamente a terra, a quanto pareva non sarebbe potuta uscire dalla foresta sulle sue gambe. Afferrò la mano del suo salvatore e si sentì bruciare dall’emozione, non immaginava che una creatura non umana potesse avere una pelle tanto umana.

Il Centauro era forse l’essere che era stato più gentile con lei da quando era arrivata a Hogwarts, si sentiva in debito con lui.

“Come ti chiami?” Gli chiese timidamente.

“Sono Teofano, e tu non avresti dovuto entrare nella foresta.”

Mirtilla sentì i residui della tristezza avvolgerla, forse era il senso di colpa: “Ho creduto di vedere un Unicorno, io amo la Foresta Proibita.”

“Dovrebbe bastare il nome a farti capire che non ci puoi entrare.”

“Dopo il tramonto, dice la regola.”

Si sentiva stupida, ma non poteva fare a meno di controbattere. L’andatura di Teofano era lenta e regolare, la sua pelliccia era morbida e tiepida e Mirtilla cominciò ad accarezzarla senza rendersene conto.

“Non sono un gatto,” disse lui in tono poco amichevole.

“Scusa,” lei smise immediatamente ma chiuse gli occhi, rivedendo i suoi.

Appena oltre il confine della foresta, li aspettava Albus Silente.

“Buonasera Teofano, buonasera signorina Danvers2, il preside Dippet mi ha pregato di chiederle di presentarsi immediatamente in infermeria, dove abbiamo una cosa per lei.”

Mirtilla si avviò verso la scuola a passo incerto, nel frattempo Silente iniziò a spiegare a Teofano cosa sarebbe successo: “Ora la delegazione di Ammaestratori si prenderà cura del Pogrebin e la memoria di Mirtilla verrà cancellata in modo che lei non ricordi l’accaduto. Sappiamo entrambi che con le voci che girano riguardo alla pericolosità della scuola non possiamo permetterci che una studentessa vada in giro a raccontare di essere stata salvata da un Centauro.”

“Certo,” ribatté Teofano “Questo ci metterebbe in luce come creature quasi umane e quasi gentili.”

“Sai benissimo cosa succederebbe, sei molto più intelligente degli umani,” Silente sorrise al Centauro, “Ora devo andare dalla ragazza, dovremo caricare la Giratempo in modo che non ci siano vuoti nella sua giornata.”

Teofano salutò il professore con un cenno della mano e tornò galoppando nel bosco.

Silente raggiunse l’infermeria e spiegò a Mirtilla la situazione: “Non possiamo permettere che queste notizie girino per la scuola, per questo tornerai indietro a oggi pomeriggio, quando sei arrivata al limitare della foresta, da lì riprenderai la tua giornata, non dirai a nessuno quello che hai visto.”

Mirtilla parlava molto per natura, sapeva che non avrebbe tenuto il segreto per molto, ma lo doveva al suo salvatore, a Teofano. Per questo fece finta di credere al professore e indossò la Giratempo. Si avviarono in silenzio al luogo prestabilito. Due giri esattamente quando te lo dirò io.

Contò i secondi. Quando il professore le diede il via, Mirtilla lo vide puntare su di lei la bacchetta, riuscì a sorridere per l’ultima volta al ricordo di quello strano pomeriggio e improvvisamente fu il vuoto.

L’Incantesimo aveva funzionato. Proprio un istante prima che tornassero indietro nel tempo, Silente aveva cancellato i suoi ricordi.

 

* * *

 

Foresta Proibita, ore 15:18, anno 1942.

 

Era ferma di fronte al confine tra la foresta e la scuola, iniziò a guardarsi intorno, credeva di aver visto un Unicorno.

“Signorina Danvers!”

Il professor Silente la guardava con aria truce: “Lo sa che non dovrebbe entrare nella Foresta Proibita?”

“Ma…”

“Venga con me, ho una cosa da mostrarle, ha mai visto una Fenice?”

Così Mirtilla lo seguì, non si chiese cosa fosse quel rumore che aveva sentito a pochi passi da lei, non vide l’Unicorno volare via per nascondersi all’altra Mirtilla che lo inseguiva nella foresta. Non notò nulla. Solo che le pareva di avere dimenticato una cosa molto importante.

Una sensazione di pace che l’aveva avvolta per qualche istante ma ora era come sfuggita.

Una voce che non conosceva popolò i suoi sogni per il resto del tempo che le rimase da vivere.

Perché il ricordo si può cancellare, dell’amore invece resta l’illusione.

 

2Mirtilla non ha un cognome, ne ho scelto uno a caso che ha origini inglesi.

 

   
 
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