-Dovrai insegnarmi, Harry. Sono affascinata dall’Occlumanzia dal secondo anno, non vedo l’ora che tu finisca le lezioni con Piton!

Hermione invidiava Harry. E lui non capiva perché. Erano appena dieci giorni che seguiva i corsi con Piton, e non aveva provato nemmeno una volta l’euforia che lei aveva ogni volta che ne parlava. Avrebbe davvero voluto che Voldemort possedesse lei durante i sogni. Lei probabilmente avrebbe reagito diversamente, e in poco tempo avrebbe rigirato la situazione.

Ma il Bambino Sopravvissuto era lui. Lo era da sempre. E da sempre non voleva esserlo. Insomma, all’inizio era stata una cosa emozionante, girare per Diagon Alley ed essere riconosciuto da tutti, essere ammirato e guardato, era stata un’esperienza gradevole. Poi tutto era andato degradando, avevano cercato di ucciderlo troppe persone. Perfino gli animali erano contro di lui.

Si era ritrovato a doversi difendere da uomini a doppia faccia, ragni giganti, Basilischi, licantropi, professori trasfigurati, e perfino da Voldemort in persona. E per la seconda volta, l’aveva scampata. Ma stavolta la situazione era peggiore, stavolta il Signore Oscuro si era fatto furbo, stavolta aveva attaccato le persone a lui care, in modo da farlo soffrire indirettamente, e in un modo molto peggiore.

La cosa peggiore era che nemmeno sapeva se l’Occlumanzia funzionava, da quando aveva cominciato le lezioni, Voldemort non aveva più manipolato i suoi sogni, rendendo così la teoria inutile, visto che la pratica effettiva non avveniva mai.

-Beh? Non rispondi? Cavolo Harry non parliamo più da quando è ricominciata la scuola! Ma che hai fatto durante le vacanze di Natale? Devi aver passato parecchio tempo con Marietta Edgecombe, visto che ultimamente parli più con lei che con me!

-Hermione dai. Non essere gelosa! Ero sovrappensiero.

-Forse il signor Potter può spiegarci al posto mio a cosa serve l’Essenza di Dittamo.

Harry sbiancò, sentendosi chiamare in causa da Piton. Guardò Hermione con occhi supplicanti, aspettando una risposta…

La Grifondoro scrisse velocemente con la sua scrittura tonda e piccola “Tre gocce su una ferita aperta sono in grado di fermare un’emorragia e creare uno strato sottile di pelle nuova”. Lui, sollevato ripeté la frase letta. Piton assunse un’espressione contrariata, aveva sperato di poter levare punti alla tanto odiata casa, ma non ne aveva avuto l’occasione. Si rincuorò pensando che si sarebbe rifatto a breve su Paciock.

La lezione finalmente finì. E dopo due ore di Pozioni, Harry si diresse verso l’aula di Trasfigurazione, per le due ore successive.

Nel corridoio incontrò lei, Marietta Edgecombe, la sua nuova amichetta. Era da qualche settimana prima delle vacanze che si scambiavano occhiate languide, ma solo dopo il rientro a scuola avevano cominciato a parlarsi, e da cinque giorni si vedevano anche, in cima alla Torre di Astronomia, il giorno prima l’aveva addirittura baciata.

Hermione e Ron ancora non lo sapevano, ma presto li avrebbe messi al corrente.

Si incontrarono in mezzo al corridoio, e si diressero subito alla Torre, convinti entrambi di non poter sopportare la lezione con la McGrannit.

Agli occhi di Harry, Marietta era una ragazza carina, non bellissima, ma gradevole, un po’ oca, ma sopportabile. Agli occhi di lei, lui era Harry Potter. Nient’altro.

Lei aveva il privilegio di divertirsi con il Bambino Sopravvissuto, e le piaceva.

Arrivarono alla Torre entrambi con una voglia matta di baciarsi, e di fare altro. Entrando nell’aula però, incontrarono le due persone che già l’avevano occupata, Dean Thomas e Demelza Robins, la sua cacciatrice a Quidditch.

Fu l’imbarazzo generale. Non appena li vide Harry sentì correre un brivido lungo la schiena, i suoi occhi caddero sulla schiena arcuata e perfetta della ragazza, che aveva la camicia tirata su da Dean, e sulle sue gambe perfette, legate attorno alla vita di lui.

Per un attimo sperò di essere al posto dell’amico, ma la mano di Marietta sulla spalla lo riportò alla realtà.

-Forse è il caso di andare Harry, la McGrannit ci sta aspettando.

Lo prese per mano e lo portò giù dalle scale. La sentì ridere, probabilmente era divertita dalla situazione che si era trovata davanti.

Il Grifondoro invece, era tutto meno che divertito. Demelza Robins, lei si che era una gran bella ragazza. Altro che Marietta, l’avrebbe mollata su due piedi anche dieci volte, pur di poter stare con Demelza.

Con quel pensiero in testa si fece portare fino al suo dormitorio, dove rifiutò le avance di Marietta e si ritirò in camera sua. Si sdraiò sul letto e cominciò ad ascoltare un po’ di musica con l’MP3, un oggetto babbano che la maggior parte dei suoi compagni avrebbero guardato stupiti.

Lasciò che la musica scorresse, non la stava davvero ascoltando, la sua mente ancora vagava tra la schiena e le gambe della Robins, sognante…